Iscriviti alla newsletter



Registrati alla newsletter (giornaliera o settimanale):
Ricevi aggiornamenti sulla malattia, gli eventi e le proposte dell'associazione. Il tuo indirizzo email è usato solo per gestire il servizio, non sarà mai ceduto ad altri.


Per morire bene, dobbiamo parlare della morte prima della fine della vita

Vorrei raccontarti una storia fin troppo familiare. Comincia con Laura, ospite di una casa di cura a lungo termine, che ha molteplici patologie croniche e ottiene un'infezione che non migliora per niente.


La sua salute declina da mesi, ma nessuno ha parlato con lei delle sue preferenze per la cura di fine-vita. In mancanza di tale conoscenza, viene mandata in ospedale dove subisce test stressanti.


La storia si conclude con Laura che muore in ospedale, sola e spaventata. La sua famiglia è traumatizzata, e così lo è il personale che si è preso cura di lei nell'ultimo anno.


E' una semplice costatazione che il 100% di noi morirà. Le conversazioni sulla nostra cura futura e su ciò che è importante per noi - chiamata pianificazione anticipata delle cure - hanno mostrato benefici chiari.


In effetti, la ricerca mostra che ben un terzo degli anziani ricoverati gravemente malati ricevono trattamenti invasivi, che non vogliono, alla fine del ciclo di vita, perché nessuno ha parlato con loro circa i loro desideri sulla cura futura. Questo è vero anche nelle strutture di assistenza a lungo termine, dove la vita media è inferiore di due anni.

 

 

Opuscoli aiutano a stimolare la conversazione

Come si fa a cambiare queste statistiche e dare ai nostri anziani la cura che vogliono, e meritano? La ricerca degli ultimi sei anni del mio gruppo si è concentrata sulle possibili soluzioni di questa questione.


Di recente abbiamo sviluppato una serie di opuscoli e li abbiamo distribuiti nelle case di cura a lungo termine per cercare di far iniziare le conversazioni. Gli opuscoli sono specifici per malattia (ad esempio, per la demenza), e comprendono informazioni sulle malattie che limitano la vita, cosa aspettarsi e i suggerimenti per parlare dei desideri per il futuro.


Nel nostro studio, l'84% dei residenti e delle famiglie che hanno ricevuto un opuscolo si è sentito incoraggiato a pensare alla propria cura futura e il 70% si è sentito più sicuro su cosa parlare.

 

 

Pianificare la morte è un grande sollievo

Passare dal pensiero alla discussione, però, è una questione diversa. I familiari si preoccupano che introdurre l'argomento potrebbe distruggere la speranza. I residenti pensano di evitare alla famiglia di pensare alla loro morte.


E molti del personale di assistenza a lungo termine hanno indicato che non si sentivano addestrati per partecipare a queste conversazioni; in realtà, solo il 21% ha consegnato gli opuscoli, preferendo, invece, che famiglie o residenti lo prendessero da una bacheca.


È incoraggiante che il 56% dei residenti e delle famiglie, che ne hanno parlato dopo aver ricevuto un opuscolo, hanno espresso grande sollievo. Una risposta tipica delle famiglie è stata: “Rende tutto più facile per me in questo momento, perché ora non devo fare congetture”.

 

 

La morte è un tabù, a livello globale

Il problema va oltre le case di cura a lungo termine. Un sorprendente 93% dei partecipanti canadesi a un recente sondaggio pensa che è importante comunicare i propri desideri per la cura futura nel caso dovesse ammalarsi gravemente, ma solo il 36% lo fa effettivamente.


Ciò può sembrare scioccante, ma secondo l'Organizzazione Mondiale della Sanità, il Canada viene anche prima della maggior parte dei paesi europei.


È chiaro che parlare della morte e della fine della vita è ancora tabù in tutto il mondo. Le risorse informative, come i nostri opuscoli, possono essere un ottimo primo passo per aiutare tutte le parti a vedere con più chiarezza cosa pensare e parlare. Ma poiché i residenti e le famiglie tendono a proteggersi l'un l'altro, il personale deve avere un ruolo più attivo nel sostenere tali conversazioni.

 

 

Serve formazione per il personale di  assistenza

Ciò significa che abbiamo bisogno di chiarire i ruoli e fornire la formazione necessaria per supportare il personale di assistenza a lungo termine, in particolare coloro che sviluppano forti relazioni con i residenti.


Abbiamo una popolazione che invecchia, e grazie ai progressi tecnologici, sempre più indivdui stanno vivendo più a lungo con fragilità e condizioni croniche. Abbiamo bisogno di trovare il modo di comunicare ciò che è importante per noi, in modo da ricevere la cura che fa per noi.


Mi piacerebbe essere in grado di raccontare una storia diversa. Comincia con Sam, ospite di una casa di cura, che contrae un'infezione e non guarisce, nemmeno con gli antibiotici.


Sam vive con diverse patologie croniche da un certo tempo e la sua famiglia sapeva che frequenti infezioni potrebbero essere un segno che la fine della vita era vicina. La famiglia sapeva anche che avrebbe voluto morire nella struttura di assistenza a lungo termine e non in un ospedale, perché avevano parlato di questo quando era sano e in grado di comunicare i suoi desideri.


Sam muore, ma con dignità e in pace e, cosa più importante, in sintonia con i propri desideri.

 

 

 


Fonte: Tamara Sussman, professore Associato alla McGill University

Pubblicato su The Conversation (> English text) - Traduzione di Franco Pellizzari.

