Iscriviti alla newsletter



Registrati alla newsletter (giornaliera o settimanale):
Ricevi aggiornamenti sulla malattia, gli eventi e le proposte dell'associazione. Il tuo indirizzo email è usato solo per gestire il servizio, non sarà mai ceduto ad altri.


Il cervello di Alzheimer mostra schemi diversi di atrofia da un paziente all'altro



La modellazione matematica delle scansioni cerebrali di pazienti con Alzheimer, e altri a rischio della malattia neurodegenerativa devastante, ha individuato dei modelli specifici di atrofia cerebrale che sembrano essere correlati alla perdita di particolari capacità cognitive.


Nel rapporto che è stato pubblicato on-line su Proceedings of the National Academy of Sciences, un team di ricercatori del Massachusetts General Hospital (MGH) e dell'Università Nazionale di Singapore scrivono che i diversi modelli di atrofia possono spiegare i diversi modi in cui il morbo si manifesta nei singoli pazienti.


"La gravità dei sintomi e la neurodegenerazione possono variare ampiamente tra i pazienti di Alzheimer", spiega Thomas Yeo PhD, del Martinos Center for Biomedical Imaging dell'MGH. "Il nostro lavoro mostra che i partecipanti a questo studio hanno almeno tre modelli di atrofia - corticali, temporali o sottocorticali - che sono associati con la variabilità nel declino cognitivo non solo nei pazienti con diagnosi di Alzheimer, ma anche nei soggetti con decadimento cognitivo lieve o in coloro che, pur cognitivamente normali, sono a rischio di Alzheimer".


Lo studio ha analizzato i dati raccolti nell'ambito dell'Alzheimer’s Disease Neuroimaging Initiative (ADNI), un progetto multi-istituzionale per sviluppare biomarcatori (compresi analisi del sangue, test del liquido cerebrospinale, e studi di imaging) da usare per la diagnosi o negli studi clinici.


Yeo e il suo team, che comprende ricercatori dell'MGH e di Singapore, hanno analizzato le immagini di risonanza magnetica prese dal cervello di 378 partecipanti all'ADNI quando sono stati arruolati nello studio. Di questi partecipanti, 188 avevano la diagnosi di Alzheimer, gli altri (147 con decadimento cognitivo lieve e 43 cognitivamente normali) avevano un rischio più alto sulla base dei livelli cerebrali di placche di amiloide-beta, che sono caratteristiche della malattia.


Come primo passo, il team di ricerca ha analizzato i dati provenienti dai risonanza magnetica strutturale di base usando un modello matematico che calcola la probabilità che particolari dettagli di ogni immagine siano associati all'atrofia in una posizione specifica all'interno del cervello. In base alla posizione del fattore di atrofia, hanno determinato tre modelli del fattore di atrofia stesso:

  1. corticali, che rappresentano l'atrofia nella maggior parte della corteccia cerebrale;
  2. temporali, che indica l'atrofia della corteccia temporale (il lobo corticale dietro le orecchie), ippocampo e amigdala;
  3. sottocorticali, che indicano l'atrofia nel cervelletto, nello striato e nel talamo, strutture alla base del cervello.


L'analisi delle scansioni dei partecipanti allo studio, prese due anni dopo, ha indicato che i modelli del fattore di atrofia erano persistenti negli individui e non riflettevano i diversi stadi della malattia. La maggior parte dei partecipanti - compresi quelli con decadimento cognitivo lieve e quelli cognitivamente normali - hanno mostrato livelli di più di un fattore di atrofia.


I test comportamentali e cognitivi dei partecipanti allo studio eseguiti a intervalli di sei mesi hanno indicato associazioni tra particolari modelli del fattore di atrofia e deficit cognitivi specifici. Gli individui in cui predominava l'atrofia temporale avevano i maggiori problemi con la memoria, mentre l'atrofia corticale è stata associata a difficoltà della funzione esecutiva (la capacità di pianificare e di realizzare gli obiettivi). Le differenze individuali nel modo in cui i fattori di atrofia sono distribuiti all'interno del cervello può consentire di prevedere la velocità con cui caleranno le capacità cognitive.


