Iscriviti alla newsletter



Registrati alla newsletter (giornaliera o settimanale):
Ricevi aggiornamenti sulla malattia, gli eventi e le proposte dell'associazione. Il tuo indirizzo email è usato solo per gestire il servizio, non sarà mai ceduto ad altri.


Mente umana e coscienza al momento della morte

I ricordi relativi alla morte, le cosiddette «esperienze extra-corporee» (OBE, out-of-body experiences) o le «esperienze di quasi-morte» (NDE, near-death experiences), sono citati spesso a proposito di fenomeni che sono di frequente considerati allucinatori o illusori in natura; tuttavia, gli studi oggettivi su queste esperienze sono limitati.


Nel 2008 è stato lanciato uno studio su larga scala che ha coinvolto 2.060 pazienti di 15 ospedali del Regno Unito, Stati Uniti e Austria. Lo studio AWARE (Consapevolezza nel risuscitamento), promosso dall'Università di Southampton nel Regno Unito, ha esaminato l'ampia gamma di esperienze mentali in relazione alla morte.


I ricercatori hanno anche testato per la prima volta la validità delle esperienze coscienti mediante marcatori oggettivi in un grande studio, per determinare se le indicazioni di consapevolezza compatibili con esperienze extra-corporee corrispondano ad eventi reali o allucinatori. I risultati dello studio sono stati pubblicati sulla rivista Resuscitation e sono ora disponibili on-line.


Il dottor Sam Parnia, Assistente Professore di «Critical Care Medicine» e Direttore di Ricerche in Resuscitazione alla State University of New York di Stony Brook negli USA, nonchè autore principale dello studio, ha spiegato: "Contrariamente alla percezione, la morte non è un momento specifico, ma un processo potenzialmente reversibile che avviene dopo che una qualsiasi grave malattia o infortunio induce il cuore, i polmoni o il cervello a smettere di funzionare. Se si tenta di invertire questo processo, si parla di «arresto cardiaco»; tuttavia, se questi tentativi non riescono è chiamato «morte». In questo studio abbiamo voluto andare oltre il termine carico emotivamente, ma poco definito, di NDE, per esplorare oggettivamente cosa succede quando moriamo".


Il 39 per cento dei pazienti che sono sopravvissuti all'arresto cardiaco, e sono stati in grado di sottoporsi a interviste strutturate, ha descritto una percezione di consapevolezza, ma curiosamente non ha avuto alcun ricordo esplicito degli eventi. "Questo suggerisce che più persone possono avere un'attività mentale inizialmente, ma poi perdono i ricordi dopo il recupero, a causa degli effetti sul richiamo della memoria delle lesioni cerebrali o di farmaci sedativi", ha spiegato il dottor Parnia, che era ricercatore all'Università di Southampton quando ha iniziato lo studio AWARE.


Tra coloro che hanno riferito una percezione di consapevolezza e hanno completato le successive interviste, il 46 per cento ha sperimentato una vasta gamma di ricordi mentali in relazione alla morte, non compatibili con il termine comunemente usato di NDE. Queste comprendevano esperienze spaventose e persecutorie. Solo il 9 per cento ha avuto esperienze compatibili con le NDE e il 2 per cento ha mostrato una piena consapevolezza compatibile con le OBE, con il ricordo esplicito di aver «visto» e «sentito» gli eventi.


Un caso è stato convalidato e cronometrato con stimoli uditivi durante l'arresto cardiaco. Il Dr Parnia ha concluso: "Questo è importante, dal momento che si è spesso ipotizzato che le esperienze relative alla morte siano probabili allucinazioni o illusioni, che insorgono prima che il cuore si fermi o dopo che il cuore è stato riavviato correttamente, ma non un'esperienza corrispondente ad eventi «reali» quando il cuore non sta battendo".

"In questo caso, la coscienza e la consapevolezza si sono verificate nei tre minuti senza battito. Questo è paradossale, poiché il cervello cessa di funzionare normalmente entro 20-30 secondi dall'arresto cardiaco e non riprende di nuovo fino a quando il cuore non è stato riavviato. Inoltre, i ricordi dettagliati di consapevolezza visiva in questo caso erano coerenti con eventi verificati".

"Quindi, anche se non è stato possibile provare assolutamente la realtà o il significato delle esperienze e delle rivendicazioni di consapevolezza dei pazienti (a causa della bassissima incidenza, 2%, di ricordi espliciti di consapevolezza visiva o delle cosiddette OBE), era impossibile disconoscerle entrambe ed è necessario più lavoro in questo settore. L'esperienza ricordata che circonda la morte merita chiaramente ulteriori indagini genuine senza pregiudizi".


Sono inoltre necessari ulteriori studi per esplorare se la consapevolezza (esplicita o implicita) può portare a esiti psicologici negativi a lungo termine, compreso il disturbo da stress post-traumatico.


Il dottor Jerry Nolan, caporedattore di Resuscitation, ha dichiarato: "I ricercatori dello studio AWARE devono essere congratulati per aver completato uno studio affascinante che aprirà la porta a ricerche più ampie in ciò che accade quando si muore".

 

 

 

 

 


Fonte:  University of Southampton via AlphaGalileo (> English text) - Traduzione di Franco Pellizzari.

Riferimenti:  Parnia S, et al. AWARE—AWAreness during REsuscitation—A prospective study. Resuscitation, 2014 DOI: 10.1016/j.resuscitation.2014.09.004

Copyright: Tutti i diritti di eventuali testi o marchi citati nell'articolo sono riservati ai rispettivi proprietari.

