Iscriviti alla newsletter



Registrati alla newsletter (giornaliera o settimanale):
Ricevi aggiornamenti sulla malattia, gli eventi e le proposte dell'associazione. Il tuo indirizzo email è usato solo per gestire il servizio, non sarà mai ceduto ad altri.


Abbassare l'età bioenergetica può aiutare ad evitare l'Alzheimer

elderly friends playing petanque Image by Freepik

L'«età bioenergetica» di una persona - o quanto giovanilmente le sue cellule generano energia - è un indicatore chiave del suo eventuale rischio di sviluppare il morbo di Alzheimer (MA), secondo una nuova ricerca eseguita alla Weill Cornell Medicine. Lo studio, pubblicato su Nature Communications, suggerisce che, per alcune persone, una vita sana può riportare indietro l'orologio bioenergetico, aiutandole a evitare efficacemente il MA proprio come il nuovo farmaco lecanemab.


"È una cosa grande, perché significa che alcune persone possono abbassare il rischio senza gli effetti collaterali incerti degli attuali trattamenti", ha affermato l'autore senior dott. Jan Krumsiek, professore associato di fisiologia, biofisica e genomica computazionale nell'Istituto di Biomedicina Computazionale della Weill Cornell Medicine.


Il primo autore dello studio, il dott. Matthias Arnold, è a capo del team di neurobiologia computazionale di Helmholtz Monaco. Questo lavoro è stato una collaborazione con l'Alzheimer’s Disease Metabolomics Consortium. I suoi risultati ci avvicinano a risolvere un puzzle di vecchia data. Uno dei primi segnali di avvertimento del MA è che le cellule cerebrali iniziano a perdere la loro capacità di produrre e usare in modo efficiente l'energia, come la metabolizzazione del glucosio (zucchero).


Ma alcune persone non mostrano sintomi della malattia per anni. Questo ritardo tra anomalie nei percorsi energetici e l'insorgenza della malattia sintomatica suggerisce che esiste una "capacità bioenergetica" che costituisce un tampone per questi individui. Il loro corpo e cervello sono più bravi a mantenere livelli alti di energia anche quando iniziano i problemi.


"In questi casi, le persone possono essere insolitamente sane quando guardiamo la loro cognizione", ha affermato il dott. Krumsiek, che è anche membro dell'Englander Institutte for Precision Medicine. "Arrivano alla vecchiaia senza il tipo di calo che di solito insorge".


Ma i ricercatori potrebbero identificare le persone con questa capacità bioenergetica benefica più alta e aiutare quelli a cui manca?

 

Un nuovo strumento per prevedere il rischio di MA

Il dott. Krumsiek e i suoi colleghi si sono concentrati su un gruppo di molecole chiamate acilcarnitine, che sono associate al declino della cognizione e a scomporre o metabolizzare grassi e proteine ​​per creare energia. Per verificare se alti livelli di acilcarnitina nel sangue possono prevedere chi è a rischio di MA, i ricercatori hanno usato i dati dell'Alzheimer’s Disease Neuroimaging Initiative.


"È stato affascinante", ha detto il dott. Krumsiek. "Dividere i partecipanti alla ricerca in gruppi in base ai loro specifici livelli di acilcarnitina ha messo in evidenza le persone con MA più grave e altre con meno sintomi".


Ciò ha portato i ricercatori a definire un orologio bioenergetico basato sulle acilcarnitine, quanto risulta vecchio il metabolismo di una persona, rispetto all'età effettiva. L'età bioenergetica più elevata è collegata a livelli di acilcarnitina più elevati, a peggiore patologia di MA, declino cognitivo e atrofia cerebrale.


I ricercatori hanno anche quantificato il declino cognitivo usando un test comune chiamato Mini-Mental State Examination, per il quale un punteggio inferiore a 24 su 30 indica una compromissione. Hanno scoperto che le persone con livelli bassi di acilcarnitina iniziano più tardi a declinare, perdendo circa 0,5 punti in meno all'anno rispetto alle persone con livelli alti di acilcarnitina. Il vantaggio è simile al farmaco lecanemab.


