Iscriviti alla newsletter



Registrati alla newsletter (giornaliera o settimanale):
Ricevi aggiornamenti sulla malattia, gli eventi e le proposte dell'associazione. Il tuo indirizzo email è usato solo per gestire il servizio, non sarà mai ceduto ad altri.


Dubbi sul supposto calo di demenza negli USA



Nei giorni scorsi è stata ampiamente diffusa dai media americani la conclusione di uno studio secondo il quale i tassi di demenza negli Stati Uniti sono diminuiti del 2,8 per cento dal 2000 al 2012.


La percentuale di americani con diagnosi di demenza è scesa dal 11,6 per cento del 2000 al 8,8 per cento nel 2012, secondo lo studio (ma vedi i dubbi nella seconda parte dell'articolo).


Il Dr Kenneth Langa e il suo team hanno analizzato i dati di 21.000 adulti over 65 in una coorte rappresentativa a livello nazionale.


I fattori che contribuiscono al declino rimangono poco chiari e tuttavia gli autori hanno notato che il numero medio di anni di istruzione è aumentato di uno tra gli individui esaminati nel 2000 e quelli del 2012. Si ritiene che un livello più alto di istruzione sia associato ad un rischio più basso di demenza.


Altre spiegazioni possibili del calo includono miglioramenti nel trattamento del diabete, dell'ipertensione e del colesterolo alto, tutte condizioni che contribuiscono all'accumulo di placca nel cervello, che è un sintomo di Alzheimer.


Gli autori, dell'Università del Michigan, hanno definito 'sconcertanti' i risultati dello studio: "Sarà importante il monitoraggio continuo delle tendenze nell'incidenza e prevalenza della demenza per misurare meglio il pieno impatto sociale futuro della demenza, visto che nei decenni a venire aumenterà il numero di anziani, così come chiarire i fattori di rischio potenziali e quelli protettivi del declino cognitivo".

 

Commento

  • Il calo dei tassi di demenza rilevati da questo studio sono molto meno notevoli di quanto si è detto. Il cambiamento di numeri reali, al contrario della loro percentuale, è piccolo. Nel 2000 il numero di over 65 con demenza era 1.287 su 10.000; nel 2012 era 1.173 su 10.000.
  • Di più, i punteggi della funzione cognitiva usati per giudicare se i partecipanti avevano o meno la demenza offrono numeri quasi simili tra il 2000 e il 2012 in tutti e tre i gruppi: quelli 'normali', quelli con deterioramento cognitivo, e quelli con demenza.
  • Gli autori hanno spiegato i dati in termini di riduzione dei fattori cardiovascolari e dei livelli più alti di istruzione. Ma è significativo rilevare che prima del 2006 solo il 20 per cento delle interviste erano faccia a faccia, e il resto erano per procura (vale a dire, l'informazione era data da qualcun altro) o auto-riferite. Questo può portare a distorsioni, che forse possono spiegare le discrepanze nei dati. L'auto-segnalazione delle malattie cardiovascolari può essere distorta, soprattutto da quelli con demenza. Per le malattie cardiovascolari e la demenza, tra il 2000 e il 2012 sono cambiate anche le soglie (la precisione nella rilevazione).
  • Per quanto sia sgradevole dirlo, la demenza è in gran parte fuori del nostro controllo personale. Possiamo in ogni caso mantenere il cervello attivo, curare la salute cardiovascolare, fare spesso esercizio fisico e controllare la dieta. Ma purtroppo tutto questo può influire solo su alcuni tipi di demenza.

(Commento di: RM)

 

 

 


Fonte: Spectator Health (> English text) - Traduzione di Franco Pellizzari.

Copyright: Tutti i diritti di eventuali testi o marchi citati nell'articolo sono riservati ai rispettivi proprietari.

Liberatoria: Questo articolo non propone terapie o diete; per qualsiasi modifica della propria cura o regime alimentare si consiglia di rivolgersi a un medico o dietologo. Il contenuto non dipende da, nè impegna l'Associazione Alzheimer onlus di Riese Pio X. I siti terzi raggiungibili da eventuali links contenuti nell'articolo e/o dagli annunci pubblicitari sono completamente estranei all'Associazione, il loro accesso e uso è a discrezione dell'utente. Liberatoria completa qui.

Nota: L'articolo potrebbe riferire risultati di ricerche mediche, psicologiche, scientifiche o sportive che riflettono lo stato delle conoscenze raggiunte fino alla data della loro pubblicazione.


