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Demenza: terapie non farmacologiche

La demenza comporta una perdita progressiva delle funzioni cognitive (memoria, ragionamento, pensiero, linguaggio, percezione, cognizione spaziale) di severità tale da interferire con le attività quotidiane e con la vita di relazione di una persona.

La complessità di questa malattia è immensa e, anche se non può essere arrestata, molto può essere fatto per contrastare le sue drammatiche ripercussioni sia sul malato sia su chi gli sta accanto.

Negli ultimi anni si sta assistendo a richieste sempre più numerose di interventi che impieghino le terapie non farmacologiche, in progetti preventivi, riabilitativi e terapeutici. Diversi studi hanno dimostrato come esse possano contribuire a contenere l'ampia gamma di disturbi del comportamento associati alla demenza (ansia, aggressività, wandering, affacendamento afinalistico, apatia, disturbi del sonno etc…) per migliorare e rallentare il declino nell’area cognitiva, funzionale e comportamentale.

Le terapie non farmacologiche, in sinergia con le terapie che prevedono l’utilizzo di farmaci, migliorano la qualità di vita delle persone con demenza; tuttavia la qualità dei loro risultati dipende dalla collaborazione tra tutte le componenti operative (da quella sanitaria a quella socio-assistenziale a quella familiare). I trattamenti non farmacologici utilizzati nella pratica clinica sono numerosi e si differenziano in base alla sfera di intervento o al potenziale di efficacia terapeutica.

Presso il Nucleo Diamante (nucleo specialistico dedicato alla cura delle persone con demenza), della Casa di Soggiorno Prealpina, diversi sono gli interventi terapeutici per riattivare la persona a livello cognitivo e a migliorarne le capacità relazionali, emotive ed occupazionali. La “Doll Therapy” (terapia della bambola) rientra nella gamma di questi trattamenti non farmacologici. La valenza terapeutica nell’utilizzo della bambola, con persone affette da demenza, assume significati simbolici in relazione alle potenzialità regressive che l’oggetto stesso evidenzia.

Nel caso di un moderato/grave deterioramento cognitivo viene persa la capacità di distinguere un evento reale da uno immaginario; la bambola diviene un oggetto simbolico in grado di evocare antiche emozioni relative al maternage, all’attaccamento, al bisogno di dare e di ricevere amore. Tramite l’accudimento, la persona con demenza attiva relazioni tattili e affettive che contengono o riducono i disturbi del comportamento, aumentano l'espressività relazionale ed emozionale; mantengono le capacità attentive e di memoria procedurale e facilitano il rilassamento. La bambola utilizzata in questo tipo di terapia possiede delle caratteristiche studiate per favorire il contatto relazionale rendendola, appunto, una bambola terapeutica.

Doll_therapy

Nella figura è riportato un esempio di bambola terapeutica; la posizione allargata delle gambe, la lateralità dello sguardo, i tratti somatici, le dimensioni, il collo mobile, il peso ed il materiale impiegato per la sua costruzione favoriscono l’approccio e la cura della persona. La scelta di mostrare questa particolare bambola è legata ad una collaborazione nata tra la Casa di Soggiorno Prealpina e la Fondazione Cardinal Gusmini di Verteva (Bergamo), in merito ad un progetto di sperimentazione della terapia della bambola. Il dottor Cilesi, responsabile del servizio di riabilitazione cognitiva e delle terapie non farmacologiche della Fondazione, ha effettuato diverse sperimentazioni, documentando l’efficacia terapeutica di tale intervento con l’utilizzo di questa bambola.

La sperimentazione presso la Casa di Soggiorno Prealpina è iniziata nel gennaio scorso, vedendo il coinvolgimento degli operatori socio-assistenziali, la psicologa, l’educatore professionale.

Le persone inserite in terapia sono finora cinque e, per ognuna di loro, si sono riscontrati importanti benefici (diminuzione del wandering, delle vocalizzazioni, degli stati d’ansia e di agitazione) che hanno condotto, in alcuni casi, anche alla riduzione del carico farmacologico.

Un’ulteriore applicazione delle terapie non farmacologiche presso il nucleo specialistico della Casa di Soggiorno Prealpina sarà la creazione, entro la fine dell’anno, di una “sensory room”: uno spazio dedicato alla stimolazione multisensoriale delle persone affette da demenza, per dare contenimento ai disturbi comportamentali, indurre stati di rilassamento e promuovere il benessere e la qualità di vita dei nostri ospiti.

 

Valentina Tessarolo
Psicologa della Casa Soggiorno Prealpina

 

 


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Pubblicato in Rivista Salute ULSS8 di Ottobre 2011.

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