Iscriviti alla newsletter



Registrati alla newsletter (giornaliera o settimanale):
Ricevi aggiornamenti sulla malattia, gli eventi e le proposte dell'associazione. Il tuo indirizzo email è usato solo per gestire il servizio, non sarà mai ceduto ad altri.


L'udito può causare restringimento del cervello e demenza

L'udito può causare restringimento del cervello e demenza

Con l'età, il corpo cambia, compreso il cervello. E' normale che il cervello si riduca un po'. Non è normale che si restringa così tanto da indurre una demenza. La demenza è molto più che dimenticare il nome di qualcuno. E' dimenticare così tante cose che la scarsa memoria interferisce con la vita quotidiana.

Fino a poco tempo fa, i consigli su come evitare la demenza erano concentrati sul rimanere attivi e sani: esercizio fisico, dieta, sonno e 'stimolare' il cervello con enigmistica, giochi e attività sociali migliorano tutti la nostra capacità mentale. Queste cose mantengono il cervello attivo, elastico e in forma.

Si scopre ora che anche l'udito influenza il cervello: una nuova ricerca dimostra che la capacità di sentire bene è importante tanto quanto tutto il resto. In realtà, se si trascura l'udito, il cervello può realmente diventare più piccolo.

È vero. Se si sente male, il cervello si ridurrà. Diversi studi della Johns Hopkins University e del National Institute on Aging hanno scoperto che il cervello delle persone "con problemi di udito perdono ogni anno più di un centimetro cubo ulteriore nel tessuto cerebrale rispetto a quelli con udito normale".

Questo è importante perché il cervello umano adulto ha una dimensione di solo circa 1.450 centimetri. A 40 anni, il cervello inizia a ridursi di circa il 5 per cento ogni decennio. Questo significa che quando si arriva a 70 anni, il nostro cervello è diventato di solo circa 1.243 centimetri. Ogni centimetro ulteriore che si mantiene aiuta a pensare meglio.

 

Il cervello è come un muscolo

Come dimostrano gli studi, non essere in grado di sentire correttamente può letteralmente indurre la perdita della mente. Ecco cosa succede: il cervello è come un muscolo; i muscoli hanno bisogno di una buona alimentazione; hanno bisogno di riposare; e hanno bisogno di essere esercitati; così è per il nostro cervello.

Un modo per esercitare il cervello è leggere e apprendere. Un altro modo è usare i sensi: occhi, orecchie, naso, bocca e tatto. Quando si perde l'uso di uno dei sensi, come l'udito, quella parte del cervello si restringe.

Questa contrazione però non riguarda soltanto la parte del cervello usata per udire; essa colpisce pure altre parti. Lo studio della Johns Hopkins ha rivelato che le "strutture cerebrali non lavorano isolate, e le loro responsabilità non finiscono nell'individuare suoni e linguaggio ... esse hanno anche un ruolo nella memoria e nell'integrazione sensoriale e hanno dimostrato di essere coinvolte nei primi stadi del decadimento cognitivo lieve e dell'Alzheimer".

Gli studi dimostrano che la capacità di sentire bene influisce sulla capacità di ricordare le cose. Quando non è possibile ricordare le cose nel lungo termine, quella è la demenza. I ricercatori pensano che un udito scadente danneggi la memoria per le seguenti tre ragioni:

  1. Lo stress sul cervello
    Sforzarsi di sentire ci causa sovraccarico cognitivo, un modo alternativo di definire lo stress. Significa che il cervello deve lavorare più duramente per dare un senso a qualcosa che dovrebbe essere facile.

    Sai come ti fa sentire lo stress. Ti rende ansioso. Questa stessa cosa accade al cervello quando non riesce a sentire adeguatamente. Provoca stress. Se il cervello sta lottando per capire cosa dice la gente, non può mettere a fuoco e memorizzare le informazioni. Così si dimentica le cose.

    Pensa al cervello come a un secchio. Può contenere molte informazioni. A volte, tuttavia, ce ne sono così tante nella testa che alcune fuoriescono. Si dimentica. Questo è normale quando sei stressato.

    Quando il cervello si restringe per non essere usato, tuttavia, è come avere un secchio più piccolo. Si riceve la stessa quantità di informazioni, ma non tutte ci stanno.


  2. Isolamento sociale
    L'isolamento sociale è quando non si interagisce con gli altri. Forse si fa perché si è stanchi di chiedere costantemente "che cosa hai detto?". O non si vuole essere un fastidio, così ci si de-sintonizza dalle conversazioni. Forse si evitano anche del tutto le persone.

    Indovina. Non interagire con la famiglia e gli amici porta alla depressione, a scarsa autostima e a perdita di memoria. Gli esseri umani sono cablati per aver bisogno l'uno dell'altro. Ci colleghiamo principalmente attraverso il tatto e la parola. Quando non parliamo con le persone, non si ottiene la dose giornaliera di collegamento. Parlare con gli amici e la famiglia dà un picco emotivo e crea ormoni del "sentirsi bene" che aumentano il potere del cervello.


  3. Il tuo cervello si annoia
    Il nostro cervello brama la stimolazione. Se non riesce a sentire bene, la materia grigia che elabora l'udito non viene usata. Si immagina che non c'è niente da fare. Si annoia e si spegne.

    In realtà non si perdono le cellule del cervello, secondo gli studi. Diventano solo più piccole, per cui si ha meno materia grigia. Naturalmente, meno materia grigia significa che non si elabora il suono tanto bene, il che significa che la materia grigia si restringe ancora di più, una spirale negativa senza fine verso la sordità.

 

Fermare il circolo vizioso

Questo circolo vizioso può essere fermato. Tutto quello che si deve fare è risolvere il problema. Procurarsi un apparecchio acustico è una soluzione semplice. Gli studi dimostrano che il ritorno alla normalità dell'udito ferma la contrazione della materia grigia.