In una certa misura, l'orologio bioenergetico di una persona procede a un ritmo determinato dalla sua genetica, ma avere uno stile di vita sano - ad esempio, seguire una dieta a base vegetale e fare esercizio - può aiutare a tenere bassi i livelli di acilcarnitina, il che implica una età bioenergetica più giovane, ha spiegato il dott. Krumsiek.


I ricercatori sono andati avanti identificando un sottogruppo di partecipanti, circa il 30% dell'Alzheimer’s Disease Neuroimaging Initiative, con età bioenergetica più anziana ma sfondo genetico favorevole. Questi individui possono trarre più benefici degli interventi precoci di stile di vita progettati per ridurre la loro età bioenergetica e potenzialmente ritardare o impedire l'insorgenza del MA.

 

Prossimi passi

Andando avanti, il dott. Krumsiek spera di arrivare agli interventi di stile di vita più efficaci per abbassare l'età bioenergetica. Ad esempio, seguire una dieta a basso contenuto di carboidrati può aiutare a mantenere la salute metabolica, ma quanto dovrebbe essere basso il consumo di carboidrati perché una persona veda benefici? Lo studio indica anche un test economico e rapido che potrebbe determinare i livelli di acilcarnitina di una persona.


"È una fortuna che questi esami del sangue - sviluppati originariamente per identificare i disturbi metabolici e mitocondriali nei neonati - possano aiutare anche a valutare l'età bioenergetica di una persona"
, ha affermato il dott. Krumsiek. "Se riuscissimo a riutilizzare questa tecnologia per gli anziani, avremmo un modo per iniziare prima il trattamento personalizzato".

 

 

 


Fonte: Weill Cornell Medicine (> English) - Traduzione di Franco Pellizzari.

Riferimenti: M Arnold, [+16], J Krumsiek. Individual bioenergetic capacity as a potential source of resilience to Alzheimer’s disease. Nature Comm, 2025, DOI

Copyright: Tutti i diritti di testi o marchi inclusi nell'articolo sono riservati ai rispettivi proprietari.

Liberatoria: Questo articolo non propone terapie o diete; per qualsiasi modifica della propria cura o regime alimentare si consiglia di rivolgersi a un medico o dietologo. Il contenuto non rappresenta necessariamente l'opinione dell'Associazione Alzheimer OdV di Riese Pio X ma solo quella dell'autore citato come "Fonte". I siti terzi raggiungibili da eventuali collegamenti contenuti nell'articolo e/o dagli annunci pubblicitari sono completamente estranei all'Associazione, il loro accesso e uso è a discrezione dell'utente. Liberatoria completa qui.

Nota: L'articolo potrebbe riferire risultati di ricerche mediche, psicologiche, scientifiche o sportive che riflettono lo stato delle conoscenze raggiunte fino alla data della loro pubblicazione.


 

 

Notizie da non perdere

Il girovita può predire il rischio di demenza?

6.11.2019 | Ricerche

Il primo studio di coorte su larga scala di questo tipo ha esaminato il legame tra il girovita in...

Scoperto perché l'APOE4 favorisce l'Alzheimer e come neutralizzarlo

10.04.2018 | Ricerche

Usando cellule di cervello umano, scienziati dei Gladstone Institutes hanno scoperto la ...

Piccola area del cervello ci aiuta a formare ricordi specifici: nuove strade p…

6.08.2025 | Ricerche

La vita può dipanarsi come un flusso continuo, ma i nostri ricordi raccontano una storia...

'Ingorgo' di proteine nei neuroni legato alla neurodegenerazione

12.09.2022 | Ricerche

Un nuovo studio condotto da ricercatori dell'EPFL rivela che un complesso proteico malfunzionante pu...

