Iscriviti alla newsletter



Registrati alla newsletter (giornaliera o settimanale):
Ricevi aggiornamenti sulla malattia, gli eventi e le proposte dell'associazione. Il tuo indirizzo email è usato solo per gestire il servizio, non sarà mai ceduto ad altri.


Farmaco sperimentale anti-Alzheimer si dimostra promettente anche nell'uomo



Dei ricercatori che stanno lavorando sulle placche di proteine ​​associate all'Alzheimer dicono che il loro ultimo approccio mostra risultati promettenti negli animali e nella sperimentazione umana preliminare.


In uno studio pubblicato Mercoledì scorso su Science Transitional Medicine, ricercatori dei Laboratori di Ricerca della Merck, miravano a bloccare un enzima coinvolto nella produzione di amiloide-beta, una proteina che si raggruma formando le placche generalmente note come segno distintivo dell'Alzheimer.


Il farmaco, chiamato verubecestat, è un inibitore del BACE1. Il farmaco agisce legandosi all'enzima BACE1 e impedendogli di scindere la proteina precursore dell'amiloide (APP), diminuendo così la produzione di amiloide, secondo quanto riferisce Scientific American. Negli studi precedenti che avevano adottato un approccio simile i ricercatori non erano riusciti a trovare la combinazione di molecole esente da potenziali effetti collaterali.


Gli esperimenti attuali sul verubecestat sembrano aver superato queste difficoltà, visto che i test sugli animali hanno visto che la terapia riduce in modo significativo i livelli di amiloide e di un'altra proteina chiamata sAPP beta nel sangue, nel liquido cerebrospinale e nel cervello, secondo Scientific American. I ricercatori hanno anche detto che non c'erano segni di tossicità dopo sei mesi di trattamento nei ratti, e nessuno dopo nove mesi di trattamento nelle scimmie.


Un ricercatore ha ipotizzato sulla rivista che è possibile che l'assenza di effetti collaterali segnalata dipenda dal dosaggio che non inibisce completamente l'attività del BACE1. I ricercatori hanno notato una perdita di pigmentazione della pelliccia dei topi e dei conigli, ma non nelle scimmie.


Tuttavia essi hanno iniziato con successo gli esperimenti preliminari sugli esseri umani, per valutare la sicurezza e la tollerabilità, e hanno segnalato che, dopo una settimana, la terapia ha ridotto l'amiloide e la sAPP beta nel liquido cerebrospinale degli adulti umani con Alzheimer da lieve a moderato. Lo stesso effetto è stato visto negli adulti sani sottoposti a due settimane di trattamento.


Gli esperti non coinvolti in questo studio dicono che questi primi risultati possono essere promettenti.

Però ...

La Merck, alla quale sono affiliati TUTTI i ricercatori di questo studio, è una delle principali aziende farmaceutiche, non proprio un soggetto terzo per valutare gli effetti del LORO farmaco.


"Questo è il primo rapporto dettagliato su ciò che fa un inibitore BACE negli esseri umani"
, ha detto Dennis Selkoe, professore di Malattie Neurologiche alla Harvard Medical School, e condirettore del Centro per le Malattie Neurologiche al Brigham and Women 's Hospital, che era coinvolto nello studio. "La buona notizia è che non hanno visto alcuna prova fino ad ora di uno qualsiasi degli effetti collaterali di cui siamo preoccupati con l'inibizione BACE".


Il farmaco è entrato negli esperimenti di fase III, ed è il primo inibitore BACE1 a raggiungere questo stadio. I ricercatori stanno attualmente conducendo due studi clinici per determinare la sicurezza del dosaggio e gli effetti dell'uso a lungo termine. Il primo esperimento coinvolge circa 2.000 pazienti affetti da Alzheimer lieve/moderato, e avrà una durata di 18 mesi. Il secondo studio coinvolge 1.500 pazienti con i primi segni del morbo e durerà due anni, secondo quanto riferito da Scientific American.


"Il grande problema è: quale sarà la sicurezza a lungo termine di questi farmaci?", si è chiesto Robert Vasser, biologo molecolare che ha scoperto il BACE1 nel 1999 e che non era coinvolto nello studio. "Le persone potrebbero dover prendere questi farmaci per il resto della vita, ma gli esperimenti durano due anni al massimo; non sappiamo cosa accadrà oltre questo arco temporale, quando invecchiamo".


I ricercatori si aspettano di vedere i risultati dei due studi nel 2017 e nel 2019.

 

 

 


Fonte: Merck via Fox News (> English text) - Traduzione di Franco Pellizzari.

Riferimento: Matthew E. Kennedy1, Andrew W. Stamford, Xia Chen, Kathleen Cox, Jared N. Cumming, Marissa F. Dockendorf, Michael Egan, Larry Ereshefsky, Robert A. Hodgson, Lynn A. Hyde, Stanford Jhee, Huub J. Kleijn, Reshma Kuvelkar, Wei Li, Britta A. Mattson, Hong Mei, John Palcza, Jack D. Scott, Michael Tanen, Matthew D. Troyer, Jack L. Tseng, Julie A. Stone, Eric M. Parker, and Mark S. Forman.The BACE1 inhibitor verubecestat (MK-8931) reduces CNS β-amyloid in animal models and in Alzheimer’s disease patients. Science Translational Medicine  02 Nov 2016: Vol. 8, Issue 363, pp. 363ra150. DOI: 10.1126/scitranslmed.aad9704

Copyright: Tutti i diritti di eventuali testi o marchi citati nell'articolo sono riservati ai rispettivi proprietari.

