Iscriviti alla newsletter



Registrati alla newsletter (giornaliera o settimanale):
Ricevi aggiornamenti sulla malattia, gli eventi e le proposte dell'associazione. Il tuo indirizzo email è usato solo per gestire il servizio, non sarà mai ceduto ad altri.


Consumo regolare di tè può proteggere dal declino cognitivo in vecchiaia

Un team di ricerca dell'Università Nazionale di Singapore, guidato dall'assistente professore Feng Lei, ha scoperto che il consumo regolare di tè riduce del 50% il rischio di declino cognitivo nelle persone anziane, e potenzialmente fino all'86% in quelle con rischio genetico di Alzheimer.


Lo studio è stato pubblicato su The Journal of Nutrition, Health & Aging di dicembre 2016.


Lo studio, che ha coinvolto quasi un migliaio di cinesi anziani over 55, è iniziato nel 2003 con la raccolta di dati. Il team di ricerca ha esaminato i partecipanti ogni due anni fino al 2010 per ottenere ulteriori informazioni su stato cognitivo, consumo di tè, stile di vita, condizioni mediche, nonché attività fisica e sociale.


Il Prof. Feng ha detto che, anche se lo studio è stato condotto su anziani cinesi, i risultati potrebbero ben applicarsi ad altre razze: "Credo che i benefici cognitivi del tè dovrebbero essere gli stessi in tutti i gruppi etnici perché condividiamo la stessa biologia dell'invecchiamento, la patologia della demenza è la stessa, e anche perché i composti bioattivi del tè sono uguali".


Mancano ancora una terapia farmacologica efficace e delle strategie di prevenzione per i disturbi neurocognitivi, nonostante le sperimentazioni di farmaci di alta qualità, dice Feng: "I dati del nostro studio suggeriscono che una misura semplice e poco costosa di stile di vita, come bere il tè ogni giorno, può ridurre il rischio di sviluppare disturbi neurocognitivi a fine vita".


I bevitori di tè saranno lieti di apprendere che il ruolo neuroprotettivo della bevanda non è limitato a un tipo specifico di tè. Fintanto che il tè deriva dalle foglie di tè (nero, verde o oolong), il consumo giornaliero di almeno 200 ml può contribuire a ridurre il deterioramento cognitivo. Feng ha detto che il beneficio di tè è dovuto ai composti bioattivi presenti, come le catechine, la L-teanina, le teaflavine e le rubigine del tè.


Feng e il suo team intendono intraprendere ulteriori ricerche per capire meglio l'effetto della dieta asiatica sulla salute cognitiva durante l'invecchiamento. Uno dei nuovi studi (Diet and Healthy Ageing), esaminerà i biomarcatori dell'assunzione di tè, dove il team raccoglierà campioni di sangue e urine per misurare i livelli di catechine e L-teanina dei partecipanti.


Il gruppo di ricerca prevede inoltre di condurre uno studio interventistico dove sarà testato l'impatto del tè sulle funzioni cerebrali dei non bevitori di tè e l'invecchiamento biologico.

 

 

 


FonteNational University of Singapore (> English text) - Traduzione di Franco Pellizzari.

Riferimenti: L. Feng, M. -S. Chong, W. -S. Lim, Q. Gao, M. S. Z. Nyunt, T. -S. Lee, S. L. Collinson, T. Tsoi, E. -H. Kua, T. -P. Ng. Tea consumption reduces the incidence of neurocognitive disorders: Findings from the Singapore longitudinal aging study. The journal of nutrition, health & aging, 2016; 20 (10): 1002 DOI: 10.1007/s12603-016-0687-0

Copyright: Tutti i diritti di eventuali testi o marchi citati nell'articolo sono riservati ai rispettivi proprietari.

Liberatoria: Questo articolo non propone terapie o diete; per qualsiasi modifica della propria cura o regime alimentare si consiglia di rivolgersi a un medico o dietologo. Il contenuto non dipende da, nè impegna l'Associazione Alzheimer onlus di Riese Pio X. I siti terzi raggiungibili da eventuali links contenuti nell'articolo e/o dagli annunci pubblicitari sono completamente estranei all'Associazione, il loro accesso e uso è a discrezione dell'utente. Liberatoria completa qui.

Nota: L'articolo potrebbe riferire risultati di ricerche mediche, psicologiche, scientifiche o sportive che riflettono lo stato delle conoscenze raggiunte fino alla data della loro pubblicazione.


