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Diretto a casa propria

Non dobbiamo metterci sassi nelle scarpe, o indossare guanti di gomma più grandi o metterci vaselina sugli occhiali per capire come ci si sente ad essere anziani, tutto quello che dobbiamo fare è ascoltare gli anziani con cuore aperto e una mente comprensiva.

Non dobbiamo avere l'Alzheimer e la demenza di capire come ci si deve sentire ad essere confusi, soli, frustrati e smemorati. Ognuno ha sentito queste emozioni una volta o l'altra.


Naturalmente, la differenza è che le persone che vivono con l'Alzheimer affrontano la confusione, la solitudine, la frustrazione e la perdita di memoria per la maggior parte del tempo. Anche se ci sono molte, molte difficoltà, avere l'Alzheimer non significa essere meno di quello che si era, avere la demenza non vuol dire essere stupidi.

Spesso le persone con Alzheimer e demenza dicono ai familiari o al personale della struttura di assistenza che hanno bisogno o vogliono andare a casa. Talvolta possono essere molto arrabbiati e agitati e insistere molto a voler tornare a casa!


Nel nostro lavoro con persone affette da Alzheimer abbiamo scoperto che questo desiderio di tornare a casa è un modo di esprimere un profondo desiderio di vita per tornare a come era una volta. Naturalmente, nessuno di noi può tornare a casa, nessuno di noi può tornare indietro alla vita di una volta. Noi non incoraggiamo o accondiscendiamo o fingiamo quando qualcuno ci dice che vuole tornare a casa. Al contrario, diciamo loro che abbiamo capito come si sentono; sappiamo come ci sentiamo a proposito della nostra casa. Chiediamo loro di parlarci di qualcosa di speciale della loro casa. Abbiamo bisogno di sapere quale parte del passato è ancora con loro quando esprimono il desiderio di tornare a casa.


Siamo visitato di recente Sadie in un centro di assistenza alla demenza protetto. Sadie era molto preoccupata del fatto che la sua auto era appena stata rubata. Ora che non aveva più la macchina, non poteva andare a casa, e questo la disturbava. Sapevamo che Sadie non possedeva una macchina da molti anni, ma abbiamo capito cosa voleva dire avere una macchina per lei, significava indipendenza, significava poter dirigersi verso casa. Abbiamo detto a Sadie che ci dispiaceva di non avere la sua auto. Le abbiamo detto che conoscevamo qualcuno al quale era stata rubata l'auto e che era una sensazione terribile. Sadie aveva bisogno di sapere che qualcuno la ascoltava. E' stato bello ricordarle che non era sola.


Molly spesso vagava intorno al centro di cura dove viveva, in cerca del suo bambino. Diceva a tutti quelli che la ascoltavano che suo figlio aveva solo quattro anni e non riusciva a trovarlo. Aveva bisogno di tornare a casa e tenerlo sotto controllo. Molly era veramente sconvolta e quasi preda del panico a proposito del suo bambino. Il ragazzino di Molly era ormai un vigile del fuoco di mezza età, ma anche dicendoglielo non sarebbe servito. Abbiamo invece detto a Molly che abbiamo capito che era una madre meravigliosa e che lei deve aver organizzato bene le cose per il figlio. Non l'avrebbe mai lasciato solo! Ricordare a Molly che aveva amato e curato suo figlio l'ha aiutata a calmare le sue paure. Quando ha cominciato a parlare con noi del suo bambino, è diventata più calma, rideva anche con noi ricordando alcune cose divertenti su suo figlio.


Quando lavoriamo con persone che hanno l'Alzheimer ci rendiamo conto che ci può essere confusione su tempo e luogo, ma le emozioni e i sentimenti sono reali. Volere tornare a casa, tornare in un luogo nel tempo quando la vita non era così difficile, è un sentimento umano perfettamente comprensibile.

 

 

 

 

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***********************Tom Brennerbp-TOM2Karen Brennerkaren
Scritto
da Tom & Karen Brenner, gerontologi, ricercatori, consulenti, formatori e scrittori che, con il metodo Montessori lavorano per il cambiamento culturale nel campo dell'invecchiamento. Tom è gerontologo specializzato nella creazione e nella ricerca di programmi di formazione specifici per la demenza. Karen Brenner è educatrice Montessori specializzata nel lavoro con i bambini sordi o con disturbi alla comunicazione.

Pubblicato in Alzheimer's Reading Room in Marzo 2010 - Traduzione di Franco Pellizzari.

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