Iscriviti alla newsletter



Registrati alla newsletter (giornaliera o settimanale):
Ricevi aggiornamenti sulla malattia, gli eventi e le proposte dell'associazione. Il tuo indirizzo email è usato solo per gestire il servizio, non sarà mai ceduto ad altri.


È realmente possibile avere l'Alzheimer senza sintomi?

Alcune persone sembrano essere più resilienti allo sviluppo del morbo di Alzheimer (MA), nonostante abbiano i tratti biologici della malattia devastante. Per ovvie ragioni, gli scienziati sono molto interessati a studiare questo gruppo speciale di persone.


Si pensa che il MA, la forma più comune di demenza, inizi a causa di un accumulo di due proteine ​​nel cervello: amiloide e tau. Una volta che queste proteine ​​si accumulano, per ragioni ancora da determinare, diventano tossiche per le cellule cerebrali (neuroni), che iniziano a morire. Di conseguenza, le persone sviluppano sintomi come la perdita di memoria perché il cervello non può funzionare correttamente con tutti questi neuroni morti.


Questa cascata di eventi è nota da molti anni ed è come la malattia progredisce nella maggior parte delle persone con MA. La maggior parte ... tranne un gruppo speciale che è più resiliente. Ma perché sono resilienti? Uno studio recente pubblicato su Acta Neuropatologica Communications ha cercato di capire se i nostri geni possono influenzare quanto siamo resilienti ai sintomi del MA pur avendo molta amiloide nel cervello.


Gli scienziati hanno condotto uno studio sul cervello di tre gruppi di persone. Il primo comprendeva persone che erano morte con il MA. Il secondo aveva persone sane, morte per cause naturali. E il terzo comprendeva persone che avevano alti livelli di proteine ​​di MA nel cervello ma non avevano mai sviluppato sintomi della malattia durante la loro vita, o almeno non avevano mai avuto una diagnosi di MA.


Gli scienziati hanno scoperto che i geni legati all'attività del sistema immunitario sembra che fossero stati più attivi nel gruppo resiliente al MA. Ciò avrebbe senso in quanto è noto che il sistema immunitario aiuta a liberare le proteine ​​in eccesso dal cervello, quindi i geni che aiutano questo processo potrebbero renderci più resilienti allo sviluppo di sintomi della malattia.

 

Come diventare resilienti, anche senza i geni

Se hai ereditato questi geni dai tuoi genitori è fantastico, ma cosa significa per il resto di noi che manca di quei geni? C'è un modo per renderci più resilienti allo sviluppo del MA indipendentemente dai nostri geni?


"Sì"
è la risposta breve. Ora ci sono buone prove scientifiche che cambiamenti dello stile di vita e farmaci ci consentono di ridurre il rischio di sviluppare il MA in futuro. In particolare, l'attività fisica ha dimostrato di ridurre il rischio, probabilmente perché ha un noto effetto benefico sul nostro sistema immunitario e quindi aiuta a liberare quelle proteine ​​canaglia che si accumulano nel  cervello.


Ciò significa che essere più attivi fisicamente potrebbe avere lo stesso effetto sulla resilienza al MA di quelle persone fortunate che hanno i geni 'giusti'. È interessante notare che non sappiamo quanto fossero fisicamente attive le persone resilienti nello studio e come ciò potrebbe aver influenzato la loro resilienza al MA.


Come così accade spesso nella scienza, non è chiaro se alla loro resilienza abbia contribuito più la natura (geni) o la cultura (stile di vita). L'altro aspetto interessante è che le persone resilienti nello studio sono morte per una causa diversa dal MA, ma potrebbero aver sviluppato la malattia se avessero vissuto più a lungo.

 

 

 


Fonte: Michael Hornberger, professore di ricerca applicata sulla demenza, Università East Anglia

Pubblicato su The Conversation (> English) - Traduzione di Franco Pellizzari.

Riferimenti: LE de Vries et al. Gene-expression profiling of individuals resilient to Alzheimer's... Acta Neuropathol Commun, 2024, DOI

Copyright: Tutti i diritti di testi o marchi inclusi nell'articolo sono riservati ai rispettivi proprietari.

Liberatoria: Questo articolo non propone terapie o diete; per qualsiasi modifica della propria cura o regime alimentare si consiglia di rivolgersi a un medico o dietologo. Il contenuto non rappresenta necessariamente l'opinione dell'Associazione Alzheimer OdV di Riese Pio X ma solo quella dell'autore citato come "Fonte". I siti terzi raggiungibili da eventuali collegamenti contenuti nell'articolo e/o dagli annunci pubblicitari sono completamente estranei all'Associazione, il loro accesso e uso è a discrezione dell'utente. Liberatoria completa qui.

