Iscriviti alla newsletter



Registrati alla newsletter (giornaliera o settimanale):
Ricevi aggiornamenti sulla malattia, gli eventi e le proposte dell'associazione. Il tuo indirizzo email è usato solo per gestire il servizio, non sarà mai ceduto ad altri.


Proteine anomale legate ai traumi in ex giocatori di sport da contatto

Le commozioni cerebrali lievi e le lesioni cerebrali traumatiche derivanti da sport da contatto hanno monopolizzato i titoli dei giornali negli ultimi mesi [negli USA], in quanto il danno a lungo termine che possono causare diventa sempre più evidente tra gli atleti, sia attuali che ex.

I Centers for Disease Control and Prevention stimano che ogni anno si verifichino milioni di queste lesioni. Nonostante le devastanti conseguenze delle lesioni cerebrali traumatiche e il gran numero di atleti praticanti sport di contatto che sono a rischio, non è stato sviluppato alcun metodo per la diagnosi precoce e il monitoraggio della patologia cerebrale associata a queste lesioni.


L'immagine a sinistra mostra una scansione del
cervello normale e le immagini al centro e a destra
mostrano scansioni dei calciatori professionisti
studiati. I colori verde e rosso mostrano l'alto livello
di proteina tau nel cervello. Notare i livelli più alti
(più rosso e verde) nelle scansioni dei giocatori, che
riflettono i diversi livelli di proteina tau e seguono
uno schema di progressione simile a quello dei
depositi tau che sono stati osservati durante
l'autopsia nei casi CTE. (Credit: UCLA, clicca sull'immagine per ingrandire)


Ora, per la prima volta, ricercatori dell'University of California LosAngeles (UCLA) hanno utilizzato uno strumento di visualizzazione cerebrale per identificare le proteine tau anormali associate a questo tipo di lesioni ripetitive, in cinque pensionati della National Football League (NFL), ancora in vita. In precedenza solo l'autopsia poteva confermare la presenza di questa proteina, che è associata anche all'Alzheimer.

I risultati preliminari del piccolo studio sono riportati il 22 Gennaio nel numero online dell' American Journal of Geriatric Psychiatry, la rivista ufficiale della American Association for Geriatric Psychiatry.

Relazioni e studi precedenti hanno dimostrato che gli atleti professionisti degli sport di contatto esposti a ripetute lesioni cerebrali traumatiche lievi possono sviluppare un deterioramento continuo, come ad esempio l'encefalopatia traumatica cronica (CTE), una condizione degenerativa causata dall'accumulo di proteina tau. La CTE è stata associata a perdita di memoria, confusione, demenza progressiva, depressione, comportamenti suicidi, cambiamenti di personalità, disturbi dell'andatura e tremori.


"L'individuazione precoce delle proteine tau ci può aiutare a capire prima cosa sta succedendo nel cervello di questi atleti feriti", ha detto l'autore dello studio, il dottor Gary Small, Professore Parlow-Solomon di Invecchiamento dell'UCLA e professore di psichiatria e scienze comportamentali al Semel Institute for Neuroscience and Human Behavior dell'UCLA. "I nostri risultati possono guidarci anche nello sviluppo di strategie e interventi per proteggere quelli che hanno sintomi precoci, piuttosto che cercare di riparare i danni una volta che diventano gravi".


Small nota che sono necessari grandi studi di approfondimento per determinare l'impatto e l'utilità di rilevare presto queste proteine tau, ma, a causa del gran numero di persone a rischio di lieve trauma cranico (non solo gli atleti, ma anche il personale militare, le vittime di incidenti auto e altri), uno strumento per saggiare ciò che sta accadendo nel cervello durante le prime fasi potrebbe avere un impatto potenzialmente notevole sulla salute pubblica.


