Iscriviti alla newsletter



Registrati alla newsletter (giornaliera o settimanale):
Ricevi aggiornamenti sulla malattia, gli eventi e le proposte dell'associazione. Il tuo indirizzo email è usato solo per gestire il servizio, non sarà mai ceduto ad altri.


La proteina tau dell'Alzheimer interrompe il trasporto molecolare dentro i neuroni

Uno studio multi-istituzionale guidato da ricercatori del Massachusetts General Hospital (MGH) e della Johns Hopkins University ha scoperto come la forma anomala di tau che forma i grovigli neurofibrillari caratteristici del morbo di Alzheimer (MA) può disturbare la funzione normale delle cellule cerebrali.


Nel loro rapporto, pubblicato sulla rivista Neuron, il team descrive come la tau interferisce con la comunicazione tra il nucleo dei neuroni e il resto del corpo cellulare, chiamato citoplasma.


"La comunicazione tra il nucleo e il resto della cellula di solito è un processo strettamente regolato", dice uno degli autori senior Bradley Hyman MD/PhD, direttore del Centro Ricerca Alzheimer del MGH. "Il nostro lavoro mostra un nuovo modo in cui le cellule cerebrali possono essere compromesse. In altri sistemi, l'interruzione di questa comunicazione causa disfunzioni cellulari e persino la morte cellulare, quindi pensiamo che questo potrebbe contribuire alla disfunzione e alla morte neuronale anche nel MA".


Una ricerca recente del gruppo di Hyman aveva scoperto una nuova caratteristica biochimica della tau, che in certe circostanze può formare goccioline microscopiche. La ricerca di altre proteine ​​con questa proprietà ha portato gli investigatori alle proteine ​​del 'complesso dei pori nucleari', una struttura sulla membrana del nucleo che controlla il passaggio di proteine ​​e RNA tra il nucleo e il citoplasma.


Hanno quindi deciso di indagare se e come la tau può interagire con le proteine ​​nel complesso dei pori nucleari, che contiene 30 diverse proteine ​​chiamate 'nucleoporine', che formano il canale attraverso il quale si muovono le molecole.


Piccole molecole possono passare liberamente attraverso il complesso dei pori nucleari, ma le molecole più grandi devono essere trasportate attivamente dalle interazioni tra le proteine-​​recettori su quelle molecole e nucleoporine. Lo spostamento delle molecole dentro o fuori dal nucleo dipende dall'attività di spola dell'enzima RanGTP tra il nucleo e il citoplasma.


In diverse malattie neurodegenerative e nel normale invecchiamento sono stati segnalati problemi nel trasporto nucleocitoplasmatico nei neuroni.


Nei loro esperimenti su neuroni di pazienti con MA e sui modelli cellulari di neuropatologia tau, i ricercatori hanno scoperto che la forma tau del MA (che è costellata di molecole di fosfato) interagisce direttamente con un importante nucleoporina chiamata Nup98. Questa interazione porta all'errata dislocazione della Nup98 nel citoplasma, dove promuove l'aggregazione di tau in grovigli neurofibrillari.


Per di più, i nuclei dei neuroni dei malati di MA assorbono molecole di test di grandi dimensioni, indicando che i complessi dei pori nucleari hanno delle perdite. Le strutture erano anche ridotte di numero e distribuite in modo non uniforme sulla membrana del nucleo.


Anche i neuroni di topi geneticamente programmati per sviluppare grovigli cerebrali di tau hanno mostrato una perdita simile nei complessi dei pori nucleari, consentendo il passaggio di grandi molecole colorate nei nuclei. I livelli degli enzimi Ran erano esauriti dai nuclei neuronali degli animali, mostrando anche cambiamenti di forma e struttura.


La soppressione dell'espressione del gene tau anomalo ha ripristinato i livelli nucleari di Ran e i livelli di Nup98 nella membrana nucleare. L'abbattimento dei livelli di Nup98 nei neuroni di questi topi ha ripristinato un rapporto Ran appropriato tra il nucleo e il citoplasma, dimostrando che la tau era la causa delle anomalie Ran.


"Una delle cose più eccitanti di queste scoperte è che, se fossimo in grado di bloccare l'interazione tra tau e il poro nucleare, potremmo consentire ai neuroni esistenti di diventare più funzionali nei pazienti; quindi uno dei nostri prossimi passi sarà determinare se è possibile o no", dice Hyman, professore di Neurologia alla Harvard Medical School. "Questo lavoro è stato reso possibile dalla collaborazione tra gruppi di tutto il paese, compresa la Johns Hopkins, la Mayo Clinic e il Salk Institute, perché ogni gruppo ha aggiunto la sua competenza specifica".

 

 

 


Fonte: Massachusetts General Hospital (> English text) - Traduzione di Franco Pellizzari.

Riferimenti: Bahareh Eftekharzadeh, J. Gavin Daigle, Larisa E. Kapinos, Alyssa Coyne, Julia Schiantarelli, Yari Carlomagno, Casey Cook, Sean J. Miller, Simon Dujardin, Ana S. Amaral, Jonathan C. Grima, Rachel E. Bennett, Katharina Tepper, Michael DeTure, Charles R. Vanderburgh, Bianca T. Corjuc, Sarah L. DeVos, Jose Antonio Gonzalez, Jeannie Chew, Svetlana Vidensky, Fred H. Gage, Jerome Mertens, Juan Troncoso, Eckhard Mandelkow, Xavier Salvatella, Roderick Y.H. Lim, Leonard Petrucelli, Susanne Wegmann, Jeffrey D. Rothstein, Bradley T. Hyman. Tau Protein Disrupts Nucleocytoplasmic Transport in Alzheimer’s Disease. Neuron, 2018; 99 (5): 925 DOI: 10.1016/j.neuron.2018.07.039

Copyright: Tutti i diritti di eventuali testi o marchi citati nell'articolo sono riservati ai rispettivi proprietari.

