Iscriviti alla newsletter



Registrati alla newsletter (giornaliera o settimanale):
Ricevi aggiornamenti sulla malattia, gli eventi e le proposte dell'associazione. Il tuo indirizzo email è usato solo per gestire il servizio, non sarà mai ceduto ad altri.


Cosa succede quando i neuroni smettono di funzionare?

Cosa succede quando i neuroni smettono di funzionare?Reti di cellule nervose visualizzate con la microscopia fluorescente ad alta velocità e poi ricostruite al computer. A sinistra una rete integra e coordinata, a destra una rete disordinata dopo una interruzione. (Fonte: FAU / Jana Wrosch)

Un ictus è solo un esempio di una condizione che vede l'interruzione della comunicazione tra le cellule nervose, i neuroni. Dei micro-guasti nel funzionamento del cervello si verificano anche in condizioni come la depressione e la demenza.


Nella maggior parte dei casi, la capacità persa torna dopo un po'. Tuttavia, spesso rimane il danno conseguente, così che la funzionalità funzionale può essere ripristinata solo attraverso un lungo trattamento, e non sempre.


Per questo motivo i ricercatori della Friedrich-Alexander-Universität di Erlangen-Norimberga (FAU) hanno guardato a ciò che accade durante tali fasi di interruzione e hanno esaminato i possibili modi per prevenire i danni e accelerare il processo di guarigione. I loro risultati sono stati pubblicati di recente su Scientific Reports.


Il gruppo di ricerca, guidato da Jana Wrosch della facoltà di psichiatria e psicoterapia della FAU, ha scoperto che, mentre le vie di comunicazione sono bloccate, avvengono alterazioni significative nelle cellule neurali. Le reti di neuroni si ricollegano durante tali periodi di inattività e diventano ipersensibili.


Se pensassimo ai percorsi di comunicazione normali come ad autostrade, quando vengono bloccati, nel cervello si verifica una forma di caos nel traffico, dove le informazioni vengono deviate in forma disorganizzata lungo le cosiddette vie laterali e percorsi alternativi. Ovunque sono generate sinapsi aggiuntive e cominciano a operare.


Quando il segnale è ripristinato, non esistono più i percorsi di informazione che prima erano coordinati e, come nel caso di un bambino, devono essere apprese da zero le funzioni specifiche. Poiché non ricevono segnali normali durante la fase del malfunzionamento del cervello, le cellule nervose diventano anche più sensibili, nel tentativo di trovare i segnali mancanti. Una volta che i segnali tornano, si possono sovra-eccitare.

 

Le cellule nervose vibrano quando vengono marcate

Visualizzare le connessioni microscopiche tra le cellule nervose è una grande sfida tecnica. Le tecniche microscopiche convenzionali attualmente disponibili, come la microscopia elettronica, richiedono sempre un trattamento preliminare delle cellule nervose che devono essere sottoposte all'esame. Tuttavia, ciò induce le cellule nervose a morire, rendendo impossibile osservare le alterazioni che si verificano nelle cellule.


Per aggirare questo problema, la Wrosch e la sua squadra hanno sviluppato un processo di microscopia ad alta velocità, insieme a software informatici speciali che permettono di visualizzare le reti di comunicazione dei neuroni viventi. Si inizia facendo un video delle cellule, prendendo un'immagine ogni 36 millisecondi. Si usa un colorante speciale per marcare le cellule, e garantire che le singole cellule brillino ogni volta che ricevono un segnale. Successivamente il software riconosce queste cellule sulle immagini video e rileva i percorsi informativi attraverso i quali i segnali vengono trasmessi da una cellula all'altra.


Le cellule nervose vengono quindi esposte al veleno tetrodotossina del pesce-palla per simulare il blocco dei canali di comunicazione che avviene nei disturbi. Dopo aver indotto fasi di lunghezze diverse di interruzione delle comunicazioni, i ricercatori rimuovono la tossina dalle cellule e determinano come sono cambiate le reti delle cellule nervose durante l'esposizione.


"Grazie a questo metodo, siamo finalmente capaci di scoprire cosa succede quando la comunicazione è bloccata", spiega la Wrosch. "Ora possiamo provare a sviluppare farmaci che aiutano a prevenire questi cambiamenti dannosi".


Nei progetti futuri, il team di ricerca prevede di esaminare l'esatta modalità di azione dei farmaci antidepressivi sulle reti delle cellule nervose e intende trovare nuovi approcci per creare farmaci più efficaci.

 

 

 


Fonte: University of Erlangen-Nuremberg (> English text) - Traduzione di Franco Pellizzari.

Riferimenti: Jana Katharina Wrosch, Vicky von Einem, Katharina Breininger, Marc Dahlmanns, Andreas Maier, Johannes Kornhuber, Teja Wolfgang Groemer. Rewiring of neuronal networks during synaptic silencing. Scientific Reports, 2017; 7 (1) DOI: 10.1038/s41598-017-11729-5

Copyright: Tutti i diritti di eventuali testi o marchi citati nell'articolo sono riservati ai rispettivi proprietari.

