Iscriviti alla newsletter



Registrati alla newsletter (giornaliera o settimanale):
Ricevi aggiornamenti sulla malattia, gli eventi e le proposte dell'associazione. Il tuo indirizzo email è usato solo per gestire il servizio, non sarà mai ceduto ad altri.


Nuovi e importanti dettagli sul modo in cui la Tau provoca l'Alzheimer

Tau_filaments_with_ubiquitin_from_a_neuron.jpgFilamenti di Tau che escono da un neurone, con catene di ubiquitina (gialle) della degenerazione cortico-basale (blu) e dell'Alzheimer (violaceo). Fonte: Veronica Falconieri Hays e Anthony Fitzpatrick / Columbia University.

La proteina tau è da tempo coinvolta nel morbo di Alzheimer (MA) e in una miriade di altre malattie debilitanti del cervello. Ma finora gli scienziati hanno faticato a capire esattamente come la tau passa dalla sua forma funzionale normale a una mal ripiegata e dannosa.


Ora, ricercatori della Columbia University e della Mayo Clinic in Florida hanno usato tecnologie all'avanguardia per vedere la tau con un dettaglio senza precedenti. Analizzando il tessuto cerebrale di pazienti, questo gruppo di ricerca ha rivelato che i cambiamenti della proteina tau possono influenzare i diversi modi in cui può mal ripiegarsi nelle cellule del cervello di una persona. Queste differenze sono strettamente legate al tipo di malattia neurodegenerativa che si svilupperà, e alla velocità con cui la malattia si diffonderà nel cervello.


Lo studio, pubblicato su Cell, ha impiegato due tecniche complementari per mappare la struttura della tau e decifrare gli effetti di molecole aggiuntive, chiamate 'modificazioni post-translazionali' (PTM, post-translational modifications), sulla sua superficie. Queste nuove intuizioni strutturali potrebbero accelerare la lotta contro le malattie neurodegenerative, aiutando i ricercatori a identificare nuovi biomarcatori in grado di rilevare questi disturbi prima che si presentino i sintomi e progettare nuovi farmaci che puntano specifiche PTM, impedendo l'insorgenza della malattia prima che causi distruzioni nel cervello.


“La tau è da molto tempo una proteina di interesse notevole per la sua prevalenza nelle malattie”, ha detto Anthony Fitzpatrick PhD, il ricercatore della Columbia che ha guidato lo studio. “In questa pubblicazione, abbiamo delineato prove convincenti che le PTM hanno un ruolo strutturale importante nella tauopatie, l'insieme di malattie neurodegenerative caratterizzate da accumulo tossico di tau mal ripiegata”.


Non ci sono due tauopatie esattamente uguali, ha continuato il dott. Fitzpatrick, che è anche ricercatore di MA e di  invecchiamento del cervello. Ognuna colpisce diverse parti del cervello - anche diversi tipi di cellule - portando a sintomi diversi. Nel MA, per esempio, nasce nell'ippocampo, e quindi colpisce la memoria. L'encefalopatia traumatica cronica, un disturbo frequente nei sopravvissuti a lesioni cerebrali traumatiche, può portare a problemi di movimento, di memoria o di emozioni, a seconda di quali aree del cervello sono interessate.


Gli scienziati hanno usato tecniche tradizionali di scansione per trovare indizi su come sono implicati in queste malattie i grovigli di tau, composti da singole fibre, o filamenti,. Ma dipingere un quadro completo si è dimostrato difficile.


“Il cervello di pazienti con malattie neurodegenerative è facile da identificare: intere sezioni sono state mangiate via, sostituite da grandi ciuffi e grovigli di proteine ​​mal ripiegate come la tau”, ha detto Tamta Arakhamia, dottoranda, assistente di ricerca nel laboratorio di Fitzpatrick e prima co-autrice della ricerca. “Tuttavia, i filamenti di tau sono 10.000 volte più sottili di un capello umano, e quindi straordinariamente difficili da studiare in dettaglio”.


Per affrontare questa sfida, il dott. Fitzpatrick ha recentemente aperto la strada all'uso della microscopia crioelettronica (crio-EM) per visualizzare i singoli filamenti di tau dal tessuto cerebrale umano malato. La cryo-EM è una tecnologia che ha avuto il premio Nobel, sviluppata in parte da ricercatori della Columbia University. La cryo-EM visualizza i campioni usando un fascio di elettroni e si è dimostrata indispensabile per indagini su strutture biologiche estremamente piccole. Con la cryo-EM, il gruppo del dott. Fitzpatrick ha ricostruito le strutture dei filamenti tau, fornendo nuove informazioni su come si formano, crescono, e si diffondono in tutto il cervello.


