Un gruppo di ricerca in Israele ha messo a punto un nuovo approccio per identificare le basi molecolari per la progettazione di un farmaco che un giorno potrebbe ridurre il rischio di Alzheimer dei pazienti con diabete. Il gruppo presenterà il suo lavoro alla 57° riunione annuale della Società Biofisica (BPS), che si terrà dal 2 al 6 febbraio 2013 a Philadelphia in Pennsylvania.
Uno studio recente suggerisce che le persone che soffrono di diabete di tipo 2 hanno un rischio doppio di sviluppare l'Alzheimer in età avanzata rispetto a quelli che non hanno il diabete.
Il collegamento che queste malattie condividono è relativo alla formazione di due tipi di depositi di peptidi che si aggregano, si legano insieme. I peptidi sono catene di amminoacidi; catene più lunghe formano le proteine. Un tipo di peptide, chiamato amiloide-beta, si trova nelle placche di Alzheimer tra i neuroni del cervello. L'altro tipo, l'amilina, si trova nel pancreas e nel cervello. Due anni fa, i ricercatori hanno trovato entrambe queste molecole nel pancreas dei pazienti diabetici, e in entrambe le malattie la loro presenza è stata legata alla progressione dello stato della malattia.
Per esplorare l'ipotesi che le interazioni tra le due molecole possano avere un ruolo cruciale nell'auto-assemblaggio di peptidi che porta all'aggregazione proteica, Yifat Miller, professore assistente alla Ben-Gurion University of the Negev di Beer-Sheva in Israele, ha definito il modo in cui le due molecole di proteine interagiscono tra loro, esaminando la loro struttura. E' la prima analisi di questo tipo.
"Il nostro studio può aiutare a capire il legame tra diabete di tipo 2 e Alzheimer identificando le «zone calde» specifiche di questi peptidi che interagiscono fortemente tra di loro", dice Miller. "Crediamo che impedendo queste interazioni con un farmaco si possa ridurre il rischio dei pazienti con diabete di tipo 2 di sviluppare l'Alzheimer in seguito nella vita".
Il collaboratore Aphrodite Kapurniotu della Technische Universität München a Freising-Weihenstephan in Germania, ha eseguito l'esame molecolare sperimentale delle interazioni tra questi due peptidi. La ricerca di Miller è stata finanziata dal Settimo Programma Quadro (FP7/2011) dell'Unione europea.
***********************
Cosa pensi di questo articolo? Ti è stato utile? Hai rilievi, riserve, integrazioni? Conosci casi o ti è successo qualcosa che lo conferma? o lo smentisce? Puoi usare il modulo dei commenti qui sotto per dire la tua opinione. Che è importante e unica.
***********************
Fonte: Materiale della Biophysical Society, via Newswise.
Pubblicato in Science Daily il 1 Febbraio 2013 - Traduzione di Franco Pellizzari.
Copyright: Tutti i diritti di eventuali testi o marchi citati nell'articolo sono riservati ai rispettivi proprietari.
Liberatoria: Questo articolo non propone terapie o diete; per qualsiasi modifica della propria cura o regime alimentare si consiglia di rivolgersi a un medico o dietologo. Il contenuto non dipende da, nè impegna l'Associazione Alzheimer onlus di Riese Pio X. I siti terzi raggiungibili da eventuali links contenuti nell'articolo e/o dagli annunci pubblicitari proposti da Google sono completamente estranei all'Associazione, il loro accesso e uso è a discrezione dell'utente. Liberatoria completa qui.
Nota: L'articolo potrebbe riferire risultati di ricerche mediche, psicologiche, scientifiche o sportive che riflettono lo stato delle conoscenze raggiunte fino alla data della loro pubblicazione.
Sostieni l'Associazione; una donazione, anche minima, ci aiuterà ad assistere malati e famiglie e continuare ad informarti. Clicca qui a destra: |