Iscriviti alla newsletter



Registrati alla newsletter (giornaliera o settimanale):
Ricevi aggiornamenti sulla malattia, gli eventi e le proposte dell'associazione. Il tuo indirizzo email è usato solo per gestire il servizio, non sarà mai ceduto ad altri.


L'Alzheimer inizia e si complica dopo che l'amiloide-beta provoca la fosforilazione della tau

Ricerca: l'Alzheimer inizia solo se e quando l'amiloide-beta provoca la fosforilazione della tauSopra: un cervello sano, con lo schema di un neurone intatto, il cui assone contiene microtubuli tenuti correttamente insieme dalla tau e quindi in grado di far transitare i segnali elettrici. Sotto: un cervello di Alzheimer e un neurone ammalato con i microtubuli che formano l'assone distrutti perchè la tau fosforilata non li tiene più insieme

Degli scienziati si sono chiesti perché il cervello di alcuni anziani cognitivamente intatti mostra all'autopsia una quantità abbondante di patologia, o nelle scansioni cerebrali una significativa deposizione di amiloide, entrambe caratteristiche dell'Alzheimer (AD).


I ricercatori, parlando di questo su The American Journal of Pathology, hanno indagato sui fattori biochimici e hanno identificato delle differenze nelle proteine delle sinapsi della corteccia parietale tra i pazienti con e senza manifestazione di demenza.


In particolare, i pazienti con AD di fase iniziale avevano concentrazioni elevate di oligomeri di amiloide-β (Aβ) solubile sinaptica rispetto ai controlli che non avevano demenza, ma mostravano segni di patologia AD. I livelli di tau iperfosforilata (p-tau) associata alle sinapsi non si alzano fino allo stadio avanzato di AD.


"I nostri risultati suggeriscono che eventuali terapie efficaci dovranno puntare gli oligomeri Aβ sinaptici, e che le terapie anti-amiloide sono molto meno efficaci una volta che si è sviluppata la patologia p-tau sinaptica. Questo spiega potenzialmente il fallimento delle sperimentazioni basate sull'amiloide", ha spiegato il primo autore Karen H. Gylys PhD, della University of California di Los Angeles.


I ricercatori hanno analizzato campioni autoptici provenienti da diverse aree del cervello (parietale, parietale superiore, corteccia entorinale e ippocampo) di 46 pazienti che sono stati classificati in gruppi in base a criteri clinici e patologici:

  • 4 anziani cognitivamente normali di controllo,
  • 2 pazienti con Atassia spinocerebellare di tipo II,
  • 15 pazienti senza storia clinica di demenza, ma con segni istopatologici di patologia correlata all'AD (controlli ad alta patologia), e
  • 24 pazienti che erano clinicamente dementi e con diagnosi istopatologica di AD.


I pazienti con AD di stadio iniziale ​​sono stati separati da quelli delle fasi successive. E' stata usata l'analisi di citometria a flusso dei sinaptosomi (terminazioni nervose ri-sigillate) per misurare la concentrazione di due dei tratti biochimici distintivi dell'AD (Aβ e p-tau) nei terminali sinaptici.


Gli investigatori hanno esaminato se i livelli sinaptici di Aβ erano associati ai livelli di placca neuritica nella corteccia parietale. Hanno trovato poca, o nessuna, evidenza di immunomarcatura Aβ nei gruppi di controllo, ma hanno osservato che maggiori concentrazioni di Aβ sinaptica si associavano all'aumento degli stadi neuropatologici della malattia. I livelli di Aβ sinaptica erano altamente correlati con la presenza di placca.


In seguito i ricercatori hanno studiato come i livelli di Aβ sono legati alla demenza clinica. Hanno misurato gli oligomeri solubili associati alle sinapsi (oAβ) nella corteccia parietale, i cui livelli non si correlano con il conteggio di placca di Aβ. Tuttavia, i livelli di oAβ sinaptici nell'AD di stadio iniziale (ma non della fase avanzata) erano significativamente più alti rispetto ai gruppi con patologia sia neuropatologicamente normale che elevata. "L'aumento netto degli oAβ nei casi di AD iniziale suggerisce che la sindrome clinica di demenza da AD può emergere una volta che il livello di oligomeri solubili associati alle sinapsi supera una certa soglia", fa notare la Dott.ssa Gylys.