"La maggior parte degli studi precedenti si erano focalizzati su pazienti già diagnosticati, ma siamo riusciti ad stabilire modelli distinti di atrofia, non solo nei pazienti con la diagnosi, ma anche nei partecipanti a rischio che avevano insufficienza lieve o erano cognitivamente normali all'inizio dello studio", spiega Yeo. "Questo è importante perché la cascata neurodegenerativa che porta all'Alzheimer inizia anni, forse decenni, prima della diagnosi. Così la comprensione dei diversi modelli di atrofia degli individui a rischio è molto preziosa".


Egli aggiunge: "Studi precedenti hanno supposto che un individuo può esprimere un solo modello neurodegenerativo, che è altamente restrittivo, poiché ogni anziano potrebbe avere molteplici fattori patologici in corso allo stesso tempo - come insufficienza vascolare insieme con le placche amiloidi e grovigli tau che sono direttamente associati con l'Alzheimer. Quindi, gli individui che sono affetti da patologie multiple coesistenti dovrebbero esibire più schemi di atrofia".


La ricerca futura potrebbe determinare ulteriormente se e come questi modelli di atrofia si collegano alla distribuzione di amiloide e tau e i meccanismi attraverso i quali interessano specifiche capacità cognitive, spiega Yeo. Lo stesso approccio analitico potrebbe essere applicato anche ad altri tipi di dati del paziente ed esteso ad altre patologie neurodegenerative che producono diversi modelli di sintomi, come l'autismo e il Parkinson.

 

 

 


FonteMassachusetts General Hospital (> English text) - Traduzione di Franco Pellizzari.

Riferimenti: Xiuming Zhang, Elizabeth C. Mormino, Nanbo Sun, Reisa A. Sperling, Mert R. Sabuncu, B. T. Thomas Yeo. Bayesian model reveals latent atrophy factors with dissociable cognitive trajectories in Alzheimer’s disease. Proceedings of the National Academy of Sciences, 2016; 201611073 DOI: 10.1073/pnas.1611073113

Copyright: Tutti i diritti di eventuali testi o marchi citati nell'articolo sono riservati ai rispettivi proprietari.

Liberatoria: Questo articolo non propone terapie o diete; per qualsiasi modifica della propria cura o regime alimentare si consiglia di rivolgersi a un medico o dietologo. Il contenuto non dipende da, nè impegna l'Associazione Alzheimer onlus di Riese Pio X. I siti terzi raggiungibili da eventuali links contenuti nell'articolo e/o dagli annunci pubblicitari sono completamente estranei all'Associazione, il loro accesso e uso è a discrezione dell'utente. Liberatoria completa qui.

Nota: L'articolo potrebbe riferire risultati di ricerche mediche, psicologiche, scientifiche o sportive che riflettono lo stato delle conoscenze raggiunte fino alla data della loro pubblicazione.


 

Notizie da non perdere

Livelli di ossigeno nel sangue potrebbero spiegare perché la perdita di memori…

9.06.2021 | Ricerche

Per la prima volta al mondo, scienziati dell'Università del Sussex hanno registrato i li...

Perché le cadute sono così comuni nell'Alzheimer e nelle altre demenze?

4.09.2020 | Esperienze & Opinioni

Le cadute hanno cause mediche o ambientali

Una volta che si considerano tutte le divers...

La consapevolezza di perdere la memoria può svanire 2-3 anni prima della compa…

27.08.2015 | Ricerche

Le persone che svilupperanno una demenza possono cominciare a perdere la consapevolezza dei propr...

