Iscriviti alla newsletter



Registrati alla newsletter (giornaliera o settimanale):
Ricevi aggiornamenti sulla malattia, gli eventi e le proposte dell'associazione. Il tuo indirizzo email è usato solo per gestire il servizio, non sarà mai ceduto ad altri.


Attività del cervello a riposo può dare indizi su diagnosi e progressione dell'Alzheimer

Alcune regioni del cervello nelle persone con morbo di Alzheimer (MA) si riorganizzano più spesso a riposo, rispetto alle persone senza la malattia, e nelle persone sane questo rimescolamento frequente a volte prevede chi svilupperà la condizione in seguito, secondo un nuovo studio dell'Università del Michigan e della Columbia University.

brain rewiring Image by AI on freepik

La capacità del cervello di riorganizzare varie regioni è chiamata 'flessibilità neurale', afferma Eleanna Varangis, assistente prof.ssa della U-M e prima autrice dello studio, apparso sul Journal of Alzheimer's Disease.


"Il nostro cervello sta sempre organizzando e riorganizzando regioni di diverse reti funzionali per assicurarsi che abbia le risorse di cui ha bisogno per completare vari compiti cognitivi"
, ha affermato la Varangis. "Abbiamo scoperto che nel MA il cervello tende a riorganizzarsi più di frequente. Nel complesso, il nostro studio suggerisce che possiamo usare informazioni sul modo in cui il nostro cervello si organizza in reti funzionali per aiutare a identificare se qualcuno ha o no la malattia".


Si pensa che 1 uomo su 10 e 1 donna su 5 svilupperà il MA nella vita e l'intervento precoce è fondamentale per mantenere l'indipendenza. La scansione cerebrale con risonamnza magnetica funzionale (fMRI) ha mostrato il potenziale come biomarcatore precoce del rischio di malattia, afferma la Varangis. In questo studio i ricercatori hanno usato i dati di fMRI raccolti da 862 anziani cognitivamente normali, con lieve compromissione cognitiva e con MA, partecipanti all'Alzheimer’s Disease Neuroimaging Initiative, mentre erano svegli, ma a riposo, per esaminare la flessibilità neurale nel cervello.


La Varangis e colleghi volevano sapere due cose: se il danno al cervello causato dal MA causa cambiamenti nella flessibilità neurale, e se questa può aiutare a prevedere chi può passare dal gruppo cognitivamente normale al MA.


Hanno scoperto che la flessibilità neurale era significativamente più alta nel gruppo MA che nel gruppo cognitivamente normale in tutte le regioni cerebrali e in 6 reti specifiche, e la flessibilità neurale era significativamente più alta nel gruppo di lieve deterioramento cognitivo rispetto al gruppo cognitivamente normale nella rete visuale. Tra i 617 partecipanti sani al basale, l'8,6% è passato alla demenza nei successivi 11 anni, in linea con le stime nazionali della prevalenza della demenza in età avanzata. Una maggiore flessibilità neurale nella rete visiva era associata alla transizione al MA.


"Sebbene questo sia un effetto solo modesto, è un buon indizio che l'attività in queste regioni visive potrebbe dirci qualcosa sul rischio di MA anni prima della diagnosi formale", ha detto la Varangis. "Dal momento che pensiamo che il deterioramento cognitivo sia il sintomo principale del MA, la scoperta che questa rete sensoriale è quella che prevede la conversione al MA era un po' inaspettata, ma non del tutto sorprendente. Nel caso tipico di MA, la patologia cerebrale che causa la malattia progredisce nelle regioni sensoriali solo nelle fasi avanzate della malattia. Potrebbe essere che queste regioni mostrino una maggiore flessibilità perché sono tra le regioni più sane del cervello, non ancora colpite dalla patologia della malattia".


I risultati hanno sfidato l'intuizione dei ricercatori perché, in generale, flessibilità e adattabilità sono considerate cose buone, afferma la Varangis:

"Ma una volta che è evidente il processo della malattia, potrebbe essere che se stiamo riposando e c'è questa frequente riassegnazione delle regioni del cervello a diverse funzioni, potrebbe essere che parti del cervello non funzionano nel modo in cui dovrebbero".


È importante ricordare che si tratta di una tecnica sperimentale ed è lungi dall'essere un'applicazione diagnostica, afferma la Varangis:

"Molte persone ritengono che nella malattia neurodegenerativa c'è questo rallentamento generale del cervello nel tempo. Ma per me, questi risultati ci dicono che il cervello è un organo molto dinamico, e anche con la cognizione che cambia o peggiora nel tempo, c'è ancora così tanta flessibilità che permette al nostro cervello di adattarsi, che penso sia anche un segno di speranza e resilienza".

 

 

 


Fonte: University of Michigan (> English) - Traduzione di Franco Pellizzari.

Riferimenti: E Varangis, [+4], S Lee. Neural flexibility is higher in Alzheimer’s disease and predicts Alzheimer’s disease transition. J Alz Dis, 2025, DOI

Copyright: Tutti i diritti di testi o marchi inclusi nell'articolo sono riservati ai rispettivi proprietari.

