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Circa un quarto dei letti ospedalieri nei reparti acuti del Regno Unito - reparti per pazienti che hanno bisogno di assistenza intensa per condizioni mediche improvvise o gravi - sono occupati da qualcuno con demenza. I luoghi, i suoni e gli odori di un ambiente ospedaliero e la mancanza di caregiver familiari possono essere una sfida significativa per quelle persone. Molti operatori sanitari ritengono di non avere una formazione sufficiente per prendersi cura di loro.
Ciò può portare a parte del personale che usa metodi di comunicazione meno efficaci per ridurre l'angoscia e l'ansia nei pazienti con demenza. Alcuni caregiver, ad esempio, potrebbero provare a 'correggere' i pazienti con demenza che sembrano confusi nei confronti dell'ambiente circostante o possono usare le bugie terapeutiche (bugie dette per alleviare l'angoscia di un paziente con demenza) per evitare di sconvolgere ulteriormente i pazienti. La nostra ricerca mostra che ci sono due approcci più efficaci.
Gestire realtà concorrenti
La demenza danneggia le capacità di usare il linguaggio, di comprendere il linguaggio degli altri e ricordare le cose. Una sfida comune è la presenza di realtà concorrenti, in cui la persona con demenza è orientata a un tempo o un luogo diverso. Queste realtà in competizione sono spesso fondate sulla precedente esperienza di carriera o ruolo familiare della persona. Ad esempio, potrebbe credere che stia arrivando un genitore per portarla a casa o che debba uscire urgentemente per prendere il proprio figlio da scuola.
Gestire queste realtà in competizione può essere difficile per i caregiver in qualsiasi ambiente. È particolarmente difficile in un reparto acuto, in cui il personale può sapere poco sulla storia del paziente ammesso per trattare un bisogno medico urgente, come una frattura o un'infezione. Le realtà in competizione possono essere una delle principali fonti di angoscia per una persona con demenza, che potrebbe non riconoscere dove si trova o che ha qualche bisogno medico e non riesce a capire perché non è semplicemente in grado di andarsene quando lo chiede.
Negli ultimi anni, io e i miei colleghi abbiamo usato registrazioni video delle interazioni quotidiane nel reparto per identificare le sfide della comunicazione che si verificano nel prendersi cura delle persone con demenza. Abbiamo sviluppato una formazione nelle capacità comunicative focalizzate su sfide specifiche. Ad esempio, affrontare i rifiuti delle cure necessarie dal punto di vista medico, rispondere a discorsi difficili da capire e chiudere efficacemente le interazioni. Più di recente, ci siamo concentrati sulla gestione delle realtà concorrenti e sull'angoscia che possono causare.
Rispondere in modo efficace
Abbiamo scoperto che ci sono quattro modi in cui il personale tende a rispondere, ma solo due di questi sono efficaci nell'affrontare l'angoscia.
- Il primo modo è affrontare o sfidare la realtà del paziente. Ad esempio, dire a una persona che crede di essere a casa che in realtà è in ospedale. È comprensibile il motivo per cui il personale potrebbe farlo, ma abbiamo scoperto che di solito non porta ad un accordo e invece può peggiorare l'angoscia.
- Il secondo modo è seguire la realtà del paziente. Ad esempio, concordando che un familiare deceduto, come un genitore o un coniuge, verrà a fare visita o a prendere il paziente in seguito. Mentre questo potrebbe funzionare come strategia a breve termine, è limitato nel tempo perché l'evento promesso non avverrà mai. Alla fine può peggiorare l'angoscia. Dibattiti più ampi sulle 'bugie terapeutiche', o innocenti, alle persone con demenza suggeriscono che dovrebbe essere fatto solo se ben congegnato e pianificato, e solo come ultima risorsa.
- Il terzo modo è trovare alcuni aspetti della realtà del paziente che sono condivisibili, senza entrare pienamente al suo interno. Ad esempio, se un paziente dice che suo padre (deceduto) sta arrivando a prenderlo, un operatore sanitario potrebbe chiedere "Ti manca tuo padre?". Questo evita di mentire, ma risponde al tono emotivo del paziente e consente una condivisione di sentimenti.
Per una persona preoccupata di aver lasciato un figlio o un animale da soli a casa, un operatore sanitario potrebbe dire "il tuo vicino si prende cura di tutto a casa". Ciò fornisce rassicurazione generale senza confermare o sfidare le specifiche. Per un paziente che chiede ripetutamente di tornare a casa perché non riconosce il suo bisogno medico, chiedere "Cosa faresti se fossi a casa?" può identificare un bisogno o un desiderio - come avere una tazza di tè, una passeggiata o guardare la TV - che potrebbe essere soddisfatta anche nell'ambiente ospedaliero. - In alternativa, il personale ha usato diversioni. L'argomento della conversazione può essere spostato dal problema che stava causando angoscia, verso qualcos'altro con cui si può coinvolgere la persona. Questo a volte si basava sull'ambiente immediato, la vista fuori dalla finestra, per esempio. A volte proponeva un'attività alternativa, come camminare in una zona giorno o bere qualcosa. Quando non c'erano altre possibilità, a volte si faceva alla persona una domanda che poteva portare a una conversazione diversa.
Questi approcci sono rilevanti per i caregiver di qualsiasi ambiente. Anche nel contesto di un ambiente affollato e sotto pressione, in cui gli operatori possono sapere ben poco di una persona, le piccole differenze nel modo in cui comunicano possono avere un profondo effetto sulla cura e sul benessere di quelli con demenza.
Fonte: Alison Pilnick (prof.ssa di linguaggio, salute e società, Università Metropolitana di Manchester)
Pubblicato in The Conversation (> English) - Traduzione di Franco Pellizzari.
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