Iscriviti alla newsletter



Registrati alla newsletter (giornaliera o settimanale):
Ricevi aggiornamenti sulla malattia, gli eventi e le proposte dell'associazione. Il tuo indirizzo email è usato solo per gestire il servizio, non sarà mai ceduto ad altri.


I danni al cervello causati da contatti sportivi sono visibili anche dopo anni



Gli atleti universitari con una storia di trauma cranico hanno cambiamenti nelle dimensioni, nel flusso di sangue e nelle connessioni nel cervello per mesi e anche anni dopo l'infortunio; secondo un nuovo studio, sono modifiche non presenti negli atleti senza traumi precedenti.


Lo studio ha esaminato atleti universitari maschili e femminili in sette diversi sport di contatto e senza contatto, a dimostrazione della rilevanza dei risultati per la comunità sportiva in generale, non solo degli sport ad alto rischio tradizionali, come l'hockey e il football americano.


Nello studio pubblicato oggi sul Journal of Neurotrauma, i ricercatori dall'Ospedale St. Michael hanno usato una risonanza magnetica (MRI) avanzata per descrivere esaurientemente le anomalie nella struttura del cervello e nella sua funzione in 43 atleti della squadra universitaria all'inizio della stagione sportiva; 21 maschi, 22 femminile, 21 con una storia di commozione cerebrale e 22 senza.


Hanno scoperto che gli atleti con una storia di traumi avevano:

  • restringimento del cervello nei lobi frontali, la parte del cervello coinvolta in funzioni come il processo decisionale, il problem solving, il controllo degli impulsi e la capacità di parlare fluentemente, anche se assolutamente inferiore a quello sperimentato da persone con Alzheimer; il cervello di atleti con traumi precedenti aveva una riduzione dal 10 al 20 per cento del volume, rispetto a quelli senza traumi;
  • minore flusso sanguigno (dal 25 a 35 per cento) in determinate aree del cervello, principalmente i lobi frontali, che sono molto vulnerabili alle lesioni, a causa della loro posizione frontale nel cervello; un ridotto afflusso di sangue è associato con un recupero più lungo;
  • maggiore era il numero di traumi, più era ridotto il volume del cervello e il flusso di sangue;
  • cambiamenti nella struttura della materia bianca del cervello, i tratti di fibre che collegano diverse parti dell'organo.

Può essere rilevante perché:

La concussione cerebrale è un fattore di rischio per l'Alzheimer e la demenza.

Anche se non è in discussione il beneficio delle sport, è preferibile evitare le discipline che prevedono, consentono o tollerano il contatto aggressivo o violento.


"Le commozioni cerebrali da sport sono ancora considerate un infortunio a breve termine, ma questo studio fornisce ulteriori prove dei cambiamenti del cervello che possono portare a conseguenze per la salute a lungo termine, tra cui il rischio di re-infortunio, depressione e disturbi cognitivi", ha detto Nathan Churchill, autore principale dello studio e borsista post-dottorato nel programma di ricerca in neuroscienze del St. Michael. "Ci aspettiamo di vedere cambiamenti nel cervello dopo una lesione acuta, ma in questo studio abbiamo visto le differenze fisiche nel cervello di atleti che sono stati analizzati mesi o anni dopo la loro ultima commozione cerebrale".


I comportamenti controllati dal lobo frontale, come il controllo degli impulsi e il problem-solving sono spesso compromessi negli atleti più anziani con una storia di trauma cranici ripetuti. Questi risultati suggeriscono che questa zona del cervello può essere influenzata anche negli adulti giovani e sani con poche commozioni cerebrali.


"Vogliamo sottolineare che, in generale, i benefici per la salute della partecipazione sportiva superano ancora il rischio di commozione", ha detto il dottor Tom Schweizer, responsabile del programma di ricerca in neuroscienze e co-autore del documento. "I nostri risultati possono aiutare per guidare la gestione del trauma cranico, e ridurre al minimo qualsiasi rischio futuro per gli atleti. Quanto più sappiamo sulla commozione cerebrale, meglio possiamo ridurre questi rischi".

 

********
Questo studio ha ricevuto finanziamenti da Siemens Canada Ltd (ndt: produttrice del macchinario per la risonanza magnetica).

 

 

 


Fonte: Leslie Shepherd in St. Michael's Hospital (> English text) - Traduzione di Franco Pellizzari.

Riferimenti: Nathan Churchill, Michael Hutchison, Doug Richards, General Leung, Simon Graham, Tom A. Schweizer. Brain structure and function associated with a history of sport concussion: a multi-modal MRI study. Journal of Neurotrauma, 2016; DOI: 10.1089/neu.2016.4531

Copyright: Tutti i diritti di eventuali testi o marchi citati nell'articolo sono riservati ai rispettivi proprietari.

Liberatoria: Questo articolo non propone terapie o diete; per qualsiasi modifica della propria cura o regime alimentare si consiglia di rivolgersi a un medico o dietologo. Il contenuto non dipende da, nè impegna l'Associazione Alzheimer onlus di Riese Pio X. I siti terzi raggiungibili da eventuali links contenuti nell'articolo e/o dagli annunci pubblicitari sono completamente estranei all'Associazione, il loro accesso e uso è a discrezione dell'utente. Liberatoria completa qui.

