Iscriviti alla newsletter



Registrati alla newsletter (giornaliera o settimanale):
Ricevi aggiornamenti sulla malattia, gli eventi e le proposte dell'associazione. Il tuo indirizzo email è usato solo per gestire il servizio, non sarà mai ceduto ad altri.


Identificate aree cerebrali danneggiate dall'ipertensione, coinvolte in declino mentale e demenza

blood pressure thinkstockphotos 516257748 1

Dei ricercatori hanno identificato per la prima volta regioni specifiche del cervello che sono danneggiate dall'ipertensione e possono contribuire a un declino dei processi mentali e allo sviluppo della demenza. Sappiamo che l'ipertensione è coinvolta nella demenza e nei danni alla funzione cerebrale. Uno studio, pubblicato il 28 marzo 2023 sull'European Heart Journal, mostra come ciò accade.


La ricerca ha raccolto informazioni da una combinazione tra risonanze magnetiche (MRI) cerebrali, analisi genetiche e dati osservativi di migliaia di pazienti, per esaminare l'effetto della pressione alta sulla funzione cognitiva. I ricercatori hanno quindi controllato i loro risultati in un grande gruppo separato di pazienti in Italia.


Tomasz Guzik, professore di medicina cardiovascolare dell'Università di Edimburgo (GB) e della Jagiellonian University di Cracovia (Polonia), che ha guidato la ricerca, ha dichiarato:

“Usando questa combinazione tra scansioni, approcci genetici e osservativi, abbiamo identificato parti specifiche del cervello che sono influenzate dall'aumento della pressione sanguigna, comprese le aree chiamate putamen e regioni specifiche della materia bianca. Abbiamo pensato che queste aree potessero essere quelle in cui l'ipertensione influisce sulla funzione cognitiva, come la perdita di memoria, le capacità di pensiero e la demenza.

"Quando abbiamo controllato i nostri risultati studiando un gruppo di pazienti in Italia che avevano la pressione alta, abbiamo scoperto che le parti del cervello che avevamo identificato erano veramente danneggiate. Speriamo che le nostre scoperte ci permettano di sviluppare nuovi modi per trattare la compromissione cognitiva nelle persone con ipertensione.

"Studiare i geni e le proteine in queste strutture cerebrali potrebbe aiutarci a capire come l'ipertensione influisce sul cervello e provoca problemi cognitivi. Inoltre, osservando queste regioni specifiche del cervello, potremmo prevedere più velocemente chi svilupperà la perdita di memoria e la demenza nel contesto della pressione alta. Ciò potrebbe aiutare la medicina di precisione, così da puntare terapie più intensive per prevenire lo sviluppo di compromissione cognitiva nei pazienti con il rischio più alto".


L'ipertensione è comune ed è presente nel 30% delle persone in tutto il mondo, con un ulteriore 30% che mostra le fasi iniziali della malattia. Studi precedenti hanno dimostrato che influisce sul modo di funzionare del cervello e che può causare cambiamenti a lungo termine. Tuttavia, fino ad ora non si sapeva esattamente come la pressione alta danneggia il cervello e quali regioni specifiche sono interessate.


Nella ricerca cofinanziata dall'European Research Council, dalla British Heart Foundation e dal Ministero della Salute italiano, il prof. Guzik e un team internazionale di ricercatori hanno usato dati di scansione a risonanza magnetica nel cervello di oltre 30.000 partecipanti allo studio UK Biobank, informazioni genetiche di associazione dell'intero genoma (GWAS) della UK Biobank e di altri due gruppi internazionali (COGENT e International Consortium for Blood Pressure) e una tecnica chiamata randomizzazione Mendeliana, per vedere se l'ipertensione era effettivamente la causa dei cambiamenti in parti specifiche del cervello, piuttosto che essere solo associata a questi cambiamenti.


Il prof. Guzik ha affermato:

"La randomizzazione mendeliana è un modo di usare informazioni genetiche per capire come una cosa colpisce un'altra. In particolare, verifica se qualcosa sta potenzialmente causando un certo effetto o se l'effetto è solo una coincidenza. Usa le informazioni genetiche di una persona per vedere se esiste una relazione tra geni che predispongono alla pressione più elevata e gli esiti. Se c'è una relazione, è più probabile che sia la pressione alta a causare l'esito.

