Iscriviti alla newsletter



Registrati alla newsletter (giornaliera o settimanale):
Ricevi aggiornamenti sulla malattia, gli eventi e le proposte dell'associazione. Il tuo indirizzo email è usato solo per gestire il servizio, non sarà mai ceduto ad altri.


Commozioni cerebrali ripetute portano a danni simili all'Alzheimer

Commozioni cerebrali ripetute portano a danni simili all'AlzheimerScansione cerebrale di un soggetto normale (a sinistra); cervello con sospetta CTE (al centro); e cervello con Alzheimer (a destra). Rosso e giallo indicano più proteine cerebrali anomale (Tau e amiloide).

Un nuovo studio eseguito alla University of California di Los Angeles (UCLA) fa un altro passo verso l'inizio della comprensione di una condizione degenerativa del cervello chiamata «encefalopatia traumatica cronica» (CTE), che colpisce gli atleti negli sport di contatto che sono esposti a lesioni cerebrali ripetute.


Con un nuovo strumento di scansione, i ricercatori hanno trovato un modello sorprendentemente simile di depositi anomali di proteine ​​nel cervello dei giocatori della NFL pensionati che hanno subito traumi.


La tecnica di scansione innovativa usa un marcatore chimico combinato con la tomografia ad emissione di positroni (PET), ed era stato inizialmente testato su 5 giocatori della NFL in pensione, e descritto in un articolo pubblicato nel 2013. Ora, proseguendo il lavoro precedente, i ricercatori dell'UCLA hanno trovato lo stesso modello caratteristico in un numero maggiore di giocatori in pensione che avevano subito traumi.


L'ultimo studio mostra anche che il modello di scansione cerebrale su persone che hanno subito traumi è nettamente diverso dalle scansioni di persone sane e da quelle con Alzheimer. I ricercatori dicono che i risultati potrebbero aiutare ad arrivare a identificare meglio i disturbi cerebrali negli atleti e potrebbero permettere a medici e scienziati di testare trattamenti per ritardare la progressione della malattia prima che emergano i sintomi di danni cerebrali significativi.


Lo studio appare nell'edizione online nel 6 aprile di Proceedings of National Academy of Science. Si ritiene che la CTE causi perdita di memoria, confusione, demenza progressiva, depressione, tentativi di suicidio, cambiamenti di personalità e andatura anomala e tremori.


Attualmente la CTE può essere diagnosticata solo in via definitiva a seguito di un'autopsia. Per identificare la malattia, i medici cercano un accumulo della proteina tau nelle aree del cervello che controllano l'umore, la cognizione e la funzione motoria. La tau è anche uno dei depositi proteici anormali presenti nel cervello di persone con Alzheimer, anche se con un modello di distribuzione diverso da quello che si trova nella CTE.


"Il modello di distribuzione delle proteine ​​cerebrali anormali, soprattutto la tau, osservato in queste scansioni PET, presenta un'«impronta digitale» caratteristica per la CTE", ha detto il dottor Jorge Barrio, autore senior dello studio e professore di farmacologia molecolare e medica alla David Geffen School of Medicine dell'UCLA.


Il team ha identificato quattro fasi di depositi che potrebbero indicare livelli di CTE iniziali/avanzati. "Queste diverse fasi, riflesse dal marcatore cerebrale, ci possono dare un quadro più chiaro del modo di svilupparsi della CTE e ci permettono di monitorare la malattia nel tempo", ha detto il dottor Vladimir Kepe, autore dello studio e farmacologo di ricerca in farmacologia molecolare e medica alla Geffen School of Medicine.


Il nuovo e più ampio studio comprendeva 14 giocatori della NFL in pensione (compresi i cinque soggetti del precedente studio), i quali avevano subito almeno una commozione cerebrale. I loro risultati sono stati confrontati con quelli di 19 uomini e nove donne con cervello sano e 12 uomini e 12 donne con Alzheimer, di età simile.


I partecipanti hanno ricevuto una scansione con la tecnica sviluppata all'UCLA, che in precedenza è stata usata per valutare i cambiamenti neurologici associati all'Alzheimer. Il test consiste nell'iniettare un marcatore chimico chiamato FDDNP, che si lega ai depositi di "grovigli" tau neurofibrillari e alle "placche" di amiloide-beta, le due caratteristiche dell'Alzheimer. Con le scansioni PET, i ricercatori sono quindi riusciti a individuare in quale parte del cervello si accumulano queste proteine ​​anomale.


