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Socializzazione 'virtuale' allevia notevolmente l'isolamento degli anziani con demenza

I nostri risultati evidenziano l'importanza dei facilitatori della formazione nel riconoscere e rispondere ai deficit linguistici legati ad ADRD, supportando così quelli con ADRD a socializzare in gruppo. "

caregiver woman video call Image by freepik

Più di 55 milioni di persone in tutto il mondo hanno il morbo di Alzheimer (MA) o le demenze correlate (MADC), con un onere pesante per le famiglie e l'assistenza sanitaria. L'isolamento sociale è un fattore di rischio importante e prevenibile, legato a un declino cognitivo più rapido e persino alla morte precoce. I sintomi di MADC spesso peggiorano l'isolamento, creando un ciclo vizioso. Man mano che l'isolamento cresce, specialmente negli anziani, diventano necessari e urgenti interventi sociali efficaci.


Per identificare i modi che aumentano il coinvolgimento sociale degli anziani con MADC, i ricercatori della Florida Atlantic University hanno osservato sessioni virtuali di gruppo guidate dal Louis and Anne Green Memory and Wellness Center della FAU, un programma per adulti guidato da infermieri. I partecipanti over-65, tutti con MADC da lieve a moderata, sono stati guidati da facilitatori più giovani.


Usando i dati sul comportamento di gruppo, sulle attività e la composizione dei partecipanti, i ricercatori hanno creato modelli di regressione per identificare cosa guida un maggiore coinvolgimento. Per analizzare queste interazioni, il team ha sviluppato un sistema di codifica per individuare i momenti chiave ('eventi') in cui si sono verificati scambi significativi. Un team interdisciplinare di infermieri e ricercatori ha guidato lo studio, applicando concetti come dinamica di gruppo, stimolazione e coordinamento di terze parti. Le loro scoperte, pubblicate su Alzheimer's & Dementia, rivelano come l'impegno emerge, o svanisce, nei contesti sociali, offrendo nuove strategie per ridurre l'isolamento e supportare la salute cognitiva negli anziani con MADC.


Lo studio ha identificato diversi fattori chiave che migliorano l'impegno sociale. Il più forte predittore di impegno è stato il numero di partecipanti attivamente coinvolti, allineandosi con idee scientifiche di complessità che gruppi diversi e dinamici favoriscono interazioni più ricche. Anche i partecipanti che parlavano meno hanno contribuito in modo significativo, dimostrando che parlare poco non equivale a essere disimpegnati. Comportamenti come umorismo, incoraggiamento e affermazioni erano strettamente legati al maggiore coinvolgimento, mentre sorprendentemente, il trascinamento acustico-prosodico (far corrispondere ritmi vocali) non ha mostrato alcun effetto chiaro in questo contesto virtuale.


Lo studio ha anche identificato stimoli/argomenti specifici - come cantare, animali domestici e discussioni aperte e non giudicanti su argomenti come i casi giudiziari - che hanno scatenato conversazioni spontanee più lunghe. I partecipanti si sono sentiti più a proprio agio nel tempo, suggerendo che i rapporti si costruiscono attraverso sessioni ripetute. In particolare, un'analisi dettagliata basata sul tempo ha rivelato rari ma potenti momenti di conversazione estesa innescati da argomenti specifici o segnali visivi (ad esempio, mostrare un gatto da compagnia sulla telecamera, cantare testi mancanti di canzoni).


Questi momenti si sono classificati tra le durate maggiori dei colloqui e spesso sono stati ripresi in altro momento senza alcun suggerimento, indicando un genuino interesse dei partecipanti. Anche alcuni tipi di giochi hanno guidato un'interazione più elevata. Giochi egalitari e improvvisati come Boggle, in cui tutti i giocatori contribuiscono allo stesso modo, hanno portato i partecipanti a parlare per più del 40% del tempo di sessione, molto più che in attività più strutturate o guidate in modo non omogeneo.