Il ciclo dell'urea astrocitica nel cervello controlla la lesione della me…

30.06.2022 | Ricerche

Nuove scoperte rivelano che il ciclo dell'urea negli astrociti lega l'accumulo di amiloide-beta e la...

Scoperto il punto esatto del cervello dove nasce l'Alzheimer: non è l…

17.02.2016 | Ricerche

Una regione cruciale ma vulnerabile del cervello sembra essere il primo posto colpito da...

Scoperta ulteriore 'barriera' anatomica che difende e monitora il ce…

11.01.2023 | Ricerche

Dalla complessità delle reti neurali, alle funzioni e strutture biologiche di base, il c...

Invertita per la prima volta la perdita di memoria associata all'Alzheime…

1.10.2014 | Ricerche

La paziente uno aveva avuto due anni di perdita progressiva di memoria...

Pensaci: tenere attivo il cervello può ritardare l'Alzheimer di 5 anni

21.07.2021 | Ricerche

Mantenere il cervello attivo in vecchiaia è sempre stata un'idea intelligente, ma un nuo...

Nuova terapia che distrugge i grovigli di tau si dimostra promettente

30.09.2024 | Ricerche

Degli scienziati hanno sviluppato potenziali terapie che rimuovono selettivamente le proteine ​​t...

Chiarito il meccanismo che porta all'Alzheimer e come fermarlo

30.08.2017 | Ricerche

Nel cervello delle persone con Alzheimer ci sono depositi anomali di proteine ​​amiloide-beta e ​...

Un singolo trattamento genera nuovi neuroni, elimina neurodegenerazione nei to…

1.07.2020 | Ricerche

Xiang-Dong Fu PhD, non è mai stato così entusiasta di qualcosa in tutta la sua carriera...

L'impatto del sonno su cognizione, memoria e demenza

2.03.2023 | Ricerche

Riduci i disturbi del sonno per aiutare a prevenire il deterioramento del pensiero.

"Ci...

Cerca il tuo sonno ideale: troppo e troppo poco legati al declino cognitivo

28.10.2021 | Ricerche

Come tante altre cose buone della vita, il sonno fa meglio se è moderato. Uno studio plu...

Perché dimentichiamo? Nuova teoria propone che 'dimenticare' è in re…

17.01.2022 | Ricerche

Mentre viviamo creiamo innumerevoli ricordi, ma molti di questi li dimentichiamo. Come m...

Le cellule immunitarie sono un alleato, non un nemico, nella lotta all'Al…

30.01.2015 | Ricerche

L'amiloide-beta è una proteina appiccicosa che si aggrega e forma picco...

Studio rivela dove vengono memorizzati i frammenti di memoria

22.07.2022 | Ricerche

Un momento indimenticabile in un ristorante può non essere esclusivamente il cibo. Gli o...

Convalidare il sentimento aiuta meglio di criticare o sminuire

30.03.2020 | Ricerche

Sostenere i tuoi amici e la famiglia può aiutarli a superare questi tempi di incertezza...

I ricordi perduti potrebbero essere ripristinati: speranza per l'Alzheime…

21.12.2014 | Ricerche

Una nuova ricerca effettuata alla University of California di ...

Il Protocollo Bredesen: si può invertire la perdita di memoria dell'Alzhe…

16.06.2016 | Annunci & info

I risultati della risonanza magnetica quantitativa e i test neuropsicologici hanno dimostrato dei...

Capire l'origine dell'Alzheimer, cercare una cura

30.05.2018 | Ricerche

Dopo un decennio di lavoro, un team guidato dal dott. Gilbert Bernier, ricercatore di Hô...

Logo AARAssociazione Alzheimer OdV
Via Schiavonesca 13
31039 Riese Pio X° (TV)

We use cookies

We use cookies on our website. Some of them are essential for the operation of the site, while others help us to improve this site and the user experience (tracking cookies). You can decide for yourself whether you want to allow cookies or not. Please note that if you reject them, you may not be able to use all the functionalities of the site.