Iscriviti alla newsletter



Registrati alla newsletter (giornaliera o settimanale):
Ricevi aggiornamenti sulla malattia, gli eventi e le proposte dell'associazione. Il tuo indirizzo email è usato solo per gestire il servizio, non sarà mai ceduto ad altri.


È il momento giusto per concentrarsi sulla demenza preclinica

 

"Un'altra domanda", è ora l'ultima chance del figlio o della figlia di un paziente al quale ho appena diagnosticato la demenza. Arriva proprio mentre stanno per uscire, quasi un ripensamento.


Di solito abbiamo trascorso l'ultima ora a dipingere una foto della strada da percorrere per la famiglia: il trauma di passare dal ruolo di figlio adulto a quello di chi si prende cura, una successione di perdite, e in definitiva la lenta sparizione della persona che fino a quel momento conoscevano. In passato, la famiglia stordita sarebbe stata congedata in silenzio, con pensieri cupi. Ma ora tendiamo a indulgere sulla porta, ad aprire una nuova conversazione. "Cosa posso fare per non subire questo?".


È difficile esagerare l'opportunità per la ricerca sulla demenza che è insita in questa domanda ripetuta. I ricercatori stanno da tempo riconoscendo il valore del trattamento della demenza nella fase 'preclinica'. Ma è difficile condurre studi clinici sulle persone con pochi sintomi, o nessuno. Per fare ciò, hai bisogno di test affidabili per rilevare la demenza preclinica e devi monitorare gli effetti dei trattamenti testati.


Forse la sfida primaria, tuttavia, rimane la scarsità di ricerca e di infrastruttura clinica per rilevare, tenere traccia e indagare sulla progressione della malattia dalle prime fasi. Anche i sistemi sanitari che sono altamente centralizzati, come il NHS del Regno Unito, semplicemente non sono orientati per rilevare la demenza pre-sintomatica, non parliamo nemmeno di trattarla.


Registri di ricerca o coorti pronte per esperimenti, come il registro Great Minds, che abbiamo sviluppato alla Dementias Platform UK, hanno cercato di affrontare questa carenza. Questi registri usano la genetica e i dati rilevanti del rischio di demenza, come il diabete e l'ipertensione, raccolti in molti anni, per raggiungere le persone che hanno maggiori probabilità di beneficiare dei trattamenti destinati alla demenza preclinica.


Eppure i volontari che costituiscono questi registri non sono rappresentativi di quelli che sviluppano la malattia. E i registri sono troppo piccoli per il compito. Dobbiamo pensare più in grande.

 

Pensare più in grande

Prendi i figli adulti dei miei pazienti, persone alla fine della mezza età che sono abituate a essere attive nella gestione della loro salute fisica, attraverso la ricerca di informazioni pertinenti sulla ricerca e mantenendo uno stile di vita sano. Di solito sono esperti nell'uso di tecnologie digitali come smartphone e dispositivi portabili per tracciare i loro fattori di rischio. Sanno come scovare le ultime ricerche e sono abituati a sfidare il proprio medico sulla logica per iniziare un nuovo trattamento.


È naturale che si chiedano perché, se possono prendersi cura della salute fisica, non dovrebbero essere in grado di prendersi cura della salute del loro cervello. E se è possibile per la salute del cervello, non sarebbero i partner ideali della nostra sfida per dimostrare l'efficacia dei potenziali trattamenti per la malattia preclinica?


Credo che quattro sviluppi chiave negli ultimi dieci anni rendano questa alleanza un'opzione realistica già adesso:

  1. Migliore comprensione dei fattori di rischio. L'insieme di evidenze da molti studi di alta qualità ci ha dato una solida comprensione dei fattori di rischio della demenza. La combinazione di questi fattori di rischio può essere molto utile per individuare le persone con rischio alto di essere nella demenza preclinica, dandoci la possibilità di rilevare il 'paziente giusto'.

    In uno studio recente, abbiamo scoperto il punto che marca una crescita rapida dell'accumulo delle proteine ​​dell'Alzheimer, dandoci il momento preciso per l'azione. Combinare questa conoscenza potrebbe aiutarci a dire alle persone se e quando potrebbero sviluppare la demenza, una cosa attualmente non disponibile.