Nonostante la sua grande capacità di fornire istantanee estremamente dettagliate di proteine, la crio-EM ha dei limiti. Per superarli, il dott. Fitzpatrick e il suo team l'hanno affiancata a una seconda tecnologia: la spettrometria di massa.


“La cryo-EM non fornisce un quadro completo, perché non può riconoscere pienamente le PTM microscopiche sulla superficie della tau”, ha detto Christina Lee, dottoranda della Columbia, assistente di ricerca nel laboratorio di Fitzpatrick e prima co-autrice della ricerca. “Ma la spettrometria di massa può individuare la composizione chimica delle PTM sulla superficie della tau”.


Lavorando con i co-autori senior Leonard Petrucelli PhD, professore di neuroscienze alla Mayo Clinic in Florida, e Nicholas Seyfried PhD, professore di biochimica alla Emory University, i ricercatori hanno usato la crio-EM e la spettrometria di massa per analizzare il tessuto cerebrale di pazienti con diagnosi di due tauopatie: MA e degenerazione cortico-basale (CBD, corticobasal degeneration).


La CBD è una taupatia rara ma estremamente aggressiva, che colpisce solo una persona ogni 10.000. A differenza del MA, che si ritiene sorga per una serie di fattori oltre alla tau, la CBD è associata principalmente con il comportamento anomalo delle proteine ​​tau. “Studiare una taupatia primaria come la CBD ci aiuta a capire come diventa tossica la tau per le cellule cerebrali”, ha detto il dott. Petrucelli. “Speriamo di estrapolare queste conoscenze per tauopatie secondarie, come il MA”.


L'analisi degli scienziati dei campioni di tessuto cerebrale ha ricavato diverse intuizioni chiave. In particolare, i ricercatori hanno scoperto che l'interazione tra diverse PTM sulla superficie della tau influenza la struttura dei filamenti tau, contribuendo alle differenze dei filamenti tau osservate nelle varie tauopatie, e anche alla variabilità da paziente a paziente.


“Nell'insieme questi risultati suggeriscono che le PTM possono non solo diventare marcatori sulla superficie delle proteine, ma influenzano realmente il comportamento della tau”, ha detto il dott. Fitzpatrick, che è anche assistente professore di biochimica e biofisica molecolare alla Columbia.


Andando avanti, il dott. Fitzpatrick e il suo gruppo prevedono di espandere questo lavoro ad altre taupatie. I risultati di oggi sul MA e la CBD sono molto promettenti per il settore, in particolare per lo sviluppo di nuovi modelli di malattia - come organoidi sviluppati in laboratorio (o mini-cervelli) - che possono servire a ricapitolare con precisione ciò che accade realmente nel cervello dei pazienti.


“I nostri risultati ispireranno nuovi approcci per lo sviluppo di strumenti diagnostici e di farmaci, come ad esempio puntare le vulnerabilità delle PTM per rallentare la progressione della malattia”, ha detto il dott. Fitzpatrick. “Le malattie neurodegenerative sono una delle classi più complesse e angoscianti di malattie, ma attraverso il nostro lavoro e quello dei nostri colleghi e collaboratori, stiamo costruendo una tabella di marcia verso la diagnostica e terapeutica di successo”.

 

 

 


Fonte: The Zuckerman Institute at Columbia University (> English text) - Traduzione di Franco Pellizzari.

Riferimenti: Tamta Arakhamia, Christina E. Lee, Yari Carlomagno, Duc M. Duong, Sean R. Kundinger, Kevin Wang, Dewight Williams, Michael DeTure, Dennis W. Dickson, Casey N. Cook, Nicholas T. Seyfried, Leonard Petrucelli, Anthony W.P. Fitzpatrick. Posttranslational Modifications Mediate the Structural Diversity of Tauopathy Strains. Cell, 2020, DOI

Copyright: Tutti i diritti di eventuali testi o marchi citati nell'articolo sono riservati ai rispettivi proprietari.

Liberatoria: Questo articolo non propone terapie o diete; per qualsiasi modifica della propria cura o regime alimentare si consiglia di rivolgersi a un medico o dietologo. Il contenuto non rappresenta necessariamente l'opinione dell'Associazione Alzheimer onlus di Riese Pio X ma solo quella dell'autore citato come "Fonte". I siti terzi raggiungibili da eventuali collegamenti contenuti nell'articolo e/o dagli annunci pubblicitari sono completamente estranei all'Associazione, il loro accesso e uso è a discrezione dell'utente. Liberatoria completa qui.