Nota: L'articolo potrebbe riferire risultati di ricerche mediche, psicologiche, scientifiche o sportive che riflettono lo stato delle conoscenze raggiunte fino alla data della loro pubblicazione.


 

Notizie da non perdere

L'Alzheimer è in realtà un disturbo del sonno? Cosa sappiamo del legame t…

28.02.2020 | Esperienze & Opinioni

Il morbo di Alzheimer (MA) è una forma di demenza che insorge quando c'è un accumulo di ...

Nuovo sensore nel cervello offre risposte all'Alzheimer

12.03.2021 | Ricerche

Scienziati della Università della Virginia (UVA) hanno sviluppato uno strumento per moni...

Demenze: forti differenze regionali nell’assistenza, al Nord test diagnostici …

30.01.2024 | Annunci & info

In Iss il Convegno finale del Fondo per l’Alzheimer e le Demenze, presentate le prime linee guida...

Scoperta ulteriore 'barriera' anatomica che difende e monitora il ce…

11.01.2023 | Ricerche

Dalla complessità delle reti neurali, alle funzioni e strutture biologiche di base, il c...

Scoperto perché l'APOE4 favorisce l'Alzheimer e come neutralizzarlo

10.04.2018 | Ricerche

Usando cellule di cervello umano, scienziati dei Gladstone Institutes hanno scoperto la ...

Immergersi nella natura: gioia, meraviglia ... e salute mentale

10.05.2023 | Esperienze & Opinioni

La primavera è il momento perfetto per indugiare sulle opportunità.

La primavera è un m...

'Scioccante': dopo un danno, i neuroni si auto-riparano ripartendo d…

17.04.2020 | Ricerche

Quando le cellule cerebrali adulte sono ferite, ritornano ad uno stato embrionale, secon...

Perché il diabete tipo 2 è un rischio importante per lo sviluppo dell'Alz…

24.03.2022 | Ricerche

Uno studio dell'Università di Osaka suggerisce un possibile meccanismo che collega il diabete all'Al...

Come vivere in modo sicuro con la demenza a casa tua

12.11.2020 | Esperienze & Opinioni

C'è un malinteso comune che la persona con una diagnosi di demenza perde la sua indipend...

Nessuna cura per l'Alzheimer nel corso della mia vita

26.04.2019 | Esperienze & Opinioni

La Biogen ha annunciato di recente che sta abbandonando l'aducanumab, il suo farmaco in ...

Svolta per l'Alzheimer? Confermato collegamento genetico con i disturbi i…

26.07.2022 | Ricerche

Uno studio eseguito in Australia alla Edith Cowan University (ECU) ha confermato il legame tra Alzhe...

Età degli organi biologici prevede il rischio di malattia con decenni di antic…

11.03.2025 | Ricerche

I nostri organi invecchiano a ritmi diversi e un esame del sangue che determina quanto ciascuno è...

Un nuovo modello per l'Alzheimer: fenotipi di minaccia, stati di difesa e…

23.04.2021 | Esperienze & Opinioni

Che dire se avessimo concettualizzato erroneamente, o almeno in modo incompleto, il morb...

Sintomi visivi bizzarri potrebbero essere segni rivelatori dell'Alzheimer…

1.02.2024 | Ricerche

Un team di ricercatori internazionali, guidato dall'Università della California di San F...

Perché la tua visione può prevedere la demenza 12 anni prima della diagnosi

24.04.2024 | Ricerche

 

Gli occhi possono rivelare molto sulla salute del nostro cervello: in effetti, i p...

Cosa accade nel cervello che invecchia

11.03.2020 | Esperienze & Opinioni

Il deterioramento del cervello si insinua sulla maggior parte di noi. Il primo indizio p...

LipiDiDiet trova effetti ampi e duraturi da intervento nutrizionale all'i…

9.11.2020 | Ricerche

Attualmente non esiste una cura nota per la demenza, e le terapie farmacologiche esisten...

Rete nascosta di enzimi responsabile della perdita di sinapsi nell'Alzhei…

8.12.2020 | Ricerche

Un nuovo studio sul morbo di Alzheimer (MA) eseguito da scienziati dello Scripps Researc...

Meccanismo neuroprotettivo alterato dai geni di rischio dell'Alzheimer

11.01.2022 | Ricerche

Il cervello ha un meccanismo naturale di protezione contro il morbo di Alzheimer (MA), e...

Demenza: mantenere vive le amicizie quando i ricordi svaniscono

16.01.2018 | Esperienze & Opinioni

C'è una parola che si sente spesso quando si parla con le famiglie di persone con demenz...

Logo AARAssociazione Alzheimer OdV
Via Schiavonesca 13
31039 Riese Pio X° (TV)

Seguici su

 
enfrdeites

We use cookies

We use cookies on our website. Some of them are essential for the operation of the site, while others help us to improve this site and the user experience (tracking cookies). You can decide for yourself whether you want to allow cookies or not. Please note that if you reject them, you may not be able to use all the functionalities of the site.