Le scansioni di risonanza magnetica e gli altri strumenti per rilevare e diagnosticare la demenza sono utili, ma non definitivi, secondo una nuova ricerca effettuata alla University of East Anglia.
Un rapporto pubblicato oggi sulla rivista The Lancet Neurology valuta per la prima volta il funzionamento dei diversi tipi di test di scansione del cervello per individuare l'Alzheimer e prevedere come progredirà la malattia.
I risultati mostrano che la precisione delle scansioni cerebrali deve essere migliorata prima che possa essere implementata su una scala tale da essere utile agli operatori sanitari e ai pazienti.
Il co-autore prof Chris Fox dice che esagerare gli attuali vantaggi delle scansioni potrebbe creare inutili costi per la sanità pubblica.
E dovrebbe essere preso in considerazione anche quel «fardello del paziente», causato dai test effettuati, dallo stress e dall'ansia potenziale associata alla diagnosi prima dei sintomi.
Il Prof Fox, dell'UEA, ha dichiarato:
"La demenza è una delle più grandi sfide sanitarie che sta di fronte al SSN. Entro il 2025 si prevede che il numero di persone affette da demenza raggiunga il milione nel solo Regno Unito.
"Lo spettro degli stadi della demenza è molto ampio ed è diversa per ognuno. Alcuni pazienti con nuova diagnosi non mostrano ancora segni evidenti di perdita di memoria, mentre altri possono avere una demenza grave, al momento che è fatta la diagnosi.
"I progressi nella ricerca sul neuroimaging hanno rivelato che la malattia progredisce nel cervello nel corso del tempo. Sempre più evidenze suggeriscono che i cambiamenti nel cervello possono essere rilevati anni prima che la malattia si manifesti clinicamente.
"Questo ha alimentato un grande interesse per l'uso dell'imaging cerebrale per individuare l'Alzheimer e prevedere come e quando la demenza si svilupperà nei pazienti che sono a rischio.
"Il numero di nuovi strumenti diagnostici e prognostici per la demenza è in costante aumento e ci sono molte tecniche diverse di scansione attualmente in uso nell'ambito della ricerca clinica.
"Queste includono diversi tipi di scansioni MRI, che usano forti campi magnetici e onde radio per produrre immagini dettagliate della parte interna del cervello, e scansioni di Tomografia ad Emissione di Positroni (Positron Emission Tomography - PET), che usano una piccola quantità di un farmaco radioattivo, o tracciante, per verificare come stanno funzionando realmente i tessuti del cervello.
"Volevamo sapere quali procedure sono utili per i pazienti e quali non lo sono".
Il team internazionale di ricerca ha valutato come le tecniche di imaging più usate misurano i cambiamenti patologici attesi nel cervello e la precisione con cui si può predire l'esito clinico di un individuo. Ha inoltre valutato l'«imaging multimodale», che combina diversi tipi di risonanza magnetica e PET per dare una diagnosi più dettagliata.
La relazione delinea anche la necessità di ulteriori ricerche prima che questi tipi di scansione possono essere usati diffusamente nella pratica clinica e nell'assistenza di routine.
Risultati chiave:
- Le valutazioni dell'imaging dello stato patologico del cervello di un paziente potrebbero predire il rischio di sviluppo futuro dell'Alzheimer in una persona con decadimento cognitivo lieve (MCI).
- La risonanza magnetica può essere usata in modo attendibile per differenziare gli stadi di demenza lieve/moderata, sia dal normale invecchiamento che da altre malattie neurodegenerative. Questo metodo è più preciso rispetto ai test di memoria da soli, ma meno sensibile delle scansioni PET.
- La PET può avere successo nell'escludere dal trattamento i pazienti che non hanno l'Alzheimer.
- La PET che usa fluorodeossiglucosio (FDG) come tracciante può essere usata per la perdita neuronale, ed è utile quando è necessaria una previsione affidabile a breve termine del declino cognitivo. Il basso costo di questo tipo di tracciante potrebbe aiutare l'uso efficiente dal SSN.
- L'imaging multimodale potrebbe aiutare i medici a fare una diagnosi e a decidere le potenziali terapie. Le informazioni di diversi tipi di test potrebbero aiutare a distinguere i pazienti che affrontano il declino cognitivo imminente da coloro che possono avere solo un declino a insorgenza tardiva. Ma non abbiamo ancora abbastanza informazioni su quali combinazioni di scansioni usare per le diverse fasi dell'Alzheimer.
- Nessuna tecnica si è dimostrata utile in un campione di pazienti di assistenza primaria fino ad oggi.
Il Prof Fox ha detto:
"L'assistenza primaria è di solito un primo punto di contatto con i pazienti, e offre un'opportunità unica per la diagnosi precoce della demenza. Ma le prove dimostrano che solo una piccola percentuale di pazienti con demenza o compromissione cognitiva sono riconosciuti in questo ambito.
"I risultati di questa revisione sono promettenti, ma la ricaduta è che nessuno di questi metodi è sensibile o abbastanza preciso da essere implementato nell'assistenza primaria. Dobbiamo avere un biomarcatore diagnostico con una sensibilità di oltre il 90 per cento, e una specificità quasi del 100 per cento perchè sia affidabile.
"E deve anche essere non invasivo, facile, veloce da somministrare e poco costoso".
Fonte: University of East Anglia (> English text) - Traduzione di Franco Pellizzari.
Riferimenti: Stefan Teipel, Alexander Drzezga, Michel J Grothe, Henryk Barthel, Gaël Chételat, Norbert Schuff, Pawel Skudlarski, Enrica Cavedo, Giovanni B Frisoni, Wolfgang Hoffmann, Jochen René Thyrian, Chris Fox, Satoshi Minoshima, Osama Sabri, Andreas Fellgiebel. Multimodal imaging in Alzheimer's disease: validity and usefulness for early detection. The Lancet Neurology, 2015; DOI: 10.1016/S1474-4422(15)00093-9
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