Iscriviti alla newsletter



Registrati alla newsletter (giornaliera o settimanale):
Ricevi aggiornamenti sulla malattia, gli eventi e le proposte dell'associazione. Il tuo indirizzo email è usato solo per gestire il servizio, non sarà mai ceduto ad altri.


Disattivazione di una molecola allevia i sintomi di Alzheimer nei topi

I ricercatori del Centro tedesco per le Malattie Neurodegenerative (DZNE) e dell'University Medical Center Göttingen (UMG) hanno identificato un enzima come possibile bersaglio per il trattamento dell'Alzheimer. La proteina, nota come HDAC6, danneggia i processi di trasporto all'interno delle cellule nervose.

Gli scienziati hanno osservato solo lievi sintomi della malattia nei topi, quando l'enzima non veniva prodotto, e quindi si propongono di bloccarne l'attività in modo mirato per trattare la malattia.


Fischer, AndréScienziati dei siti DZNE di Göttingen e di Bonn, dell'UMG e dagli Stati Uniti, hanno partecipato a questo progetto di ricerca di base sull'Alzheimer. Lo studio è pubblicato in EMBO Molecular Medicine. I ricercatori guidati dal Prof. André Fischer (foto), del Dipartimento di Psichiatria e Psicoterapia dell'University Medical Center Gottingen e portavoce del sito DZNE di Göttingen, hanno studiato topi con un patrimonio genetico modificato. Gli animali avevano disturbi comportamentali e depositi cerebrali associati di solito all'Alzheimer.


I ricercatori hanno fatto un passo ulteriore con un gruppo di altri animali rimuovendo i geni responsabili della produzione dell'enzima HDAC6 (istone deacetilasi 6). Questo intervento è risultato efficace: anche se questi topi evidenziavano comunque le caratteristiche patologiche della malattia nel cervello, il loro comportamento è risultato significativamente migliorato. "La capacità degli animali di imparare e orientarsi nello spazio era relativamente normale", dice il professor Fischer. "Le loro capacità cognitive erano del tutto paragonabili a quelle dei topi sani".

 

Traffico cellulare migliorato

Secondo i ricercatori, questo effetto è almeno in parte attribuibile al fatto che i processi di trasporto importanti all'interno delle cellule nervose sono facilitati quando l'enzima HDAC6 non presente. Ciò significa, in particolare, che le centrali energetiche delle cellule, note anche come "mitocondri", possono raggiungere la loro destinazione finale. "Sappiamo che in varie malattie neurodegenerative è il trasporto cellulare a non funzionare. Le sostanze che devono essere trasportate lungo gli assoni vengono lasciate indietro", afferma Fischer. "Le azioni che migliorano il traffico sembrano avere un effetto positivo".

 

Obiettivo possibile per una terapia?

I risultati dei ricercatori indicano che l'enzima HDAC6 potrebbe essere un possibile bersaglio per le terapie contro l'Alzheimer. Tuttavia, i trattamenti richiederebbero un principio attivo che possa disattivare l'enzima in modo mirato. Purtroppo, i principi attivi noti attualmente sono troppo aspecifici. Il prof. Fisher spiega che la loro applicazione assomiglia a un trattamento ad ampio spettro: "Non sappiamo esattamente quale sia l'effetto terapeutico degli inibitori, dal momento che bloccano allo stesso tempo i enzimi diversi dalla famiglia dell'istone deacetilasi", dice. "E non sappiamo ancora abbastanza come funzionano i singoli enzimi".


Migliorare la precisione degli inibitori è quindi lo scopo della ricerca successiva. "Continueremo a lavorare per questo obiettivo. Da un lato, vogliamo migliorare la comprensione sul funzionamento dei vari istoni deacetilasi. E dall'altra parte, vogliamo testare degli inibitori che operino in modo più mirato", dice il professor André Fischer.

 

 

 

 

***********************
Cosa pensi di questo articolo? Ti è stato utile? Hai rilievi, riserve, integrazioni? Conosci casi o ti è successo qualcosa che lo conferma? o lo smentisce? Puoi usare il modulo dei commenti qui sotto per dire la tua opinione. Che è importante e unica.

 

***********************
Fonte: Materiale del Helmholtz Association of German Research Centres.

Riferimento:
Nambirajan Govindarajan, Pooja Rao, Susanne Burkhardt, Farahnaz Sananbenesi, Oliver M. Schlüter, Frank Bradke, Jianrong Lu, André Fischer. Reducing HDAC6 ameliorates cognitive deficits in a mouse model for Alzheimer's disease. EMBO Molecular Medicine, 2012; DOI: 10.1002/emmm.201201923.

Pubblicato
in ScienceDaily il 30 Novembre 2012 - Traduzione di Franco Pellizzari.

Copyright: Tutti i diritti di eventuali testi o marchi citati nell'articolo sono riservati ai rispettivi proprietari.