L'apparecchio acustico può anche aiutare la materia grigia a tornare alla sua dimensione originale. I ricercatori stanno attualmente studiando per vedere se questo accade. Tuttavia, sarà più facile per il nostro cervello tornare in forma se il problema è affrontato in tempo.

 

 

 


Fonte: Pam Montgomery-Earl in St. George (> English text) - Traduzione di Franco Pellizzari.

Copyright: Tutti i diritti di eventuali testi o marchi citati nell'articolo sono riservati ai rispettivi proprietari.

Liberatoria: Questo articolo non propone terapie o diete; per qualsiasi modifica della propria cura o regime alimentare si consiglia di rivolgersi a un medico o dietologo. Il contenuto non dipende da, nè impegna l'Associazione Alzheimer onlus di Riese Pio X. I siti terzi raggiungibili da eventuali links contenuti nell'articolo e/o dagli annunci pubblicitari sono completamente estranei all'Associazione, il loro accesso e uso è a discrezione dell'utente. Liberatoria completa qui.

Nota: L'articolo potrebbe riferire risultati di ricerche mediche, psicologiche, scientifiche o sportive che riflettono lo stato delle conoscenze raggiunte fino alla data della loro pubblicazione.


 

Notizie da non perdere

La consapevolezza di perdere la memoria può svanire 2-3 anni prima della compa…

27.08.2015 | Ricerche

Le persone che svilupperanno una demenza possono cominciare a perdere la consapevolezza dei propr...

Un singolo trattamento genera nuovi neuroni, elimina neurodegenerazione nei to…

1.07.2020 | Ricerche

Xiang-Dong Fu PhD, non è mai stato così entusiasta di qualcosa in tutta la sua carriera...

Smontata teoria prevalente sull'Alzheimer: dipende dalla Tau, non dall�…

2.11.2014 | Ricerche

Una nuova ricerca che altera drasticamente la teoria prevalente sull'or...

Capire l'origine dell'Alzheimer, cercare una cura

30.05.2018 | Ricerche

Dopo un decennio di lavoro, un team guidato dal dott. Gilbert Bernier, ricercatore di Hô...

Lavati i denti, posticipa l'Alzheimer: legame diretto tra gengivite e mal…

4.06.2019 | Ricerche

Dei ricercatori hanno stabilito che la malattia gengivale (gengivite) ha un ruolo decisi...

Nuovo sensore nel cervello offre risposte all'Alzheimer

12.03.2021 | Ricerche

Scienziati della Università della Virginia (UVA) hanno sviluppato uno strumento per moni...

L'impatto del sonno su cognizione, memoria e demenza

2.03.2023 | Ricerche

Riduci i disturbi del sonno per aiutare a prevenire il deterioramento del pensiero.

"Ci...

Interleuchina3: la molecola di segnalazione che può prevenire l'Alzheimer…

20.07.2021 | Ricerche

Una nuova ricerca su esseri umani e topi ha identificato una particolare molecola di seg...

Districare la tau: ricercatori trovano 'obiettivo maneggiabile' per …

30.01.2019 | Ricerche

L'accumulo di placche di amiloide beta (Aβ) e grovigli di una proteina chiamata tau nel ...

LATE: demenza con sintomi simili all'Alzheimer ma con cause diverse

3.05.2019 | Ricerche

È stato definito un disturbo cerebrale che imita i sintomi del morbo di Alzheimer (MA), ...

Relazioni personali ricche migliorano il funzionamento del cervello

22.06.2020 | Ricerche

Come interagiscono gli individui, come si percepiscono uno con l'altro, e i pensieri e i...

Aumentano le evidenze di origini alternative delle placche di Alzheimer

13.06.2022 | Ricerche

I risultati di uno studio potrebbero spiegare perché i farmaci progettati per rimuovere i depositi d...

Scoperto perché l'APOE4 favorisce l'Alzheimer e come neutralizzarlo

10.04.2018 | Ricerche

Usando cellule di cervello umano, scienziati dei Gladstone Institutes hanno scoperto la ...

Il sonno resetta i neuroni per i nuovi ricordi del giorno dopo

11.09.2024 | Ricerche

Tutti sanno che una buona notte di sonno ripristina l'energia di una persona; ora un nuo...

I ricordi potrebbero essere conservati nelle membrane dei tuoi neuroni

18.05.2023 | Ricerche

Il cervello è responsabile del controllo della maggior parte delle attività del corpo; l...

Variante della proteina che causa l'Alzheimer protegge dalla malattia

15.02.2021 | Ricerche

Le scoperte di un nuovo studio sul morbo di Alzheimer (MA), guidato da ricercatori dell...

Scoperta inaspettata: proteine infiammatorie possono rallentare il declino cog…

5.07.2021 | Ricerche

Finora la ricerca aveva collegato l'infiammazione al morbo di Alzheimer (MA), però scien...

Dosi basse di radiazioni possono migliorare la qualità di vita nell'Alzhe…

6.05.2021 | Ricerche

Individui con morbo di Alzheimer (MA) grave hanno mostrato notevoli miglioramenti nel co...

Sintomi visivi bizzarri potrebbero essere segni rivelatori dell'Alzheimer…

1.02.2024 | Ricerche

Un team di ricercatori internazionali, guidato dall'Università della California di San F...

Nuovo farmaco previene le placche amiloidi, un segno specifico di Alzheimer

8.03.2021 | Ricerche

Le placche di amiloide sono caratteristiche patologiche del morbo di Alzheimer (MA): son...

Logo AARAssociazione Alzheimer OdV
Via Schiavonesca 13
31039 Riese Pio X° (TV)