Iscriviti alla newsletter



Registrati alla newsletter (giornaliera o settimanale):
Ricevi aggiornamenti sulla malattia, gli eventi e le proposte dell'associazione. Il tuo indirizzo email è usato solo per gestire il servizio, non sarà mai ceduto ad altri.


Studio: l'Alzheimer non si diffonde come il domino, ma come fuochi d'artificio



Una nuova ricerca condotta alla Northeastern University suggerisce che l'Alzheimer può non progredire a mò di domino, come vuole la conoscenza attuale, con un evento molecolare che innesca la formazione di placche in tutto il cervello.


Può invece progredire come uno spettacolo pirotecnico, con fiammate singole che lanciano ciascuna una placca.


Lo studio, guidato da Lee Makowski, professore e preside del Dipartimento di Bioingegneria, è stato pubblicato Giovedi sulla rivista Scientific Reports.


"Credo che la scoperta ci possa dare un nuovo modo di pensare la base molecolare della progressione dell'Alzheimer", spiega Makowski. "Una volta fatto questo, è possibile iniziare a fare le domande giuste su come prevenirlo".


Pur colpendo diversi milioni di persone nel mondo, molta parte delle cause e dei meccanismi che guidano la progressione dell'Alzheimer rimane ignota. La malattia inizia di solito con la morte delle cellule del cervello ("neuroni") in una parte del cervello e poi, nel tempo, si diffonde lentamente ad altre aree.


Le fibrille di amiloide (sottili fili rigidi di proteine ​​aggregati) si accumulano in queste aree di morte neuronale, incollandosi insieme per formare placche dense. "Come ci sono diversi ceppi di un virus, così sembrano esserci diversi ceppi di fibrille", spiega Makowski. "E' sorprendente che i diversi ceppi abbiano la stessa composizione chimica, ma strutture tridimensionali diverse".

 

Conoscenze delle terapie

E' su queste strutture che si è concentrato il team di Makowski, in collaborazione con ricercatori del Massachusetts General Hospital e dell'Advanced Photon Source dell'Argonne National Laboratory.


Makowski e l'ex associato di ricerca Jiliang Liu PhD'15, hanno scansionato fettine di tessuto cerebrale recuperate durante l'autopsia di quattro persone con Alzheimer e di uno senza storia di demenza, con un fascio di raggi X di soli 5 micron di diametro. Poi hanno ricostruito l'immagine delle strutture fibrose all'interno delle placche, dalle migliaia di modelli di diffrazione che hanno raccolto.


Poiché le fibrille si auto-propagano, i ricercatori hanno ipotizzato che tutte le fibrille in un dato cervello siano dello stesso ceppo e quindi abbiano la stessa struttura. Questo ha portato alla supposizione che un singolo evento molecolare faccia iniziare il loro accumulo in placche e i successivi passi a cascata della malattia.


"I nostri dati non erano coerenti con questa ipotesi", dice Makowski. "Abbiamo riscontrato che fibrille con strutture distintamente diverse possono accumularsi nello stesso cervello, anche in placche molto vicine l'una all'altra. Questo suggerisce fortemente che non c'è un evento che avvia la formazione di fibrille in tutto il cervello, ma molti. La nostra ricerca indica che è la condizione in cui si formano le fibrille che si propaga lentamente nel cervello e fa scattare un evento di iniziazione distinto per ogni placca".


Pensate ad un fronte freddo in viaggio verso sud dal Massachusetts alla Virginia. Piove ogni dove sulla costa orientale. Quando la condizione è proprio sul Massachusetts, cioè quando la temperatura scende a 0°C, la pioggia si trasforma in neve (l'evento di iniziazione). In Virginia, tuttavia, non c'è neve fino a una settimana dopo, quando la temperatura scende al punto di congelamento. Come nel cervello, sono le condizioni a guidare l'evento.


"Questa scoperta è importante perché cambia il nostro modo di pensare alla progressione della malattia", spiega Makowski. "Ci dà un nuovo punto di vista da cui partire per sviluppare ipotesi circa le condizioni che portano alla formazione di fibrille e placche".


I ricercatori hanno inoltre dimostrato che la struttura delle fibrille può variare in base alla storia clinica di una persona. Ad esempio, le fibrille di una donna che NON aveva esibito segni di demenza prima della morte erano nettamente diverse da quelle che si trovano nelle altre, che hanno avuto l'Alzheimer.


"Questo può significare che alcuni ceppi di fibrille sono associati con la malattia, mentre altri non lo sono", dice Makowski. "Distinguere tra di loro può fornire spunti cruciali per lo sviluppo di terapie che rallentano, fermano o invertono la neurodegenerazione associata alla malattia".

 

 

 


Fonte: Thea Singer in Northeastern University (> English text) - Traduzione di Franco Pellizzari.

Riferimenti: Jiliang Liu, Isabel Costantino, Nagarajan Venugopalan, Robert F. Fischetti, Bradley T. Hyman, Matthew P. Frosch, Teresa Gomez-Isla & Lee Makowski. Amyloid structure exhibits polymorphism on multiple length scales in human brain tissue. Scientific Reports 6, Article number: 33079 (2016) doi:10.1038/srep33079

Copyright: Tutti i diritti di eventuali testi o marchi citati nell'articolo sono riservati ai rispettivi proprietari.

