Iscriviti alla newsletter



Registrati alla newsletter (giornaliera o settimanale):
Ricevi aggiornamenti sulla malattia, gli eventi e le proposte dell'associazione. Il tuo indirizzo email è usato solo per gestire il servizio, non sarà mai ceduto ad altri.


Fuoriuscite dai vasi sanguigni nel cervello sono un colpevole dell'Alzheimer?

Diagram of a capillaryDiagramma di un capillare (Fonte: Kelvinsong / [url=https://commons.wikimedia.org/w/index.php?curid=25179417]Wikipedia[url])

Il morbo di Alzheimer (MA) è un enorme problema che, con una popolazione che invecchia, diventerà sempre più grande. Più di 6 milioni di americani vivono con la malattia ora, e 1 anziano su 3 ne morirà, secondo l'Alzheimer's Association. Entro il 2050, il costo del MA, attualmente stimato in $ 355 miliardi, salirà a $ 1,1 trilioni.


Una delle cause di un problema così enorme e costoso può essere nelle cellule che foderano i vasi sanguigni più piccoli del corpo? Un nuovo studio pubblicato da un team di ricerca in terapia molecolare, della Medical University of South Carolina (MUSC), suggerisce che la risposta è sì.


La squadra, guidata da Hongkuan Fan PhD, professore associato nel dipartimento di patologia e medicina di laboratorio, ha trovato meno cellule chiamate periciti nel cervello di persone morte per MA. Hanno anche trovato livelli più elevati di Fli-1, una proteina presente spesso nelle cellule del sangue e che si considera governi il loro sviluppo.


Quando la squadra ha bloccato o inibito l'azione della Fli-1 in un topo modello di MA, il ricordo dei topi è migliorato. Bloccare la proteina ha anche impedito alle cellule immunitarie di fuoriuscire nel cervello e di causare infiammazione, un segno distintivo del MA. Il blocco della Fli-1 potrebbe essere un nuovo approccio promettente per trattare il MA e altre cause di demenza.


"Siamo davvero entusiasti di questi dati perché suggeriscono che la Fli-1 potrebbe essere un nuovo obiettivo terapeutico per il MA", ha detto Fan.


È urgente e necessario trovare terapie migliori per il MA, in quanto quelle esistenti trattano solo i sintomi e fanno poco per affrontare le cause sottostanti.


È noto da tempo che le persone che hanno problemi vascolari o problemi di cuore o dei vasi sanguigni, hanno un rischio più alto di sviluppare il MA e altre demenze, incluse quelle che hanno avuto un infarto o che hanno il diabete o l'ipertensione o il colesterolo. Non è sorprendente, dal momento che il cervello ha fame di ossigeno e, quando non ne riceve abbastanza, perché il flusso di sangue è inadeguato, le sue cellule non funzionano bene e possono iniziare a morire.


I periciti, che foderano le pareti dei piccoli vasi sanguigni chiamati capillari, assicurano che siano soddisfatte le richieste di energia e di eliminazione dei rifiuti del cervello.


"Il capillare è dove c'è tutta l'azione", ha detto Perry Halushka MD/PhD, professore illustre di farmacologia cellulare e molecolare. "È il luogo in cui hanno davvero luogo tutti questi scambi".


I periciti aiutano anche a comporre la barriera emato-encefalica che impedisce alle impurità e alle cellule immunitarie del sangue di raggiungere il cervello. Essi aiutano anche a rimuovere dal cervello l'amiloide-beta, nota per essere un colpevole nel MA.


Quando si perdono i periciti, iniziano a fuoriuscire cellule immunitarie e impurità nel cervello, facendolo infiammare e alla fine portando alla morte delle cellule e al declino della funzione mentale.


"I periciti possono avere un ruolo molto più importante nella demenza rispetto a quanto si pensava finora", ha detto Halushka. "Questo è particolarmente vero nella popolazione che invecchia, dove la demenza vascolare diventerà un problema più grande".


Il team della MUSC ha esaminato il cervello di persone che erano morte per il MA, attingendo dalle risorse della Brain Bank del Laboratorio di Neuropatologia Carroll A. Campbell Jr.