  2. Sviluppo rapido delle tecnologie digitali. Abbiamo visto una rapida espansione di tecnologie digitali che possono caratterizzare la cognizione e la memoria in grande dettaglio, anche attraverso smartphone e altri dispositivi digitali per eseguire test di memoria.

    Tracciare l'uso passivo di questi dispositivi (la velocità con cui troviamo le parole nei messaggi o con cui leggiamo articoli, le caratteristiche del parlato durante le telefonate) potrebbe aiutarci a caratterizzare la cognizione sul lungo periodo. Ciò ha il vantaggio doppio di identificare quelli sulla cuspide di diventare sintomatici, e di ridurre il numero di persone richieste dagli studi clinici, usando dati a lungo termine per scoprire effetti benefici di tutti i nuovi trattamenti testati. Effetti che altrimenti potrebbero essere persi nel rumore.

    Ulteriori sviluppi vanno oltre il semplice tracciamento della cognizione e tengono l'utente in controllo dei suoi fattori di rischio modificabili con il supporto di istruttori. I progressi di queste tecnologie digitali, se combinati con il fatto che sempre più persone nella società e nei vari gruppi di età hanno accesso a questi dispositivi, forniscono un'opportunità importante per tenere traccia delle capacità di memoria e per aiutare le persone a gestire la salute del cervello attuando i cambiamenti dello stile di vita che puntano i loro fattori di rischio per la demenza. Ciò introdurrebbe in modo cruciale diversità nella ricerca, democratizzazione dell'accesso alle ultime opportunità ben oltre il gruppo non rappresentativo dei tipici volontari di ricerca.

  3. Il boom dei biomarcatori del sangue. Quella che era fantascienza dieci anni fa sta ora diventando rapidamente una realtà. Ora possiamo individuare gli inizi della demenza e differenziare le cause con un semplice esame del sangue. Il test ha il vantaggio di essere sia altamente specifico (la capacità di determinare se una persona non ha la malattia), che non invasivo.

  4. Collegamento e condivisione dei dati. L'ultimo componente è riconoscere l'importanza dei dati collegati e dell'accesso rapido ai dati da parte dei ricercatori, per accelerare la ricerca con progetti come il Dementias Platform UK Data Portal e l'Alzheimer’s Disease Data Initiative Workbench. Questa tecnologia rende possibile una combinazione tra ricerca e dati clinici per scoprire gli indicatori nascosti della demenza preclinica sulla scala richiesta.


I progressi di cui sopra offrono un'opportunità unica di stabilire l'infrastruttura di ricerca necessaria per affrontare la demenza preclinica. E così torniamo alla componente critica in tutto questo: la forza che sta dietro la domanda dei figli dei miei pazienti. Questo è il loro momento per lasciare il segno sulla ricerca di demenza, ed è il nostro dovere come medici e scienziati di aiutarli a farlo.

 

 

 


Fonte: Ivan Koychev, ricercatore clinico senior in demenza, University of Oxford

Pubblicato su The Conversation (> English) - Traduzione di Franco Pellizzari.

Copyright: Tutti i diritti di testi o marchi inclusi nell'articolo sono riservati ai rispettivi proprietari.

Liberatoria: Questo articolo non propone terapie o diete; per qualsiasi modifica della propria cura o regime alimentare si consiglia di rivolgersi a un medico o dietologo. Il contenuto non rappresenta necessariamente l'opinione dell'Associazione Alzheimer OdV di Riese Pio X ma solo quella dell'autore citato come "Fonte". I siti terzi raggiungibili da eventuali collegamenti contenuti nell'articolo e/o dagli annunci pubblicitari sono completamente estranei all'Associazione, il loro accesso e uso è a discrezione dell'utente. Liberatoria completa qui.

Nota: L'articolo potrebbe riferire risultati di ricerche mediche, psicologiche, scientifiche o sportive che riflettono lo stato delle conoscenze raggiunte fino alla data della loro pubblicazione.


 

Notizie da non perdere

Fruttosio prodotto nel cervello può essere un meccanismo che guida l'Alzh…

29.09.2020 | Ricerche

Una nuova ricerca rilasciata dalla University of Colorado propone che il morbo di Alzhei...

Preoccupazione, gelosia e malumore alzano rischio di Alzheimer per le donne

6.10.2014 | Ricerche

Le donne che sono ansiose, gelose o di cattivo umore e angustiate in me...

