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Come danneggia il cervello il diabete

Come il diabete danneggia il cervello?Prevalenza di diabete nel mondo (Fonte: OMS/WHO)Sappiamo che l'esposizione a lungo termine a livelli crescenti di glucosio causa danni ai reni, alle retine e ad altri organi.

Ora, sembra che l'esposizione a lungo termine all'iperglicemia possa anche avere effetti significativi e misurabili sul cervello, e sono necessari maggiori sforzi per valutare e monitorare i pazienti con diabete per la demenza e l'Alzheimer, secondo gli esperti. 

"Penso che tutti abbiamo bisogno di tenere su le antenne. E' un rischio, e dobbiamo fare in modo che i nostri pazienti siano valutati e trattati quando cominciamo a vedere il problema", ha detto l'endocrinologa Janet McGill MD, professore di medicina nella divisione di ricerca di endocrinologia e metabolismo lipidico alla Washington University di St. Louis. "Abbiamo bisogno di controlli casuali all'ingrosso? Potrebbe non esserci un buon rapporto costi-benefici, ma dobbiamo essere consapevoli dei primi segnali".

 

Effetti del diabete sul cervello

Una recente revisione pubblicata sul Journal of Psychiatry ha scoperto che le persone con lieve decadimento cognitivo (MCI) hanno un rischio più alto di sviluppare la demenza se hanno il diabete o dei sintomi psichiatrici come la depressione (1).

I ricercatori della University College di Londra hanno analizzato i dati provenienti da 62 studi separati, che avevano seguito un totale di 15.950 persone con diagnosi di MCI. Essi hanno scoperto che, tra i pazienti con MCI, quelli con diabete avevano il 65% in più di probabilità di progredire alla demenza. La revisione suggerisce inoltre di incorporare le opportune strategie preventive per diminuire il crescente onere sociale della demenza negli anziani con diabete.

Un altro studio, condotto da ricercatori della Mayo Clinic, ha scoperto anche che le persone che sviluppano il diabete e la pressione alta (BP) in mezza età hanno più probabilità di avere una perdita di cellule cerebrali e altri danni al cervello. Inoltre i pazienti con diabete hanno dimostrato una maggiore probabilità di avere problemi con la memoria e la capacità di pensiero rispetto agli individui senza diabete o ipertensione, secondo lo studio pubblicato su Neurology (2).

L'autore dello studio, Rosebud Roberts MB/ChB, epidemiologo della Mayo Clinic di Rochester in Minnesota, ha detto che controllando il diabete e l'ipertensione in mezza età, può essere possibile prevenire o ritardare i danni cerebrali che si verificano decenni più tardi, che portano ai problemi di memoria e alla demenza.

Il Dr. Roberts e i suoi colleghi hanno valutato le capacità di pensiero e di memoria di 1.437 persone con un'età media di 80 anni. I partecipanti non avevano alcun problema di pensiero o di memoria, nè MCI. In questo studio, la mezza età è stata definita da 40 a 64 anni e la vecchiaia dai 65 in poi.

Le scansioni del cervello hanno rivelato che le persone che avevano sviluppato il diabete in mezza età avevano un volume cerebrale totale inferiore in media del 2,9% rispetto a quelli senza diabete. Il volume dell'ippocampo era del 4% più piccolo.

Secondo i dati, i pazienti con diabete avevano anche il doppio delle probabilità di avere problemi di pensiero e di memoria. Il Dr. Roberts ha detto che i pazienti che hanno sviluppato il diabete anche in tarda età avevano più probabilità di avere aree di danno cerebrale. Al contrario, non si sono visti molti effetti sviluppati in età avanzata, legati alla pressione elevata.

Questi risultati suggeriscono che il diabete ha effetti negativi a prescindere dall'età di insorgenza della malattia, ha detto.