Per lo studio, i ricercatori hanno reclutato cinque giocatori della NFL in pensione, di 45 anni o oltre. Ognuno aveva una storia di uno o più traumi e alcuni stavano sperimentando disturbi cognitivi o dell'umore. I giocatori rappresentavano una gamma di ruoli, tra cui linebacker, quarterback, guardia, centro e guardalinee difensivo. "Spero che la mia partecipazione in questo tipo di studi porterà a una migliore comprensione delle conseguenze del trauma cranico ripetuto e a nuove norme per proteggere i giocatori dalle commozioni nello sport", ha detto Wayne Clark, un giocatore nello studio che aveva una normale funzione cognitiva.


Per lo studio, gli scienziati UCLA hanno usato uno strumento di brain-imaging che avevano precedentemente sviluppato per la valutazione dei cambiamenti neurologici associati all'Alzheimer. Hanno usato un indicatore chimico chiamato FDDNP, che si lega ai depositi di "placche" amiloide-beta e ai "grovigli" neurofibrillari di tau (le due caratteristiche dell'Alzheimer) che hanno poi visualizzato con una tomografia ad emissione di positroni (PET), che fornisce una "finestra all'interno del cervello". Con questo metodo, i ricercatori sono in grado di individuare dove si accumulano queste proteine anomale nel cervello.


Dopo che i giocatori hanno avuto iniezioni endovenose di FDDNP, i ricercatori hanno eseguito scansioni cerebrali PET su di loro e le hanno confrontate con le scansioni di coetanei sani, a parità di istruzione, indice di massa corporea e storia familiare di demenza. Gli scienziati hanno scoperto che, rispetto ai sani, i giocatori NFL avevano livelli elevati di FDDNP nelle regioni dell'amigdala e sottocorticali del cervello. Queste regioni controllano l'apprendimento, la memoria, il comportamento, le emozioni, e altre funzioni mentali e fisiche. I giocatori con un maggior numero di traumi hanno livelli più elevati di FDDNP.

[...]

 

 

 

 

***********************
Cosa pensi di questo articolo? Ti è stato utile? Hai rilievi, riserve, integrazioni? Conosci casi o ti è successo qualcosa che lo conferma? o lo smentisce? Puoi usare il modulo dei commenti qui sotto per dire la tua opinione. Che è importante e unica.

 

***********************
Fonte: Materiale della University of California, Los Angeles (UCLA), Health Sciences. Articolo originale scritto da Rachel Champeau.

Pubblicato in ScienceDaily il 22 Gennaio 2013 - Traduzione di Franco Pellizzari.

Copyright: Tutti i diritti di eventuali testi o marchi citati nell'articolo sono riservati ai rispettivi proprietari.

Liberatoria: Questo articolo non propone terapie o diete; per qualsiasi modifica della propria cura o regime alimentare si consiglia di rivolgersi a un medico o dietologo. Il contenuto non dipende da, nè impegna l'Associazione Alzheimer onlus di Riese Pio X. I siti terzi raggiungibili da eventuali links contenuti nell'articolo e/o dagli annunci pubblicitari proposti da Google sono completamente estranei all'Associazione, il loro accesso e uso è a discrezione dell'utente. Liberatoria completa qui.

Nota: L'articolo potrebbe riferire risultati di ricerche mediche, psicologiche, scientifiche o sportive che riflettono lo stato delle conoscenze raggiunte fino alla data della loro pubblicazione.

Sostieni l'Associazione; una donazione, anche minima, ci aiuterà ad assistere malati e famiglie e continuare ad informarti. Clicca qui a destra:



Notizie da non perdere

Scoperto perché l'APOE4 favorisce l'Alzheimer e come neutralizzarlo

10.04.2018 | Ricerche

Usando cellule di cervello umano, scienziati dei Gladstone Institutes hanno scoperto la ...

Alzheimer, Parkinson e Huntington condividono una caratteristica cruciale

26.05.2017 | Ricerche

Uno studio eseguito alla Loyola University di Chicago ha scoperto che delle proteine ​​a...

Proteine grumose induriscono i capillari del cervello: nuovo fattore di rischi…

11.09.2020 | Ricerche

I depositi di una proteina chiamata 'Medin', che è presente in quasi tutti gli anziani, ...

Cosa rimane del sé dopo che la memoria se n'è andata?

