Iscriviti alla newsletter



Registrati alla newsletter (giornaliera o settimanale):
Ricevi aggiornamenti sulla malattia, gli eventi e le proposte dell'associazione. Il tuo indirizzo email è usato solo per gestire il servizio, non sarà mai ceduto ad altri.


Scienziati eliminano l'amiloide-beta nei topi modello di Alzheimer

Uno studio eseguito da ricercatori della University of Texas Southwestern ha scoperto che il cambiamento della biochimica di una parte delle cellule cerebrali ha abolito la formazione di placche di amiloide-beta (Aβ) in topi modello del morbo di Alzheimer (MA). La ricerca, pubblicata in eLife, potrebbe portare a trattamenti che impediscono la formazione della condizione che ruba la memoria degli esseri umani.


Joachim Herz MD, professore di genetica molecolare, neurologia e neuroscienze alla UTSW, autore senior dello studio (una cui prima coautrice è la dottoranda Connie Wong), ha detto:

"La nostra visione è che i farmaci che agiscono sulla proteina che abbiamo inibito in questi topi potrebbero avere un giorno un ruolo simile nel MA, come succede con le statine nelle malattie cardiache, contribuendo a arrivare a impedire lo sviluppo della condizione".


Quasi 6 milioni di americani hanno il MA, e la stragrande maggioranza sviluppa la forma a insorgenza tarda che sorge dopo i 65 anni. Il MA è caratterizzato da cellule cerebrali afflitte da placche extracellulari composte dalla proteina Aβ e da grovigli intracellulari composti da una forma anomala di proteina tau.


Sebbene le cause della malattia non siano ben definite, gli scienziati sanno da tempo che il fattore di rischio genetico più significativo per il MA a tarda insorgenza è l'apolipoproteina E4 (ApoE4), una delle tre varianti di una proteina coinvolta nel metabolismo dei grassi nei mammiferi.


Nell'uomo, essere portatori della variante ApoE4 riduce l'età media di insorgenza del MA di diversi anni rispetto ad avere la variante più comune, ApoE3, mentre l'ApoE2 più rara sembra avere un effetto protettivo dalla malattia.


Le tre versioni di ApoE sono molto simili strutturalmente, ha spiegato la Wong: rispetto all'ApoE2, l'ApoE3 contiene una sostituzione di aminoacidi, con il risultato che tale proteina ha una carica più positiva. La variante ApoE4 contiene due sostituzioni di aminoacidi, con il risultato di avere la carica positiva più alta delle tre forme di proteina ​​ApoE. Il meccanismo con cui queste differenze influenzano il rischio di MA a tara insorgenza era finora sconosciuto.


Nel nuovo studio, il dott. Herz, la Wong, e i loro colleghi si sono concentrati sugli endosomi iniziali, organelli responsabili dello smistamento delle proteine, di riciclarle per il riuso, o di trasportarle attraverso l'interno della cellula ai depositi della spazzatura cellulare chiamati lisosomi. La ricerca precedente aveva dimostrato che gli endosomi iniziali sono ampliati nelle persone e negli animali con ApoE4, rispetto ai portatori delle altre due varianti ApoE.


Usando topi geneticamente modificati che modellano il MA e producono le forme umane di Apoe4 e di Aβ, i ricercatori hanno dimostrato che le cariche positive sull'ApoE4 inducono questa proteina a raggrupparsi all'interno degli endosomi iniziali, perché la carica dell'ApoE4 corrisponde a quella dell'ambiente all'interno degli endosomi. Questo raggruppamento impedisce a questi organelli di continuare il loro viaggio attraverso la cellula per trasportare, riciclare o aiutare a smaltire altre proteine, inclusa l'Aβ.


Tuttavia, quando i ricercatori hanno usato una tecnica genetica per disattivare un gene chiamato NHE6 nelle cellule cerebrali, hanno scoperto che gli effetti negativi dell'ApoE4 sono stati eliminati, e la proteina è stata trasportata attraverso la cellula senza impedimenti.


Il NHE6 produce una proteina che funge da regolatore di pH per gli endosomi, scambiando protoni acidi con ioni di sodio. Quando i ricercatori hanno spento il gene NHE6, rimuovendo le sue proteine ​​dalla cellula, gli endosomi iniziali sono diventati rapidamente più acidi e quel cambiamento biochimico sembrava impedire l'aggregazione dell'Aβ.


"L'inibizione di NHE6 ha prodotto lo stesso effetto protettivo dell'ApoE2, un effetto che speriamo può alla fine essere replicato usando prodotti farmaceutici", ha detto la Wong.


La squadra prevede di continuare a studiare con i prossimi studi questo meccanismo e come inibire il NHE6.

 

 

 


Fonte: UT Southwestern (> English) - Traduzione di Franco Pellizzari.

Riferimenti: Theresa Pohlkamp, Xunde Xian, Connie Wong, Murat Durakoglugil, Gordon Chandler Werthmann, Takaomi Saido, Bret Evers, Charles White, Jade Connor, Robert Hammer, Joachim Herz. NHE6 depletion corrects ApoE4-mediated synaptic impairments and reduces amyloid plaque load. eLife, 2021, DOI

Copyright: Tutti i diritti di testi o marchi inclusi nell'articolo sono riservati ai rispettivi proprietari.