Gli investigatori hanno studiato la tempistica dei cambiamenti biochimici, notando che altri ricercatori avevano scoperto le prove che gli oligomeri solubili di Aβ sono i peptidi tossici primari che avviano la patologia tau a valle, nell'ambito dell'ipotesi "cascata amiloide" di AD. Essi riferiscono un accumulo sinaptico di Aβ nelle prime fasi della placca, prima della comparsa di p-tau sinaptica (in genere assente fino allo stadio avanzato di AD). I livelli di Aβ e tau si correlano meglio nei campioni dell'ippocampo e della corteccia entorinale, regioni del cervello che sono colpite dall'AD prima della corteccia parietale.


Con i loro lavoro futuro, gli autori mirano a chiarire i meccanismi precisi attraverso i quali gli oligomeri solubili di Aβ colpiscono la tau e portano alle disfunzioni sinaptiche dell'AD. Una domanda interessante è se le terapie che rallentano l'accumulo di oligomeri Aβ potrebbero ritardare o addirittura impedire l'insorgenza di demenza da AD. "La corrispondenza tra i nostri dati umani e quelli animali suggeriscono che i nostri e quelli dei modelli animali collegati saranno utili per capire lo stato di avanzamento della patologia sinaptica e per sviluppare terapie per proteggere i terminali sinaptici", ha commentato la dott.ssa Gylys.

 

**********
Altri ricercatori coinvolti nello studio erano Tina Bilousova, Carol A. Miller, Wayne W. Poon, Harry V. Vinters, Maria Corrada, Claudia Kawas, Eric Y. Hayden, David B. Teplow, Charles Glabe, Ricardo Albay III, Gregory M. Cole, e Edmond Teng.

 

 

 


Fonte: University of California Los Angeles via EurekAlert! (> English text) - Traduzione di Franco Pellizzari.

Riferimenti:  Tina Bilousova, Carol A. Miller, Wayne W. Poon, Harry V. Vinters, Maria Corrada, Claudia Kawas, Eric Y. Hayden, David B. Teplow, Charles Glabe, Ricardo Albay III, Gregory M. Cole, Edmond Teng, Karen H. Gylys. Synaptic Amyloid-β Oligomers Precede p-Tau and Differentiate High Pathology Control Cases. The American Journal of Pathology, January 2016, Volume 186, Issue 1, Pages 185–198. DOI: http://dx.doi.org/10.1016/j.ajpath.2015.09.018

Copyright:
Tutti i diritti di eventuali testi o marchi citati nell'articolo sono riservati ai rispettivi proprietari.

Liberatoria: Questo articolo non propone terapie o diete; per qualsiasi modifica della propria cura o regime alimentare si consiglia di rivolgersi a un medico o dietologo. Il contenuto non dipende da, nè impegna l'Associazione Alzheimer onlus di Riese Pio X. I siti terzi raggiungibili da eventuali links contenuti nell'articolo e/o dagli annunci pubblicitari sono completamente estranei all'Associazione, il loro accesso e uso è a discrezione dell'utente. Liberatoria completa qui.

Nota: L'articolo potrebbe riferire risultati di ricerche mediche, psicologiche, scientifiche o sportive che riflettono lo stato delle conoscenze raggiunte fino alla data della loro pubblicazione.


 

Notizie da non perdere

Malato di Alzheimer: la casa di cura la paga lo Stato?

25.05.2023 | Normativa

Chi si fa carico delle spese per un malato di Alzheimer ricoverato in una casa di riposo? Scopriamo ...

I dieci fattori legati a un aumento del rischio di Alzheimer

27.07.2020 | Esperienze & Opinioni

Anche se non c'è ancora alcuna cura, i ricercatori stanno continuando a migliorare la co...

I ricordi potrebbero essere conservati nelle membrane dei tuoi neuroni

18.05.2023 | Ricerche

Il cervello è responsabile del controllo della maggior parte delle attività del corpo; l...

