Iscriviti alla newsletter



Registrati alla newsletter (giornaliera o settimanale):
Ricevi aggiornamenti sulla malattia, gli eventi e le proposte dell'associazione. Il tuo indirizzo email è usato solo per gestire il servizio, non sarà mai ceduto ad altri.


Dobbiamo scoprire i segreti della memoria per invertire i danni dell'Alzheimer

L'Alzheimer è una malattia neurodegenerativa progressiva, e vedere una persona cara perdere gradualmente il controllo sulla sua vita e le relazioni, che non ti riconosce, e diventa dipendente dagli altri anche solo per le semplici attività quotidiane è molto doloroso.


La demenza associata all'Alzheimer è così comune da essere considerata una normale conseguenza dell'invecchiamento. Fortunatamente, non lo è.


Nel tentativo di decodificare i segreti della memoria, gli scienziati hanno smascherato diversi malintesi per quanto riguarda il modo in cui ricordiamo e perché dimentichiamo. Prima si riteneva che i ricordi fossero memorizzati nelle sinapsi che forgiano le connessioni tra le cellule cerebrali e facilitano il trasferimento dei segnali. Per cui si credeva che i pazienti di Alzheimer soffrissero di perdita di memoria perché le loro cellule cerebrali sono danneggiate dalla malattia.


Gli scienziati hanno ora scoperto che l'Alzheimer è in realtà causato dalla degenerazione delle reti neurali (connessioni sinaptiche) quando la chimica del cervello si deteriora. Secondo loro, i ricordi sono fissati nei cambiamenti molecolari che avvengono all'interno delle cellule del cervello stesse, piuttosto che nelle sinapsi.

 

Come ricordiamo?

La chiave per trovare un rimedio per invertire la perdita di memoria nei pazienti con Alzheimer sta nel decodificare il funzionamento della memoria, di quella a lungo termine in particolare, e il motivo per cui le persone dimenticano. La memoria a lungo termine richiede del tempo per consolidarsi ed è più stabile rispetto a quella a breve termine. E' la base per apprendere nuove competenze e per applicare queste conoscenze alla realizzazione delle varie funzioni.


Perciò gli scienziati hanno cercato di conoscere la natura della memoria a lungo termine e perché in alcuni soggetti è più resistente di altri, per capire perché dimentichiamo quello che abbiamo imparato o non riusciamo a imparare del tutto perché non possiamo ricordare. Queste risposte detengono la chiave per trovare un modo per invertire la perdita di memoria.


Uno studio recente sulle umili lumache di mare (Aplysia) indica che la memoria a lungo termine non è immagazzinata nelle sinapsi, ma nei corpi dei neuroni, mentre le sinapsi sono necessarie per il recupero dei ricordi. I danni alle connessioni sinaptiche possono portare alla perdita di memoria dal momento che i ricordi non possono più essere recuperati dai neuroni.


Ma la ricerca preliminare mostra che il sistema nervoso può anche rigenerare queste connessioni sinaptiche e recuperare i ricordi perduti.

 

Il ruolo della serotonina nel formare memoria a lungo termine

Per molto tempo i neuroscienziati hanno meditato sul ruolo della serotonina nel favorire la formazione della memoria. Secondo uno studio sul moscerini della frutta Drosophila, indurre i loro neuroni a produrre più serotonina facilita l'apprendimento, favorendo la creazione di memoria.


Uno studio recente ha confermato queste conclusioni. Delle lumache Aplysia hanno ricevuto in laboratorio lievi scosse elettriche. Gli scienziati hanno scoperto che, quando davano le scosse, veniva rilasciata serotonina nel sistema nervoso centrale delle lumache. Questo portava alla formazione di connessioni sinaptiche che creano memoria a lungo termine.


Durante questo processo, il cervello produce anche nuove proteine ​​che secondo gli scienziati aiutano la crescita della memoria a lungo termine. Le connessioni rimangono per un paio di giorni, il che significa che la "memoria" delle scosse elettriche rimane nelle lumache per alcuni giorni dopo l'esperienza.


Si tratta, senza dubbio, di informazioni interessanti sul funzionamento della memoria, ma quello che gli scienziati hanno scoperto in seguito è anche più incoraggiante. Hanno separato dei neuroni delle lumache in una capsula di Petri e vi hanno aggiunto serotonina. Si sono formate nuove connessioni sinaptiche tra i neuroni.


Gli scienziati hanno anche scoperto che la crescita di nuove connessioni neurali si fermava quando aggiungevano un inibitore della sintesi proteica subito dopo l'aggiunta di serotonina. Per inciso, la sintesi proteica è essenziale per la formazione della memoria e per preservare la funzionalità dei neuroni.


Queste conclusioni fanno sperare che gli scienziati possano scoprire presto farmaci per alterare la chimica del cervello e scatenare nuove connessioni sinaptiche nei malati di Alzheimer che hanno subito danni neurali. Questo ha il potenziale di ripristinare i ricordi perduti. Ma c'è un modo per impedire l'insorgenza dei danni sinaptici?

