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Troppe notti di sonno scadente potrebbero avere un ruolo nell'Alzheimer

Lo stato di intontimento, nebbia e irritazione in cui ci troviamo dopo una notte di sonno scadente è di solito sufficiente per incoraggiarci a recuperare il riposo il più presto possibile.


Se ciò non bastasse, però, stanno emergendo prove che il sonno scadente per lunghi periodi di tempo può essere dannoso per diversi aspetti della salute generale. I deficit del sonno possono portare a problemi del sistema cardiovascolare e immunitario che, come hanno detto i ricercatori al Future Health Summit del Milken Institute ieri, martedì 29 ottobre, possono avere anche un ruolo nello sviluppo della demenza più tardi nella vita.


“I disturbi del sonno e il sonno insufficiente contribuiscono al morbo di Alzheimer (MA) decenni prima che le persone mostrino la malattia”, ha detto Ruth Benca, psichiatra dell'Università della California di Irvine, durante un incontro di esperti sulla salute del cervello al vertice di Washington/DC.


Il lavoro della Benca ha monitorato il rapporto tra sonno, in particolare quello profondo chiamato 'movimento rapido oculare' (REM, rapid-eye movement) e il suo rapporto con lo sviluppo della demenza più tardi nella vita. Nel 2017, lei e il suo team hanno pubblicato un lavoro che ha seguito individui sani con una variante di un gene chiamato APOE che aumenta di molto il loro rischio di MA.


E hanno scoperto che gli individui che avevano segnalato un sonno di qualità inferiore tendevano ad avere un accumulo più grande di proteine ​​associate al MA (amiloide e tau) nel fluido che circonda il cervello, rispetto a quelli che avevano riferito di dormire bene. Sembrava, hanno pensato, che il processo del sonno stesse eliminando parte di questi accumuli. Il lavoro successivo ha confermato la teoria.


Lo stesso anno, un altro studio su una coorte di over-60 ha scoperto che quelli che avevano bisogno di più tempo per entrare nel sonno REM e sognavano di meno, avevano un rischio più elevato di demenza. L'anno scorso, i ricercatori del National Institutes of Health di Bethesda/Maryland hanno pubblicato i risultati di uno studio che ha trovato che i partecipanti sani che avevano accettato di essere svegliati ogni ora per una notte, avevano livelli più alti di amiloide il giorno seguente.


E all'inizio di quest'anno, un gruppo separato della Washington University ha scoperto che gli anziani che avevano avuto meno sonno REM avevano anche probabilità di avere una maggiore quantità di tau. Il rapporto inverso potrebbe essere vero: l'accumulo di amiloide e tau potrebbe contribuire alla mancanza di sonno. La ricerca ha anche dimostrato che le persone con MA hanno i cicli del sonno interrotti.


Detto questo, se il sonno dimostrerà di avere un ruolo causale nella demenza, potrà essere un futuro bersaglio per nuove terapie o interventi di prevenzione per la malattia.


Idealmente, la maggior parte di noi dovrebbe sempre dormire circa 7 ore per notte, anche se alcune persone hanno ne bisogno di più, ha detto la Benca. Dormire a sufficienza dovrebbe essere considerata una modifica dello stile di vita per la salute cognitiva e fisica, proprio come l'esercizio e il non fumare o il non bere troppo.


Certo, è difficile avere una notte di sonno decente tutti i giorni. Benca consiglia di pensare al sonno proprio come pensiamo di seguire una dieta nutriente: ci saranno giorni in cui è impossibile da seguire. Cerca di fare in modo che la maggior parte delle notti della settimana tu possa dormire abbastanza, e recupera il resto quando puoi.

 

 

 


Fonte: Katherine Ellen Foley in Quartz (> English text) - Traduzione di Franco Pellizzari.

Copyright: Tutti i diritti di eventuali testi o marchi citati nell'articolo sono riservati ai rispettivi proprietari.

Liberatoria: Questo articolo non propone terapie o diete; per qualsiasi modifica della propria cura o regime alimentare si consiglia di rivolgersi a un medico o dietologo. Il contenuto non rappresenta necessariamente l'opinione dell'Associazione Alzheimer onlus di Riese Pio X ma solo quella dell'autore citato come "Fonte". I siti terzi raggiungibili da eventuali collegamenti contenuti nell'articolo e/o dagli annunci pubblicitari sono completamente estranei all'Associazione, il loro accesso e uso è a discrezione dell'utente. Liberatoria completa qui.

Nota: L'articolo potrebbe riferire risultati di ricerche mediche, psicologiche, scientifiche o sportive che riflettono lo stato delle conoscenze raggiunte fino alla data della loro pubblicazione.


 

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