Liberatoria: Questo articolo non propone terapie o diete; per qualsiasi modifica della propria cura o regime alimentare si consiglia di rivolgersi a un medico o dietologo. Il contenuto non rappresenta necessariamente l'opinione dell'Associazione Alzheimer onlus di Riese Pio X ma solo quella dell'autore citato come "Fonte". I siti terzi raggiungibili da eventuali collegamenti contenuti nell'articolo e/o dagli annunci pubblicitari sono completamente estranei all'Associazione, il loro accesso e uso è a discrezione dell'utente. Liberatoria completa qui.

Nota: L'articolo potrebbe riferire risultati di ricerche mediche, psicologiche, scientifiche o sportive che riflettono lo stato delle conoscenze raggiunte fino alla data della loro pubblicazione.


 

Notizie da non perdere

La consapevolezza di perdere la memoria può svanire 2-3 anni prima della compa…

27.08.2015 | Ricerche

Le persone che svilupperanno una demenza possono cominciare a perdere la consapevolezza dei propr...

I ricordi perduti potrebbero essere ripristinati: speranza per l'Alzheime…

21.12.2014 | Ricerche

Una nuova ricerca effettuata alla University of California di ...

Perché il diabete tipo 2 è un rischio importante per lo sviluppo dell'Alz…

24.03.2022 | Ricerche

Uno studio dell'Università di Osaka suggerisce un possibile meccanismo che collega il diabete all'Al...

Lavati i denti, posticipa l'Alzheimer: legame diretto tra gengivite e mal…

4.06.2019 | Ricerche

Dei ricercatori hanno stabilito che la malattia gengivale (gengivite) ha un ruolo decisi...

Nuovo farmaco previene le placche amiloidi, un segno specifico di Alzheimer

8.03.2021 | Ricerche

Le placche di amiloide sono caratteristiche patologiche del morbo di Alzheimer (MA): son...

Svelata una teoria rivoluzionaria sull'origine dell'Alzheimer

28.12.2023 | Ricerche

Nonostante colpisca milioni di persone in tutto il mondo, il morbo di Alzheimer (MA) man...

Flusso del fluido cerebrale può essere manipolato dalla stimolazione sensorial…

11.04.2023 | Ricerche

Ricercatori della Boston University, negli Stati Uniti, riferiscono che il flusso di liq...

La lunga strada verso la demenza inizia con piccoli 'semi' di aggreg…

20.11.2020 | Ricerche

Il morbo di Alzheimer (MA) si sviluppa nel corso di decenni. Inizia con una reazione a c...

IFITM3: la proteina all'origine della formazione di placche nell'Alz…

4.09.2020 | Ricerche

Il morbo di Alzheimer (MA) è una malattia neurodegenerativa caratterizzata dall'accumulo...

Scoperta importante sull'Alzheimer: neuroni che inducono rumore 'cop…

11.06.2020 | Ricerche

I neuroni che sono responsabili di nuove esperienze interferiscono con i segnali dei neu...

Le cellule immunitarie sono un alleato, non un nemico, nella lotta all'Al…

30.01.2015 | Ricerche

L'amiloide-beta è una proteina appiccicosa che si aggrega e forma picco...

Interleuchina3: la molecola di segnalazione che può prevenire l'Alzheimer…

20.07.2021 | Ricerche

Una nuova ricerca su esseri umani e topi ha identificato una particolare molecola di seg...

Effetti della carenza di colina sulla salute neurologica e dell'intero si…

23.01.2023 | Ricerche

Assorbire colina a sufficienza dall'alimentazione è cruciale per proteggere il corpo e il cervello d...

L'impatto del sonno su cognizione, memoria e demenza

2.03.2023 | Ricerche

Riduci i disturbi del sonno per aiutare a prevenire il deterioramento del pensiero.

"Ci...

Identificazione dei primi segnali dell'Alzheimer

7.03.2022 | Ricerche

Un team multidisciplinare di ricerca, composto da ricercatori del progetto ARAMIS, dell...

Preoccupazione, gelosia e malumore alzano rischio di Alzheimer per le donne

6.10.2014 | Ricerche

Le donne che sono ansiose, gelose o di cattivo umore e angustiate in me...

Stimolazione dell'onda cerebrale può migliorare i sintomi di Alzheimer

15.03.2019 | Ricerche

Esponendo i topi a una combinazione unica di luce e suono, i neuroscienziati del Massach...

Alzheimer, Parkinson e Huntington condividono una caratteristica cruciale

26.05.2017 | Ricerche

Uno studio eseguito alla Loyola University di Chicago ha scoperto che delle proteine ​​a...

L'esercizio fisico dà benefici cognitivi ai pazienti di Alzheimer

29.06.2015 | Ricerche

Nel primo studio di questo tipo mai effettuato, dei ricercatori danesi hanno dimostrato che l'ese...

Nuovo sensore nel cervello offre risposte all'Alzheimer

12.03.2021 | Ricerche

Scienziati della Università della Virginia (UVA) hanno sviluppato uno strumento per moni...

Logo AARAssociazione Alzheimer OdV
Via Schiavonesca 13
31039 Riese Pio X° (TV)