Iscriviti alla newsletter



Registrati alla newsletter (giornaliera o settimanale):
Ricevi aggiornamenti sulla malattia, gli eventi e le proposte dell'associazione. Il tuo indirizzo email è usato solo per gestire il servizio, non sarà mai ceduto ad altri.


Cambiamenti nel cervello legati all'Alzheimer appaiono vari anni prima dei sintomi

AD associated brain changes before onsetSchema di cambiamenti significativi che precedono l'insorgenza dei sintomi di Alzheimer (punto 0, in basso a destra). A sinistra dello 0 c'è il numero stimato di anni prima dell'insorgenza del sintomo per il punto di cambio di ciascuna variabile. (Fonte: Laurent Younes et al.)

In una revisione delle registrazioni effettuate su 290 persone a rischio di morbo di Alzheimer (MA), scienziati della Johns Hopkins University affermano di aver identificato un livello medio di cambiamenti cerebrali, biologici e anatomici, legati al MA che sono presenti da 3 a 10 anni - alcuni anche più di 30 anni - prima che compaiano i primi sintomi riconoscibili della malattia.


"Il nostro studio suggerisce che potrebbe essere possibile usare la scansione cerebrale e l'analisi del liquido spinale per valutare il rischio di MA almeno 10 anni, o anche più, prima che appaiano i sintomi più comuni, come il lieve deterioramento cognitivo", afferma Laurent Younes PhD, professore e preside del Dipartimento di Matematica Applicata e Statistica della Johns Hopkins University. Un rapporto sulle scoperte è stato pubblicato online il 2 aprile su Frontiers in Aging Neuroscience.


Younes avverte che i cambiamenti del cervello variano ampiamente nelle persone e che i loro risultati di ricerca riflettono un livello medio di tali cambiamenti in un piccolo gruppo di soggetti. Di conseguenza, dice, gli scienziati non possono ancora usarli per trarre conclusioni precise sui cambiamenti cerebrali nelle singole persone.


Né, secondo loro, ci sono farmaci o altri interventi noti che possono rallentare o arrestare il processo patologico, anche se il rischio viene identificato precocemente. Ma il lavoro, aggiunge, potrebbe portare alla fine a un test per determinare il rischio relativo di MA di un individuo e guidare l'uso di trattamenti se e quando saranno sviluppati.


Per lo studio, gli scienziati hanno esaminato le cartelle cliniche di 290 persone over-40 raccolte dai National Institutes of Health e dalla Johns Hopkins University nell'ambito del progetto BIOCARD, un progetto che intende sviluppare predittori del declino cognitivo e attualmente diretto da Marilyn Albert PhD, neurologa della Johns Hopkins.


La maggior parte delle 290 persone aveva almeno un parente di primo grado con demenza di tipo MA, assegnando loro un rischio più elevato del solito.


Negli studi BIOCARD, gli scienziati hanno raccolto il liquido cerebrospinale ed eseguito scansioni cerebrali MRI ai partecipanti dello studio ogni due anni tra il 1995 e il 2005. Inoltre hanno condotto 5 test standard di memoria, apprendimento, lettura e attenzione ogni anno dal 1995 al 2013.


Poiché tutti i 290 partecipanti erano cognitivamente normali all'inizio dello studio, gli scienziati sono stati in grado di tenere traccia di varie caratteristiche biologiche e cliniche associate al MA negli anni precedenti alla comparsa dei sintomi. Al momento del loro ultimo appuntamento con il progetto BIOCARD, 209 partecipanti allo studio erano ancora cognitivamente normali e 81 hanno avuto la diagnosi di lieve decadimento cognitivo o demenza dovuta al MA.