 

Il ruolo dell'amiloide-ß nel causare la disfunzione sinaptica nell'Alzheimer

I ricercatori ritengono che il fallimento sinaptico nei pazienti di Alzheimer sia associato a un eccesso di peptide amiloide-beta (Aß) nel cervello. Alcuni tipi di proteina Aß portano alla formazione di fibrille o placche nel cervello, e questi depositi causano disfunzione sinaptica. Inoltre, alcune forme di proteina Aß o oligomeri derivati da Aß influenzano negativamente la struttura e la composizione delle sinapsi e innescano la degenerazione neurale.


I peptidi Aß sono abbondanti nel cervello dei pazienti con Alzheimer. L'accumulo di Aß è stato associato anche al danno ossidativo nel cervello che sconvolge la normale funzionalità dei neuroni. Quindi è evidente che i metodi terapeutici che possono prevenire la proliferazione di peptidi Aß nel cervello, o inibire i loro effetti, possono fare molto nel prevenire e invertire la perdita di memoria nei pazienti di Alzheimer.


Il cervello umano ha la notevole capacità di rimodellare se stesso. È stato stabilito che la rigenerazione sinaptica è uno dei modi in cui il cervello rimane flessibile e aiuta la formazione della memoria. Questi risultati presentano una frazione di speranza per i pazienti e i caregiver e stimolano gli scienziati ad esplorare terapie che possono alterare geneticamente la chimica del cervello e invertire la degenerazione neuronale.


E non sono solo i malati di Alzheimer che possono guardare avanti verso un futuro di speranza. Anche le persone che soffrono di disturbi della memoria causati da lesioni cerebrali fisiche o da altre malattie neurodegenerative possono beneficiare di queste future terapie.

 

 

Referenze

  • Bruel-Jungerman, E., Davis, S., & Laroche, S. (2007). Brain Plasticity Mechanisms and Memory: A Party of Four The Neuroscientist, 13 (5), 492-505 DOI: 10.1177/1073858407302725
  • Chen, S., Cai, D., Pearce, K., Sun, P., Roberts, A., & Glanzman, D. (2014). Reinstatement of long-term memory following erasure of its behavioral and synaptic expression in eLife, 3 DOI: 10.7554/eLife.03896
  • Crimins, J., Pooler, A., Polydoro, M., Luebke, J., & Spires-Jones, T. (2013). The intersection of amyloid beta and tau in glutamatergic synaptic dysfunction and collapse in Alzheimer’s disease Ageing Research Reviews, 12 (3), 757-763 DOI: 10.1016/j.arr.2013.03.002
  • Gold, P. (2008). Protein synthesis inhibition and memory: Formation vs amnesia Neurobiology of Learning and Memory, 89 (3), 201-211 DOI: 10.1016/j.nlm.2007.10.006
  • Lacor, P., Buniel, M., Furlow, P., Sanz Clemente, A., Velasco, P., Wood, M., Viola, K., & Klein, W. (2007). A  Oligomer-Induced Aberrations in Synapse Composition, Shape, and Density Provide a Molecular Basis for Loss of Connectivity in Alzheimer’s Disease Journal of Neuroscience, 27 (4), 796-807 DOI: 10.1523/JNEUROSCI.3501-06.2007
  • Mucke, L., & Selkoe, D. (2012). Neurotoxicity of Amyloid  -Protein: Synaptic and Network Dysfunction Cold Spring Harbor Perspectives in Medicine, 2 (7) DOI: 10.1101/cshperspect.a006338
  • Palop, J., & Mucke, L. (2010). Amyloid-?–induced neuronal dysfunction in Alzheimer’s disease: from synapses toward neural networks Nature Neuroscience, 13 (7), 812-818 DOI: 10.1038/nn.2583
  • Reddy, P., & Beal, M. (2008). Amyloid beta, mitochondrial dysfunction and synaptic damage: implications for cognitive decline in aging and Alzheimer’s disease Trends in Molecular Medicine, 14 (2), 45-53 DOI: 10.1016/j.molmed.2007.12.002
  • Sitaraman, D., Zars, M., LaFerriere, H., Chen, Y., Sable-Smith, A., Kitamoto, T., Rottinghaus, G., & Zars, T. (2008). Serotonin is necessary for place memory in Drosophila Proceedings of the National Academy of Sciences, 105 (14), 5579-5584 DOI: 10.1073/pnas.0710168105

 

 


Fonte: Viatcheslav Wlassoff PhD, consulente scientifico e medico con esperienza nel campo della ricerca farmaceutica e genetica.

Pubblicato in BrainBlogger.com (> English text) - Traduzione di Franco Pellizzari.

Copyright: Tutti i diritti di eventuali testi o marchi citati nell'articolo sono riservati ai rispettivi proprietari.

Liberatoria: Questo articolo non propone terapie o diete; per qualsiasi modifica della propria cura o regime alimentare si consiglia di rivolgersi a un medico o dietologo. Il contenuto non dipende da, nè impegna l'Aßociazione Alzheimer onlus di Riese Pio X. I siti terzi raggiungibili da eventuali links contenuti nell'articolo e/o dagli annunci pubblicitari sono completamente estranei all'Aßociazione, il loro accesso e uso è a discrezione dell'utente. Liberatoria completa qui.