Liberatoria: Questo articolo non propone terapie o diete; per qualsiasi modifica della propria cura o regime alimentare si consiglia di rivolgersi a un medico o dietologo. Il contenuto non dipende da, nè impegna l'Associazione Alzheimer onlus di Riese Pio X. I siti terzi raggiungibili da eventuali links contenuti nell'articolo e/o dagli annunci pubblicitari sono completamente estranei all'Associazione, il loro accesso e uso è a discrezione dell'utente. Liberatoria completa qui.

Nota: L'articolo potrebbe riferire risultati di ricerche mediche, psicologiche, scientifiche o sportive che riflettono lo stato delle conoscenze raggiunte fino alla data della loro pubblicazione.

Sostieni l'Associazione; una donazione, anche minima, ci aiuterà ad assistere malati e famiglie e continuare ad informarti. Clicca qui a destra:

 


 

 

Notizie da non perdere

Perché dimentichiamo? Nuova teoria propone che 'dimenticare' è in re…

17.01.2022 | Ricerche

Mentre viviamo creiamo innumerevoli ricordi, ma molti di questi li dimentichiamo. Come m...

Laser a infrarossi distrugge le placche di amiloide nell'Alzheimer

7.08.2020 | Ricerche

L'aggregazione di proteine ​​in strutture chiamate 'placche amiloidi' è una caratteristi...

Le cellule immunitarie sono un alleato, non un nemico, nella lotta all'Al…

30.01.2015 | Ricerche

L'amiloide-beta è una proteina appiccicosa che si aggrega e forma picco...

Nessuna cura per l'Alzheimer nel corso della mia vita

26.04.2019 | Esperienze & Opinioni

La Biogen ha annunciato di recente che sta abbandonando l'aducanumab, il suo farmaco in ...

L'esercizio fisico dà benefici cognitivi ai pazienti di Alzheimer

29.06.2015 | Ricerche

Nel primo studio di questo tipo mai effettuato, dei ricercatori danesi hanno dimostrato che l'ese...

Scoperta nuova causa di Alzheimer e di demenza vascolare

21.09.2023 | Ricerche

Uno studio evidenzia la degenerazione delle microglia nel cervello causata dalla tossicità del ferro...

I dieci fattori legati a un aumento del rischio di Alzheimer

27.07.2020 | Esperienze & Opinioni

Anche se non c'è ancora alcuna cura, i ricercatori stanno continuando a migliorare la co...

Capire l'origine dell'Alzheimer, cercare una cura

30.05.2018 | Ricerche

Dopo un decennio di lavoro, un team guidato dal dott. Gilbert Bernier, ricercatore di Hô...

Scoperto il punto esatto del cervello dove nasce l'Alzheimer: non è l…

17.02.2016 | Ricerche

Una regione cruciale ma vulnerabile del cervello sembra essere il primo posto colpito da...

Vecchio farmaco per l'artrite reumatoide suscita speranze come cura per l…

22.09.2015 | Ricerche

Scienziati dei Gladstone Institutes hanno scoperto che il salsalato, un farmaco usato per trattar...

Scienziati dicono che si possono recuperare i 'ricordi persi' per l…

4.08.2017 | Ricerche

Dei ricordi dimenticati sono stati risvegliati nei topi con Alzheimer, suggerendo che la...

Alzheimer, Parkinson e Huntington condividono una caratteristica cruciale

26.05.2017 | Ricerche

Uno studio eseguito alla Loyola University di Chicago ha scoperto che delle proteine ​​a...

Lavati i denti, posticipa l'Alzheimer: legame diretto tra gengivite e mal…

4.06.2019 | Ricerche

Dei ricercatori hanno stabilito che la malattia gengivale (gengivite) ha un ruolo decisi...

Il ciclo dell'urea astrocitica nel cervello controlla la lesione della me…

30.06.2022 | Ricerche

Nuove scoperte rivelano che il ciclo dell'urea negli astrociti lega l'accumulo di amiloide-beta e la...

Ecco perché alcune persone con marcatori cerebrali di Alzheimer non hanno deme…

17.08.2018 | Ricerche

Un nuovo studio condotto all'Università del Texas di Galveston ha scoperto perché alcune...

Immagini mai viste prima delle prime fasi dell'Alzheimer

14.03.2017 | Ricerche

I ricercatori dell'Università di Lund in Svezia, hanno utilizzato il sincrotrone MAX IV ...

L'impatto del sonno su cognizione, memoria e demenza

2.03.2023 | Ricerche

Riduci i disturbi del sonno per aiutare a prevenire il deterioramento del pensiero.

"Ci...

Perché la tua visione può prevedere la demenza 12 anni prima della diagnosi

24.04.2024 | Ricerche

 

Gli occhi possono rivelare molto sulla salute del nostro cervello: in effetti, i p...

Rete nascosta di enzimi responsabile della perdita di sinapsi nell'Alzhei…

8.12.2020 | Ricerche

Un nuovo studio sul morbo di Alzheimer (MA) eseguito da scienziati dello Scripps Researc...

Alzheimer e le sue proteine: bisogna essere in due per ballare il tango

21.04.2016 | Ricerche

Per anni, i neuroscienziati si sono chiesti come fanno le due proteine ​​anomale amiloid...

Logo AARAssociazione Alzheimer OdV
Via Schiavonesca 13
31039 Riese Pio X° (TV)