I partecipanti si sono inoltre sottoposti a risonanza magnetica, a test neuropsicologici, e a esami neurologici e fisici per determinare se avessero sintomi compatibili con la CTE, con la demenza di Alzheimer o con il normale invecchiamento. "Abbiamo scoperto che il modello di scansione nelle persone con sospetta CTE differisce significativamente dai volontari sani e da quelli con demenza di Alzheimer", ha detto il dottor Julian Bailes, autore dello studio e direttore del Brain Injury Research Institute, nonchè Presidente del dipartimento di neurochirurgia dell'Università NorthShore di Evanston in Illinois. "Questi risultati suggeriscono che la scansione del cervello può essere utile anche come test per differenziare i problemi cognitivi legati al trauma da quelli causati dall'Alzheimer".


Le scansioni PET hanno rivelato che i modelli di imaging dei calciatori pensionati mostrano modelli di depositi tau coerenti con quelli che sono stati osservati in studi autoptici di persone con CTE. Inoltre, le aree del cervello in cui sono presenti i modelli sono anche coerenti con i tipi di sintomi sperimentati da alcuni dei partecipanti allo studio.


Rispetto alle persone sane e a quelle con Alzheimer, gli ex atleti avevano livelli più elevati di FDDNP nell'amigdala e nelle regioni subcorticali del cervello, che sono le aree che controllano l'apprendimento, la memoria, il comportamento, le emozioni, e altre funzioni mentali e fisiche. Le persone con Alzheimer, dall'altra parte, avevano livelli più elevati di FDDNP nelle aree della corteccia cerebrale che controllano la memoria, il pensiero, l'attenzione e altre capacità cognitive. E più traumi avevano subito gli atleti, più alti erano i livelli di FDDNP.


La prossima fase della ricerca comprenderà studi multi-sito e seguirà i soggetti nel tempo per determinare l'efficacia del FDDNP nel rilevare possibili CTE e nel prevedere i sintomi futuri. I ricercatori inoltre estenderanno gli studi ad altri gruppi di persone colpite da lesioni cerebrali, come ad esempio il personale militare.


Studi autoptici cerebrali precedenti avevano dimostrato che le placche amiloidi sono presenti in meno del 45 per cento dei giocatori di football in pensione, di solito di più in quelli con CTE avanzate. La maggior parte dei giocatori in pensione nel nuovo studio non avevano CTE avanzate, il che suggerisce che il loro segnale FDDNP per lo più rappresenta i depositi di tau nel cervello.


Le scansioni di persone con livelli più alti di FDDNP vincolante in settori in cui la tau si accumula nella CTE, mostrano anche un legame nelle aree del cervello colpite da placche amiloidi, fatto coerente con i risultati dell'autopsia indicanti che questa proteina anomala ha un ruolo nei casi più gravi di CTE.

 

*****
Questo studio è stato finanziato dai NIH, dalla Fondazione Toulmin e da Robert e Marion Wilson. Nessuna azienda ha fornito finanziamenti per questa ricerca. Il marcatore FDDNP usato nelle scansioni PET, per identificare le proteine ​​anomale, è proprietà intellettuale dell'UCLA ed è concesso in licenza alla TauMark, LLC. I co-inventori del marcatore PET sono il Dr. Jorge Barrio, il dottor Gary Small e il Dr. Sung-Cheng Huang dell'UCLA. Barrio e Small hanno un interesse finanziario nella società. Altre divulgazioni [di interessi] sono disponibili nel manoscritto.

 

 

 

 

 


Fonte: Rachel Champeau in University of California, Los Angeles (> English text) - Traduzione di Franco Pellizzari.

Riferimenti: C Jorge R. Barrio, Gary W. Small, Koon-Pong Wong, Sung-Cheng Huang, Jie Liu, David A. Merrill, Christopher C. Giza, Robert P. Fitzsimmons, Bennet Omalu, Julian Bailes, and Vladimir Kepe. In vivo characterization of chronic traumatic encephalopathy using [F-18]FDDNP PET brain imaging. PNAS, April 2015 DOI: 10.1073/pnas.1409952112

Copyright: Tutti i diritti di eventuali testi o marchi citati nell'articolo sono riservati ai rispettivi proprietari.

Liberatoria: Questo articolo non propone terapie o diete; per qualsiasi modifica della propria cura o regime alimentare si consiglia di rivolgersi a un medico o dietologo. Il contenuto non dipende da, nè impegna l'Associazione Alzheimer onlus di Riese Pio X. I siti terzi raggiungibili da eventuali links contenuti nell'articolo e/o dagli annunci pubblicitari sono completamente estranei all'Associazione, il loro accesso e uso è a discrezione dell'utente. Liberatoria completa qui.