Nota: L'articolo potrebbe riferire risultati di ricerche mediche, psicologiche, scientifiche o sportive che riflettono lo stato delle conoscenze raggiunte fino alla data della loro pubblicazione.


 

Notizie da non perdere

È lo scopo o il piacere la chiave della felicità mentre invecchiamo?

19.11.2021 | Esperienze & Opinioni

I benefici di avere un senso di scopo nella vita sono davvero incredibili. Le persone co...

L'impatto del sonno su cognizione, memoria e demenza

2.03.2023 | Ricerche

Riduci i disturbi del sonno per aiutare a prevenire il deterioramento del pensiero.

"Ci...

Marito riferisce un miglioramento 'miracoloso' della moglie con Alzh…

28.09.2018 | Annunci & info

Una donna di Waikato (Nuova Zelanda) potrebbe essere la prima persona al mondo a miglior...

Svelata una teoria rivoluzionaria sull'origine dell'Alzheimer

28.12.2023 | Ricerche

Nonostante colpisca milioni di persone in tutto il mondo, il morbo di Alzheimer (MA) man...

Le cellule immunitarie sono un alleato, non un nemico, nella lotta all'Al…

30.01.2015 | Ricerche

L'amiloide-beta è una proteina appiccicosa che si aggrega e forma picco...

Laser a infrarossi distrugge le placche di amiloide nell'Alzheimer

7.08.2020 | Ricerche

L'aggregazione di proteine ​​in strutture chiamate 'placche amiloidi' è una caratteristi...

Scoperta inaspettata: proteine infiammatorie possono rallentare il declino cog…

5.07.2021 | Ricerche

Finora la ricerca aveva collegato l'infiammazione al morbo di Alzheimer (MA), però scien...

Alzheimer e le sue proteine: bisogna essere in due per ballare il tango

21.04.2016 | Ricerche

Per anni, i neuroscienziati si sono chiesti come fanno le due proteine ​​anomale amiloid...

Meccanismo neuroprotettivo alterato dai geni di rischio dell'Alzheimer

11.01.2022 | Ricerche

Il cervello ha un meccanismo naturale di protezione contro il morbo di Alzheimer (MA), e...

10 cose da non fare con i malati di Alzheimer

10.12.2015 | Esperienze & Opinioni

Mio padre aveva l'Alzheimer.

Vederlo svanire è stata una delle esperienze più difficili d...

Nuovo sensore nel cervello offre risposte all'Alzheimer

12.03.2021 | Ricerche

Scienziati della Università della Virginia (UVA) hanno sviluppato uno strumento per moni...

I ricordi perduti potrebbero essere ripristinati: speranza per l'Alzheime…

21.12.2014 | Ricerche

Una nuova ricerca effettuata alla University of California di ...

Smetti di chiederti se sei un bravo caregiver

3.07.2020 | Esperienze & Opinioni

Amare e prendersi cura di qualcuno con demenza può essere difficile. Forse, è una delle ...

Dosi basse di radiazioni possono migliorare la qualità di vita nell'Alzhe…

6.05.2021 | Ricerche

Individui con morbo di Alzheimer (MA) grave hanno mostrato notevoli miglioramenti nel co...

Scoperto nuovo colpevole del declino cognitivo nell'Alzheimer

7.02.2019 | Ricerche

È noto da tempo che i pazienti con morbo di Alzheimer (MA) hanno anomalie nella vasta re...

La nostra identità è definita dal nostro carattere morale

24.06.2019 | Esperienze & Opinioni

Ti sei mai chiesto cos'è che ti rende te stesso? Se tutti i tuoi ricordi dovessero svani...

Un segnale precoce di Alzheimer potrebbe salvarti la mente

9.01.2018 | Esperienze & Opinioni

L'Alzheimer è una malattia che ruba più dei tuoi ricordi ... ruba la tua capacità di ese...

Fruttosio prodotto nel cervello può essere un meccanismo che guida l'Alzh…

29.09.2020 | Ricerche

Una nuova ricerca rilasciata dalla University of Colorado propone che il morbo di Alzhei...

Microglia: ‘cellule immunitarie’ che proteggono il cervello dalle malattie, ma…

28.05.2020 | Esperienze & Opinioni

Sappiamo che il sistema immunitario del corpo è importante per tenere tutto sotto controllo e per...

Colpi in testa rompono i 'camion della spazzatura' del cervello acce…

5.12.2014 | Ricerche

Un nuovo studio uscito ieri sul Journal of Neuroscience dimostra che un...

Logo AARAssociazione Alzheimer OdV
Via Schiavonesca 13
31039 Riese Pio X° (TV)

We use cookies

We use cookies on our website. Some of them are essential for the operation of the site, while others help us to improve this site and the user experience (tracking cookies). You can decide for yourself whether you want to allow cookies or not. Please note that if you reject them, you may not be able to use all the functionalities of the site.