Iscriviti alla newsletter



Registrati alla newsletter (giornaliera o settimanale):
Ricevi aggiornamenti sulla malattia, gli eventi e le proposte dell'associazione. Il tuo indirizzo email è usato solo per gestire il servizio, non sarà mai ceduto ad altri.


Buone nuove: il donanemab di Lilly ha rallentato l'Alzheimer nell'esperimento di Fase 2

I risultati dei biomarcatori suggeriscono il potenziale di modifica della malattia a lungo termine dopo il trattamento, con il rallentamento dell'accumulo di tau nelle regioni cerebrali chiave.

EliLilly HQ

I risultati dell'esperimento TRAILBLAZER-ALZ di Fase 2, presentati nei giorni scorsi dalla Eli Lilly e Company alla 15a Conferenza Internazionale su Alzheimer & Parkinson, tenuta virtualmente dal 9 al 14 marzo 2021, e pubblicati sul New England Journal of Medicine, espandono i dati riferiti in precedenza, trovando che il donanemab ha soddisfatto il suo obiettivo primario e ha mostrato un rallentamento significativo del declino sulla Alzheimer's Disease Rating Scale (iADRS) integrata, una misura composita di funzionamento cognitivo e  giornaliero, nei pazienti con morbo di Alzheimer (MA) sintomatico iniziale, rispetto al placebo.


Inoltre, i dati delle analisi secondarie hanno mostrato che il donanemab ha rallentato coerentemente il declino cognitivo e funzionale, con gamme tra il 20-40% in tutti gli obiettivi secondari (Clinical Dementia Rating Scale Sum of Boxes, Alzheimer's Disease Assessment Scale-Cognitive, Alzheimer's Disease Cooperative Study-instrumental Activities of Daily Living, Mini-Mental State Examination) con significato statistico nominale più volte superiore al placebo. Inoltre, le analisi esplorative prespecificate hanno mostrato che il donanemab ha rallentato l'accumulo di tau nelle regioni cerebrali chiave dei pazienti con MA.


Daniel Skovronsky MD/PhD, responsabile scientifico di Lilly e presidente dei laboratori di ricerca Lilly, ha detto:

"Siamo fiduciosi nei risultati dello studio TRAILBLAZER-ALZ. Questo è il primo studio di fase avanzata sul MA a soddisfare il suo obiettivo primario all'analisi primaria. Il donanemab ha il potenziale di diventare un trattamento molto importante per il MA.

"Siamo lieti di aver visto non solo rallentare il declino cognitivo e funzionale, ma anche una eliminazione sostanziale delle placche amiloidi (Aß) e il rallentamento della diffusione della patologia tau. La costellazione dei risultati clinici e dei biomarcatori indica il potenziale di modifica della malattia a lungo termine. Siamo grati ai pazienti, ai caregiver e agli investigatori che hanno partecipato a questo studio di riferimento".


Nello specifico, a 76 settimane rispetto alla linea di base, il trattamento con donanemab ha rallentato il calo del 32% rispetto al placebo misurato dalla iADRS, dato statisticamente significativo. Già nove mesi (36 settimane) dopo l'inizio del trattamento, è stata osservata una differenza significativa nel declino da parte della iADRS.


Inoltre, il 40% dei partecipanti trattati con donanemab ha raggiunto la negatività dell'amiloide già sei mesi dopo l'inizio del trattamento e il 68% ha raggiunto questo obiettivo entro 18 mesi. Il donanemab è un anticorpo monoclonale progettato per legare una forma specifica di Aß modificata post-translazionale (N-terminal pyroglutamate), e quindi produrre una eliminazione rapida e completa delle placche di amiloide.