La scoperta del punto di svolta nell'Alzheimer può migliorare i test di n…

20.05.2022 | Ricerche

 Intervista al neurologo William Seeley della Università della California di San Francisco

...

Puoi distinguere il delirium dalla demenza? È solo questione di tempi

17.06.2021 | Esperienze & Opinioni

Quante volte hai sentito qualcuno esclamare "Tu deliri!" o "Sei un demente!", nell'incre...

Come una collana di perle: la vera forma e funzionamento dell'assone dei …

30.12.2024 | Ricerche

Con un nuovo studio provocatorio, degli scienziati sfidano un principio fondamentale nel...

Sempre più giovani con Alzheimer e demenza: colpa delle tossine ambientali, me…

6.05.2020 | Denuncia & advocacy

È abbastanza straziante quando le persone anziane sviluppano condizioni di perdita di me...

LATE: demenza con sintomi simili all'Alzheimer ma con cause diverse

3.05.2019 | Ricerche

È stato definito un disturbo cerebrale che imita i sintomi del morbo di Alzheimer (MA), ...

Riprogrammare «cellule di supporto» in neuroni per riparare il cervello adulto…

21.11.2014 | Ricerche

La porzione del cervello adulto responsabile del pensiero complesso, la corteccia cerebrale, non ...

Ecco perché alcune persone con marcatori cerebrali di Alzheimer non hanno deme…

17.08.2018 | Ricerche

Un nuovo studio condotto all'Università del Texas di Galveston ha scoperto perché alcune...

Malato di Alzheimer: la casa di cura la paga lo Stato?

25.05.2023 | Normativa

Chi si fa carico delle spese per un malato di Alzheimer ricoverato in una casa di riposo? Scopriamo ...

Infezione cerebrale da funghi produce cambiamenti simili all'Alzheimer

26.10.2023 | Ricerche

Ricerche precedenti hanno implicato i funghi in condizioni neurodegenerative croniche co...

Svolta per l'Alzheimer? Confermato collegamento genetico con i disturbi i…

26.07.2022 | Ricerche

Uno studio eseguito in Australia alla Edith Cowan University (ECU) ha confermato il legame tra Alzhe...

Alzheimer, Parkinson e Huntington condividono una caratteristica cruciale

26.05.2017 | Ricerche

Uno studio eseguito alla Loyola University di Chicago ha scoperto che delle proteine ​​a...

Cerca il tuo sonno ideale: troppo e troppo poco legati al declino cognitivo

28.10.2021 | Ricerche

Come tante altre cose buone della vita, il sonno fa meglio se è moderato. Uno studio plu...

Identificazione dei primi segnali dell'Alzheimer

7.03.2022 | Ricerche

Un team multidisciplinare di ricerca, composto da ricercatori del progetto ARAMIS, dell...

[Greg O'Brien] Scoprire la grazia dell'imperfezione: apprezzare la l…

11.11.2025 | Voci della malattia

"Scrivi in ​​modo forte e chiaro ciò che fa male" (attribuito a Ernest Hemingway)

<...

Pensaci: tenere attivo il cervello può ritardare l'Alzheimer di 5 anni

21.07.2021 | Ricerche

Mantenere il cervello attivo in vecchiaia è sempre stata un'idea intelligente, ma un nuo...

Pressione bassa potrebbe essere uno dei colpevoli della demenza

2.10.2019 | Esperienze & Opinioni

Invecchiando, le persone spesso hanno un declino della funzione cerebrale e spesso si pr...

Logo AARAssociazione Alzheimer OdV
Via Schiavonesca 13
31039 Riese Pio X° (TV)

We use cookies

We use cookies on our website. Some of them are essential for the operation of the site, while others help us to improve this site and the user experience (tracking cookies). You can decide for yourself whether you want to allow cookies or not. Please note that if you reject them, you may not be able to use all the functionalities of the site.