Iscriviti alla newsletter



Registrati alla newsletter (giornaliera o settimanale):
Ricevi aggiornamenti sulla malattia, gli eventi e le proposte dell'associazione. Il tuo indirizzo email è usato solo per gestire il servizio, non sarà mai ceduto ad altri.


Raro studio in vivo mostra la forte influenza dei nodi cerebrali deboli sulla memoria

La nostra capacità di imparare, ricordare, risolvere problemi e parlare sono tutte funzioni cognitive legate a diverse parti del nostro cervello.


Se i ricercatori potessero identificare come quelle parti del cervello comunicano e scambiano informazioni tra loro, i medici e i chirurghi potrebbero capire meglio come malattie tipo l'Alzheimer e il cancro al cervello influenzano quelle funzioni cognitive.


La maggior parte degli studi di simulazione esistenti mostrano che le parti del cervello con alta connettività, i cosiddetti "hub" (snodi), sono le più importanti quando si tratta di vari compiti cognitivi differenti.


Ma i risultati di un recente e raro studio in vivo, appena pubblicato su Nature, dimostrano che il nucleus accumbens (NAc), una parte del cervello con connessioni deboli, ha un ruolo inaspettatamente influente nel potenziare la rete della memoria.


Lo studio è stato condotto da Gino Del Ferraro, ricercatore associato al City College di New York, e da colleghi della stessa università in collaborazione con un gruppo dell'Istituto di Neuroscienze in Spagna, guidato da Andrea Moreno. Del Ferraro e il team hanno fornito l'analisi teorica, la modellazione e le previsioni, mentre il team spagnolo ha eseguito le convalide in-vivo delle previsioni.


L'obiettivo dello studio era identificare quali aree del cervello potevano essere stimolate per migliorare la memoria, identificando quali sono i nodi influenti nella rete della memoria del cervello, all'interno delle tre diverse aree di sua integrazione: ippocampo, corteccia prefrontale e nucleus accumbens.


Studi precedenti sui compiti cognitivi avevano dimostrato che il NAc era a valle dell'ippocampo e della corteccia prefrontale e quindi non influente per l'integrazione cerebrale. In effetti Del Ferraro e il team hanno dimostrato che, per la formazione della memoria, il NAc è a monte e influente.


I risultati della ricerca condotta alla CCNY sono degni di nota, così come la metodologia usata per acquisirli. Del Ferraro osserva: "Gli effetti della rimozione di un nodo da una rete sono stati studiati con simulazioni, sia per le reti umane che per quelle su animali, ma sono rare le convalide in vivo dirette. Quindi, fino a questo punto, non c'era un approccio ben fondato per prevedere quali nodi sono essenziali per l'integrazione del cervello".

 

 

 


Fonte: City College of New York (> English text) - Traduzione di Franco Pellizzari.

Riference: Gino Del Ferraro, Andrea Moreno, Byungjoon Min, Flaviano Morone, Úrsula Pérez-Ramírez, Laura Pérez-Cervera, Lucas C. Parra, Andrei Holodny, Santiago Canals, Hernán A. Makse. Finding influential nodes for integration in brain networks using optimal percolation theory. Nature Communications, 2018; 9 (1) DOI: 10.1038/s41467-018-04718-3

Copyright: Tutti i diritti di eventuali testi o marchi citati nell'articolo sono riservati ai rispettivi proprietari.

Liberatoria: Questo articolo non propone terapie o diete; per qualsiasi modifica della propria cura o regime alimentare si consiglia di rivolgersi a un medico o dietologo. Il contenuto non rappresenta necessariamente l'opinione dell'Associazione Alzheimer onlus di Riese Pio X ma solo quella dell'autore citato come "Fonte". I siti terzi raggiungibili da eventuali collegamenti contenuti nell'articolo e/o dagli annunci pubblicitari sono completamente estranei all'Associazione, il loro accesso e uso è a discrezione dell'utente. Liberatoria completa qui.

Nota: L'articolo potrebbe riferire risultati di ricerche mediche, psicologiche, scientifiche o sportive che riflettono lo stato delle conoscenze raggiunte fino alla data della loro pubblicazione.


 

Notizie da non perdere

Perché dimentichiamo? Nuova teoria propone che 'dimenticare' è in re…

17.01.2022 | Ricerche

Mentre viviamo creiamo innumerevoli ricordi, ma molti di questi li dimentichiamo. Come m...