Nota: L'articolo potrebbe riferire risultati di ricerche mediche, psicologiche, scientifiche o sportive che riflettono lo stato delle conoscenze raggiunte fino alla data della loro pubblicazione.


 

Notizie da non perdere

LATE: demenza con sintomi simili all'Alzheimer ma con cause diverse

3.05.2019 | Ricerche

È stato definito un disturbo cerebrale che imita i sintomi del morbo di Alzheimer (MA), ...

Chiarito il meccanismo che porta all'Alzheimer e come fermarlo

30.08.2017 | Ricerche

Nel cervello delle persone con Alzheimer ci sono depositi anomali di proteine ​​amiloide-beta e ​...

Studio cinese: 'Metti spezie nel tuo cibo per tenere a bada l'Alzhei…

13.01.2022 | Ricerche

Proprio come 'una mela al giorno toglie il medico di torno', sono ben noti i benefici di...

Scoperta nuova causa di Alzheimer e di demenza vascolare

21.09.2023 | Ricerche

Uno studio evidenzia la degenerazione delle microglia nel cervello causata dalla tossicità del ferro...

Menopausa precoce e terapia ormonale ritardata alzano il rischio di Alzheimer

17.04.2023 | Ricerche

Le donne hanno più probabilità degli uomini di sviluppare il morbo di Alzheimer (MA), e ...

I ricordi perduti potrebbero essere ripristinati: speranza per l'Alzheime…

21.12.2014 | Ricerche

Una nuova ricerca effettuata alla University of California di ...

L'Alzheimer inizia all'interno delle cellule nervose?

25.08.2021 | Ricerche

Uno studio sperimentale eseguito alla Lund University in Svezia ha rivelato che la prote...

Alzheimer e le sue proteine: bisogna essere in due per ballare il tango

21.04.2016 | Ricerche

Per anni, i neuroscienziati si sono chiesti come fanno le due proteine ​​anomale amiloid...

Trovato legame tra amiloide-beta e tau: è ora possibile una cura per l'Al…

27.04.2015 | Ricerche

Dei ricercatori hanno assodato come sono collegate delle proteine che hanno un ruolo chiave nell...

L'esercizio fisico genera nuovi neuroni cerebrali e migliora la cognizion…

10.09.2018 | Ricerche

Uno studio condotto dal team di ricerca del Massachusetts General Hospital (MGH) ha scop...

A 18 come a 80 anni, lo stile di vita è più importante dell'età per il ri…

22.07.2022 | Ricerche

Gli individui senza fattori di rischio per la demenza, come fumo, diabete o perdita dell...

Scoperta inaspettata: proteine infiammatorie possono rallentare il declino cog…

5.07.2021 | Ricerche

Finora la ricerca aveva collegato l'infiammazione al morbo di Alzheimer (MA), però scien...

Livelli di ossigeno nel sangue potrebbero spiegare perché la perdita di memori…

9.06.2021 | Ricerche

Per la prima volta al mondo, scienziati dell'Università del Sussex hanno registrato i li...

Perché la tua visione può prevedere la demenza 12 anni prima della diagnosi

24.04.2024 | Ricerche

 

Gli occhi possono rivelare molto sulla salute del nostro cervello: in effetti, i p...

IFITM3: la proteina all'origine della formazione di placche nell'Alz…

4.09.2020 | Ricerche

Il morbo di Alzheimer (MA) è una malattia neurodegenerativa caratterizzata dall'accumulo...

Malato di Alzheimer: la casa di cura la paga lo Stato?

25.05.2023 | Normativa

Chi si fa carico delle spese per un malato di Alzheimer ricoverato in una casa di riposo? Scopriamo ...

Zen e mitocondri: il macchinario della morte rende più sana la vita

20.11.2023 | Ricerche

Sebbene tutti noi aspiriamo a una vita lunga, ciò che è più ambito è un lungo periodo di...

Scoperta ulteriore 'barriera' anatomica che difende e monitora il ce…

11.01.2023 | Ricerche

Dalla complessità delle reti neurali, alle funzioni e strutture biologiche di base, il c...

Perché dimentichiamo? Nuova teoria propone che 'dimenticare' è in re…

17.01.2022 | Ricerche

Mentre viviamo creiamo innumerevoli ricordi, ma molti di questi li dimentichiamo. Come m...

Scoperto un fattore importante che contribuisce all'Alzheimer

22.08.2022 | Ricerche

Una ricerca guidata dai dott. Yuhai Zhao e Walter Lukiw della Luisiana State University ...

Logo AARAssociazione Alzheimer OdV
Via Schiavonesca 13
31039 Riese Pio X° (TV)