Iscriviti alla newsletter



Registrati alla newsletter (giornaliera o settimanale):
Ricevi aggiornamenti sulla malattia, gli eventi e le proposte dell'associazione. Il tuo indirizzo email è usato solo per gestire il servizio, non sarà mai ceduto ad altri.


L'invecchiamento può davvero essere ‘trattato’ o ‘guarito’? Un biologo evoluzionista lo spiega

Col passare del tempo, la nostra fertilità declina e il corpo inizia a guastarsi. Questi cambiamenti naturali sono ciò che noi chiamiamo invecchiamento. Negli ultimi decenni, abbiamo fatto ​​passi da gigante nel trattamento e nella prevenzione di alcune importanti malattie legate all'età di tutto il mondo, come la malattia coronarica, la demenza e il morbo di Alzheimer.


Ma alcune ricerche danno una visione del tutto unica sul ruolo della scienza per alleviare l'onere dell'invecchiamento, concentrandosi invece sul tentativo di impedirlo, o di rallentarlo drasticamente. Questa può sembrare un'idea riservata alle persone eccentriche e agli scrittori di fantascienza, ma non lo è.

 

L'inchiesta del futurista

C'è una miriade di sforzi di ricerca scientifica focalizzati sul fermare o rallentare gli effetti dell'invecchiamento. L'anno scorso, degli scienziati che studiano il verme nematode Caenorhabditis elegans (un organismo modello comune nella ricerca sull'invecchiamento) sono riusciti a manipolare i suoi percorsi biochimici. I vermi risultanti hanno vissuto cinque volte di più rispetto alla loro longevità tipica di 20 giorni.


Anche la lunghezza dei telomeri ha ricevuto molto interesse. Si tratta di una struttura molto piccola all'interno di una cellula che protegge dal degrado i cromosomi. Uno studio ha scoperto che un ritmo più veloce di accorciamento dei telomeri comporta una vita più breve in molte specie, compreso l'uomo.


Questo suggerisce che se fossimo in grado di proteggere queste strutture, potremmo allungare notevolmente la nostra vita. Tuttavia, la manutenzione dei telomeri è complessa. E in più, i telomeri possono avere velocità diverse di accorciamento, a seconda di dove sono nel corpo.


Il farmaco metformina, di solito prescritto per gestire il diabete di tipo 2, è stato reclamizzato anche come modo per ritardare l'insorgenza di una serie di malattie legate all'età, aumentando così la 'longevità sana' (quanto a lungo si rimane in buona salute).


Nir Barzilai, direttore dell'Institute for Ageing Research dell'Università Yeshiva, ha chiesto l'approvazione dalla Food and Drug Administration per eseguire il primo studio clinico della metformina come 'trattamento' dell'invecchiamento. Ma altri ricercatori sono preoccupati, perché l'assunzione della metformina è stata associata a un rischio più alto di carenza di  vitamina B. Alcuni studi suggeriscono che questo può causare disfunzione cognitiva.


Uno studio del 2018 ha anche scoperto che la metformina può ridurre la capacità aerobica e annullare i benefici dell'esercizio, una cosa che aiuta a combattere gli effetti della vecchiaia. La metformina mostra anche risultati contrastanti nei suoi effetti sull'invecchiamento, a seconda dell'organismo modello usato (ratti, mosche o vermi). Ciò solleva dubbi sul fatto che le sue presunte capacità antinvecchiamento valgano per gli esseri umani.


Un altro composto interessante è l'adenina nicotinamide dinucleotide (NAD). Questa sostanza naturale è fondamentale per il metabolismo energetico nella maggior parte degli animali (compresi gli esseri umani), nelle piante, nei batteri e perfino nel lievito. Nei topi e negli esseri umani, i livelli di NAD sembrano diminuire con l'avanzare dell'età.


La NAD e i composti come il resveratrolo (una sostanza chimica isolata dal vino) hanno dimostrato di lavorare insieme per mantenere funzionali i nostri mitocondri - le strutture che producono energia all'interno delle cellule - e quindi combattere l'invecchiamento nei topi. Ma questa ricerca manca della necessaria sperimentazione umana.

 

La medusa immortale

I biologi evoluzionisti sanno che l'invecchiamento è un processo altamente 'plastico' influenzato da molti fattori, che comprendono la dieta, il clima, la genetica e anche l'età in cui i nostri nonni hanno concepito i nostri genitori. Ma non sappiamo il motivo per cui alcune specie invecchiano più lentamente di altre.