Liberatoria: Questo articolo non propone terapie o diete; per qualsiasi modifica della propria cura o regime alimentare si consiglia di rivolgersi a un medico o dietologo. Il contenuto non dipende da, nè impegna l'Associazione Alzheimer onlus di Riese Pio X. I siti terzi raggiungibili da eventuali links contenuti nell'articolo e/o dagli annunci pubblicitari proposti da Google sono completamente estranei all'Associazione, il loro accesso e uso è a discrezione dell'utente. Liberatoria completa qui.

Nota: L'articolo potrebbe riferire risultati di ricerche mediche, psicologiche, scientifiche o sportive che riflettono lo stato delle conoscenze raggiunte fino alla data della loro pubblicazione.

Sostieni l'Associazione; una donazione, anche minima, ci aiuterà ad assistere malati e famiglie e continuare ad informarti. Clicca qui a destra:



Notizie da non perdere

Perché le cadute sono così comuni nell'Alzheimer e nelle altre demenze?

4.09.2020 | Esperienze & Opinioni

Le cadute hanno cause mediche o ambientali

Una volta che si considerano tutte le divers...

Demenze: forti differenze regionali nell’assistenza, al Nord test diagnostici …

30.01.2024 | Annunci & info

In Iss il Convegno finale del Fondo per l’Alzheimer e le Demenze, presentate le prime linee guida...

Ritmi cerebrali non sincronizzati nel sonno fanno dimenticare gli anziani

18.12.2017 | Ricerche

Come l'oscillazione della racchetta da tennis durante il lancio della palla per servire un ace, l...

Scoperta nuova causa di Alzheimer e di demenza vascolare

21.09.2023 | Ricerche

Uno studio evidenzia la degenerazione delle microglia nel cervello causata dalla tossicità del ferro...

Capire l'origine dell'Alzheimer, cercare una cura

30.05.2018 | Ricerche

Dopo un decennio di lavoro, un team guidato dal dott. Gilbert Bernier, ricercatore di Hô...

Marito riferisce un miglioramento 'miracoloso' della moglie con Alzh…

28.09.2018 | Annunci & info

Una donna di Waikato (Nuova Zelanda) potrebbe essere la prima persona al mondo a miglior...

Variante della proteina che causa l'Alzheimer protegge dalla malattia

15.02.2021 | Ricerche

Le scoperte di un nuovo studio sul morbo di Alzheimer (MA), guidato da ricercatori dell...

Colpi in testa rompono i 'camion della spazzatura' del cervello acce…

5.12.2014 | Ricerche

Un nuovo studio uscito ieri sul Journal of Neuroscience dimostra che un...

Gli interventi non farmacologici per l'Alzheimer sono sia efficaci che co…

19.04.2023 | Ricerche

Un team guidato da ricercatori della Brown University ha usato una simulazione al computer per di...

Il Protocollo Bredesen: si può invertire la perdita di memoria dell'Alzhe…

16.06.2016 | Annunci & info

I risultati della risonanza magnetica quantitativa e i test neuropsicologici hanno dimostrato dei...

Vecchio farmaco per l'artrite reumatoide suscita speranze come cura per l…

22.09.2015 | Ricerche

Scienziati dei Gladstone Institutes hanno scoperto che il salsalato, un farmaco usato per trattar...

'Scioccante': dopo un danno, i neuroni si auto-riparano ripartendo d…

17.04.2020 | Ricerche

Quando le cellule cerebrali adulte sono ferite, ritornano ad uno stato embrionale, secon...

Il caregiving non fa male alla salute come si pensava, dice uno studio

11.04.2019 | Ricerche

Per decenni, gli studi nelle riviste di ricerca e la stampa popolare hanno riferito che ...

Pressione bassa potrebbe essere uno dei colpevoli della demenza

2.10.2019 | Esperienze & Opinioni

Invecchiando, le persone spesso hanno un declino della funzione cerebrale e spesso si pr...

La lunga strada verso la demenza inizia con piccoli 'semi' di aggreg…

20.11.2020 | Ricerche

Il morbo di Alzheimer (MA) si sviluppa nel corso di decenni. Inizia con una reazione a c...

Relazioni personali ricche migliorano il funzionamento del cervello

22.06.2020 | Ricerche

Come interagiscono gli individui, come si percepiscono uno con l'altro, e i pensieri e i...

'Ingorgo' di proteine nei neuroni legato alla neurodegenerazione

12.09.2022 | Ricerche

Un nuovo studio condotto da ricercatori dell'EPFL rivela che un complesso proteico malfunzionante pu...

Ecco perché alcune persone con marcatori cerebrali di Alzheimer non hanno deme…

17.08.2018 | Ricerche

Un nuovo studio condotto all'Università del Texas di Galveston ha scoperto perché alcune...

Nuovo farmaco previene le placche amiloidi, un segno specifico di Alzheimer

8.03.2021 | Ricerche

Le placche di amiloide sono caratteristiche patologiche del morbo di Alzheimer (MA): son...

Goccioline liquide dense come computer cellulari: nuova teoria sulla causa del…

22.09.2022 | Ricerche

Un campo emergente è capire come gruppi di molecole si condensano insieme all'interno de...

Logo AARAssociazione Alzheimer OdV
Via Schiavonesca 13
31039 Riese Pio X° (TV)