 

Notizie da non perdere

Livelli di ossigeno nel sangue potrebbero spiegare perché la perdita di memori…

9.06.2021 | Ricerche

Per la prima volta al mondo, scienziati dell'Università del Sussex hanno registrato i li...

Sintomi visivi bizzarri potrebbero essere segni rivelatori dell'Alzheimer…

1.02.2024 | Ricerche

Un team di ricercatori internazionali, guidato dall'Università della California di San F...

Riprogrammare «cellule di supporto» in neuroni per riparare il cervello adulto…

21.11.2014 | Ricerche

La porzione del cervello adulto responsabile del pensiero complesso, la corteccia cerebrale, non ...

A 18 come a 80 anni, lo stile di vita è più importante dell'età per il ri…

22.07.2022 | Ricerche

Gli individui senza fattori di rischio per la demenza, come fumo, diabete o perdita dell...

Svolta per l'Alzheimer? Confermato collegamento genetico con i disturbi i…

26.07.2022 | Ricerche

Uno studio eseguito in Australia alla Edith Cowan University (ECU) ha confermato il legame tra Alzhe...

Scoperta importante sull'Alzheimer: neuroni che inducono rumore 'cop…

11.06.2020 | Ricerche

I neuroni che sono responsabili di nuove esperienze interferiscono con i segnali dei neu...

Nuova teoria sulla formazione dei ricordi nel cervello

9.03.2021 | Ricerche

Una ricerca eseguita all'Università del Kent ha portato allo sviluppo della teoria MeshC...

Flusso del fluido cerebrale può essere manipolato dalla stimolazione sensorial…

11.04.2023 | Ricerche

Ricercatori della Boston University, negli Stati Uniti, riferiscono che il flusso di liq...

Meccanismo neuroprotettivo alterato dai geni di rischio dell'Alzheimer

11.01.2022 | Ricerche

Il cervello ha un meccanismo naturale di protezione contro il morbo di Alzheimer (MA), e...

L'esercizio fisico dà benefici cognitivi ai pazienti di Alzheimer

29.06.2015 | Ricerche

Nel primo studio di questo tipo mai effettuato, dei ricercatori danesi hanno dimostrato che l'ese...

Ecco perché alcune persone con marcatori cerebrali di Alzheimer non hanno deme…

17.08.2018 | Ricerche

Un nuovo studio condotto all'Università del Texas di Galveston ha scoperto perché alcune...

Scoperto il punto esatto del cervello dove nasce l'Alzheimer: non è l…

17.02.2016 | Ricerche

Una regione cruciale ma vulnerabile del cervello sembra essere il primo posto colpito da...

Menopausa precoce e terapia ormonale ritardata alzano il rischio di Alzheimer

17.04.2023 | Ricerche

Le donne hanno più probabilità degli uomini di sviluppare il morbo di Alzheimer (MA), e ...

Subiamo un 'lavaggio del cervello' durante il sonno?

4.11.2019 | Ricerche

Una nuova ricerca eseguita alla Boston University suggerisce che questa sera durante il ...

Nuovo sensore nel cervello offre risposte all'Alzheimer

12.03.2021 | Ricerche

Scienziati della Università della Virginia (UVA) hanno sviluppato uno strumento per moni...

Aumentano le evidenze di origini alternative delle placche di Alzheimer

13.06.2022 | Ricerche

I risultati di uno studio potrebbero spiegare perché i farmaci progettati per rimuovere i depositi d...

Marito riferisce un miglioramento 'miracoloso' della moglie con Alzh…

28.09.2018 | Annunci & info

Una donna di Waikato (Nuova Zelanda) potrebbe essere la prima persona al mondo a miglior...

Districare la tau: ricercatori trovano 'obiettivo maneggiabile' per …

30.01.2019 | Ricerche

L'accumulo di placche di amiloide beta (Aβ) e grovigli di una proteina chiamata tau nel ...

Alzheimer, Parkinson e Huntington condividono una caratteristica cruciale

26.05.2017 | Ricerche

Uno studio eseguito alla Loyola University di Chicago ha scoperto che delle proteine ​​a...

Diagnosi di Alzheimer: prenditi del tempo per elaborarla, poi vai avanti con m…

4.12.2023 | Esperienze & Opinioni

Come posso accettare la diagnosi di Alzheimer?

Nathaniel Branden, compianto psicoterape...

Logo AARAssociazione Alzheimer OdV
Via Schiavonesca 13
31039 Riese Pio X° (TV)