Nota: L'articolo potrebbe riferire risultati di ricerche mediche, psicologiche, scientifiche o sportive che riflettono lo stato delle conoscenze raggiunte fino alla data della loro pubblicazione.


 

 

Notizie da non perdere

Ricercatori delineano un nuovo approccio per trattare le malattie degenerative

8.05.2024 | Ricerche

Le proteine sono i cavalli da soma della vita. Gli organismi li usano come elementi costitutivi, ...

Scoperto il punto esatto del cervello dove nasce l'Alzheimer: non è l…

17.02.2016 | Ricerche

Una regione cruciale ma vulnerabile del cervello sembra essere il primo posto colpito da...

Stimolazione dell'onda cerebrale può migliorare i sintomi di Alzheimer

15.03.2019 | Ricerche

Esponendo i topi a una combinazione unica di luce e suono, i neuroscienziati del Massach...

Pressione bassa potrebbe essere uno dei colpevoli della demenza

2.10.2019 | Esperienze & Opinioni

Invecchiando, le persone spesso hanno un declino della funzione cerebrale e spesso si pr...

Colpi in testa rompono i 'camion della spazzatura' del cervello acce…

5.12.2014 | Ricerche

Un nuovo studio uscito ieri sul Journal of Neuroscience dimostra che un...

Laser a infrarossi distrugge le placche di amiloide nell'Alzheimer

7.08.2020 | Ricerche

L'aggregazione di proteine ​​in strutture chiamate 'placche amiloidi' è una caratteristi...

'Tau, disfunzione sinaptica e lesioni neuroassonali si associano di più c…

26.05.2020 | Ricerche

Il morbo di Alzheimer (MA) comporta il deperimento caratteristico di alcune regioni del ...

Ritmi cerebrali non sincronizzati nel sonno fanno dimenticare gli anziani

18.12.2017 | Ricerche

Come l'oscillazione della racchetta da tennis durante il lancio della palla per servire un ace, l...

Flusso del fluido cerebrale può essere manipolato dalla stimolazione sensorial…

11.04.2023 | Ricerche

Ricercatori della Boston University, negli Stati Uniti, riferiscono che il flusso di liq...

Come dormiamo oggi può prevedere quando inizia l'Alzheimer

8.09.2020 | Ricerche

Cosa faresti se sapessi quanto tempo hai prima che insorga il morbo di Alzheimer (MA)? N...

Scoperta importante sull'Alzheimer: neuroni che inducono rumore 'cop…

11.06.2020 | Ricerche

I neuroni che sono responsabili di nuove esperienze interferiscono con i segnali dei neu...

Alzheimer e le sue proteine: bisogna essere in due per ballare il tango

21.04.2016 | Ricerche

Per anni, i neuroscienziati si sono chiesti come fanno le due proteine ​​anomale amiloid...

Dosi basse di radiazioni possono migliorare la qualità di vita nell'Alzhe…

6.05.2021 | Ricerche

Individui con morbo di Alzheimer (MA) grave hanno mostrato notevoli miglioramenti nel co...

Nuovo sensore nel cervello offre risposte all'Alzheimer

12.03.2021 | Ricerche

Scienziati della Università della Virginia (UVA) hanno sviluppato uno strumento per moni...

L'esercizio fisico genera nuovi neuroni cerebrali e migliora la cognizion…

10.09.2018 | Ricerche

Uno studio condotto dal team di ricerca del Massachusetts General Hospital (MGH) ha scop...

Gli interventi non farmacologici per l'Alzheimer sono sia efficaci che co…

19.04.2023 | Ricerche

Un team guidato da ricercatori della Brown University ha usato una simulazione al computer per di...

Che speranza hai dopo la diagnosi di Alzheimer?

25.01.2021 | Esperienze & Opinioni

Il morbo di Alzheimer (MA) è una malattia che cambia davvero la vita, non solo per la pe...

Il gas da uova marce potrebbe proteggere dall'Alzheimer

15.01.2021 | Ricerche

La reputazione dell'[[acido solfidrico]] (o idrogeno solforato), di solito considerato v...

LipiDiDiet trova effetti ampi e duraturi da intervento nutrizionale all'i…

9.11.2020 | Ricerche

Attualmente non esiste una cura nota per la demenza, e le terapie farmacologiche esisten...

Variante della proteina che causa l'Alzheimer protegge dalla malattia

15.02.2021 | Ricerche

Le scoperte di un nuovo studio sul morbo di Alzheimer (MA), guidato da ricercatori dell...

Logo AARAssociazione Alzheimer OdV
Via Schiavonesca 13
31039 Riese Pio X° (TV)