7.04.2020 | Esperienze & Opinioni

Il morbo di Alzheimer (MA) è caratterizzato da una progressiva perdita di memoria. Nelle...

L'esercizio fisico dà benefici cognitivi ai pazienti di Alzheimer

29.06.2015 | Ricerche

Nel primo studio di questo tipo mai effettuato, dei ricercatori danesi hanno dimostrato che l'ese...

Smetti di chiederti se sei un bravo caregiver

3.07.2020 | Esperienze & Opinioni

Amare e prendersi cura di qualcuno con demenza può essere difficile. Forse, è una delle ...

Subiamo un 'lavaggio del cervello' durante il sonno?

4.11.2019 | Ricerche

Una nuova ricerca eseguita alla Boston University suggerisce che questa sera durante il ...

La consapevolezza di perdere la memoria può svanire 2-3 anni prima della compa…

27.08.2015 | Ricerche

Le persone che svilupperanno una demenza possono cominciare a perdere la consapevolezza dei propr...

Cosa accade nel cervello che invecchia

11.03.2020 | Esperienze & Opinioni

Il deterioramento del cervello si insinua sulla maggior parte di noi. Il primo indizio p...

Relazioni personali ricche migliorano il funzionamento del cervello

22.06.2020 | Ricerche

Come interagiscono gli individui, come si percepiscono uno con l'altro, e i pensieri e i...

Sintomi visivi bizzarri potrebbero essere segni rivelatori dell'Alzheimer…

1.02.2024 | Ricerche

Un team di ricercatori internazionali, guidato dall'Università della California di San F...

Perché è importante la diagnosi precoce di demenza?

31.07.2020 | Esperienze & Opinioni

Vedere problemi di memoria nel tuo caro anziano può essere davvero spaventoso. Magari no...

L'invecchiamento è guidato da geni sbilanciati

21.12.2022 | Ricerche

Il meccanismo appena scoperto è presente in vari tipi di animali, compresi gli esseri umani.

Il caregiving non fa male alla salute come si pensava, dice uno studio

11.04.2019 | Ricerche

Per decenni, gli studi nelle riviste di ricerca e la stampa popolare hanno riferito che ...

I possibili collegamenti tra sonno e demenza evidenziati dagli studi

24.11.2017 | Ricerche

Caro Dottore: leggo che non dormire abbastanza può aumentare il rischio di Alzheimer. Ho avuto pr...

Nuovo farmaco previene le placche amiloidi, un segno specifico di Alzheimer

8.03.2021 | Ricerche

Le placche di amiloide sono caratteristiche patologiche del morbo di Alzheimer (MA): son...

LATE: demenza con sintomi simili all'Alzheimer ma con cause diverse

3.05.2019 | Ricerche

È stato definito un disturbo cerebrale che imita i sintomi del morbo di Alzheimer (MA), ...

Immagini mai viste prima delle prime fasi dell'Alzheimer

14.03.2017 | Ricerche

I ricercatori dell'Università di Lund in Svezia, hanno utilizzato il sincrotrone MAX IV ...

Identificata nuova forma di Alzheimer ad esordio molto precoce

16.06.2020 | Ricerche

Ricercatori della Mayo Clinic hanno definito una forma di morbo di Alzheimer (MA) che co...

Nuove case di cura: 'dall'assistenza fisica, al benessere emotivo�…

5.11.2018 | Esperienze & Opinioni

Helen Gosling, responsabile delle operazioni della Kingsley Healthcare, con sede a Suffo...

Logo AARAssociazione Alzheimer OdV
Via Schiavonesca 13
31039 Riese Pio X° (TV)

Seguici su

 
enfrdeites

We use cookies

Utilizziamo i cookie sul nostro sito Web. Alcuni di essi sono essenziali per il funzionamento del sito, mentre altri ci aiutano a migliorare questo sito e l'esperienza dell'utente (cookie di tracciamento). Puoi decidere tu stesso se consentire o meno i cookie. Ti preghiamo di notare che se li rifiuti, potresti non essere in grado di utilizzare tutte le funzionalità del sito.