Liberatoria: Questo articolo non propone terapie o diete; per qualsiasi modifica della propria cura o regime alimentare si consiglia di rivolgersi a un medico o dietologo. Il contenuto non rappresenta necessariamente l'opinione dell'Associazione Alzheimer onlus di Riese Pio X ma solo quella dell'autore citato come "Fonte". I siti terzi raggiungibili da eventuali colelgamenti contenuti nell'articolo e/o dagli annunci pubblicitari sono completamente estranei all'Associazione, il loro accesso e uso è a discrezione dell'utente. Liberatoria completa qui.

Nota: L'articolo potrebbe riferire risultati di ricerche mediche, psicologiche, scientifiche o sportive che riflettono lo stato delle conoscenze raggiunte fino alla data della loro pubblicazione.


 

Notizie da non perdere

Sciogliere il Nodo Gordiano: nuove speranze nella lotta alle neurodegenerazion…

28.03.2019 | Ricerche

Con un grande passo avanti verso la ricerca di un trattamento efficace per le malattie n...

Fruttosio prodotto nel cervello può essere un meccanismo che guida l'Alzh…

29.09.2020 | Ricerche

Una nuova ricerca rilasciata dalla University of Colorado propone che il morbo di Alzhei...

L'esercizio fisico genera nuovi neuroni cerebrali e migliora la cognizion…

10.09.2018 | Ricerche

Uno studio condotto dal team di ricerca del Massachusetts General Hospital (MGH) ha scop...

IFITM3: la proteina all'origine della formazione di placche nell'Alz…

4.09.2020 | Ricerche

Il morbo di Alzheimer (MA) è una malattia neurodegenerativa caratterizzata dall'accumulo...

Preoccupazione, gelosia e malumore alzano rischio di Alzheimer per le donne

6.10.2014 | Ricerche

Le donne che sono ansiose, gelose o di cattivo umore e angustiate in me...

L'impatto del sonno su cognizione, memoria e demenza

2.03.2023 | Ricerche

Riduci i disturbi del sonno per aiutare a prevenire il deterioramento del pensiero.

"Ci...

Marito riferisce un miglioramento 'miracoloso' della moglie con Alzh…

28.09.2018 | Annunci & info

Una donna di Waikato (Nuova Zelanda) potrebbe essere la prima persona al mondo a miglior...

Rivelato nuovo percorso che contribuisce all'Alzheimer ... oppure al canc…

21.09.2014 | Ricerche

Ricercatori del campus di Jacksonville della Mayo Clinic hanno scoperto...

La lunga strada verso la demenza inizia con piccoli 'semi' di aggreg…

20.11.2020 | Ricerche

Il morbo di Alzheimer (MA) si sviluppa nel corso di decenni. Inizia con una reazione a c...

Scoperto perché l'APOE4 favorisce l'Alzheimer e come neutralizzarlo

10.04.2018 | Ricerche

Usando cellule di cervello umano, scienziati dei Gladstone Institutes hanno scoperto la ...

Districare la tau: ricercatori trovano 'obiettivo maneggiabile' per …

30.01.2019 | Ricerche

L'accumulo di placche di amiloide beta (Aβ) e grovigli di una proteina chiamata tau nel ...

Alzheimer, Parkinson e Huntington condividono una caratteristica cruciale

26.05.2017 | Ricerche

Uno studio eseguito alla Loyola University di Chicago ha scoperto che delle proteine ​​a...

Convalidare il sentimento aiuta meglio di criticare o sminuire

30.03.2020 | Ricerche

Sostenere i tuoi amici e la famiglia può aiutarli a superare questi tempi di incertezza...

Ricercatori del MIT recuperano con la luce i ricordi 'persi'

29.05.2015 | Ricerche

I ricordi che sono stati "persi" a causa di un'amnesia possono essere richiamati attivando le cel...

Cerca il tuo sonno ideale: troppo e troppo poco legati al declino cognitivo

28.10.2021 | Ricerche

Come tante altre cose buone della vita, il sonno fa meglio se è moderato. Uno studio plu...

Svolta per l'Alzheimer? Confermato collegamento genetico con i disturbi i…

26.07.2022 | Ricerche

Uno studio eseguito in Australia alla Edith Cowan University (ECU) ha confermato il legame tra Alzhe...

Effetti della carenza di colina sulla salute neurologica e dell'intero si…

23.01.2023 | Ricerche

Assorbire colina a sufficienza dall'alimentazione è cruciale per proteggere il corpo e il cervello d...

Scoperta importante sull'Alzheimer: neuroni che inducono rumore 'cop…

11.06.2020 | Ricerche

I neuroni che sono responsabili di nuove esperienze interferiscono con i segnali dei neu...

Scoperto nuovo colpevole del declino cognitivo nell'Alzheimer

7.02.2019 | Ricerche

È noto da tempo che i pazienti con morbo di Alzheimer (MA) hanno anomalie nella vasta re...

Il ruolo sorprendente delle cellule immunitarie del cervello

21.12.2020 | Ricerche

Una parte importante del sistema immunitario del cervello, le cellule chiamate microglia...

Logo AARAssociazione Alzheimer OdV
Via Schiavonesca 13
31039 Riese Pio X° (TV)

We use cookies

We use cookies on our website. Some of them are essential for the operation of the site, while others help us to improve this site and the user experience (tracking cookies). You can decide for yourself whether you want to allow cookies or not. Please note that if you reject them, you may not be able to use all the functionalities of the site.