"Questo perché i geni vengono tramandati casualmente dai genitori, quindi non sono influenzati da altri fattori che potrebbero confondere i risultati. Nel nostro studio, se un gene che causa la pressione alta è legato anche a determinate strutture cerebrali e alla loro funzione, questo suggerisce che la pressione alta potrebbe davvero causare disfunzione cerebrale in quella posizione, portando a problemi con memoria e pensiero e alla demenza".


I ricercatori hanno scoperto che cambiamenti in 9 aree del cervello erano correlati alla pressione più alta e a una funzione cognitiva peggiore. Queste aree includevano il putamen, che è una struttura rotonda nella base della parte anteriore del cervello, responsabile della regolazione del movimento e dell'influenza di vari tipi di apprendimento.


Altre aree interessate erano la radiazione talamica anteriore, la corona anteriore radiata e l'arto anteriore della capsula interna, che sono regioni della materia bianca che collegano diverse parti del cervello, e consentono la segnalazione tra loro. La radiazione talamica anteriore è coinvolta nelle funzioni esecutive, come la pianificazione di compiti quotidiani semplici e complessi, mentre le altre due regioni sono coinvolte nel processo decisionale e nella gestione delle emozioni.


I cambiamenti in queste aree includevano una riduzione del volume del cervello e della quantità di superficie sulla corteccia cerebrale, modifiche alle connessioni tra diverse parti del cervello e cambiamenti nelle misure dell'attività cerebrale. Il primo autore dello studio, il prof. associato Mateusz Siedlinski, anch'egli ricercatore della Jagiellonian University, ha dichiarato:

“Il nostro studio ha identificato, per la prima volta, punti specifici nel cervello che sono potenzialmente associati causalmente all'ipertensione e al deterioramento cognitivo. Ciò è stato possibile unicamente grazie alla disponibilità di dati della UK Biobank, comprese le immagini MRI del cervello, e grazie alle ricerche precedenti che avevano identificato varianti genetiche che influenzano la struttura e la funzione di oltre 3.000 aree del cervello".


La coautrice dello studio, prof.ssa Joanna Wardlaw, responsabile di Neuroimaging Sciences all'Università di Edimburgo, ha dichiarato:

“È noto da molto tempo che l'ipertensione è un fattore di rischio del declino cognitivo, ma non era chiaro quanto la pressione alta danneggia il cervello. Questo studio mostra che regioni cerebrali specifiche hanno un rischio particolarmente alto di danni dalla pressione sanguigna, il che può aiutare a identificare le persone a rischio di declino cognitivo nelle prime fasi e potenzialmente puntare le terapie in modo più efficace in futuro".


I limiti dello studio includono che i partecipanti allo studio UK Biobank sono principalmente bianchi e di mezza età, quindi potrebbe non essere possibile estrapolare i risultati per gli anziani.

 

 

 


Fonte: European Society of Cardiology (> English) - Traduzione di Franco Pellizzari.

Riferimenti: M Siedlinski, L Carnevale, X Xu, D Carnevale, E Evangelou, MJ Caulfield, P Maffia, J Wardlaw, NJ Samani, M Tomaszewski, G Lembo, MV Holmes, TJ Guzik. Genetic analyses identify brain structures related to cognitive impairment associated with elevated blood pressure. European Heart Journal, 27 mar 2023, DOI

Copyright: Tutti i diritti di testi o marchi inclusi nell'articolo sono riservati ai rispettivi proprietari.

Liberatoria: Questo articolo non propone terapie o diete; per qualsiasi modifica della propria cura o regime alimentare si consiglia di rivolgersi a un medico o dietologo. Il contenuto non rappresenta necessariamente l'opinione dell'Associazione Alzheimer OdV di Riese Pio X ma solo quella dell'autore citato come "Fonte". I siti terzi raggiungibili da eventuali collegamenti contenuti nell'articolo e/o dagli annunci pubblicitari sono completamente estranei all'Associazione, il loro accesso e uso è a discrezione dell'utente. Liberatoria completa qui.

Nota: L'articolo potrebbe riferire risultati di ricerche mediche, psicologiche, scientifiche o sportive che riflettono lo stato delle conoscenze raggiunte fino alla data della loro pubblicazione.


 

Notizie da non perdere

Scoperta importante sull'Alzheimer: neuroni che inducono rumore 'cop…

11.06.2020 | Ricerche

I neuroni che sono responsabili di nuove esperienze interferiscono con i segnali dei neu...