Liberatoria: Questo articolo non propone terapie o diete; per qualsiasi modifica della propria cura o regime alimentare si consiglia di rivolgersi a un medico o dietologo. Il contenuto non rappresenta necessariamente l'opinione dell'Associazione Alzheimer OdV di Riese Pio X ma solo quella dell'autore citato come "Fonte". I siti terzi raggiungibili da eventuali collegamenti contenuti nell'articolo e/o dagli annunci pubblicitari sono completamente estranei all'Associazione, il loro accesso e uso è a discrezione dell'utente. Liberatoria completa qui.

Nota: L'articolo potrebbe riferire risultati di ricerche mediche, psicologiche, scientifiche o sportive che riflettono lo stato delle conoscenze raggiunte fino alla data della loro pubblicazione.


 

Notizie da non perdere

Studio rafforza il legame tra vaccino contro l'herpes zoster e minore ris…

10.04.2025 | Ricerche

La nuova analisi di un programma di vaccinazione in Galles ha scoperto che il vaccino contro l'he...

Cibo per pensare: come la dieta influenza il cervello per tutta la vita

7.10.2024 | Esperienze & Opinioni

Una quantità di ricerche mostra che ciò che mangiamo influenza la capacità del corpo di ...

Aumentano le evidenze di origini alternative delle placche di Alzheimer

13.06.2022 | Ricerche

I risultati di uno studio potrebbero spiegare perché i farmaci progettati per rimuovere i depositi d...

I dieci psicobiotici di cui hai bisogno per un cervello felice

9.09.2019 | Esperienze & Opinioni

Psicobiotici? Cosa sono gli psicobiotici?? Bene, cosa penseresti se io dicessi che la tu...

Perché dimentichiamo? Nuova teoria propone che 'dimenticare' è in re…

17.01.2022 | Ricerche

Mentre viviamo creiamo innumerevoli ricordi, ma molti di questi li dimentichiamo. Come m...

Scoperto il punto esatto del cervello dove nasce l'Alzheimer: non è l…

17.02.2016 | Ricerche

Una regione cruciale ma vulnerabile del cervello sembra essere il primo posto colpito da...

'Tau, disfunzione sinaptica e lesioni neuroassonali si associano di più c…

26.05.2020 | Ricerche

Il morbo di Alzheimer (MA) comporta il deperimento caratteristico di alcune regioni del ...

Nuova teoria sulla formazione dei ricordi nel cervello

9.03.2021 | Ricerche

Una ricerca eseguita all'Università del Kent ha portato allo sviluppo della teoria MeshC...

Colpi in testa rompono i 'camion della spazzatura' del cervello acce…

5.12.2014 | Ricerche

Un nuovo studio uscito ieri sul Journal of Neuroscience dimostra che un...

Falsi miti: perché le persone sono così pessimiste sulla vecchiaia?

4.06.2020 | Esperienze & Opinioni

Non smettiamo di giocare perché invecchiamo, ma invecchiamo perché smettiamo di giocare ...

Antiossidanti aiutano contro vari problemi di salute, ma è complicato capire q…

3.11.2025 | Esperienze & Opinioni

La descrizione di antiossidante è tutta nel nome: gli antiossidanti contrastano gli ossi...

Un nuovo modello per l'Alzheimer: fenotipi di minaccia, stati di difesa e…

23.04.2021 | Esperienze & Opinioni

Che dire se avessimo concettualizzato erroneamente, o almeno in modo incompleto, il morb...

Immagini mai viste prima delle prime fasi dell'Alzheimer

14.03.2017 | Ricerche

I ricercatori dell'Università di Lund in Svezia, hanno utilizzato il sincrotrone MAX IV ...

Ricercatori delineano un nuovo approccio per trattare le malattie degenerative

8.05.2024 | Ricerche

Le proteine sono i cavalli da soma della vita. Gli organismi li usano come elementi costitutivi, ...

Interleuchina3: la molecola di segnalazione che può prevenire l'Alzheimer…

20.07.2021 | Ricerche

Una nuova ricerca su esseri umani e topi ha identificato una particolare molecola di seg...

I possibili collegamenti tra sonno e demenza evidenziati dagli studi

24.11.2017 | Ricerche

Caro Dottore: leggo che non dormire abbastanza può aumentare il rischio di Alzheimer. Ho avuto pr...

Subiamo un 'lavaggio del cervello' durante il sonno?

4.11.2019 | Ricerche

Una nuova ricerca eseguita alla Boston University suggerisce che questa sera durante il ...

Studio cinese: 'Metti spezie nel tuo cibo per tenere a bada l'Alzhei…

13.01.2022 | Ricerche

Proprio come 'una mela al giorno toglie il medico di torno', sono ben noti i benefici di...

Orienteering: un modo per addestrare il cervello e contrastare il declino cogn…

27.01.2023 | Ricerche

Lo sport dell'orienteering (orientamento), che attinge dall'atletica, dalle capacità di ...

Capire l'origine dell'Alzheimer, cercare una cura

30.05.2018 | Ricerche

Dopo un decennio di lavoro, un team guidato dal dott. Gilbert Bernier, ricercatore di Hô...

Logo AARAssociazione Alzheimer OdV
Via Schiavonesca 13
31039 Riese Pio X° (TV)

We use cookies

We use cookies on our website. Some of them are essential for the operation of the site, while others help us to improve this site and the user experience (tracking cookies). You can decide for yourself whether you want to allow cookies or not. Please note that if you reject them, you may not be able to use all the functionalities of the site.