Iscriviti alla newsletter



Registrati alla newsletter (giornaliera o settimanale):
Ricevi aggiornamenti sulla malattia, gli eventi e le proposte dell'associazione. Il tuo indirizzo email è usato solo per gestire il servizio, non sarà mai ceduto ad altri.


Mutazione di un gene può spiegare l'accumulo di placca nel cervello di Alzheimer

Un nuovo studio sui topi mostra che un cambiamento nel codice DNA (una mutazione) di un gene che ha un ruolo cruciale nelle difese immunitarie del cervello può impedire alle cellule correlate di eliminare i ciuffi formati da proteine.


L'accumulo di tali ciuffi, chiamato anche placca, scatena una risposta immunitaria che può uccidere le cellule cerebrali e può portare alla demenza associata al morbo di Alzheimer (MA). Secondo gli autori dello studio, i nuovi risultati possono offrire un potenziale nuovo obiettivo per terapie che influenzano direttamente la mutazione genica.


Il gene in questione, 'inositolo polyfosfato-5-fosfatasi D' (INPP5D), contiene istruzioni per costruire enzimi che spingono le cellule immunitarie chiamate microglia a inghiottire la placca, pezzi danneggiati di cellule cerebrali, nonché batteri e virus. Anche se studi passati avevano collegato questo gene al MA, il suo ruolo specifico nella condizione non era ancora chiaro.


Lo studio, guidato dai ricercatori della New York University e del Mount Sinai, ha dimostrato che nel giro di soli tre mesi, i topi progettati geneticamente per mancare del gene INPP5D nelle microglia, hanno sviluppato il 50% di depositi di placca in più rispetto ai topi con microglia normale, e le placche nei topi con la mutazione erano in media più grandi.


"I nostri risultati forniscono nuove prove del fatto che l'INPP5D ha un ruolo fondamentale nel consentire alle cellule microgliali di difendere il cervello dall'accumulo di placca"
, afferma il coautore Philip Hasel PhD, ricercatore post-dottorato della NYU.


L'indagine, pubblicata il 30 novembre su Alzheimer's and Dementia, ha anche rivelato che nei topi mancanti di INPP5D microgliale si sono raggruppate più microglia attorno ai siti di placca, anche se gli autori dello studio inizialmente si aspettavano che avvenisse il contrario. Una possibile spiegazione, dicono, è che le cellule immunitarie malfunzionanti non riuscivano più a digerire efficacemente la placca che avevano inghiottito e, di conseguenza, venivano reclutate più microglia per eliminare i depositi.


Hasel aggiunge che l'INPP5D non era l'unico gene esplorato nell'indagine. Gli autori dello studio hanno anche legato per la prima volta un gruppo di geni all'accumulo di placca, quando hanno scoperto che nei topi con deficit di INPP5D, più della metà dei geni di questo gruppo erano attivi nelle cellule strettamente legate alla placca. In particolare, questo gruppo è noto per produrre molecole che innescano l'infiammazione nel Parkinson, nell'Huntington e in varie forme di demenza.


Per l'indagine, i ricercatori hanno rimosso INPP5D dalle microglia, lasciando il gene intatto nel resto dell'animale. Questo processo ha permesso loro di vedere meglio l'impatto specifico della mancanza del gene sul tessuto cerebrale. Quindi hanno misurato l'accumulo di placca e il comportamento microgliale circa tre mesi dopo.


Successivamente, il team di studio ha misurato l'attività genica nei campioni di tessuto cerebrale dei roditori per determinare come l'INPP5D interagisce con altri geni. Hanno confrontato questi risultati con le ricerche precedenti su umani con MA, osservando gli stessi cambiamenti genetici nel gruppo di geni legati alla placca. Ciò suggerisce che il gruppo può avere nella nostra specie un ruolo simile nella morte delle cellule cerebrali, afferma Hasel.


"Questi risultati evidenziano l'importanza di garantire che l'inositolo polifosfato-5-fosfatasi D e gli enzimi che produce stiano lavorando in modo efficace per prevenire l'accumulo di placca", afferma il coautore senior dello studio e neuroscienziato Shane Liddelow PhD. "In futuro, gli esperti potrebbero essere in grado di confezionare delle terapie attorno a questo gene per rallentare potenzialmente la progressione di condizioni come il MA, il glaucoma e la sclerosi multipla".


Liddelow, assistente professore nei dipartimenti di neuroscienza, fisiologia e oftalmologia della NYU, avverte che gli autori dello studio hanno eliminato completamente l'INPP5D dalle microglia dei topi, mentre gli umani con MA mantengono comunque una versione mutata del gene. Egli nota inoltre che, dal momento che il team di ricerca ha esaminato solo un'istantanea nel tempo, non è chiaro se anche in altre fasi del disturbo avvengono l'accumulo di placca e i cambiamenti nel comportamento microgliale.


Secondo Liddelow, il team prevede in seguito di esaminare esattamente come funzionano male le microglia in assenza di INPP5D e identificare altri geni che possono essere coinvolti nella regolazione di queste cellule immunitarie.

 

 

 


Fonte: NYU via EurekAlert! (> English) - Traduzione di Franco Pellizzari.

Riferimenti: EL Castranio, ...[+9], SA Liddelow, ME Ehrlich. Microglial INPP5D limits plaque formation and glial reactivity in the PSAPP mouse model of Alzheimer's disease. Alzheimer's & Dementia, 30 Nov 2022, DOI

Copyright: Tutti i diritti di testi o marchi inclusi nell'articolo sono riservati ai rispettivi proprietari.