Liberatoria: Questo articolo non propone terapie o diete; per qualsiasi modifica della propria cura o regime alimentare si consiglia di rivolgersi a un medico o dietologo. Il contenuto non rappresenta necessariamente l'opinione dell'Associazione Alzheimer OdV di Riese Pio X ma solo quella dell'autore citato come "Fonte". I siti terzi raggiungibili da eventuali collegamenti contenuti nell'articolo e/o dagli annunci pubblicitari sono completamente estranei all'Associazione, il loro accesso e uso è a discrezione dell'utente. Liberatoria completa qui.

Nota: L'articolo potrebbe riferire risultati di ricerche mediche, psicologiche, scientifiche o sportive che riflettono lo stato delle conoscenze raggiunte fino alla data della loro pubblicazione.


 

Notizie da non perdere

Perché vivere in un mondo ‘incredibilmente tossico’ aumenta il rischio di Alzh…

6.05.2020 | Denuncia & advocacy

Sei preoccupato per la minaccia del morbo di Alzheimer (MA), e ti stai chiedendo che cos...

Malato di Alzheimer: la casa di cura la paga lo Stato?

25.05.2023 | Normativa

Chi si fa carico delle spese per un malato di Alzheimer ricoverato in una casa di riposo? Scopriamo ...

Perché la tua visione può prevedere la demenza 12 anni prima della diagnosi

24.04.2024 | Ricerche

 

Gli occhi possono rivelare molto sulla salute del nostro cervello: in effetti, i p...

'Ingorgo' di proteine nei neuroni legato alla neurodegenerazione

12.09.2022 | Ricerche

Un nuovo studio condotto da ricercatori dell'EPFL rivela che un complesso proteico malfunzionante pu...

Acetil-L-carnitina può aiutare la memoria, anche insieme a Vinpocetina e Huper…

27.03.2020 | Esperienze & Opinioni

Demenza grave, neuropatie (nervi dolorosi), disturbi dell'umore, deficit di attenzione e...

10 Consigli dei neurologi per ridurre il tuo rischio di demenza

28.02.2023 | Esperienze & Opinioni

La demenza colpisce milioni di persone in tutto il mondo, quasi un over-65 su 10. Nonost...

Diagnosi di Alzheimer: prenditi del tempo per elaborarla, poi vai avanti con m…

4.12.2023 | Esperienze & Opinioni

Come posso accettare la diagnosi di Alzheimer?

Nathaniel Branden, compianto psicoterape...

Ritmi cerebrali non sincronizzati nel sonno fanno dimenticare gli anziani

18.12.2017 | Ricerche

Come l'oscillazione della racchetta da tennis durante il lancio della palla per servire un ace, l...

Il nuovo collegamento tra Alzheimer e inquinamento dell'aria

13.05.2020 | Esperienze & Opinioni

Il mio primo giorno a Città del Messico è stato duro. Lo smog era così fitto che, mentre...

Invertita per la prima volta la perdita di memoria associata all'Alzheime…

1.10.2014 | Ricerche

La paziente uno aveva avuto due anni di perdita progressiva di memoria...

Ricercatori del MIT recuperano con la luce i ricordi 'persi'

29.05.2015 | Ricerche

I ricordi che sono stati "persi" a causa di un'amnesia possono essere richiamati attivando le cel...

Alzheimer e le sue proteine: bisogna essere in due per ballare il tango

21.04.2016 | Ricerche

Per anni, i neuroscienziati si sono chiesti come fanno le due proteine ​​anomale amiloid...

Con l'età cala drasticamente la capacità del cervello di eliminare le pro…

31.07.2015 | Ricerche

Il fattore di rischio più grande per l'Alzheimer è l'avanzare degli anni. Dopo i 65, il rischio r...

Svelata una teoria rivoluzionaria sull'origine dell'Alzheimer

28.12.2023 | Ricerche

Nonostante colpisca milioni di persone in tutto il mondo, il morbo di Alzheimer (MA) man...

La lunga strada verso la demenza inizia con piccoli 'semi' di aggreg…

20.11.2020 | Ricerche

Il morbo di Alzheimer (MA) si sviluppa nel corso di decenni. Inizia con una reazione a c...

Dare un senso alla relazione obesità-demenza

2.08.2022 | Esperienze & Opinioni

Questo articolo farà capire al lettore perché l'obesità a volte può aumentare il rischio...

La nostra identità è definita dal nostro carattere morale

24.06.2019 | Esperienze & Opinioni

Ti sei mai chiesto cos'è che ti rende te stesso? Se tutti i tuoi ricordi dovessero svani...

Scoperta nuova causa di Alzheimer e di demenza vascolare

21.09.2023 | Ricerche

Uno studio evidenzia la degenerazione delle microglia nel cervello causata dalla tossicità del ferro...

L'Alzheimer è composto da quattro sottotipi distinti

4.05.2021 | Ricerche

Il morbo di Alzheimer (MA) è caratterizzato dall'accumulo anomale e dalla diffusione del...

Infezione cerebrale da funghi produce cambiamenti simili all'Alzheimer

26.10.2023 | Ricerche

Ricerche precedenti hanno implicato i funghi in condizioni neurodegenerative croniche co...

Logo AARAssociazione Alzheimer OdV
Via Schiavonesca 13
31039 Riese Pio X° (TV)

Seguici su

 
enfrdeites

We use cookies

We use cookies on our website. Some of them are essential for the operation of the site, while others help us to improve this site and the user experience (tracking cookies). You can decide for yourself whether you want to allow cookies or not. Please note that if you reject them, you may not be able to use all the functionalities of the site.