Sono emerse nuove evidenze che suggeriscono un forte legame tra l'inquinamento atmosferico e l'Alzheimer in studi finanziati da Cure Alzheimer's Fund (CAF) e da altri.
"Questi risultati sottolineano la complessità di questa malattia", dice Tim Armour, Presidente e CEO di CAF, "e sottolineano la necessità di un approccio globale per fermarla".
Anche se i ricercatori di Alzheimer stanno teorizzando da più di una generazione che ambiente e stile di vita hanno un ruolo significativo nello sviluppo del morbo, solo ora stanno capendo il ruolo importante dell'inquinamento.
"Negli ultimi cinque anni", ha detto Caleb Finch PhD, gerontologo della University of Southern California, "è diventato molto chiaro, a me e ad altri, che l'inquinamento dell'aria è un fattore di rischio probabile dell'Alzheimer, così come di altri cambiamenti nel cervello invecchiato che rallentano i processi cognitivi. Questo è un grande problema che dobbiamo affrontare a livello globale".
Per fortuna, è anche un problema che i ricercatori stanno cominciando ad affrontare seriamente. "Ora ci sono più di dieci laboratori che lavorano su questo in tutto il mondo", dice Finch. "Cinque anni fa erano solo alcuni. Il tema sta recuperando l'attenzione che merita".
Finch sta aiutando ad aprire la strada. Come acclamato gerontologo biomedico, specializzato negli effetti ambientali sull'invecchiamento del cervello, ha ricevuto numerosi premi scientifici ed è autore di 500 studi di ricerca, così come di alcuni importanti libri sull'invecchiamento. Nel 1984 Finch ha fondato e diretto l'Alzheimer's Disease Research Center della University of Southern California, finanziato dal National Institute on Aging. E' entrato nello Scientific Advisory Board del Cure Alzheimer's Fund nel 2014.
La recente attenzione di Finch sull'inquinamento è stata stimolata da studi epidemiologici emergenti della USC e altrove, che dimostrano quanto segue:
- una forte associazione tra inquinamento urbano e aspettativa di vita più breve: circa 1,5 anni più breve negli Stati Uniti e cinque anni meno in Cina;
- una correlazione diretta tra inquinamento urbano e ispessimento pericoloso delle pareti dell'arteria carotidea, che limita il flusso di sangue al cervello;
- un forte legame tra inquinamento atmosferico e infiammazione in alcune parti del cervello colpite dall'Alzheimer;
- una correlazione diretta tra inquinamento urbano e calo nell'apprendimento verbale, nel ragionamento logico e nella memoria, e nella funzione esecutiva degli adulti di mezza età e anziani, sia nella zona di Los Angeles che in tutti gli Stati Uniti.
Da tutto ciò, Finch conclude: "A me sembra che l'inquinamento atmosferico contribuisca ad almeno il cinque per cento dell'Alzheimer, e può essere molto di più".
La sua propria ricerca sugli effetti dell'inquinamento sull'invecchiamento è stata spronata in due modi da un assegno di ricerca del 2014 del CAF per esaminare l'effetto del particolato di dimensioni nanometriche (derivato principalmente dal traffico automobilistico in ambienti urbani) sulla creazione di Abeta nei topi. L'inquinamento atmosferico da piccole particelle è particolarmente preoccupante, perché questo è il materiale che si fa strada nel flusso sanguigno.
"Non siamo preoccupati per le particelle più grandi di 2,5 micron, come il fumo dei camini", spiega Finch. "Quelle sono intrappolate nelle vie aeree superiori. Quelle di cui siamo davvero preoccupati sono invisibili all'occhio umano, più piccole di 2,5 micron. Esse penetrano in profondità nei polmoni, e raggiungono il cervello".
Quel progetto del 2014 finanziato dal CAF, dice Finch, e sviluppato in collaborazione con il suo socio Mafalda Cacciottolo della USC, poi ha portato un finanziamento sostanzioso dei National Institutes of Health. Nell'insieme la loro ricerca ha stabilito una forte evidenza che l'inquinamento urbano sta contribuendo ad un aumento tossico di Abeta, che a sua volta conduce allo sviluppo dell'Alzheimer.
Anche se la notizia della neurotossicità dell'inquinamento dell'aria è stupefacente e preoccupante, c'è qualche notizia rassicurante. Queste nanoparticelle, anche se abbondanti in tutto il mondo, sono in declino in alcune nazioni. Gli Stati Uniti, per esempio, hanno visto un calo del 35 per cento della concentrazione di piccole particelle sospese nell'aria dal 2000 al 2014. "Quindici anni fa, la maggior parte del paese era sopra lo standard di sicurezza EPA", spiega Finch. "Ora, più della metà del paese è sotto lo standard di sicurezza. Quindi stiamo facendo progressi".
"Questo è un pezzo fondamentale del puzzle", dice Rudy Tanzi PhD, presidente del CAF Research Consortium. "L'Alzheimer emerge più di un decennio prima che inizino i sintomi, con il sovra-accumulo di Abeta nel cervello. Nel muoverci aggressivamente verso terapie per controllare questo processo, abbiamo bisogno di espandere la nostra comprensione dei fattori che vi contribuiscono".
Fonte: David Shenk in Cure Alzheimer's Fund (> English text) - Traduzione di Franco Pellizzari.
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