Liberatoria: Questo articolo non propone terapie o diete; per qualsiasi modifica della propria cura o regime alimentare si consiglia di rivolgersi a un medico o dietologo. Il contenuto non rappresenta necessariamente l'opinione dell'Associazione Alzheimer OdV di Riese Pio X ma solo quella dell'autore citato come "Fonte". I siti terzi raggiungibili da eventuali collegamenti contenuti nell'articolo e/o dagli annunci pubblicitari sono completamente estranei all'Associazione, il loro accesso e uso è a discrezione dell'utente. Liberatoria completa qui.

Nota: L'articolo potrebbe riferire risultati di ricerche mediche, psicologiche, scientifiche o sportive che riflettono lo stato delle conoscenze raggiunte fino alla data della loro pubblicazione.


 

Notizie da non perdere

Nessuna cura per l'Alzheimer nel corso della mia vita

26.04.2019 | Esperienze & Opinioni

La Biogen ha annunciato di recente che sta abbandonando l'aducanumab, il suo farmaco in ...

Perché dimentichiamo? Nuova teoria propone che 'dimenticare' è in re…

17.01.2022 | Ricerche

Mentre viviamo creiamo innumerevoli ricordi, ma molti di questi li dimentichiamo. Come m...

Relazioni personali ricche migliorano il funzionamento del cervello

22.06.2020 | Ricerche

Come interagiscono gli individui, come si percepiscono uno con l'altro, e i pensieri e i...

Variante della proteina che causa l'Alzheimer protegge dalla malattia

15.02.2021 | Ricerche

Le scoperte di un nuovo studio sul morbo di Alzheimer (MA), guidato da ricercatori dell...

Svolta per l'Alzheimer? Confermato collegamento genetico con i disturbi i…

26.07.2022 | Ricerche

Uno studio eseguito in Australia alla Edith Cowan University (ECU) ha confermato il legame tra Alzhe...

Ecco perché alcune persone con marcatori cerebrali di Alzheimer non hanno deme…

17.08.2018 | Ricerche

Un nuovo studio condotto all'Università del Texas di Galveston ha scoperto perché alcune...

Che speranza hai dopo la diagnosi di Alzheimer?

25.01.2021 | Esperienze & Opinioni

Il morbo di Alzheimer (MA) è una malattia che cambia davvero la vita, non solo per la pe...

Smontata teoria prevalente sull'Alzheimer: dipende dalla Tau, non dall�…

2.11.2014 | Ricerche

Una nuova ricerca che altera drasticamente la teoria prevalente sull'or...

La lunga strada verso la demenza inizia con piccoli 'semi' di aggreg…

20.11.2020 | Ricerche

Il morbo di Alzheimer (MA) si sviluppa nel corso di decenni. Inizia con una reazione a c...

Vecchio farmaco per l'artrite reumatoide suscita speranze come cura per l…

22.09.2015 | Ricerche

Scienziati dei Gladstone Institutes hanno scoperto che il salsalato, un farmaco usato per trattar...

Scoperta ulteriore 'barriera' anatomica che difende e monitora il ce…

11.01.2023 | Ricerche

Dalla complessità delle reti neurali, alle funzioni e strutture biologiche di base, il c...

'Ingorgo' di proteine nei neuroni legato alla neurodegenerazione

12.09.2022 | Ricerche

Un nuovo studio condotto da ricercatori dell'EPFL rivela che un complesso proteico malfunzionante pu...

Convalidare il sentimento aiuta meglio di criticare o sminuire

30.03.2020 | Ricerche

Sostenere i tuoi amici e la famiglia può aiutarli a superare questi tempi di incertezza...

IFITM3: la proteina all'origine della formazione di placche nell'Alz…

4.09.2020 | Ricerche

Il morbo di Alzheimer (MA) è una malattia neurodegenerativa caratterizzata dall'accumulo...

Invertita per la prima volta la perdita di memoria associata all'Alzheime…

1.10.2014 | Ricerche

La paziente uno aveva avuto due anni di perdita progressiva di memoria...

Aumentano le evidenze di origini alternative delle placche di Alzheimer

13.06.2022 | Ricerche

I risultati di uno studio potrebbero spiegare perché i farmaci progettati per rimuovere i depositi d...

Stimolazione dell'onda cerebrale può migliorare i sintomi di Alzheimer

15.03.2019 | Ricerche

Esponendo i topi a una combinazione unica di luce e suono, i neuroscienziati del Massach...

Infezione cerebrale da funghi produce cambiamenti simili all'Alzheimer

26.10.2023 | Ricerche

Ricerche precedenti hanno implicato i funghi in condizioni neurodegenerative croniche co...

Le cellule immunitarie sono un alleato, non un nemico, nella lotta all'Al…

30.01.2015 | Ricerche

L'amiloide-beta è una proteina appiccicosa che si aggrega e forma picco...

L'esercizio fisico dà benefici cognitivi ai pazienti di Alzheimer

29.06.2015 | Ricerche

Nel primo studio di questo tipo mai effettuato, dei ricercatori danesi hanno dimostrato che l'ese...

Logo AARAssociazione Alzheimer OdV
Via Schiavonesca 13
31039 Riese Pio X° (TV)