Iscriviti alla newsletter



Registrati alla newsletter (giornaliera o settimanale):
Ricevi aggiornamenti sulla malattia, gli eventi e le proposte dell'associazione. Il tuo indirizzo email è usato solo per gestire il servizio, non sarà mai ceduto ad altri.


Dove si accumulano le placche: ecco un indicatore migliore dell'Alzheimer

Ricercatori del Dipartimento di Radiologia della Penn Medicine deducono da un nuovo studio, pubblicato online il 15 Luglio su Neurobiology of Aging, che la traiettoria dell'accumulo di placca amiloide (più ancora della sua quantità complessiva) può diventare un potente biomarcatore per la diagnosi precoce del declino cognitivo.


La placca amiloide - ciuffi di proteine ​​anomale nel cervello legate all'Alzheimer, come quella in basso a destra nella foto - inizia ad accumularsi relativamente presto nel lobo temporale, rispetto alle altre aree come il lobo frontale, ed è associata al declino cognitivo, secondo lo studio.


"Sapere che alcuni modelli di anormalità cerebrali sono associati alle prestazioni cognitive potrebbe avere un'importanza fondamentale per la diagnosi precoce e la gestione dell'Alzheimer", premette l'autore senior Christos Davatzikos, PhD, professore del Dipartimento di Radiologia, Center for Biomedical Image Computing and Analytics, della Scuola Perelman di Medicina all'Università della Pennsylvania.


Oggi, il declino della memoria e l'Alzheimer - che colpisce 5,4 milioni di americani - sono spesso valutate con vari strumenti, compresi i test dei fluidi fisici e biologici e le scansioni cerebrali della placca amiloide totale nel cervello. Studi precedenti hanno collegato una maggiore quantità di placca nelle persone senza demenza ad un maggior rischio di sviluppo della malattia. Tuttavia, è stato di recente dimostrato che quasi un terzo delle persone con placca nel cervello non mostrano mai segni di declino cognitivo, sollevando dubbi circa il suo ruolo specifico nella malattia.


Ora, il dottor Davatzikos e i suoi colleghi della Penn, in collaborazione con un team guidato da Susan M. Resnick, PhD, direttore del Laboratory of Behavioral Neuroscience al National Institute on Aging (NIA), hanno usato scansioni cerebrali con composto Pittsburgh B (PIB) del Baltimore Longitudinal Study of Aging Imaging Study per scoprire una associazione più forte tra il declino della memoria e i modelli spaziali della progressione della placca amiloide rispetto al carico amiloide totale.


"Sembra che sia più un problema di modello spaziale di progressione della placca, e non tanto di quantità totale presente nel cervello. Abbiamo visto una differenza nella distribuzione spaziale delle placche tra i pazienti in declino cognitivo e quelli stabili, la cui funzione cognitiva era stata misurata su un periodo di 12 anni. Hanno quantità simili di placca amiloide, però in punti diversi", ha detto il dottor Davatzikos. "Questo è importante perché risponde teoricamente alle domande sulla variabilità vista nella ricerca clinica tra i pazienti che presentano la placca. Si accumula in diversi modelli spaziali per i diversi pazienti, ed è quel modello di crescita che può determinare se la memoria diminuisce".


Il gruppo, che comprende il primo autore Rachel A. Yotter, PhD, ricercatore post-dottorato della Section for Biomedical Image Analysis, ha analizzato retrospettivamente le scansioni PET PIB di 64 pazienti del Baltimore Longitudinal Study of Aging della NIA, la cui età media era di 76 anni. Per lo studio, i ricercatori hanno creato un quadro unico di cervelli dei pazienti, combinando e analizzando le immagini PET con densità e volume della placca amiloide e distribuzione spaziale all'interno del cervello. Il radiofarmaco PiB ha permesso ai ricercatori di vedere i cambiamenti amiloidi temporali nella deposizione.