La ricerca ha dimostrato che diverse specie non sembrano invecchiare. Ad esempio, la 'immortale' medusa Turritopsis dohrnii può riportarsi a una fase giovanile della vita e apparentemente sfuggire al processo di invecchiamento.


Per capire il motivo per cui alcune specie invecchiano meglio degli esseri umani, dobbiamo capire i cosiddetti 'cambiamenti epigenetici', che alterano l'espressione del nostro DNA durante il processo di invecchiamento. I cambiamenti epigenetici sono meccanismi che possono determinare quali geni si attivano ​​e si disattivano nella discendenza. Hanno una grande influenza sul corso dell'evoluzione di una specie.


Spiegare questi meccanismi potrebbe aiutarci anche a capire perché gli esseri umani e gli altri animali si sono evoluti per invecchiare in primo luogo.

 

La cultura della biologia fai da te

Quando si tratta di ricerca sull'invecchiamento, un immenso interesse da parte del pubblico e delle grandi aziende ha creato un ambiente in cui è difficile separare i proclami infondati dalla scienza. In questa zona grigia, emergono i biohacker.


Il termine 'biohacking' definisce le azioni che presumibilmente consentono di 'hack' (penetrare, aprire un varco) il cervello e il corpo per ottimizzare le loro prestazioni, senza la medicina tradizionale. I suoi sostenitori spesso fanno proclami esagerati supportati solo da minuscole evidenze. Un esempio è l'acqua alcalina, che secondo loro rallenta l'invecchiamento, riducendo lo stress ossidativo.


Due studi evidenziano effetti positivi dell'acqua alcalina sull'equilibrio acido-base nel sangue, o per aumentare lo stato di idratazione durante l'esercizio. Ma entrambi questi studi sono stati finanziati da aziende che vendono l'acqua alcalina. Una revisione sistematica della letteratura mostra che non c'è alcuna ricerca che conferma o confuta le convinzioni sull'acqua alcalina come un vero e proprio biohack.


Ci sono anche false 'trasfusioni di sangue giovane', in cui una persona anziana riceve il sangue di una persona più giovane per 'curare' l'invecchiamento. Questa è una parte molto reale, e di sfruttamento, del settore antinvecchiamento.

 

Anche se potessimo, dovremmo farlo?

Il concetto di combattere l'invecchiamento è intessuto da tempo  nella narrazione umana. Ma estendere forzatamente la durata della vita umana, anche di un decennio, presenterebbe realtà sociali difficili, e abbiamo poco informazioni su ciò che questo significherebbe per noi.


Una 'cura' per l'invecchiamento sarebbe abusata dai ricchi? Sapere che avremo più tempo da vivere diminuirebbe le nostre motivazioni nella vita? Forse è un bene che non ci immergeremo a breve nella fontana della giovinezza, se mai lo faremo.

 

 

 


Fonte: Zachariah Wylde, ricercatore postdottorato in biologia dell'evoluzione alla University of New South Wales (Australia)

Pubblicato su The Conversation (> English text) - Traduzione di Franco Pellizzari.

Copyright: Tutti i diritti di eventuali testi o marchi citati nell'articolo sono riservati ai rispettivi proprietari.

Liberatoria: Questo articolo non propone terapie o diete; per qualsiasi modifica della propria cura o regime alimentare si consiglia di rivolgersi a un medico o dietologo. Il contenuto non rappresenta necessariamente l'opinione dell'Associazione Alzheimer onlus di Riese Pio X ma solo quella dell'autore citato come "Fonte". I siti terzi raggiungibili da eventuali collegamenti contenuti nell'articolo e/o dagli annunci pubblicitari sono completamente estranei all'Associazione, il loro accesso e uso è a discrezione dell'utente. Liberatoria completa qui.

Nota: L'articolo potrebbe riferire risultati di ricerche mediche, psicologiche, scientifiche o sportive che riflettono lo stato delle conoscenze raggiunte fino alla data della loro pubblicazione.


 

Notizie da non perdere

Un singolo trattamento genera nuovi neuroni, elimina neurodegenerazione nei to…

1.07.2020 | Ricerche

Xiang-Dong Fu PhD, non è mai stato così entusiasta di qualcosa in tutta la sua carriera...