Nelle 81 persone che hanno sviluppato problemi cognitivi o demenza, il team della Johns Hopkins ha trovato sottili cambiamenti nei punteggi dei test cognitivi da 11 a 15 anni prima dell'insorgere di un chiaro deficit cognitivo. Hanno anche riscontrato aumenti nel fluido cerebrospinale del tasso di variazione di una proteina chiamata Tau (che è da tempo considerata un marcatore del MA) in media 34,4 anni (per la t-tau, la Tau totale) e 13 anni (per un versione modificata chiamata p-tau) prima dell'inizio del deterioramento cognitivo.


Inoltre, gli scienziati hanno rilevato lievi diminuzioni nella velocità di cambiamento delle dimensioni del lobo temporale mediale, un'area del cervello responsabile della memoria, tra 3 e 9 anni prima che il deterioramento cognitivo fosse evidente.


Per trovare modelli comuni tra le enormi variazioni dell'anatomia cerebrale nelle immagini MRI dei partecipanti allo studio, Michael I. Miller PhD, direttore di ingegneria biomedica della Johns Hopkins e il suo team, hanno usato algoritmi al computer per assegnare numeri all'anatomia cerebrale. Hanno quindi monitorato nel tempo le anatomie cerebrali dei partecipanti allo studio per trovare cambiamenti nei modelli numerici coerenti con il deterioramento cognitivo.


In un altro studio descritto online nel dicembre 2018, il team di Miller ha usato gli stessi metodi computazionali dello studio corrente per scoprire che le persone con lieve decadimento cognitivo hanno una riduzione del tessuto in un'area all'interno del lobo temporale mediale del cervello, chiamata corteccia transentorinale.


"Si possono vedere cambiamenti in diverse misure biochimiche e anatomiche fino a un decennio o più prima dell'inizio dei sintomi clinici", dice Miller. "L'obiettivo è trovare la giusta combinazione di marcatori che indichino un aumento del rischio di compromissione cognitiva, e utilizzare tale strumento per guidare eventuali interventi che lo evitano".

 

 

 


Fonte: Johns Hopkins Medicine (> English text) - Traduzione di Franco Pellizzari.

Riferimenti: Laurent Younes, Marilyn Albert, Abhay Moghekar, Anja Soldan, Corinne Pettigrew, Michael I. Miller. Identifying Changepoints in Biomarkers During the Preclinical Phase of Alzheimer’s Disease. Frontiers in Aging Neuroscience, 2 Apr 2019, DOI: 10.3389/fnagi.2019.00074

Copyright: Tutti i diritti di eventuali testi o marchi citati nell'articolo sono riservati ai rispettivi proprietari.

Liberatoria: Questo articolo non propone terapie o diete; per qualsiasi modifica della propria cura o regime alimentare si consiglia di rivolgersi a un medico o dietologo. Il contenuto non rappresenta necessariamente l'opinione dell'Associazione Alzheimer onlus di Riese Pio X ma solo quella dell'autore citato come "Fonte". I siti terzi raggiungibili da eventuali collegamenti contenuti nell'articolo e/o dagli annunci pubblicitari sono completamente estranei all'Associazione, il loro accesso e uso è a discrezione dell'utente. Liberatoria completa qui.

Nota: L'articolo potrebbe riferire risultati di ricerche mediche, psicologiche, scientifiche o sportive che riflettono lo stato delle conoscenze raggiunte fino alla data della loro pubblicazione.


 

Notizie da non perdere

Come vivere in modo sicuro con la demenza a casa tua

12.11.2020 | Esperienze & Opinioni

C'è un malinteso comune che la persona con una diagnosi di demenza perde la sua indipend...

Svolta per l'Alzheimer? Confermato collegamento genetico con i disturbi i…

26.07.2022 | Ricerche

Uno studio eseguito in Australia alla Edith Cowan University (ECU) ha confermato il legame tra Alzhe...

Diagnosi di Alzheimer: prenditi del tempo per elaborarla, poi vai avanti con m…

4.12.2023 | Esperienze & Opinioni

Come posso accettare la diagnosi di Alzheimer?

