Iscriviti alla newsletter



Registrati alla newsletter (giornaliera o settimanale):
Ricevi aggiornamenti sulla malattia, gli eventi e le proposte dell'associazione. Il tuo indirizzo email è usato solo per gestire il servizio, non sarà mai ceduto ad altri.


La sindrome di Down aiuta i ricercatori a capire l'Alzheimer

La sindrome di Down aiuta i ricercatori a capire l'AlzheimerUn partecipante allo studio del Waisman sulla relazione tra sindrome di Down e Alzheimer è sottoposto a scansione PET. (Foto: Centro Waisman)Il legame tra una proteina correntemente associata all'Alzheimer e il suo impatto su memoria e cognizione può non essere chiaro come si riteneva una volta, secondo un nuovo studio del Waisman Center della University of Wisconsin di Madison.


I risultati rivelano ulteriori informazioni sulle prime fasi della malattia neurodegenerativa.


I ricercatori (tra cui il primo autore Sigan Hartley, assistente professore di studi sullo sviluppo umano e sulla famiglia della UW-Madison, e Brad Christian, professore associato di fisica medica e psichiatria alla UW-Madison e direttore di Fisica PET nel Laboratorio Waisman for Brain Imaging and Behavior) hanno esaminato il ruolo della proteina amiloide-β nel cervello di adulti che vivono con sindrome di Down, una condizione genetica che rende le persone più suscettibili a sviluppare l'Alzheimer. Essi hanno pubblicato i risultati nel numero di settembre della rivista Brain.


"La nostra speranza è capire meglio il ruolo di questa proteina nella memoria e nelle funzioni cognitive", afferma Hartley. "Con queste informazioni speriamo di capire meglio le prime fasi dello sviluppo di questa malattia e di ottenere informazioni per guidare gli sforzi per prevenzione e trattamento". Tuttavia, i risultati del loro studio non solo potrebbero aiutare gli scienziati a capire meglio la condizione quando impatta su coloro che vivono con la sindrome di Down, ma sono rilevanti anche per gli adulti che non hanno la sindrome genetica. "Ci sono molte domande senza risposta sul momento in cui l'amiloide-β, insieme ad altri cambiamenti cerebrali, comincia a richiedere un tributo alla memoria e alla cognizione, e perché alcuni individui possono essere più resistenti di altri", dice Hartley.


Gli scienziati della UW-Madison, insieme con i collaboratori dell'Università di Pittsburgh, hanno studiato 63 adulti sani con sindrome di Down, da 30 a 53 anni, che non presentavano segni clinici di Alzheimer o altre forme di demenza. Essi hanno scoperto che molti adulti con sindrome di Down hanno livelli alti di proteina amiloide-β, ma non subiscono le conseguenze negative previste della proteina elevata.


L'Alzheimer è la sesta causa di morte negli Stati Uniti. Le persone con sindrome di Down nascono con una copia extra del cromosoma 21, dove risiede il gene che codifica per la proteina amiloide-β.


Per lo studio, condotto nel corso di due giorni, i ricercatori hanno usato la risonanza magnetica (MRI) e la tomografia ad emissione di positroni (PET) per catturare le immagini del cervello dei partecipanti. Ventidue dei 63 partecipanti avevano elevati livelli di amiloide-β, ma non mostravano alcuna evidenza di carenza di memoria o di funzione cognitiva, rispetto a quelli senza livelli elevati di proteina. I ricercatori hanno considerato le differenze di età e di livello intellettuale.


Allo stesso modo, quando sono stati valutati come misura continua, i livelli di amiloide-β non sono risultati legati a differenze di memoria o capacità cognitive, come ad esempio i cambiamenti di memoria visuale e verbale, dell'attenzione e del linguaggio.


Hartley e Christian hanno inoltre collaborato con Marsha Mailick, vice rettore ad interim per la ricerca e l'istruzione superiore e con Vaughan Bascom e Elizabeth M. Boggs, Professori e ricercatori dell'Alzheimer's Disease Research Center della UW. Con il finanziamento del National Institute on Aging i ricercatori prevedono di seguire questi 63 adulti per i prossimi anni, per continuare a monitorare l'accumulo di amiloide-β e i suoi effetti nel tempo.

 

 

 

 

 


Fonte:  Marlena Holden in University of Wisconsin-Madison (> English text) - Traduzione di Franco Pellizzari.

Riferimenti:  S. L. Hartley, B. L. Handen, D. A. Devenny, R. Hardison, I. Mihaila, J. C. Price, A. D. Cohen, W. E. Klunk, M. R. Mailick, S. C. Johnson, B. T. Christian. Cognitive functioning in relation to brain amyloid-  in healthy adults with Down syndrome. Brain, 2014; 137 (9): 2556 DOI: 10.1093/brain/awu173

Copyright: Tutti i diritti di eventuali testi o marchi citati nell'articolo sono riservati ai rispettivi proprietari.