Liberatoria: Questo articolo non propone terapie o diete; per qualsiasi modifica della propria cura o regime alimentare si consiglia di rivolgersi a un medico o dietologo. Il contenuto non dipende da, nè impegna l'Associazione Alzheimer onlus di Riese Pio X. I siti terzi raggiungibili da eventuali links contenuti nell'articolo e/o dagli annunci pubblicitari sono completamente estranei all'Associazione, il loro accesso e uso è a discrezione dell'utente. Liberatoria completa qui.

Nota: L'articolo potrebbe riferire risultati di ricerche mediche, psicologiche, scientifiche o sportive che riflettono lo stato delle conoscenze raggiunte fino alla data della loro pubblicazione.

 

 


 

Notizie da non perdere

Ritmi cerebrali non sincronizzati nel sonno fanno dimenticare gli anziani

18.12.2017 | Ricerche

Come l'oscillazione della racchetta da tennis durante il lancio della palla per servire un ace, l...

Demenza: mantenere vive le amicizie quando i ricordi svaniscono

16.01.2018 | Esperienze & Opinioni

C'è una parola che si sente spesso quando si parla con le famiglie di persone con demenz...

Scoperta ulteriore 'barriera' anatomica che difende e monitora il ce…

11.01.2023 | Ricerche

Dalla complessità delle reti neurali, alle funzioni e strutture biologiche di base, il c...

Allenamento con i pesi protegge il cervello delle persone anziane dalla demenz…

15.04.2025 | Ricerche

Uno studio, condotto presso l'Università di Stato di Campinas (Brasile), ha scoperto che dopo sei...

Smetti di chiederti se sei un bravo caregiver

3.07.2020 | Esperienze & Opinioni

Amare e prendersi cura di qualcuno con demenza può essere difficile. Forse, è una delle ...

La consapevolezza di perdere la memoria può svanire 2-3 anni prima della compa…

27.08.2015 | Ricerche

Le persone che svilupperanno una demenza possono cominciare a perdere la consapevolezza dei propr...

Dana Territo: 'La speranza può manifestarsi da molte fonti nella cerchia …

14.01.2025 | Esperienze & Opinioni

Come trovi speranza nel nuovo anno con una diagnosi di Alzheimer?

Avere speranza...

Come una collana di perle: la vera forma e funzionamento dell'assone dei …

30.12.2024 | Ricerche

Con un nuovo studio provocatorio, degli scienziati sfidano un principio fondamentale nel...

Perché vivere in un mondo ‘incredibilmente tossico’ aumenta il rischio di Alzh…

6.05.2020 | Denuncia & advocacy

Sei preoccupato per la minaccia del morbo di Alzheimer (MA), e ti stai chiedendo che cos...

Relazioni personali ricche migliorano il funzionamento del cervello

22.06.2020 | Ricerche

Come interagiscono gli individui, come si percepiscono uno con l'altro, e i pensieri e i...

Cerca il tuo sonno ideale: troppo e troppo poco legati al declino cognitivo

28.10.2021 | Ricerche

Come tante altre cose buone della vita, il sonno fa meglio se è moderato. Uno studio plu...

La scoperta del punto di svolta nell'Alzheimer può migliorare i test di n…

20.05.2022 | Ricerche

 Intervista al neurologo William Seeley della Università della California di San Francisco

...

Rivelato nuovo percorso che contribuisce all'Alzheimer ... oppure al canc…

21.09.2014 | Ricerche

Ricercatori del campus di Jacksonville della Mayo Clinic hanno scoperto...

L'esercizio fisico genera nuovi neuroni cerebrali e migliora la cognizion…

10.09.2018 | Ricerche

Uno studio condotto dal team di ricerca del Massachusetts General Hospital (MGH) ha scop...

LATE: demenza con sintomi simili all'Alzheimer ma con cause diverse

3.05.2019 | Ricerche

È stato definito un disturbo cerebrale che imita i sintomi del morbo di Alzheimer (MA), ...

Studio rivela dove vengono memorizzati i frammenti di memoria

22.07.2022 | Ricerche

Un momento indimenticabile in un ristorante può non essere esclusivamente il cibo. Gli o...

Rete nascosta di enzimi responsabile della perdita di sinapsi nell'Alzhei…

8.12.2020 | Ricerche

Un nuovo studio sul morbo di Alzheimer (MA) eseguito da scienziati dello Scripps Researc...

Perché la tua visione può prevedere la demenza 12 anni prima della diagnosi

24.04.2024 | Ricerche

 

Gli occhi possono rivelare molto sulla salute del nostro cervello: in effetti, i p...

Identificata nuova forma di Alzheimer ad esordio molto precoce

16.06.2020 | Ricerche

Ricercatori della Mayo Clinic hanno definito una forma di morbo di Alzheimer (MA) che co...

Nuovo sensore nel cervello offre risposte all'Alzheimer

12.03.2021 | Ricerche

Scienziati della Università della Virginia (UVA) hanno sviluppato uno strumento per moni...

Logo AARAssociazione Alzheimer OdV
Via Schiavonesca 13
31039 Riese Pio X° (TV)