Una rapida annusata di uno spray nasale manda microscopiche particelle di metallo nel cervello, dove colpiscono e distruggono le proteine dannose dell'Alzheimer.
Niente Alzheimer? Nessun problema, le particelle metalliche escono del corpo in modo sicuro.
Questa è la promessa della tecnologia sviluppata dal neuroscienziato William Klein e dal nanotecnologo Vinayak Dravid della Northwestern University. La coppia ha inventato un sistema di rilevamento precoce basato sulla nanotecnologia che un giorno potrebbe fornire trattamenti mirati.
Klein e Dravid hanno creato un anticorpo (una molecola immunitaria che rileva strutture chimiche specifiche) che si lega ad una particella implicata nell'Alzheimer. Hanno collegato l'anticorpo a un insieme di composti di ossido di ferro su scala nanometrica, simili a ruggine, che possono essere visti con la risonanza magnetica.
La scansione del cervello può rilevare la malattia nella fase iniziale, per cui i pazienti possono iniziare il trattamento prima di quanto sia possibile oggi. "Una volta che parte la reazione a catena degli eventi negativi, è come una miccia accesa. Devi intervenire il più presto possibile", dice Klein.
I grumi di proteina amiloide-beta chiamate placche sono una caratteristica dell'Alzheimer. Ma attualmente molti neuroscienziati concordano che la tossina primaria della malattia è una forma minuscola di particella della stessa proteina, chiamata oligomero. Alla fine queste piccole strutture si raggruppano insieme formando le placche, ma in quel momento hanno già danneggiato le cellule del cervello. L'anticorpo creato alla Northwestern si lega agli oligomeri tossici e potrebbe un giorno fornire terapie per il cervello o aiutare i medici a valutare come il paziente sta rispondendo a un nuovo farmaco.
Finora i ricercatori hanno usato la sonda per distinguere tra campioni malati e sani del cervello umano. Il prossimo passo, previsto per la fine dell'anno, è vedere se possono fare la stessa cosa nel cervello dei topi viventi. Uno spray nasale ha già trasportato con successo le nanoparticelle nel cervello di un topo, molto probabilmente lo stesso metodo di trasport che dovrebbe funzionare per noi umani.
Pubblicato da Stephani Sutherland in Scientific American (> English version) - Traduzione di Franco Pellizzari.
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