Iscriviti alla newsletter



Registrati alla newsletter (giornaliera o settimanale):
Ricevi aggiornamenti sulla malattia, gli eventi e le proposte dell'associazione. Il tuo indirizzo email è usato solo per gestire il servizio, non sarà mai ceduto ad altri.


Lo stress cronico aumenta la vulnerabilità ai rischi metabolici legati al cibo

Una nuova ricerca della University of California di San Francisco dimostra per la prima volta che le persone ad alto stress che mangiano molti cibi ad alto contenuto di grassi e di zuccheri, corrono più rischi per la salute rispetto alle persone con poco stress che mangiano la stessa quantità di cibi malsani.


"Lo stress cronico può avere un ruolo importante nell'influenzare la biologia, ed è fondamentale capire i percorsi esatti attraverso i quali opera", ha detto Kirstin Aschbacher, PhD, professore assistente nel Dipartimento di Psichiatria della UCSF e autrice principale dello studio.


"Molte persone pensano che una caloria sia una caloria, ma questo studio suggerisce che due donne che mangiano la stessa cosa potrebbero avere diverse risposte metaboliche in base al loro livello di stress", ha detto la Aschbacher.
"Sembra che ci sia un percorso dello stress che funziona attraverso la dieta; per esempio, potrebbe essere simile a quello che vediamo negli animali, dove le cellule adipose crescono più velocemente in risposta al cibo spazzatura quando il corpo è cronicamente stressato".


La sindrome metabolica è un insieme di anomalie (aumento della pressione sanguigna, livello elevato di zucchero nel sangue, grasso corporeo in eccesso intorno alla vita e livelli anomali di colesterolo) che si verificano insieme, aumentando il rischio di malattie cardiache, ictus e diabete.
Anche se questo percorso stress-cibo spazzatura è stato ben tracciato nei roditori e nei primati, questo studio è il primo a suggerire che le stesse vie possono essere al lavoro negli esseri umani cronicamente stressati, secondo i ricercatori.


"Possiamo vedere che questo rapporto esiste misurando semplicemente lo stress e la dieta alimentare, e guardando dentro alla salute metabolica", ha detto l'autore senior Elissa Epel, PhD.
"La dieta sembra essere una variabile critica che può sia amplificare, che proteggere da, gli effetti metabolici dello stress, ma ancora non si conoscono i dettagli di quanto ci mette. Sarà utile vedere cosa succede nel nostro prossimo studio, quando avremo persone con stress elevato su una dieta ad alto contenuto di zucchero per un paio di settimane".

 

 

Esame di un biomarcatore legato allo stress nelle donne

Lo studio, pubblicato online sulla rivista Psychoneuroendocrinology, ha esaminato un gruppo di 61 donne sane; 33 erano cronicamente stressate che si prendevano cura di un coniuge o un genitore con demenza, e 28 erano donne con basso livello di stress. Per tutto un anno, le donne hanno registrato il loro consumo di cibi con molti zuccheri e grassi.

Può essere rilevante perché:

Tutte le condizioni interessate da questo studio (obesità, diabete, stress, ictus, malattie cardiache, ecc.) sono anche forti fattori di rischio per l'Alzheimer e altre demenze.


I ricercatori hanno valutato i marcatori biologici chiave associati ad un alto rischio metabolico. Hanno misurato il girovita delle partecipanti e la relativa distribuzione del grasso, con ecografie che valutano i depositi profondi di grasso addominale. Hanno testato la resistenza all'insulina delle partecipanti, una delle cause principali di obesità e diabete. Hanno anche usato un esame del sangue per misurare gli ormoni dello stress e il danno ossidativo ai lipidi e al RNA cellulare, un indicatore che prevede la maggiore mortalità da diabete. Anche il danno ossidativo al genoma è un risultato importante perché è un fattore che può contribuire ad un invecchiamento cellulare più veloce.