Quelle immagini sono poi state confrontate con i punteggi del California Verbal Learning Test (CLVT), tra gli altri test sui partecipanti, per determinare il declino cognitivo longitudinale. Il gruppo è stato poi suddiviso in due sottogruppi: gli individui più stabili e quelli in declino (26 partecipanti). Nonostante la mancanza di differenze significative nella quantità totale di amiloide nel cervello, i modelli spaziali tra i due gruppi (stabile e in declino) erano diversi: il primo mostra un accumulo relativamente precoce nei lobi frontali e il secondo nei lobi temporali.


Una particolare area del cervello può essere colpita presto o tardi a seconda della traiettoria dell'amiloide, secondo gli autori, e questo a sua volta influenza il deterioramento cognitivo. Le zone colpite presto dalla placca includono le regioni temporale laterale e parietali, risparmiando lobo occipitale e cortecce motorie fino alla successiva progressione della malattia.


"Questa scoperta ha vaste implicazioni per la comprensione della relazione tra il declino cognitivo e la resistenza e la posizione della placca amiloide, così come sull'uso delle scansioni dell'amiloide come biomarcatore per la ricerca e la clinica", conclude il dottor Davatzikos. "Il passo successivo sarà analizzare più persone con decadimento cognitivo lieve, ed approfondire l'esame delle scansioni successive dello studio BLSA su questi individui, che potrebbero fornire ulteriori dettagli circa la sua rilevanza per la diagnosi precoce dell'Alzheimer".

 

 

 

 

 


Fonte: Perelman School of Medicine at the University of Pennsylvania.

Riferimento: Rachel A. Yotter, Jimit Doshi, Vanessa Clark, Jitka Sojkova, Yun Zhou, Dean F. Wong, Luigi Ferrucci, Susan M. Resnick, Christos Davatzikos. Memory decline shows stronger associations with estimated spatial patterns of amyloid deposition progression than total amyloid burden. Neurobiology of Aging, 2013; DOI: 10.1016/j.neurobiolaging.2013.05.030

Pubblicato in Science Daily (> English version) - Traduzione di Franco Pellizzari.

Copyright: Tutti i diritti di eventuali testi o marchi citati nell'articolo sono riservati ai rispettivi proprietari.

Liberatoria: Questo articolo non propone terapie o diete; per qualsiasi modifica della propria cura o regime alimentare si consiglia di rivolgersi a un medico o dietologo. Il contenuto non dipende da, nè impegna l'Associazione Alzheimer onlus di Riese Pio X. I siti terzi raggiungibili da eventuali links contenuti nell'articolo e/o dagli annunci pubblicitari proposti da Google sono completamente estranei all'Associazione, il loro accesso e uso è a discrezione dell'utente. Liberatoria completa qui.

Nota: L'articolo potrebbe riferire risultati di ricerche mediche, psicologiche, scientifiche o sportive che riflettono lo stato delle conoscenze raggiunte fino alla data della loro pubblicazione.

Sostieni l'Associazione; una donazione, anche minima, ci aiuterà ad assistere malati e famiglie e continuare ad informarti. Clicca qui a destra:

 


 

 

Notizie da non perdere

Nessuna cura per l'Alzheimer nel corso della mia vita

26.04.2019 | Esperienze & Opinioni

La Biogen ha annunciato di recente che sta abbandonando l'aducanumab, il suo farmaco in ...

Scoperto un fattore importante che contribuisce all'Alzheimer

22.08.2022 | Ricerche

Una ricerca guidata dai dott. Yuhai Zhao e Walter Lukiw della Luisiana State University ...

Immagini mai viste prima delle prime fasi dell'Alzheimer

14.03.2017 | Ricerche

I ricercatori dell'Università di Lund in Svezia, hanno utilizzato il sincrotrone MAX IV ...