"L'opportunità di studiare il cervello umano è una risorsa straordinaria per l'istituzione e per lo studio di tutti i tipi di malattie cerebrali, non solo del MA", ha detto Halushka.


Il team della MUSC ha scoperto che il cervello di persone morte per MA, rispetto al cervello sano, aveva il 34% in meno di periciti nell'ippocampo, una parte del cervello associata all'apprendimento e alla memoria. E i periciti residui avevano livelli molto più alti di Fli-1.


La squadra ha quindi dimostrato che anche il modello animale di MA ha perdita di periciti nell'ippocampo, un aumento di Fli-1 e memoria deteriorata. Il blocco della Fli-1 ha migliorato le prestazioni dei topi sui test comportamentali destinati a valutare la memoria.


"La scoperta più entusiasmante è che l'inibitore Fli-1 ha effettivamente migliorato i deficit cognitivi nel modello animale perché, alla fine, questa è l'unica cosa che conta"
, ha detto Halushka.


Il team ha anche scoperto che il blocco della Fli-1 nei topi ha aiutato a prevenire la perdita di periciti, a preservare l'integrità della barriera emato-encefalica e a ridurre l'accumulo di amiloide-beta.


"Non ci aspettavamo un effetto così profondo nei topi, ma con nostra sorpresa, l'inibitore funzionava davvero"
, ha detto Fan.


Il prossimo passo per il team MUSC è sviluppare un RNA che possa silenziare la Fli-1 e quindi ridurre l'infiammazione del cervello che conduce alla morte cellulare nel MA. L'obiettivo non sarebbe quello di eliminare la Fli-1, in quanto ha ruoli importanti nel corpo, ma tenerla a livelli sani.


"Ciò che è entusiasmante è che questo potrebbe essere un nuovo modo di pensare come trattare il MA, che non è mai stato pensato prima", ha detto Halushka. "Questa ricerca apre un'area completamente nuova per potenziali bersagli, non solo la Fli-1 ma il pericita stesso".

 

 

 


Fonte: Kimberly McGhee in Medical University of South Carolina (> English) - Traduzione di Franco Pellizzari.

Riferimenti: Pengfei Li, Yan Wu, ED Hamlett, AJ Goodwin, PV Halushka, SL Carroll, Meng Liu, Hongkuan Fan. Suppression of Fli-1 protects against pericyte loss and cognitive deficits in Alzheimer's disease. Molecular Therapy, 2022, DOI

Copyright: Tutti i diritti di testi o marchi inclusi nell'articolo sono riservati ai rispettivi proprietari.

Liberatoria: Questo articolo non propone terapie o diete; per qualsiasi modifica della propria cura o regime alimentare si consiglia di rivolgersi a un medico o dietologo. Il contenuto non rappresenta necessariamente l'opinione dell'Associazione Alzheimer OdV di Riese Pio X ma solo quella dell'autore citato come "Fonte". I siti terzi raggiungibili da eventuali collegamenti contenuti nell'articolo e/o dagli annunci pubblicitari sono completamente estranei all'Associazione, il loro accesso e uso è a discrezione dell'utente. Liberatoria completa qui.

Nota: L'articolo potrebbe riferire risultati di ricerche mediche, psicologiche, scientifiche o sportive che riflettono lo stato delle conoscenze raggiunte fino alla data della loro pubblicazione.


 

Notizie da non perdere

Cibo per pensare: come la dieta influenza il cervello per tutta la vita

7.10.2024 | Esperienze & Opinioni

Una quantità di ricerche mostra che ciò che mangiamo influenza la capacità del corpo di ...

Identificazione dei primi segnali dell'Alzheimer

7.03.2022 | Ricerche

Un team multidisciplinare di ricerca, composto da ricercatori del progetto ARAMIS, dell...

Sintomi visivi bizzarri potrebbero essere segni rivelatori dell'Alzheimer…

1.02.2024 | Ricerche

Un team di ricercatori internazionali, guidato dall'Università della California di San F...

