Un team di ricercatori del sonno guidati da Sara C. Mednick (foto), psicologo della University of California di Riverside, ha confermato il meccanismo che permette al cervello di consolidare la memoria e ha scoperto che un aiuto al sonno, prescritto comunemente, migliora il processo.
Queste scoperte potrebbero portare a nuove terapie del sonno in grado di migliorare la memoria degli anziani e quelli con demenza, Alzheimer e schizofrenia.
La ricerca innovativa appare in un articolo pubblicato sul Journal of Neuroscience. Precedenti ricerche hanno trovato una correlazione tra picchi di sonno (scatti di attività del cervello che durano un secondo o meno durante una determinata fase del sonno) e il consolidamento dei ricordi che dipende dall'ippocampo. L'ippocampo, una parte della corteccia cerebrale, è importante per il consolidamento di informazioni dalla memoria a breve termine a quella di lungo termine, e per la navigazione spaziale. L'ippocampo è una delle prime regioni del cervello danneggiate dall'Alzheimer.
La Mednick e il suo team di ricerca dimostrano, per la prima volta, il ruolo fondamentale che hanno i picchi di sonno nel consolidare la memoria nell'ippocampo, e dimostrano che i farmaci potrebbero migliorare sensibilmente questo processo, molto più del solo dormire.
Oltre alla Mednick, il team di ricerca comprendeva: Elizabeth A. McDevitt della UC San Diego; James K. Walsh del VA San Diego Healthcare System di La Jolla in California; Erin Wamsley dell'Ospedale San Luca di St. Louis nel Missouri; Martin Paulus della Stanford University; Jennifer C. Kanady della Harvard Medical School; e Sean PA Drummond della UC Berkeley.
"Abbiamo scoperto che un farmaco per il sonno molto comune può essere utilizzato per aumentare la memoria verbale", scrive la Mednick, l'autore principale del documento, che delinea i risultati di due studi condotti in cinque anni con un assegno di ricerca di 652 mila dollari dal National Institutes of Health. "Questo è il primo studio a dimostrare che è possibile modificare il sonno per migliorare la memoria. Suggerisce che dei farmaci per il sonno potrebbero essere un potente strumento per modellare il sonno su particolari disturbi della memoria".
A un totale di 49 uomini e donne tra 18 e 39 anni, che dormivano normalmente, sono state somministrate dosi variabili di zolpidem (Ambien) o sodio oxibato (Xyrem) o un placebo, con un intervallo di diversi giorni tra le varie dosi per permettere ai farmaci di lasciare il loro corpo. I ricercatori hanno monitorato il loro sonno, misurata la sonnolenza e l'umore dopo un sonnellino, e utilizzato diversi test per valutare la loro memoria.E hanno scoperto che lo zolpidem aumenta significativamente la densità dei picchi di sonno ("sleep spindles") e migliora il consolidamento della memoria verbale.
"Il miglioramento farmacologico dei picchi del sonno negli adulti sani produce prestazioni di memoria eccezionali al di là di quella osservata nel solo dormire o nel dormire con il farmaco di confronto (oxibato sodio)", scrivono i ricercatori del sonno. "... I risultati pongono le basi per un trattamento mirato dei deficit di memoria e la possibilità di migliorare eccezionalmente la memoria, più di quanto avviene con un periodo di sonno normale".
La Mednick dice che uno dei prossimi passi in questa linea di ricerca è determinare quale componente della risposta fisica all'Ambien (l'amnesia associata al farmaco, o qualcosa legata ad un aspetto specifico di sonno) è responsabile dell'aumento della densità di picchi di sonno e del conseguente consolidamento della memoria. Lei spera anche di studiare l'impatto del zolpidem sugli anziani, che soffrono di scarsa memoria dichiarativa e anche riduzione dei picchi di sonno. Anche gli individui con Alzheimer, demenza e schizofrenia sperimentano un declino dei picchi di sonno.
"Possiamo trovare una risposta in base alla dose, per esempio, più Ambien, più beneficio?", si chiede. La Mednick dice che il sonno è un campo di ricerca molto nuovo e non riceve generalmente una attenzione adeguata nelle scuole di medicina."Sappiamo molto poco su di esso", secondo la Mednick, che ha iniziato a studiare il sonno nei primi anni 2000 con la ricerca sul modo in cui i pennichelle beneficiano l'apprendimento percettivo. "Sappiamo che influenza il comportamento, e sappiamo che il sonno è parte integrante di molte malattie con problemi di memoria. Dobbiamo integrare il sonno nelle diagnosi mediche e nelle strategie di trattamento. Questa ricerca apre molte possibilità".
of this article is here.
Fonte: University of California, Riverside. Articolo originale scritto da Bettye Miller.
Riferimento: SC Mednick, EA McDevitt, JK Walsh, E. Wamsley, M. Paulus, JC Kanady, SPA Drummond. The Critical Role of Sleep Spindles in Hippocampal-Dependent Memory: A Pharmacology Study. Journal of Neuroscience, 2013; 33 (10): 4494 DOI: 10.1523/JNEUROSCI.3127-12.2013.
Pubblicato in Science Daily il 11 Marzo 2013 - Traduzione di Franco Pellizzari.
Copyright: Tutti i diritti di eventuali testi o marchi citati nell'articolo sono riservati ai rispettivi proprietari.
Liberatoria: Questo articolo non propone terapie o diete; per qualsiasi modifica della propria cura o regime alimentare si consiglia di rivolgersi a un medico o dietologo. Il contenuto non dipende da, nè impegna l'Associazione Alzheimer onlus di Riese Pio X. I siti terzi raggiungibili da eventuali links contenuti nell'articolo e/o dagli annunci pubblicitari proposti da Google sono completamente estranei all'Associazione, il loro accesso e uso è a discrezione dell'utente. Liberatoria completa qui.
Nota: L'articolo potrebbe riferire risultati di ricerche mediche, psicologiche, scientifiche o sportive che riflettono lo stato delle conoscenze raggiunte fino alla data della loro pubblicazione.
Sostieni l'Associazione; una donazione, anche minima, ci aiuterà ad assistere malati e famiglie e continuare ad informarti. Clicca qui a destra: |