Scoperto perché l'APOE4 favorisce l'Alzheimer e come neutralizzarlo

10.04.2018 | Ricerche

Usando cellule di cervello umano, scienziati dei Gladstone Institutes hanno scoperto la ...

Dott. Perlmutter: Sì, l'Alzheimer può essere invertito!

6.12.2018 | Ricerche

Sono spesso citato affermare che non esiste un approccio farmaceutico che abbia un'effic...

Il ruolo sorprendente delle cellule immunitarie del cervello

21.12.2020 | Ricerche

Una parte importante del sistema immunitario del cervello, le cellule chiamate microglia...

Alzheimer, Parkinson e Huntington condividono una caratteristica cruciale

26.05.2017 | Ricerche

Uno studio eseguito alla Loyola University di Chicago ha scoperto che delle proteine ​​a...

Come dormiamo oggi può prevedere quando inizia l'Alzheimer

8.09.2020 | Ricerche

Cosa faresti se sapessi quanto tempo hai prima che insorga il morbo di Alzheimer (MA)? N...

Invertita per la prima volta la perdita di memoria associata all'Alzheime…

1.10.2014 | Ricerche

La paziente uno aveva avuto due anni di perdita progressiva di memoria...

Nuova teoria sulla formazione dei ricordi nel cervello

9.03.2021 | Ricerche

Una ricerca eseguita all'Università del Kent ha portato allo sviluppo della teoria MeshC...

'Tau, disfunzione sinaptica e lesioni neuroassonali si associano di più c…

26.05.2020 | Ricerche

Il morbo di Alzheimer (MA) comporta il deperimento caratteristico di alcune regioni del ...

Infezione cerebrale da funghi produce cambiamenti simili all'Alzheimer

26.10.2023 | Ricerche

Ricerche precedenti hanno implicato i funghi in condizioni neurodegenerative croniche co...

Scienziati dicono che si possono recuperare i 'ricordi persi' per l…

4.08.2017 | Ricerche

Dei ricordi dimenticati sono stati risvegliati nei topi con Alzheimer, suggerendo che la...

Interleuchina3: la molecola di segnalazione che può prevenire l'Alzheimer…

20.07.2021 | Ricerche

Una nuova ricerca su esseri umani e topi ha identificato una particolare molecola di seg...

Svelata una teoria rivoluzionaria sull'origine dell'Alzheimer

28.12.2023 | Ricerche

Nonostante colpisca milioni di persone in tutto il mondo, il morbo di Alzheimer (MA) man...

Che speranza hai dopo la diagnosi di Alzheimer?

25.01.2021 | Esperienze & Opinioni

Il morbo di Alzheimer (MA) è una malattia che cambia davvero la vita, non solo per la pe...

Colpi in testa rompono i 'camion della spazzatura' del cervello acce…

5.12.2014 | Ricerche

Un nuovo studio uscito ieri sul Journal of Neuroscience dimostra che un...

Marito riferisce un miglioramento 'miracoloso' della moglie con Alzh…

28.09.2018 | Annunci & info

Una donna di Waikato (Nuova Zelanda) potrebbe essere la prima persona al mondo a miglior...

Qualità della vita peggiora quando l'Alzheimer è complicato dal cancro

28.04.2023 | Esperienze & Opinioni

Che considerazioni si possono fare per una persona con Alzheimer che riceve anche la diagnosi di can...

Districare la tau: ricercatori trovano 'obiettivo maneggiabile' per …

30.01.2019 | Ricerche

L'accumulo di placche di amiloide beta (Aβ) e grovigli di una proteina chiamata tau nel ...

Logo AARAssociazione Alzheimer OdV
Via Schiavonesca 13
31039 Riese Pio X° (TV)

We use cookies

We use cookies on our website. Some of them are essential for the operation of the site, while others help us to improve this site and the user experience (tracking cookies). You can decide for yourself whether you want to allow cookies or not. Please note that if you reject them, you may not be able to use all the functionalities of the site.