Il ruolo sorprendente delle cellule immunitarie del cervello

21.12.2020 | Ricerche

Una parte importante del sistema immunitario del cervello, le cellule chiamate microglia...

'Tau, disfunzione sinaptica e lesioni neuroassonali si associano di più c…

26.05.2020 | Ricerche

Il morbo di Alzheimer (MA) comporta il deperimento caratteristico di alcune regioni del ...

Perché le cadute sono così comuni nell'Alzheimer e nelle altre demenze?

4.09.2020 | Esperienze & Opinioni

Le cadute hanno cause mediche o ambientali

Una volta che si considerano tutte le divers...

Il ciclo dell'urea astrocitica nel cervello controlla la lesione della me…

30.06.2022 | Ricerche

Nuove scoperte rivelano che il ciclo dell'urea negli astrociti lega l'accumulo di amiloide-beta e la...

L'impatto del sonno su cognizione, memoria e demenza

2.03.2023 | Ricerche

Riduci i disturbi del sonno per aiutare a prevenire il deterioramento del pensiero.

"Ci...

Le cellule immunitarie sono un alleato, non un nemico, nella lotta all'Al…

30.01.2015 | Ricerche

L'amiloide-beta è una proteina appiccicosa che si aggrega e forma picco...

Rivelato nuovo percorso che contribuisce all'Alzheimer ... oppure al canc…

21.09.2014 | Ricerche

Ricercatori del campus di Jacksonville della Mayo Clinic hanno scoperto...

Alzheimer, Parkinson e Huntington condividono una caratteristica cruciale

26.05.2017 | Ricerche

Uno studio eseguito alla Loyola University di Chicago ha scoperto che delle proteine ​​a...

Ecco perché alcune persone con marcatori cerebrali di Alzheimer non hanno deme…

17.08.2018 | Ricerche

Un nuovo studio condotto all'Università del Texas di Galveston ha scoperto perché alcune...

Scoperto il punto esatto del cervello dove nasce l'Alzheimer: non è l…

17.02.2016 | Ricerche

Una regione cruciale ma vulnerabile del cervello sembra essere il primo posto colpito da...

Meccanismo neuroprotettivo alterato dai geni di rischio dell'Alzheimer

11.01.2022 | Ricerche

Il cervello ha un meccanismo naturale di protezione contro il morbo di Alzheimer (MA), e...

Scoperta importante sull'Alzheimer: neuroni che inducono rumore 'cop…

11.06.2020 | Ricerche

I neuroni che sono responsabili di nuove esperienze interferiscono con i segnali dei neu...

Proteine grumose induriscono i capillari del cervello: nuovo fattore di rischi…

11.09.2020 | Ricerche

I depositi di una proteina chiamata 'Medin', che è presente in quasi tutti gli anziani, ...

Livelli di ossigeno nel sangue potrebbero spiegare perché la perdita di memori…

9.06.2021 | Ricerche

Per la prima volta al mondo, scienziati dell'Università del Sussex hanno registrato i li...

Cibo per pensare: come la dieta influenza il cervello per tutta la vita

7.10.2024 | Esperienze & Opinioni

Una quantità di ricerche mostra che ciò che mangiamo influenza la capacità del corpo di ...

Il gas da uova marce potrebbe proteggere dall'Alzheimer

15.01.2021 | Ricerche

La reputazione dell'[[acido solfidrico]] (o idrogeno solforato), di solito considerato v...

Microglia: ‘cellule immunitarie’ che proteggono il cervello dalle malattie, ma…

28.05.2020 | Esperienze & Opinioni

Sappiamo che il sistema immunitario del corpo è importante per tenere tutto sotto controllo e per...

Scoperta inaspettata: proteine infiammatorie possono rallentare il declino cog…

5.07.2021 | Ricerche

Finora la ricerca aveva collegato l'infiammazione al morbo di Alzheimer (MA), però scien...

Logo AARAssociazione Alzheimer OdV
Via Schiavonesca 13
31039 Riese Pio X° (TV)

We use cookies

We use cookies on our website. Some of them are essential for the operation of the site, while others help us to improve this site and the user experience (tracking cookies). You can decide for yourself whether you want to allow cookies or not. Please note that if you reject them, you may not be able to use all the functionalities of the site.