"Abbiamo concluso che il diabete di tipo 2 in mezza età non è semplicemente un fattore di rischio vascolare, ma ha invece un effetto negativo più generale sull'integrità del cervello. Potrebbe influenzare direttamente la fisiologia delle cellule nervose e delle sinapsi, forse enfatizzando la neurodegenerazione di tipo Alzheimer, o la perdita di volume cerebrale potrebbe essere separata, anche se additiva, con la patologia di Alzheimer", ha detto il co-autore David Knopman, MD, in un'intervista a Endocrinology Advisor. "Non sappiamo se il problema è semplicemente la glicemia elevata, l'HbA1c elevato, il grado di insulino-resistenza o qualcos'altro che è il colpevole primario".

 

Iperglicemia e rischio di demenza

A Seattle, dei ricercatori hanno scoperto che livelli più alti di zucchero nel sangue sono associati a un rischio maggiore di demenza, anche per le persone che non hanno il diabete (3). In uno studio su più di 2.000 pazienti over-65, i ricercatori hanno scoperto che i livelli medi di zucchero nel sangue su un periodo di 5 anni, sono associati a un rischio crescente di demenza.

I risultati hanno indicato che il rischio di demenza era più alto del 18% per le persone con un livello medio di glucosio di 115 mg/dl rispetto a quelli con un livello medio di glucosio di 100 mg/dL. Inoltre, il rischio di demenza era più alto del 40% per i pazienti con diabete con un livello medio di glucosio di 190 mg/dl rispetto a quelli con un livello medio di glucosio di 160 mg/dL.

L'autore dello studio, Paul Crane MD/MPH, professore associato di medicina all'Università di Washington di Seattle, ha detto che la scoperta più interessante è che tutti i livelli di glucosio incrementalmente più alti si sono associati ad un maggiore rischio di demenza nelle persone che non avevano il diabete. Tuttavia, non c'era alcun valore di soglia per dati di glicemia più bassi, dove il rischio era stabilizzato.

"Le cellule dell'ippocampo sembrano essere estremamente sensibili ai livelli di glucosio", ha detto il dottor Crane. "Un numero crescente di studi ha confermato che i livelli di glucosio sembrano essere associati a vari esiti cerebrali, e questo rafforza lo zucchero nel sangue come un fattore di rischio clinicamente significativo. Dobbiamo scoprire se questo è un fattore che è suscettibile di interventi e se l'esercizio fisico può moderarlo. Il settore si è mosso in questa direzione, e questo è gratificante".

Egli ha detto che gli endocrinologi in particolare possono trovare utile una discussione su questo con i loro pazienti diabetici. Il Dr. Crane ha osservato che la demenza è una cosa che molti adulti temono, fatto che può motivare i pazienti ad assumere un ruolo più attivo nella gestione della loro malattia.

"La demenza è un esito che motiva molti pazienti anziani, più che le malattie del cuore. C'è molta paura per la demenza, per cui un endocrinologo dovrebbe fare i dovuti controlli nei propri pazienti", ha detto il dottor Crane in un'intervista a Endocrinology Advisor.

"Penso che gli endocrinologi dovrebbero pensare alla salute del cervello quando concettualizzano il paziente. Hanno a che fare con varie cose, come la salute cardiovascolare e la salute dei reni, e quelle sono cose a cui pensano gli endocrinologi, ma la salute del cervello sta diventando una questione sempre più importante".

 

Differenze di età e genere

Un ampio studio sulla popolazione con partecipanti selezionati in modo casuale in Germania conferma che la salute del cervello è una questione fondamentale che deve essere affrontata nei pazienti con diabete; i ricercatori hanno scoperto che l'MCI insorge il doppio delle volte nelle persone con diagnosi di diabete di tipo 2 (4).

È interessante notare, tuttavia, che questa forte associazione è stata osservata solo nei partecipanti di mezza età (da 50 a 65 anni), mentre nei partecipanti più anziani (66-80 anni), l'associazione scompare. I ricercatori hanno anche scoperto significative differenze di genere.

L'Heinz Nixdorf Recall (Fattori di rischio, Valutazione del calcio coronarico e Stile di Vita) è uno studio prospettico osservazionale, basato sulla popolazione, che ha esaminato 4.814 partecipanti (50% uomini) tra il 2000 e il 2003 nell'area metropolitana della Ruhr in Germania. Dopo 5 anni, un secondo esame è stato eseguito sul 90% dei partecipanti.