Nathaniel Branden, compianto psicoterape...

Subiamo un 'lavaggio del cervello' durante il sonno?

4.11.2019 | Ricerche

Una nuova ricerca eseguita alla Boston University suggerisce che questa sera durante il ...

Antiossidanti aiutano contro vari problemi di salute, ma è complicato capire q…

3.11.2025 | Esperienze & Opinioni

La descrizione di antiossidante è tutta nel nome: gli antiossidanti contrastano gli ossi...

Convalidare il sentimento aiuta meglio di criticare o sminuire

30.03.2020 | Ricerche

Sostenere i tuoi amici e la famiglia può aiutarli a superare questi tempi di incertezza...

Come dormiamo oggi può prevedere quando inizia l'Alzheimer

8.09.2020 | Ricerche

Cosa faresti se sapessi quanto tempo hai prima che insorga il morbo di Alzheimer (MA)? N...

L'Alzheimer è in realtà un disturbo del sonno? Cosa sappiamo del legame t…

28.02.2020 | Esperienze & Opinioni

Il morbo di Alzheimer (MA) è una forma di demenza che insorge quando c'è un accumulo di ...

Come evitare che la demenza derubi i tuoi cari del loro senso di personalità, …

25.11.2025 | Esperienze & Opinioni

Ogni tre secondi, qualcuno nel mondo sviluppa la demenza; sono oltre 57 milioni di perso...

Gli interventi non farmacologici per l'Alzheimer sono sia efficaci che co…

19.04.2023 | Ricerche

Un team guidato da ricercatori della Brown University ha usato una simulazione al computer per di...

Colpi in testa rompono i 'camion della spazzatura' del cervello acce…

5.12.2014 | Ricerche

Un nuovo studio uscito ieri sul Journal of Neuroscience dimostra che un...

Ecco perché alcune persone con marcatori cerebrali di Alzheimer non hanno deme…

17.08.2018 | Ricerche

Un nuovo studio condotto all'Università del Texas di Galveston ha scoperto perché alcune...

Scoperto perché l'APOE4 favorisce l'Alzheimer e come neutralizzarlo

10.04.2018 | Ricerche

Usando cellule di cervello umano, scienziati dei Gladstone Institutes hanno scoperto la ...

Pensaci: tenere attivo il cervello può ritardare l'Alzheimer di 5 anni

21.07.2021 | Ricerche

Mantenere il cervello attivo in vecchiaia è sempre stata un'idea intelligente, ma un nuo...

I ricordi potrebbero essere conservati nelle membrane dei tuoi neuroni

18.05.2023 | Ricerche

Il cervello è responsabile del controllo della maggior parte delle attività del corpo; l...

Nessuna cura per l'Alzheimer nel corso della mia vita

26.04.2019 | Esperienze & Opinioni

La Biogen ha annunciato di recente che sta abbandonando l'aducanumab, il suo farmaco in ...

La lunga strada verso la demenza inizia con piccoli 'semi' di aggreg…

20.11.2020 | Ricerche

Il morbo di Alzheimer (MA) si sviluppa nel corso di decenni. Inizia con una reazione a c...

È lo scopo o il piacere la chiave della felicità mentre invecchiamo?

19.11.2021 | Esperienze & Opinioni

I benefici di avere un senso di scopo nella vita sono davvero incredibili. Le persone co...

Pressione bassa potrebbe essere uno dei colpevoli della demenza

2.10.2019 | Esperienze & Opinioni

Invecchiando, le persone spesso hanno un declino della funzione cerebrale e spesso si pr...

I dieci psicobiotici di cui hai bisogno per un cervello felice

9.09.2019 | Esperienze & Opinioni

Psicobiotici? Cosa sono gli psicobiotici?? Bene, cosa penseresti se io dicessi che la tu...

Logo AARAssociazione Alzheimer OdV
Via Schiavonesca 13
31039 Riese Pio X° (TV)