Identificazione dei primi segnali dell'Alzheimer

7.03.2022 | Ricerche

Un team multidisciplinare di ricerca, composto da ricercatori del progetto ARAMIS, dell...

Demenze: forti differenze regionali nell’assistenza, al Nord test diagnostici …

30.01.2024 | Annunci & info

In Iss il Convegno finale del Fondo per l’Alzheimer e le Demenze, presentate le prime linee guida...

Nuova terapia che distrugge i grovigli di tau si dimostra promettente

30.09.2024 | Ricerche

Degli scienziati hanno sviluppato potenziali terapie che rimuovono selettivamente le proteine ​​t...

LATE: demenza con sintomi simili all'Alzheimer ma con cause diverse

3.05.2019 | Ricerche

È stato definito un disturbo cerebrale che imita i sintomi del morbo di Alzheimer (MA), ...

Dosi basse di radiazioni possono migliorare la qualità di vita nell'Alzhe…

6.05.2021 | Ricerche

Individui con morbo di Alzheimer (MA) grave hanno mostrato notevoli miglioramenti nel co...

Proteine grumose induriscono i capillari del cervello: nuovo fattore di rischi…

11.09.2020 | Ricerche

I depositi di una proteina chiamata 'Medin', che è presente in quasi tutti gli anziani, ...

Nuovo sensore nel cervello offre risposte all'Alzheimer

12.03.2021 | Ricerche

Scienziati della Università della Virginia (UVA) hanno sviluppato uno strumento per moni...

Le cellule immunitarie sono un alleato, non un nemico, nella lotta all'Al…

30.01.2015 | Ricerche

L'amiloide-beta è una proteina appiccicosa che si aggrega e forma picco...

Relazioni personali ricche migliorano il funzionamento del cervello

22.06.2020 | Ricerche

Come interagiscono gli individui, come si percepiscono uno con l'altro, e i pensieri e i...

Accumulo di proteine sulle gocce di grasso implicato nell'Alzheimer ad es…

21.02.2024 | Ricerche

In uno studio durato 5 anni, Sarah Cohen PhD, biologa cellulare della UNC e Ian Windham della Rockef...

Preoccupazione, gelosia e malumore alzano rischio di Alzheimer per le donne

6.10.2014 | Ricerche

Le donne che sono ansiose, gelose o di cattivo umore e angustiate in me...

Nessuna cura per l'Alzheimer nel corso della mia vita

26.04.2019 | Esperienze & Opinioni

La Biogen ha annunciato di recente che sta abbandonando l'aducanumab, il suo farmaco in ...

Ricercatori del MIT recuperano con la luce i ricordi 'persi'

29.05.2015 | Ricerche

I ricordi che sono stati "persi" a causa di un'amnesia possono essere richiamati attivando le cel...

Paesi asiatici assistono gli anziani in modo diverso: ecco cosa possiamo impar…

28.10.2020 | Esperienze & Opinioni

A differenza dei paesi occidentali, le culture tradizionali asiatiche mettono un forte a...

Orienteering: un modo per addestrare il cervello e contrastare il declino cogn…

27.01.2023 | Ricerche

Lo sport dell'orienteering (orientamento), che attinge dall'atletica, dalle capacità di ...

Con l'età cala drasticamente la capacità del cervello di eliminare le pro…

31.07.2015 | Ricerche

Il fattore di rischio più grande per l'Alzheimer è l'avanzare degli anni. Dopo i 65, il rischio r...

Rete nascosta di enzimi responsabile della perdita di sinapsi nell'Alzhei…

8.12.2020 | Ricerche

Un nuovo studio sul morbo di Alzheimer (MA) eseguito da scienziati dello Scripps Researc...

L'invecchiamento è guidato da geni sbilanciati

21.12.2022 | Ricerche

Il meccanismo appena scoperto è presente in vari tipi di animali, compresi gli esseri umani.

Cibo per pensare: come la dieta influenza il cervello per tutta la vita

7.10.2024 | Esperienze & Opinioni

Una quantità di ricerche mostra che ciò che mangiamo influenza la capacità del corpo di ...

Logo AARAssociazione Alzheimer OdV
Via Schiavonesca 13
31039 Riese Pio X° (TV)