"Uno dei maggiori punti di forza del nostro studio è la quantità di dati che siamo riusciti a raccogliere", ha affermato Christopher Beetle PhD, autore senior e professore associato di fisica della FAU. "Abbiamo analizzato 1.839 eventi sociali, ognuno con 17 caratteristiche diverse, e abbiamo registrato quasi 3.700 punteggi di coinvolgimento. Inoltre, abbiamo raccolto più di 900 minuti di audio in 30 video. Questo tipo di dettaglio su larga scala ci ha permesso di modellare le dinamiche di gruppo in modi che spingono davvero in là i confini dell'attuale ricerca sulle scienze sociali. Ciò che rende unico il nostro lavoro è che tutti questi dati vengono da interazioni tra anziani con MADC, una cosa mai esplorata su questa scala prima".


Lo studio dimostra che le piattaforme virtuali di socializzazione sono un modo promettente per combattere l'isolamento. Identifica le strategie basate sull'evidenza che i facilitatori possono usare per aumentare l'impegno nelle interazioni di gruppo, offrendo agli individui isolati l'opportunità di una connessione significativa, un passo importante per ridurre la solitudine.


"Una delle scoperte più sorprendenti è stata che il numero di persone che parlano attivamente in un qualsiasi momento è stato il più forte predittore di impegno: si è costantemente distinto nei nostri modelli, anche quando abbiamo tenuto conto di altri fattori", ha affermato Christine Williams DNSC/APRN, coautrice e prof.ssa della Fau. "Abbiamo anche visto che l'interazione con facilitatori più giovani ha fatto una differenza significativa. In un caso, il coinvolgimento di un partecipante maschio è salito da meno del 3% a quasi il 30%, durante lo stesso gioco, quando era presente la facilitatrice con cui aveva legato. I nostri risultati evidenziano l'importanza dei facilitatori della formazione nel riconoscere e rispondere ai deficit linguistici legati a MADC, supportando così quelli con MADC a socializzare in gruppo".


Lo studio è profondamente radicato nel rivoluzionario lavoro della defunta coautrice Emmanuelle Tognoli PhD, neuroscienziata pioniere nella teoria dei sistemi complessi nel Center for Complex Systems and Brain Sciences della FAU. I suoi contributi visionari hanno lanciato questa ricerca e hanno contribuito a rimodellare la comprensione delle interazioni sociali in gruppo, sottolineando che quando più individui interagiscono, il comportamento generale del gruppo spesso forma modelli complessi e emergenti che non possono essere completamente spiegati esaminando le azioni individuali o semplici scambi individuali da soli.


Applicando questi principi, lo studio offre nuove informazioni sul coinvolgimento in gruppo degli anziani con MADC, rivelando che le dinamiche del gruppo intero, piuttosto che i soli comportamenti individuali, modellano una connessione sociale significativa.


"Questo approccio apre nuovi percorsi per progettare interventi che sfruttano il potere dei sistemi sociali complessi per migliorare la salute cognitiva ed emotiva nelle popolazioni vulnerabili"
, ha affermato Beetle.

 

 

 


Fonte: Gisele Galoustian in Florida Atlantic University (> English) - Traduzione di Franco Pellizzari.

Riferimenti: J McKinley, [+3], C Beetle. Evidence-based facilitator strategies for enhancing social engagement in groups of older adults with ADRD. Alz&Dem, 2025, DOI

Copyright: Tutti i diritti di testi o marchi inclusi nell'articolo sono riservati ai rispettivi proprietari.

Liberatoria: Questo articolo non propone terapie o diete; per qualsiasi modifica della propria cura o regime alimentare si consiglia di rivolgersi a un medico o dietologo. Il contenuto non rappresenta necessariamente l'opinione dell'Associazione Alzheimer OdV di Riese Pio X ma solo quella dell'autore citato come "Fonte". I siti terzi raggiungibili da eventuali collegamenti contenuti nell'articolo e/o dagli annunci pubblicitari sono completamente estranei all'Associazione, il loro accesso e uso è a discrezione dell'utente. Liberatoria completa qui.

Nota: L'articolo potrebbe riferire risultati di ricerche mediche, psicologiche, scientifiche o sportive che riflettono lo stato delle conoscenze raggiunte fino alla data della loro pubblicazione.


 

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