Nota: L'articolo potrebbe riferire risultati di ricerche mediche, psicologiche, scientifiche o sportive che riflettono lo stato delle conoscenze raggiunte fino alla data della loro pubblicazione.


 



Notizie da non perdere

Scoperta importante sull'Alzheimer: neuroni che inducono rumore 'cop…

11.06.2020 | Ricerche

I neuroni che sono responsabili di nuove esperienze interferiscono con i segnali dei neu...

Rete nascosta di enzimi responsabile della perdita di sinapsi nell'Alzhei…

8.12.2020 | Ricerche

Un nuovo studio sul morbo di Alzheimer (MA) eseguito da scienziati dello Scripps Researc...

Livelli di ossigeno nel sangue potrebbero spiegare perché la perdita di memori…

9.06.2021 | Ricerche

Per la prima volta al mondo, scienziati dell'Università del Sussex hanno registrato i li...

Perché dimentichiamo? Nuova teoria propone che 'dimenticare' è in re…

17.01.2022 | Ricerche

Mentre viviamo creiamo innumerevoli ricordi, ma molti di questi li dimentichiamo. Come m...

Ritmi cerebrali non sincronizzati nel sonno fanno dimenticare gli anziani

18.12.2017 | Ricerche

Come l'oscillazione della racchetta da tennis durante il lancio della palla per servire un ace, l...

IFITM3: la proteina all'origine della formazione di placche nell'Alz…

4.09.2020 | Ricerche

Il morbo di Alzheimer (MA) è una malattia neurodegenerativa caratterizzata dall'accumulo...

Il gas da uova marce potrebbe proteggere dall'Alzheimer

15.01.2021 | Ricerche

La reputazione dell'[[acido solfidrico]] (o idrogeno solforato), di solito considerato v...

I ricordi perduti potrebbero essere ripristinati: speranza per l'Alzheime…

21.12.2014 | Ricerche

Una nuova ricerca effettuata alla University of California di ...

Scoperto il punto esatto del cervello dove nasce l'Alzheimer: non è l…

17.02.2016 | Ricerche

Una regione cruciale ma vulnerabile del cervello sembra essere il primo posto colpito da...

LipiDiDiet trova effetti ampi e duraturi da intervento nutrizionale all'i…

9.11.2020 | Ricerche

Attualmente non esiste una cura nota per la demenza, e le terapie farmacologiche esisten...

Flusso del fluido cerebrale può essere manipolato dalla stimolazione sensorial…

11.04.2023 | Ricerche

Ricercatori della Boston University, negli Stati Uniti, riferiscono che il flusso di liq...

Preoccupazione, gelosia e malumore alzano rischio di Alzheimer per le donne

6.10.2014 | Ricerche

Le donne che sono ansiose, gelose o di cattivo umore e angustiate in me...

Scoperto nuovo colpevole del declino cognitivo nell'Alzheimer

7.02.2019 | Ricerche

È noto da tempo che i pazienti con morbo di Alzheimer (MA) hanno anomalie nella vasta re...

Dosi basse di radiazioni possono migliorare la qualità di vita nell'Alzhe…

6.05.2021 | Ricerche

Individui con morbo di Alzheimer (MA) grave hanno mostrato notevoli miglioramenti nel co...

Trovato legame tra amiloide-beta e tau: è ora possibile una cura per l'Al…

27.04.2015 | Ricerche

Dei ricercatori hanno assodato come sono collegate delle proteine che hanno un ruolo chiave nell...

Immagini mai viste prima delle prime fasi dell'Alzheimer

14.03.2017 | Ricerche

I ricercatori dell'Università di Lund in Svezia, hanno utilizzato il sincrotrone MAX IV ...

Alzheimer e le sue proteine: bisogna essere in due per ballare il tango

21.04.2016 | Ricerche

Per anni, i neuroscienziati si sono chiesti come fanno le due proteine ​​anomale amiloid...

Perché il diabete tipo 2 è un rischio importante per lo sviluppo dell'Alz…

24.03.2022 | Ricerche

Uno studio dell'Università di Osaka suggerisce un possibile meccanismo che collega il diabete all'Al...

L'esercizio fisico genera nuovi neuroni cerebrali e migliora la cognizion…

10.09.2018 | Ricerche

Uno studio condotto dal team di ricerca del Massachusetts General Hospital (MGH) ha scop...

Alzheimer, Parkinson e Huntington condividono una caratteristica cruciale

26.05.2017 | Ricerche

Uno studio eseguito alla Loyola University di Chicago ha scoperto che delle proteine ​​a...

Logo AARAssociazione Alzheimer OdV
Via Schiavonesca 13
31039 Riese Pio X° (TV)