 

Notizie da non perdere

I ricordi potrebbero essere conservati nelle membrane dei tuoi neuroni

18.05.2023 | Ricerche

Il cervello è responsabile del controllo della maggior parte delle attività del corpo; l...

Il ruolo sorprendente delle cellule immunitarie del cervello

21.12.2020 | Ricerche

Una parte importante del sistema immunitario del cervello, le cellule chiamate microglia...

Studio rafforza il legame tra vaccino contro l'herpes zoster e minore ris…

10.04.2025 | Ricerche

La nuova analisi di un programma di vaccinazione in Galles ha scoperto che il vaccino contro l'he...

10 cose da non fare con i malati di Alzheimer

10.12.2015 | Esperienze & Opinioni

Mio padre aveva l'Alzheimer.

Vederlo svanire è stata una delle esperienze più difficili d...

Il 'Big Bang' dell'Alzheimer: focus sulla tau mortale che cambi…

11.07.2018 | Ricerche

Degli scienziati hanno scoperto un "Big Bang" del morbo di Alzheimer (MA) - il punto pre...

Preoccupazione, gelosia e malumore alzano rischio di Alzheimer per le donne

6.10.2014 | Ricerche

Le donne che sono ansiose, gelose o di cattivo umore e angustiate in me...

Identificata nuova forma di Alzheimer ad esordio molto precoce

16.06.2020 | Ricerche

Ricercatori della Mayo Clinic hanno definito una forma di morbo di Alzheimer (MA) che co...

Perché la tua visione può prevedere la demenza 12 anni prima della diagnosi

24.04.2024 | Ricerche

 

Gli occhi possono rivelare molto sulla salute del nostro cervello: in effetti, i p...

Dana Territo: 'La speranza può manifestarsi da molte fonti nella cerchia …

14.01.2025 | Esperienze & Opinioni

Come trovi speranza nel nuovo anno con una diagnosi di Alzheimer?

Avere speranza...

Microglia: ‘cellule immunitarie’ che proteggono il cervello dalle malattie, ma…

28.05.2020 | Esperienze & Opinioni

Sappiamo che il sistema immunitario del corpo è importante per tenere tutto sotto controllo e per...

LATE: demenza con sintomi simili all'Alzheimer ma con cause diverse

3.05.2019 | Ricerche

È stato definito un disturbo cerebrale che imita i sintomi del morbo di Alzheimer (MA), ...

Identificazione dei primi segnali dell'Alzheimer

7.03.2022 | Ricerche

Un team multidisciplinare di ricerca, composto da ricercatori del progetto ARAMIS, dell...

Il nuovo collegamento tra Alzheimer e inquinamento dell'aria

13.05.2020 | Esperienze & Opinioni

Il mio primo giorno a Città del Messico è stato duro. Lo smog era così fitto che, mentre...

Alzheimer e le sue proteine: bisogna essere in due per ballare il tango

21.04.2016 | Ricerche

Per anni, i neuroscienziati si sono chiesti come fanno le due proteine ​​anomale amiloid...

Per capire l'Alzheimer, ricercatori di Yale si rivolgono alla guaina di m…

4.07.2025 | Ricerche

L'interruzione degli assoni, la parte simile a una coda nelle cellule nervose che trasme...

Nuova 'teoria unificata della mente': implicazioni per la prevenzion…

17.07.2025 | Ricerche

In un nuovo studio con implicazioni sulla prevenzione del morbo di Alzheimer (MA) e altr...

5 tipi di ricerca, sottostudiati al momento, potrebbero darci trattamenti per …

27.04.2020 | Esperienze & Opinioni

Nessun ostacolo fondamentale ci impedisce di sviluppare un trattamento efficace per il m...

L'invecchiamento è guidato da geni sbilanciati

21.12.2022 | Ricerche

Il meccanismo appena scoperto è presente in vari tipi di animali, compresi gli esseri umani.

LipiDiDiet trova effetti ampi e duraturi da intervento nutrizionale all'i…

9.11.2020 | Ricerche

Attualmente non esiste una cura nota per la demenza, e le terapie farmacologiche esisten...

Falsi miti: perché le persone sono così pessimiste sulla vecchiaia?

4.06.2020 | Esperienze & Opinioni

Non smettiamo di giocare perché invecchiamo, ma invecchiamo perché smettiamo di giocare ...

Logo AARAssociazione Alzheimer OdV
Via Schiavonesca 13
31039 Riese Pio X° (TV)