'Tau, disfunzione sinaptica e lesioni neuroassonali si associano di più c…

26.05.2020 | Ricerche

Il morbo di Alzheimer (MA) comporta il deperimento caratteristico di alcune regioni del ...

Menopausa precoce e terapia ormonale ritardata alzano il rischio di Alzheimer

17.04.2023 | Ricerche

Le donne hanno più probabilità degli uomini di sviluppare il morbo di Alzheimer (MA), e ...

Identificata nuova forma di Alzheimer ad esordio molto precoce

16.06.2020 | Ricerche

Ricercatori della Mayo Clinic hanno definito una forma di morbo di Alzheimer (MA) che co...

Perché la tua visione può prevedere la demenza 12 anni prima della diagnosi

24.04.2024 | Ricerche

 

Gli occhi possono rivelare molto sulla salute del nostro cervello: in effetti, i p...

Cibo per pensare: come la dieta influenza il cervello per tutta la vita

7.10.2024 | Esperienze & Opinioni

Una quantità di ricerche mostra che ciò che mangiamo influenza la capacità del corpo di ...

La scoperta del punto di svolta nell'Alzheimer può migliorare i test di n…

20.05.2022 | Ricerche

 Intervista al neurologo William Seeley della Università della California di San Francisco

...

Il ciclo dell'urea astrocitica nel cervello controlla la lesione della me…

30.06.2022 | Ricerche

Nuove scoperte rivelano che il ciclo dell'urea negli astrociti lega l'accumulo di amiloide-beta e la...

Scoperto il punto esatto del cervello dove nasce l'Alzheimer: non è l…

17.02.2016 | Ricerche

Una regione cruciale ma vulnerabile del cervello sembra essere il primo posto colpito da...

Nuovo metodo di selezione farmaci spiega perché quelli di Alzheimer falliscono…

31.01.2022 | Ricerche

Analizzando i meccanismi di malattia nei neuroni umani, dei ricercatori dell'Università del...

Stimolazione dell'onda cerebrale può migliorare i sintomi di Alzheimer

15.03.2019 | Ricerche

Esponendo i topi a una combinazione unica di luce e suono, i neuroscienziati del Massach...

Proteine grumose induriscono i capillari del cervello: nuovo fattore di rischi…

11.09.2020 | Ricerche

I depositi di una proteina chiamata 'Medin', che è presente in quasi tutti gli anziani, ...

Cerca il tuo sonno ideale: troppo e troppo poco legati al declino cognitivo

28.10.2021 | Ricerche

Come tante altre cose buone della vita, il sonno fa meglio se è moderato. Uno studio plu...

Dosi basse di radiazioni possono migliorare la qualità di vita nell'Alzhe…

6.05.2021 | Ricerche

Individui con morbo di Alzheimer (MA) grave hanno mostrato notevoli miglioramenti nel co...

Interleuchina3: la molecola di segnalazione che può prevenire l'Alzheimer…

20.07.2021 | Ricerche

Una nuova ricerca su esseri umani e topi ha identificato una particolare molecola di seg...

Relazioni personali ricche migliorano il funzionamento del cervello

22.06.2020 | Ricerche

Come interagiscono gli individui, come si percepiscono uno con l'altro, e i pensieri e i...

Paesi asiatici assistono gli anziani in modo diverso: ecco cosa possiamo impar…

28.10.2020 | Esperienze & Opinioni

A differenza dei paesi occidentali, le culture tradizionali asiatiche mettono un forte a...

Che speranza hai dopo la diagnosi di Alzheimer?

25.01.2021 | Esperienze & Opinioni

Il morbo di Alzheimer (MA) è una malattia che cambia davvero la vita, non solo per la pe...

LATE: demenza con sintomi simili all'Alzheimer ma con cause diverse

3.05.2019 | Ricerche

È stato definito un disturbo cerebrale che imita i sintomi del morbo di Alzheimer (MA), ...

Accumulo di proteine sulle gocce di grasso implicato nell'Alzheimer ad es…

21.02.2024 | Ricerche

In uno studio durato 5 anni, Sarah Cohen PhD, biologa cellulare della UNC e Ian Windham della Rockef...

Logo AARAssociazione Alzheimer OdV
Via Schiavonesca 13
31039 Riese Pio X° (TV)