"Abbiamo trovato che un consumo più frequente di grassi e di zuccheri predice in modo significativo una linea-vita più grande, più grasso nel tronco, maggiore danno ossidativo, e più insulino-resistenza, ma solo nel gruppo di donne esposte a stress cronico", ha detto la Aschbacher.
"Le donne cronicamente stressate non hanno segnalato di mangiare più cibi con alto contenuto di grassi e zucchero, rispetto alle donne meno stressate; tuttavia, esse avevano livelli più elevati di un biomarcatore legato allo stress, il neuropeptide Y (NPY) periferico".

 

Il ruolo dello stress cronico nei processi delle malattie

Sulla base di ciò che è noto da studi su animali, lo stress innesca un aumento del NPY periferico che, in combinazione con il cibo spazzatura, crea cellule di grasso addominale più grandi, e queste cellule possono essere più inclini alla disregolazione metabolica. "La comunità medica sta cominciando ad capire quanto sia importante lo stress cronico nella promozione e nel peggioramento dei processi iniziali delle malattie", ha detto la Aschbacher. "Ma non ci sono linee guida per «trattare» lo stress cronico. Abbiamo bisogno di studi di trattamento per capire se l'aumento della resilienza allo stress possa ridurre la sindrome metabolica, l'obesità o il diabete".


Lo studio è stato finanziato dal National Institutes of Health, dalla Fondazione Marchionne e dall'Institute for Integrative Health. Hanno collaborato Sarah Kornfeld, MA, della Alliant International University; Martin Picard, PhD,dell'Ospedale Pediatrico di Filadelfia; Eli Puterman, PhD, del Dipartimento di Psichiatria dell'UCSF; Peter Havel, DVM, PhD, della University of California di Davis; Kimber Stanhope, PhD, della University of California di Davis; e Robert Lustig, MD, del Dipartimento di Pediatria della UCSF.

 

 

 

 

 


FonteUniversity of California, San Francisco (UCSF)  (> English text) - Traduzione di Franco Pellizzari.

Riferimenti:  Kirstin Aschbacher, Sarah Kornfeld, Martin Picard, Eli Puterman, Peter Havel, Kimber Stanhope, Robert H. Lustig, Elissa Epel. Chronic Stress Increases Vulnerability to Diet-Related Abdominal Fat, Oxidative Stress, and Metabolic Risk. Psychoneuroendocrinology, 2014; DOI: 10.1016/j.psyneuen.2014.04.003

Copyright: Tutti i diritti di eventuali testi o marchi citati nell'articolo sono riservati ai rispettivi proprietari.

Liberatoria: Questo articolo non propone terapie o diete; per qualsiasi modifica della propria cura o regime alimentare si consiglia di rivolgersi a un medico o dietologo. Il contenuto non dipende da, nè impegna l'Associazione Alzheimer onlus di Riese Pio X. I siti terzi raggiungibili da eventuali links contenuti nell'articolo e/o dagli annunci pubblicitari sono completamente estranei all'Associazione, il loro accesso e uso è a discrezione dell'utente. Liberatoria completa qui.

Nota: L'articolo potrebbe riferire risultati di ricerche mediche, psicologiche, scientifiche o sportive che riflettono lo stato delle conoscenze raggiunte fino alla data della loro pubblicazione.

Sostieni l'Associazione; una donazione, anche minima, ci aiuterà ad assistere malati e famiglie e continuare ad informarti. Clicca qui a destra:

 


 

 

Notizie da non perdere

Accumulo di proteine sulle gocce di grasso implicato nell'Alzheimer ad es…

21.02.2024 | Ricerche

In uno studio durato 5 anni, Sarah Cohen PhD, biologa cellulare della UNC e Ian Windham della Rockef...

Sintomi visivi bizzarri potrebbero essere segni rivelatori dell'Alzheimer…

1.02.2024 | Ricerche

Un team di ricercatori internazionali, guidato dall'Università della California di San F...