Liberatoria: Questo articolo non propone terapie o diete; per qualsiasi modifica della propria cura o regime alimentare si consiglia di rivolgersi a un medico o dietologo. Il contenuto non dipende da, nè impegna l'Associazione Alzheimer onlus di Riese Pio X. I siti terzi raggiungibili da eventuali links contenuti nell'articolo e/o dagli annunci pubblicitari sono completamente estranei all'Associazione, il loro accesso e uso è a discrezione dell'utente. Liberatoria completa qui.

Nota: L'articolo potrebbe riferire risultati di ricerche mediche, psicologiche, scientifiche o sportive che riflettono lo stato delle conoscenze raggiunte fino alla data della loro pubblicazione.


 

Notizie da non perdere

Invertita per la prima volta la perdita di memoria associata all'Alzheime…

1.10.2014 | Ricerche

La paziente uno aveva avuto due anni di perdita progressiva di memoria...

Con l'età cala drasticamente la capacità del cervello di eliminare le pro…

31.07.2015 | Ricerche

Il fattore di rischio più grande per l'Alzheimer è l'avanzare degli anni. Dopo i 65, il rischio r...

Alzheimer e le sue proteine: bisogna essere in due per ballare il tango

21.04.2016 | Ricerche

Per anni, i neuroscienziati si sono chiesti come fanno le due proteine ​​anomale amiloid...

Gli interventi non farmacologici per l'Alzheimer sono sia efficaci che co…

19.04.2023 | Ricerche

Un team guidato da ricercatori della Brown University ha usato una simulazione al computer per di...

Scoperto il punto esatto del cervello dove nasce l'Alzheimer: non è l…

17.02.2016 | Ricerche

Una regione cruciale ma vulnerabile del cervello sembra essere il primo posto colpito da...

Svelata una teoria rivoluzionaria sull'origine dell'Alzheimer

28.12.2023 | Ricerche

Nonostante colpisca milioni di persone in tutto il mondo, il morbo di Alzheimer (MA) man...

Il gas da uova marce potrebbe proteggere dall'Alzheimer

15.01.2021 | Ricerche

La reputazione dell'[[acido solfidrico]] (o idrogeno solforato), di solito considerato v...

L'invecchiamento è guidato da geni sbilanciati

21.12.2022 | Ricerche

Il meccanismo appena scoperto è presente in vari tipi di animali, compresi gli esseri umani.

Flusso del fluido cerebrale può essere manipolato dalla stimolazione sensorial…

11.04.2023 | Ricerche

Ricercatori della Boston University, negli Stati Uniti, riferiscono che il flusso di liq...

Capire l'origine dell'Alzheimer, cercare una cura

30.05.2018 | Ricerche

Dopo un decennio di lavoro, un team guidato dal dott. Gilbert Bernier, ricercatore di Hô...

Demenze: forti differenze regionali nell’assistenza, al Nord test diagnostici …

30.01.2024 | Annunci & info

In Iss il Convegno finale del Fondo per l’Alzheimer e le Demenze, presentate le prime linee guida...

Nuovo sensore nel cervello offre risposte all'Alzheimer

12.03.2021 | Ricerche

Scienziati della Università della Virginia (UVA) hanno sviluppato uno strumento per moni...

'Ingorgo' di proteine nei neuroni legato alla neurodegenerazione

12.09.2022 | Ricerche

Un nuovo studio condotto da ricercatori dell'EPFL rivela che un complesso proteico malfunzionante pu...

Pensaci: tenere attivo il cervello può ritardare l'Alzheimer di 5 anni

21.07.2021 | Ricerche

Mantenere il cervello attivo in vecchiaia è sempre stata un'idea intelligente, ma un nuo...

Alzheimer, Parkinson e Huntington condividono una caratteristica cruciale

26.05.2017 | Ricerche

Uno studio eseguito alla Loyola University di Chicago ha scoperto che delle proteine ​​a...

Che speranza hai dopo la diagnosi di Alzheimer?

25.01.2021 | Esperienze & Opinioni

Il morbo di Alzheimer (MA) è una malattia che cambia davvero la vita, non solo per la pe...

Nuova teoria sulla formazione dei ricordi nel cervello

9.03.2021 | Ricerche

Una ricerca eseguita all'Università del Kent ha portato allo sviluppo della teoria MeshC...

L'Alzheimer è composto da quattro sottotipi distinti

4.05.2021 | Ricerche

Il morbo di Alzheimer (MA) è caratterizzato dall'accumulo anomale e dalla diffusione del...

L'esercizio fisico genera nuovi neuroni cerebrali e migliora la cognizion…

10.09.2018 | Ricerche

Uno studio condotto dal team di ricerca del Massachusetts General Hospital (MGH) ha scop...

Le cellule immunitarie sono un alleato, non un nemico, nella lotta all'Al…

30.01.2015 | Ricerche

L'amiloide-beta è una proteina appiccicosa che si aggrega e forma picco...

Logo AARAssociazione Alzheimer OdV
Via Schiavonesca 13
31039 Riese Pio X° (TV)