I dati hanno dimostrato una forte associazione tra il diabete di tipo 2 e l'MCI e i sottotipi di MCI, ma solo nei partecipanti di mezza età. Inoltre, l'esame delle differenze di genere ha rivelato una forte associazione tra diabete e MCI amnestico nelle donne di mezza età e, al contrario, una forte associazione con gli uomini di mezza età con MCI non-amnestico.

I partecipanti sono stati considerati MCI-amnestici se avevano un deterioramento nel dominio della memoria e sono stati classificati come MCI non-amnesici se avevano deficit nei domini non mnemonici.

Questi risultati suggeriscono che i pazienti di mezza età con diabete sono particolarmente vulnerabili all'MCI, con effetti specifici di genere sui sottotipi di MCI. I ricercatori hanno concluso che questo mette in evidenza l'importanza di un trattamento di alta qualità del diabete soprattutto nella mezza età, non solo a causa dei danni cardiovascolari, ma anche perché potrebbe aiutare a prevenire o ritardare il declino cognitivo.

 

Studi di scansioni cerebrali

Gli studi di scansione cerebrale stanno rivelando come il cervello dei pazienti con diabete sia alterato. Dei ricercatori cinesi hanno condotto studi di risonanza magnetica e hanno trovato delle carenze nella memoria di lavoro dei pazienti con diabete e una relazione tra la funzione cognitiva e il grado di attività neuronale e la loro rilevanza sul rischio di Alzheimer (5).

In questo particolare studio, i ricercatori hanno trovato che i pazienti con diabete avevano abilità esecutive e di memoria peggiori dei pazienti di controllo. Inoltre in quelli con diabete cambiavano i modelli di attivazione cerebrale sotto diversi carichi di memoria di lavoro.

Lo studio ha anche dimostrato che i pazienti con diabete esibivano una ridotta attivazione del giro frontale inferiore sinistro sotto carichi bassi e una ridotta attivazione nel giro frontale mediano sinistro e nel giro frontale superiore in presenza di carichi elevati.

Alla luce di questi risultati, i ricercatori hanno segnalato che sono necessari studi longitudinali per replicare questi risultati e valutare il valore clinico dei metodi di scansione cerebrale nella predizione della progressione della malattia nei pazienti con diabete.

"I pazienti di MCI con diabete hanno cambiamenti funzionali più diffusi in varie aree del cervello, compreso il lobo frontale, quello temporale, l'ippocampo, l'amigdala e il precuneus durante lo stato di riposo, rispetto ai pazienti MCI non diabetici. Tutti questi studi ci portano a una conclusione definitiva e definita che il diabete di tipo 2 distrugge il sistema nervoso centrale, in particolare nel cervello", ha detto Endocrinology Advisor l'autore dello studio Zhanjun Zhang MD, della Beijing Normal University di Pechino in Cina.

Egli ha detto che gli endocrinologi hanno ora prove sufficienti per dire con forza ai loro pazienti con diabete di tipo 1 che hanno un rischio significativamente più alto di subire disturbi della memoria se non sono vigili nella gestione della loro malattia.

"Sappiamo già che una dieta ragionevole e l'esercizio fisico adeguato sono approcci molto utili ed efficaci per controllare i livelli di glucosio. Il nostro precedente studio ha anche scoperto che una dieta sana e un maggiore coinvolgimento in attività fisiche, intellettuali e sociali sono associati a un minor rischio di MCI", ha detto il dottor Zhang.

 

 

 

 

 

 


Fonte: John Schieszer MA, in Endocrinology Advisor (> English text) - Traduzione di Franco Pellizzari.

Riferimenti:

  1. Cooper C et al. Am J Psychiatry. 2014; doi:10.1176/appi.ajp.2014.14070878.
  2. Roberts RO et al. Neurology. 2014; doi:10.1212/WNL.0000000000000269.
  3. Crane PK et al. N Engl J Med. 2013;369:540-548.
  4. Winkler A et al. J Alzheimers Dis. 2014; doi:10.3233/JAD-140696.
  5. Chen Y et al. Diabetes Care. 2014; doi:10.2337/dc14-1683.

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