Rete nascosta di enzimi responsabile della perdita di sinapsi nell'Alzhei…

8.12.2020 | Ricerche

Un nuovo studio sul morbo di Alzheimer (MA) eseguito da scienziati dello Scripps Researc...

Gli interventi non farmacologici per l'Alzheimer sono sia efficaci che co…

19.04.2023 | Ricerche

Un team guidato da ricercatori della Brown University ha usato una simulazione al computer per di...

Alzheimer, Parkinson e Huntington condividono una caratteristica cruciale

26.05.2017 | Ricerche

Uno studio eseguito alla Loyola University di Chicago ha scoperto che delle proteine ​​a...

Il caregiving non fa male alla salute come si pensava, dice uno studio

11.04.2019 | Ricerche

Per decenni, gli studi nelle riviste di ricerca e la stampa popolare hanno riferito che ...

Goccioline liquide dense come computer cellulari: nuova teoria sulla causa del…

22.09.2022 | Ricerche

Un campo emergente è capire come gruppi di molecole si condensano insieme all'interno de...

Chiarito il meccanismo che porta all'Alzheimer e come fermarlo

30.08.2017 | Ricerche

Nel cervello delle persone con Alzheimer ci sono depositi anomali di proteine ​​amiloide-beta e ​...

Scoperto perché l'APOE4 favorisce l'Alzheimer e come neutralizzarlo

10.04.2018 | Ricerche

Usando cellule di cervello umano, scienziati dei Gladstone Institutes hanno scoperto la ...

Meccanismo neuroprotettivo alterato dai geni di rischio dell'Alzheimer

11.01.2022 | Ricerche

Il cervello ha un meccanismo naturale di protezione contro il morbo di Alzheimer (MA), e...

Malato di Alzheimer: la casa di cura la paga lo Stato?

25.05.2023 | Normativa

Chi si fa carico delle spese per un malato di Alzheimer ricoverato in una casa di riposo? Scopriamo ...

Infezione cerebrale da funghi produce cambiamenti simili all'Alzheimer

26.10.2023 | Ricerche

Ricerche precedenti hanno implicato i funghi in condizioni neurodegenerative croniche co...

Smontata teoria prevalente sull'Alzheimer: dipende dalla Tau, non dall�…

2.11.2014 | Ricerche

Una nuova ricerca che altera drasticamente la teoria prevalente sull'or...

Scoperto un fattore importante che contribuisce all'Alzheimer

22.08.2022 | Ricerche

Una ricerca guidata dai dott. Yuhai Zhao e Walter Lukiw della Luisiana State University ...

Che speranza hai dopo la diagnosi di Alzheimer?

25.01.2021 | Esperienze & Opinioni

Il morbo di Alzheimer (MA) è una malattia che cambia davvero la vita, non solo per la pe...

Scoperta inaspettata: proteine infiammatorie possono rallentare il declino cog…

5.07.2021 | Ricerche

Finora la ricerca aveva collegato l'infiammazione al morbo di Alzheimer (MA), però scien...

L'Alzheimer è composto da quattro sottotipi distinti

4.05.2021 | Ricerche

Il morbo di Alzheimer (MA) è caratterizzato dall'accumulo anomale e dalla diffusione del...

L'impatto del sonno su cognizione, memoria e demenza

2.03.2023 | Ricerche

Riduci i disturbi del sonno per aiutare a prevenire il deterioramento del pensiero.

"Ci...

Immagini mai viste prima delle prime fasi dell'Alzheimer

14.03.2017 | Ricerche

I ricercatori dell'Università di Lund in Svezia, hanno utilizzato il sincrotrone MAX IV ...

Relazioni personali ricche migliorano il funzionamento del cervello

22.06.2020 | Ricerche

Come interagiscono gli individui, come si percepiscono uno con l'altro, e i pensieri e i...

Logo AARAssociazione Alzheimer OdV
Via Schiavonesca 13
31039 Riese Pio X° (TV)