Liana Apostolova MD/MS/FAAN, professoressa illustre dell'Università dell'Indiana (IU) e professoressa di ricerca in MA nella Facoltà di Medicina della IU, ha detto:

"La tau è sempre più convalidata come biomarcatore predittivo della progressione del MA, come ha dimostrato di nuovo questo esperimento. Un'intuizione chiave dei risultati dello studio TRAILBLAZER-ALZ è che il donanemab non solo ha ridotto significativamente la quantità di deposizione di amiloide in questi pazienti, ma ha anche rallentato la progressione clinica della malattia, suggerendo che questa potrebbe essere una terapia di modifica della malattia. Crediamo che questi dati di scansione Aß e tau gettino le fondamenta per trattamenti del MA basati sulla medicina di precisione".


Il profilo di sicurezza del donanemab era coerente con le osservazioni dei dati di fase 1. Nel gruppo di trattamento donanemab, le 'anomalie di scansione correlate all'Aß - edema' (ARIA-E, amyloid-related imaging abnormalities - edema) erano presenti nel 26,7% dei partecipanti trattati, e nel complesso il 6,1% ha avuto ARIA-E; la maggioranza di casi di  ARIA-E si sono verificati entro le prime 12 settimane dall'inizio del trattamento.


Altre AE comuni nel gruppo di trattamento donanemab includono eventi correlati a ARIA-H come micro-emorragie (7,6%) e siderosi superficiale del sistema nervoso centrale (13,7%), nausea (10,7%) e reazione relativa a infusione (IRR) (7,6%). IRR grave o ipersensibilità si sono verificate nel 2,3% dei partecipanti trattati con donanemab. Nel braccio donanemab, il 30,5% dei pazienti ha interrotto il trattamento a causa di un evento avverso e la metà di queste interruzioni è dovuta agli eventi relativi a ARIA. I pazienti con discontinuità del trattamento sono stati autorizzati a continuare l'esperimento.


Stephen Stalloady MS/MD, direttore del programma di memoria e invecchiamento e del Dipartimento di Neurologia del Butler Hospital e professore di psichiatria e comportamento umano alla Brown University, ha dichiarato:

"Come clinico e ricercatore, sono particolarmente incoraggiato dal significativo abbassamento della placca e dal rallentamento del declino clinico con donanemab. I risultati del donanemab sono una pietra miliare significativa e incoraggiante per le persone colpite dal MA e siamo desiderosi di continuare questa lotta".

 

 

 


Fonte: Eli Lilly and company (> English) - Traduzione di Franco Pellizzari.

Riferimenti: Mark Mintun, Albert Lo, Cynthia Duggan Evans, Alette Wessels, Paul Ardayfio, Scott Andersen, Sergey Shcherbinin, JonDavid Sparks, John Sims, Miroslaw Brys, Liana Apostolova, Stephen Salloway, Daniel Skovronsky. Donanemab in Early Alzheimer’s Disease. New England Journal of Medicine, 13 Mar 2021, DOI

Copyright: Tutti i diritti di testi o marchi inclusi nell'articolo sono riservati ai rispettivi proprietari.

Liberatoria:
Questo articolo non propone terapie o diete; per qualsiasi modifica della propria cura o regime alimentare si consiglia di rivolgersi a un medico o dietologo. Il contenuto non rappresenta necessariamente l'opinione dell'Associazione Alzheimer OdV di Riese Pio X ma solo quella dell'autore citato come "Fonte". I siti terzi raggiungibili da eventuali collegamenti contenuti nell'articolo e/o dagli annunci pubblicitari sono completamente estranei all'Associazione, il loro accesso e uso è a discrezione dell'utente. Liberatoria completa qui.

Nota: L'articolo potrebbe riferire risultati di ricerche mediche, psicologiche, scientifiche o sportive che riflettono lo stato delle conoscenze raggiunte fino alla data della loro pubblicazione.


 

Notizie da non perdere

Goccioline liquide dense come computer cellulari: nuova teoria sulla causa del…

22.09.2022 | Ricerche

Un campo emergente è capire come gruppi di molecole si condensano insieme all'interno de...

Smontata teoria prevalente sull'Alzheimer: dipende dalla Tau, non dall�…

2.11.2014 | Ricerche

Una nuova ricerca che altera drasticamente la teoria prevalente sull'or...