Copyright: Tutti i diritti di eventuali testi o marchi citati nell'articolo sono riservati ai rispettivi proprietari.

Liberatoria: Questo articolo non propone terapie o diete; per qualsiasi modifica della propria cura o regime alimentare si consiglia di rivolgersi a un medico o dietologo. Il contenuto non rappresenta necessariamente l'opinione dell'Associazione Alzheimer onlus di Riese Pio X ma solo quella dell'autore citato come "Fonte". I siti terzi raggiungibili da eventuali collegamenti contenuti nell'articolo e/o dagli annunci pubblicitari sono completamente estranei all'Associazione, il loro accesso e uso è a discrezione dell'utente. Liberatoria completa qui.

Nota: L'articolo potrebbe riferire risultati di ricerche mediche, psicologiche, scientifiche o sportive che riflettono lo stato delle conoscenze raggiunte fino alla data della loro pubblicazione.


 

Notizie da non perdere

10 cose da non fare con i malati di Alzheimer

10.12.2015 | Esperienze & Opinioni

Mio padre aveva l'Alzheimer.

Vederlo svanire è stata una delle esperienze più difficili d...

Un segnale precoce di Alzheimer potrebbe salvarti la mente

9.01.2018 | Esperienze & Opinioni

L'Alzheimer è una malattia che ruba più dei tuoi ricordi ... ruba la tua capacità di ese...

Stimolazione dell'onda cerebrale può migliorare i sintomi di Alzheimer

15.03.2019 | Ricerche

Esponendo i topi a una combinazione unica di luce e suono, i neuroscienziati del Massach...

Nuova teoria sulla formazione dei ricordi nel cervello

9.03.2021 | Ricerche

Una ricerca eseguita all'Università del Kent ha portato allo sviluppo della teoria MeshC...

L'esercizio fisico dà benefici cognitivi ai pazienti di Alzheimer

29.06.2015 | Ricerche

Nel primo studio di questo tipo mai effettuato, dei ricercatori danesi hanno dimostrato che l'ese...

Flusso del fluido cerebrale può essere manipolato dalla stimolazione sensorial…

11.04.2023 | Ricerche

Ricercatori della Boston University, negli Stati Uniti, riferiscono che il flusso di liq...

Per capire l'Alzheimer, ricercatori di Yale si rivolgono alla guaina di m…

4.07.2025 | Ricerche

L'interruzione degli assoni, la parte simile a una coda nelle cellule nervose che trasme...

Demenza: mantenere vive le amicizie quando i ricordi svaniscono

16.01.2018 | Esperienze & Opinioni

C'è una parola che si sente spesso quando si parla con le famiglie di persone con demenz...

Districare la tau: ricercatori trovano 'obiettivo maneggiabile' per …

30.01.2019 | Ricerche

L'accumulo di placche di amiloide beta (Aβ) e grovigli di una proteina chiamata tau nel ...

Il ciclo dell'urea astrocitica nel cervello controlla la lesione della me…

30.06.2022 | Ricerche

Nuove scoperte rivelano che il ciclo dell'urea negli astrociti lega l'accumulo di amiloide-beta e la...

Ritmi cerebrali non sincronizzati nel sonno fanno dimenticare gli anziani

18.12.2017 | Ricerche

Come l'oscillazione della racchetta da tennis durante il lancio della palla per servire un ace, l...

Colpi in testa rompono i 'camion della spazzatura' del cervello acce…

5.12.2014 | Ricerche

Un nuovo studio uscito ieri sul Journal of Neuroscience dimostra che un...

Variante della proteina che causa l'Alzheimer protegge dalla malattia

15.02.2021 | Ricerche

Le scoperte di un nuovo studio sul morbo di Alzheimer (MA), guidato da ricercatori dell...

I possibili collegamenti tra sonno e demenza evidenziati dagli studi

24.11.2017 | Ricerche

Caro Dottore: leggo che non dormire abbastanza può aumentare il rischio di Alzheimer. Ho avuto pr...

Con l'età cala drasticamente la capacità del cervello di eliminare le pro…

31.07.2015 | Ricerche

Il fattore di rischio più grande per l'Alzheimer è l'avanzare degli anni. Dopo i 65, il rischio r...

Scoperto perché l'APOE4 favorisce l'Alzheimer e come neutralizzarlo

10.04.2018 | Ricerche

Usando cellule di cervello umano, scienziati dei Gladstone Institutes hanno scoperto la ...

Ecco perché alcune persone con marcatori cerebrali di Alzheimer non hanno deme…

17.08.2018 | Ricerche

Un nuovo studio condotto all'Università del Texas di Galveston ha scoperto perché alcune...

'Ingorgo' di proteine nei neuroni legato alla neurodegenerazione

12.09.2022 | Ricerche

Un nuovo studio condotto da ricercatori dell'EPFL rivela che un complesso proteico malfunzionante pu...

Cerca il tuo sonno ideale: troppo e troppo poco legati al declino cognitivo

28.10.2021 | Ricerche

Come tante altre cose buone della vita, il sonno fa meglio se è moderato. Uno studio plu...

Chiarito il meccanismo che porta all'Alzheimer e come fermarlo

30.08.2017 | Ricerche

Nel cervello delle persone con Alzheimer ci sono depositi anomali di proteine ​​amiloide-beta e ​...

Logo AARAssociazione Alzheimer OdV
Via Schiavonesca 13
31039 Riese Pio X° (TV)