Liberatoria: Questo articolo non propone terapie o diete; per qualsiasi modifica della propria cura o regime alimentare si consiglia di rivolgersi a un medico o dietologo. Il contenuto non dipende da, nè impegna l'Associazione Alzheimer onlus di Riese Pio X. I siti terzi raggiungibili da eventuali links contenuti nell'articolo e/o dagli annunci pubblicitari sono completamente estranei all'Associazione, il loro accesso e uso è a discrezione dell'utente. Liberatoria completa qui.

Nota: L'articolo potrebbe riferire risultati di ricerche mediche, psicologiche, scientifiche o sportive che riflettono lo stato delle conoscenze raggiunte fino alla data della loro pubblicazione.

Sostieni l'Associazione; una donazione, anche minima, ci aiuterà ad assistere malati e famiglie e continuare ad informarti. Clicca qui a destra:

 


 

 

Notizie da non perdere

Nuovo farmaco previene le placche amiloidi, un segno specifico di Alzheimer

8.03.2021 | Ricerche

Le placche di amiloide sono caratteristiche patologiche del morbo di Alzheimer (MA): son...

Il cammino può invertire l'invecchiamento del cervello?

2.09.2021 | Esperienze & Opinioni

Il cervello è costituito principalmente da due tipi di sostanze: materia grigia e bianca...

Studio rafforza il legame tra vaccino contro l'herpes zoster e minore ris…

10.04.2025 | Ricerche

La nuova analisi di un programma di vaccinazione in Galles ha scoperto che il vaccino contro l'he...

Nuovo metodo di selezione farmaci spiega perché quelli di Alzheimer falliscono…

31.01.2022 | Ricerche

Analizzando i meccanismi di malattia nei neuroni umani, dei ricercatori dell'Università del...

Immergersi nella natura: gioia, meraviglia ... e salute mentale

10.05.2023 | Esperienze & Opinioni

La primavera è il momento perfetto per indugiare sulle opportunità.

La primavera è un m...

L'Alzheimer è in realtà un disturbo del sonno? Cosa sappiamo del legame t…

28.02.2020 | Esperienze & Opinioni

Il morbo di Alzheimer (MA) è una forma di demenza che insorge quando c'è un accumulo di ...

Età degli organi biologici prevede il rischio di malattia con decenni di antic…

11.03.2025 | Ricerche

I nostri organi invecchiano a ritmi diversi e un esame del sangue che determina quanto ciascuno è...

Curare l'Alzheimer: singolo proiettile magico o sparo di doppietta?

20.03.2025 | Esperienze & Opinioni

Perché i ricercatori stanno ancora annaspando nella ricerca di una cura per quella che è...

Falsi miti: perché le persone sono così pessimiste sulla vecchiaia?

4.06.2020 | Esperienze & Opinioni

Non smettiamo di giocare perché invecchiamo, ma invecchiamo perché smettiamo di giocare ...

Variante della proteina che causa l'Alzheimer protegge dalla malattia

15.02.2021 | Ricerche

Le scoperte di un nuovo studio sul morbo di Alzheimer (MA), guidato da ricercatori dell...

L'invecchiamento è guidato da geni sbilanciati

21.12.2022 | Ricerche

Il meccanismo appena scoperto è presente in vari tipi di animali, compresi gli esseri umani.

'Scioccante': dopo un danno, i neuroni si auto-riparano ripartendo d…

17.04.2020 | Ricerche

Quando le cellule cerebrali adulte sono ferite, ritornano ad uno stato embrionale, secon...

Proteine grumose induriscono i capillari del cervello: nuovo fattore di rischi…

11.09.2020 | Ricerche

I depositi di una proteina chiamata 'Medin', che è presente in quasi tutti gli anziani, ...

Scoperto perché l'APOE4 favorisce l'Alzheimer e come neutralizzarlo

10.04.2018 | Ricerche

Usando cellule di cervello umano, scienziati dei Gladstone Institutes hanno scoperto la ...

Nuova terapia che distrugge i grovigli di tau si dimostra promettente

30.09.2024 | Ricerche

Degli scienziati hanno sviluppato potenziali terapie che rimuovono selettivamente le proteine ​​t...

Dott. Perlmutter: Sì, l'Alzheimer può essere invertito!

6.12.2018 | Ricerche

Sono spesso citato affermare che non esiste un approccio farmaceutico che abbia un'effic...

Microglia: ‘cellule immunitarie’ che proteggono il cervello dalle malattie, ma…

28.05.2020 | Esperienze & Opinioni

Sappiamo che il sistema immunitario del corpo è importante per tenere tutto sotto controllo e per...

È lo scopo o il piacere la chiave della felicità mentre invecchiamo?

19.11.2021 | Esperienze & Opinioni

I benefici di avere un senso di scopo nella vita sono davvero incredibili. Le persone co...

Perché dimentichiamo? Nuova teoria propone che 'dimenticare' è in re…

17.01.2022 | Ricerche

Mentre viviamo creiamo innumerevoli ricordi, ma molti di questi li dimentichiamo. Come m...

Immagini mai viste prima delle prime fasi dell'Alzheimer

14.03.2017 | Ricerche

I ricercatori dell'Università di Lund in Svezia, hanno utilizzato il sincrotrone MAX IV ...

Logo AARAssociazione Alzheimer OdV
Via Schiavonesca 13
31039 Riese Pio X° (TV)