Relazioni personali ricche migliorano il funzionamento del cervello

22.06.2020 | Ricerche

Come interagiscono gli individui, come si percepiscono uno con l'altro, e i pensieri e i...

Menopausa precoce e terapia ormonale ritardata alzano il rischio di Alzheimer

17.04.2023 | Ricerche

Le donne hanno più probabilità degli uomini di sviluppare il morbo di Alzheimer (MA), e ...

Alzheimer, Parkinson e Huntington condividono una caratteristica cruciale

26.05.2017 | Ricerche

Uno studio eseguito alla Loyola University di Chicago ha scoperto che delle proteine ​​a...

Il ruolo sorprendente delle cellule immunitarie del cervello

21.12.2020 | Ricerche

Una parte importante del sistema immunitario del cervello, le cellule chiamate microglia...

Marito riferisce un miglioramento 'miracoloso' della moglie con Alzh…

28.09.2018 | Annunci & info

Una donna di Waikato (Nuova Zelanda) potrebbe essere la prima persona al mondo a miglior...

Sintomi visivi bizzarri potrebbero essere segni rivelatori dell'Alzheimer…

1.02.2024 | Ricerche

Un team di ricercatori internazionali, guidato dall'Università della California di San F...

Interleuchina3: la molecola di segnalazione che può prevenire l'Alzheimer…

20.07.2021 | Ricerche

Una nuova ricerca su esseri umani e topi ha identificato una particolare molecola di seg...

'Ingorgo' di proteine nei neuroni legato alla neurodegenerazione

12.09.2022 | Ricerche

Un nuovo studio condotto da ricercatori dell'EPFL rivela che un complesso proteico malfunzionante pu...

Infezione cerebrale da funghi produce cambiamenti simili all'Alzheimer

26.10.2023 | Ricerche

Ricerche precedenti hanno implicato i funghi in condizioni neurodegenerative croniche co...

Laser a infrarossi distrugge le placche di amiloide nell'Alzheimer

7.08.2020 | Ricerche

L'aggregazione di proteine ​​in strutture chiamate 'placche amiloidi' è una caratteristi...

Malato di Alzheimer: la casa di cura la paga lo Stato?

25.05.2023 | Normativa

Chi si fa carico delle spese per un malato di Alzheimer ricoverato in una casa di riposo? Scopriamo ...

Cerca il tuo sonno ideale: troppo e troppo poco legati al declino cognitivo

28.10.2021 | Ricerche

Come tante altre cose buone della vita, il sonno fa meglio se è moderato. Uno studio plu...

Riprogrammare «cellule di supporto» in neuroni per riparare il cervello adulto…

21.11.2014 | Ricerche

La porzione del cervello adulto responsabile del pensiero complesso, la corteccia cerebrale, non ...

Accumulo di proteine sulle gocce di grasso implicato nell'Alzheimer ad es…

21.02.2024 | Ricerche

In uno studio durato 5 anni, Sarah Cohen PhD, biologa cellulare della UNC e Ian Windham della Rockef...

L'esercizio fisico dà benefici cognitivi ai pazienti di Alzheimer

29.06.2015 | Ricerche

Nel primo studio di questo tipo mai effettuato, dei ricercatori danesi hanno dimostrato che l'ese...

Scoperto nuovo colpevole del declino cognitivo nell'Alzheimer

7.02.2019 | Ricerche

È noto da tempo che i pazienti con morbo di Alzheimer (MA) hanno anomalie nella vasta re...

Perché dimentichiamo? Nuova teoria propone che 'dimenticare' è in re…

17.01.2022 | Ricerche

Mentre viviamo creiamo innumerevoli ricordi, ma molti di questi li dimentichiamo. Come m...

Pressione bassa potrebbe essere uno dei colpevoli della demenza

2.10.2019 | Esperienze & Opinioni

Invecchiando, le persone spesso hanno un declino della funzione cerebrale e spesso si pr...

Logo AARAssociazione Alzheimer OdV
Via Schiavonesca 13
31039 Riese Pio X° (TV)