Vecchio farmaco per l'artrite reumatoide suscita speranze come cura per l…

22.09.2015 | Ricerche

Scienziati dei Gladstone Institutes hanno scoperto che il salsalato, un farmaco usato per trattar...

10 Consigli dei neurologi per ridurre il tuo rischio di demenza

28.02.2023 | Esperienze & Opinioni

La demenza colpisce milioni di persone in tutto il mondo, quasi un over-65 su 10. Nonost...

Scoperto il punto esatto del cervello dove nasce l'Alzheimer: non è l…

17.02.2016 | Ricerche

Una regione cruciale ma vulnerabile del cervello sembra essere il primo posto colpito da...

Alzheimer, Parkinson e Huntington condividono una caratteristica cruciale

26.05.2017 | Ricerche

Uno studio eseguito alla Loyola University di Chicago ha scoperto che delle proteine ​​a...

Il ruolo sorprendente delle cellule immunitarie del cervello

21.12.2020 | Ricerche

Una parte importante del sistema immunitario del cervello, le cellule chiamate microglia...

Identificazione dei primi segnali dell'Alzheimer

7.03.2022 | Ricerche

Un team multidisciplinare di ricerca, composto da ricercatori del progetto ARAMIS, dell...

Nuova terapia che distrugge i grovigli di tau si dimostra promettente

30.09.2024 | Ricerche

Degli scienziati hanno sviluppato potenziali terapie che rimuovono selettivamente le proteine ​​t...

L'esercizio fisico dà benefici cognitivi ai pazienti di Alzheimer

29.06.2015 | Ricerche

Nel primo studio di questo tipo mai effettuato, dei ricercatori danesi hanno dimostrato che l'ese...

Effetti della carenza di colina sulla salute neurologica e dell'intero si…

23.01.2023 | Ricerche

Assorbire colina a sufficienza dall'alimentazione è cruciale per proteggere il corpo e il cervello d...

IFITM3: la proteina all'origine della formazione di placche nell'Alz…

4.09.2020 | Ricerche

Il morbo di Alzheimer (MA) è una malattia neurodegenerativa caratterizzata dall'accumulo...

I possibili collegamenti tra sonno e demenza evidenziati dagli studi

24.11.2017 | Ricerche

Caro Dottore: leggo che non dormire abbastanza può aumentare il rischio di Alzheimer. Ho avuto pr...

Il 'Big Bang' dell'Alzheimer: focus sulla tau mortale che cambi…

11.07.2018 | Ricerche

Degli scienziati hanno scoperto un "Big Bang" del morbo di Alzheimer (MA) - il punto pre...

Il nuovo collegamento tra Alzheimer e inquinamento dell'aria

13.05.2020 | Esperienze & Opinioni

Il mio primo giorno a Città del Messico è stato duro. Lo smog era così fitto che, mentre...

Alzheimer e le sue proteine: bisogna essere in due per ballare il tango

21.04.2016 | Ricerche

Per anni, i neuroscienziati si sono chiesti come fanno le due proteine ​​anomale amiloid...

Svelata una teoria rivoluzionaria sull'origine dell'Alzheimer

28.12.2023 | Ricerche

Nonostante colpisca milioni di persone in tutto il mondo, il morbo di Alzheimer (MA) man...

Scoperto perché l'APOE4 favorisce l'Alzheimer e come neutralizzarlo

10.04.2018 | Ricerche

Usando cellule di cervello umano, scienziati dei Gladstone Institutes hanno scoperto la ...

'Evitare l'Alzheimer potrebbe essere più facile di quanto pensi'…

16.11.2018 | Esperienze & Opinioni

Hai l'insulino-resistenza? Se non lo sai, non sei sola/o. Questa è forse la domanda più ...

Logo AARAssociazione Alzheimer OdV
Via Schiavonesca 13
31039 Riese Pio X° (TV)

We use cookies

We use cookies on our website. Some of them are essential for the operation of the site, while others help us to improve this site and the user experience (tracking cookies). You can decide for yourself whether you want to allow cookies or not. Please note that if you reject them, you may not be able to use all the functionalities of the site.