Goccioline liquide dense come computer cellulari: nuova teoria sulla causa del…

22.09.2022 | Ricerche

Un campo emergente è capire come gruppi di molecole si condensano insieme all'interno de...

Età degli organi biologici prevede il rischio di malattia con decenni di antic…

11.03.2025 | Ricerche

I nostri organi invecchiano a ritmi diversi e un esame del sangue che determina quanto ciascuno è...

L'esercizio fisico dà benefici cognitivi ai pazienti di Alzheimer

29.06.2015 | Ricerche

Nel primo studio di questo tipo mai effettuato, dei ricercatori danesi hanno dimostrato che l'ese...

Come vivere in modo sicuro con la demenza a casa tua

12.11.2020 | Esperienze & Opinioni

C'è un malinteso comune che la persona con una diagnosi di demenza perde la sua indipend...

Sciogliere il Nodo Gordiano: nuove speranze nella lotta alle neurodegenerazion…

28.03.2019 | Ricerche

Con un grande passo avanti verso la ricerca di un trattamento efficace per le malattie n...

Menopausa precoce e terapia ormonale ritardata alzano il rischio di Alzheimer

17.04.2023 | Ricerche

Le donne hanno più probabilità degli uomini di sviluppare il morbo di Alzheimer (MA), e ...

Cerca il tuo sonno ideale: troppo e troppo poco legati al declino cognitivo

28.10.2021 | Ricerche

Come tante altre cose buone della vita, il sonno fa meglio se è moderato. Uno studio plu...

'Evitare l'Alzheimer potrebbe essere più facile di quanto pensi'…

16.11.2018 | Esperienze & Opinioni

Hai l'insulino-resistenza? Se non lo sai, non sei sola/o. Questa è forse la domanda più ...

Convalidare il sentimento aiuta meglio di criticare o sminuire

30.03.2020 | Ricerche

Sostenere i tuoi amici e la famiglia può aiutarli a superare questi tempi di incertezza...

LipiDiDiet trova effetti ampi e duraturi da intervento nutrizionale all'i…

9.11.2020 | Ricerche

Attualmente non esiste una cura nota per la demenza, e le terapie farmacologiche esisten...

L'invecchiamento è guidato da geni sbilanciati

21.12.2022 | Ricerche

Il meccanismo appena scoperto è presente in vari tipi di animali, compresi gli esseri umani.

Studio rafforza il legame tra vaccino contro l'herpes zoster e minore ris…

10.04.2025 | Ricerche

La nuova analisi di un programma di vaccinazione in Galles ha scoperto che il vaccino contro l'he...

Identificata nuova forma di Alzheimer ad esordio molto precoce

16.06.2020 | Ricerche

Ricercatori della Mayo Clinic hanno definito una forma di morbo di Alzheimer (MA) che co...

Il 'Big Bang' dell'Alzheimer: focus sulla tau mortale che cambi…

11.07.2018 | Ricerche

Degli scienziati hanno scoperto un "Big Bang" del morbo di Alzheimer (MA) - il punto pre...

Smontata teoria prevalente sull'Alzheimer: dipende dalla Tau, non dall�…

2.11.2014 | Ricerche

Una nuova ricerca che altera drasticamente la teoria prevalente sull'or...

Come dormiamo oggi può prevedere quando inizia l'Alzheimer

8.09.2020 | Ricerche

Cosa faresti se sapessi quanto tempo hai prima che insorga il morbo di Alzheimer (MA)? N...

Demenze: forti differenze regionali nell’assistenza, al Nord test diagnostici …

30.01.2024 | Annunci & info

In Iss il Convegno finale del Fondo per l’Alzheimer e le Demenze, presentate le prime linee guida...

Logo AARAssociazione Alzheimer OdV
Via Schiavonesca 13
31039 Riese Pio X° (TV)

Seguici su

 
enfrdeites

We use cookies

We use cookies on our website. Some of them are essential for the operation of the site, while others help us to improve this site and the user experience (tracking cookies). You can decide for yourself whether you want to allow cookies or not. Please note that if you reject them, you may not be able to use all the functionalities of the site.