Vuoi essere un supercentenario? Le possibilità di raggiungere la veneranda età di 110 anni sono a portata di mano ... se sopravvivi ai pericolosi 90 anni e arrivi a 105 quando i tassi di mortalità si livellano.
Questa la conclusione di uno studio condotto da ricercatori della University of California di Berkeley e dell'Università la Sapienza di Roma.
I ricercatori hanno analizzato le traiettorie di morte di circa 4.000 residenti in Italia che avevano 105 anni e più tra il 2009 e il 2015. Hanno scoperto che le possibilità di sopravvivenza per questi guerrieri della longevità si erano stabilizzate dopo aver superato i 105.
I risultati, pubblicati nel numero del 29 giugno della rivista Science, mettono in discussione le precedenti ricerche che avevano affermato che la durata della vita umana ha un punto limite definitivo. Ad oggi, l'essere umano più vecchio mai registrato, la francese Jeanne Calment, è morta nel 1997 all'età di 122 anni.
"I nostri dati ci dicono che non è ancora in vista un limite fisso alla durata della vita umana", ha detto l'autore senior dello studio Kenneth Wachter, professore emerito di demografia e statistica della UC Berkeley. "Non solo vediamo i tassi di mortalità che smettono di peggiorare con l'età, ma li vediamo migliorare leggermente nel tempo".
In particolare, i risultati mostrano che le persone tra 105 e 109 anni, chiamate semi-supercentenarie, avevano una possibilità del 50% di morire entro l'anno e un'aspettativa di ulteriore vita di 1,5 anni. Quel tasso di aspettativa di vita era previsto uguale per quelli di 110 anni (supercentenari), e quindi ecco la stabilizzazione.
La traiettoria per i nonagenari è meno indulgente. Ad esempio, lo studio ha scoperto che le donne italiane nate nel 1904, che avevano raggiunto i 90 anni, avevano il 15% di probabilità di morire entro l'anno successivo e in media 6 anni ancora di vita. Se arrivavano a 95, le loro probabilità di morire entro un anno aumentavano del 24% e la loro aspettativa di vita da quel momento in poi scendeva a 3,7 anni.
Complessivamente, Wachter e i colleghi ricercatori hanno monitorato il tasso di mortalità di 3.836 italiani - supercentenari e semi-supercentenari - nati tra il 1896 e il 1910 usando gli ultimi dati dell'ISTAT. Danno credito all'istituto per il monitoraggio affidabile dell'età estrema per merito di un sistema di convalida nazionale che misura l'età del decesso al giorno più vicino: "Questi sono i migliori dati della longevità per l'età estrema mai assemblati", ha detto Wachter.
Quando gli esseri umani superano gli 80 e i 90 anni, i tassi di mortalità aumentano a causa della fragilità e di un rischio più alto di malattie come quelle cardiache, la demenza, l'ictus, il cancro e la polmonite.
I demografi evoluzionari, come Wachter e il coautore dello studio James Vaupel, teorizzano che quelli che sopravvivono lo fanno a causa della selezione demografica e/o di quella naturale. Le persone fragili tendono a morire prima, mentre le persone robuste, o quelle che sono geneticamente benedette, possono vivere fino all'età estrema, dicono.
Wachter osserva che modelli di ciclo di vita simili sono stati trovati in altre specie, come mosche e vermi: "Che cosa abbiamo in comune con mosche e vermi?" si è chiesto. "Almeno una cosa: siamo tutti un prodotto dell'evoluzione".
Elisabetta Barbi della Università la Sapienza di Roma è la prima autrice dello studio. Altri co-autori sono Francesco Lagona dell'Università Roma Tre, Marco Marsili dell'ISTAT e James Vaupel dell'Università della Danimarca meridionale, della Duke University e dell'Istituto Max Planck per la Ricerca Demografica.
Fonte: Yasmin Anwar in University of California - Berkeley (> English text) - Traduzione di Franco Pellizzari.
Riferimenti: Elisabetta Barbi, Francesco Lagona, Marco Marsili, James W. Vaupel, Kenneth W. Wachter. The plateau of human mortality: Demography of longevity pioneers. Science, 2018; 360 (6396): 1459 DOI: 10.1126/science.aat3119
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