Alzheimer, Parkinson e Huntington condividono una caratteristica cruciale

26.05.2017 | Ricerche

Uno studio eseguito alla Loyola University di Chicago ha scoperto che delle proteine ​​a...

Il caregiving non fa male alla salute come si pensava, dice uno studio

11.04.2019 | Ricerche

Per decenni, gli studi nelle riviste di ricerca e la stampa popolare hanno riferito che ...

Laser a infrarossi distrugge le placche di amiloide nell'Alzheimer

7.08.2020 | Ricerche

L'aggregazione di proteine ​​in strutture chiamate 'placche amiloidi' è una caratteristi...

Perché dimentichiamo? Nuova teoria propone che 'dimenticare' è in re…

17.01.2022 | Ricerche

Mentre viviamo creiamo innumerevoli ricordi, ma molti di questi li dimentichiamo. Come m...

Diagnosi di Alzheimer: prenditi del tempo per elaborarla, poi vai avanti con m…

4.12.2023 | Esperienze & Opinioni

Come posso accettare la diagnosi di Alzheimer?

Nathaniel Branden, compianto psicoterape...

Stimolazione dell'onda cerebrale può migliorare i sintomi di Alzheimer

15.03.2019 | Ricerche

Esponendo i topi a una combinazione unica di luce e suono, i neuroscienziati del Massach...

Variante della proteina che causa l'Alzheimer protegge dalla malattia

15.02.2021 | Ricerche

Le scoperte di un nuovo studio sul morbo di Alzheimer (MA), guidato da ricercatori dell...

Pressione bassa potrebbe essere uno dei colpevoli della demenza

2.10.2019 | Esperienze & Opinioni

Invecchiando, le persone spesso hanno un declino della funzione cerebrale e spesso si pr...

Sintomi visivi bizzarri potrebbero essere segni rivelatori dell'Alzheimer…

1.02.2024 | Ricerche

Un team di ricercatori internazionali, guidato dall'Università della California di San F...

Le cellule immunitarie sono un alleato, non un nemico, nella lotta all'Al…

30.01.2015 | Ricerche

L'amiloide-beta è una proteina appiccicosa che si aggrega e forma picco...

Ricercatori delineano un nuovo approccio per trattare le malattie degenerative

8.05.2024 | Ricerche

Le proteine sono i cavalli da soma della vita. Gli organismi li usano come elementi costitutivi, ...

Lavati i denti, posticipa l'Alzheimer: legame diretto tra gengivite e mal…

4.06.2019 | Ricerche

Dei ricercatori hanno stabilito che la malattia gengivale (gengivite) ha un ruolo decisi...

Perché le cadute sono così comuni nell'Alzheimer e nelle altre demenze?

4.09.2020 | Esperienze & Opinioni

Le cadute hanno cause mediche o ambientali

Una volta che si considerano tutte le divers...

Rivelato nuovo percorso che contribuisce all'Alzheimer ... oppure al canc…

21.09.2014 | Ricerche

Ricercatori del campus di Jacksonville della Mayo Clinic hanno scoperto...

Con l'età cala drasticamente la capacità del cervello di eliminare le pro…

31.07.2015 | Ricerche

Il fattore di rischio più grande per l'Alzheimer è l'avanzare degli anni. Dopo i 65, il rischio r...

Demenze: forti differenze regionali nell’assistenza, al Nord test diagnostici …

30.01.2024 | Annunci & info

In Iss il Convegno finale del Fondo per l’Alzheimer e le Demenze, presentate le prime linee guida...

Marito riferisce un miglioramento 'miracoloso' della moglie con Alzh…

28.09.2018 | Annunci & info

Una donna di Waikato (Nuova Zelanda) potrebbe essere la prima persona al mondo a miglior...

Perché la tua visione può prevedere la demenza 12 anni prima della diagnosi

24.04.2024 | Ricerche

 

Gli occhi possono rivelare molto sulla salute del nostro cervello: in effetti, i p...

IFITM3: la proteina all'origine della formazione di placche nell'Alz…

4.09.2020 | Ricerche

Il morbo di Alzheimer (MA) è una malattia neurodegenerativa caratterizzata dall'accumulo...

Logo AARAssociazione Alzheimer OdV
Via Schiavonesca 13
31039 Riese Pio X° (TV)