Iscriviti alla newsletter



Registrati alla newsletter (giornaliera o settimanale):
Ricevi aggiornamenti sulla malattia, gli eventi e le proposte dell'associazione. Il tuo indirizzo email è usato solo per gestire il servizio, non sarà mai ceduto ad altri.


Dolore cronico aumenta rischio di declino cognitivo e di demenza

I ricercatori della University of California di San Francisco hanno scoperto che le persone anziane con dolore persistente hanno una diminuzione più rapida della memoria in età avanzata e hanno maggiori probabilità di avere la demenza anni dopo.


Questa è un'indicazione che il dolore cronico potrebbe in qualche modo essere correlato a cambiamenti nel cervello che contribuiscono alla demenza. Lo studio, pubblicato il 5 giugno in JAMA Internal Medicine, sembra essere il primo a evidenziare questa associazione.


I ricercatori hanno analizzato i dati di 10.000 partecipanti over 60 per 12 anni. I partecipanti che hanno dichiarato di aver sofferto in modo persistente di dolore moderato o grave sia nel 1998 che nel 2000, hanno avuto una diminuzione più marcata del 9,2 per cento nei test sulle funzioni della memoria nei successivi dieci anni, rispetto a quelli che hanno affermato di non essere stati afflitti dal dolore. I pazienti che hanno lamentato il dolore persistente hanno avuto anche una probabilità piccola, ma significativamente maggiore, di sviluppare la demenza in generale.


I ricercatori hanno scoperto che l'entità addizionale di declino della memoria, in coloro che hanno riferito dolore persistente, suggerisce che questi pazienti probabilmente hanno avuto più difficoltà nei compiti della vita quotidiana, come la gestione autonoma dei farmaci e delle finanze.


Elizabeth Whitlock MD/MSc, post-dottorato del Dipartimento di Anestesia e Assistenza Perioperatoria della UCSF e prima autrice dello studio, ha affermato che i risultati puntano a nuovi modi di pensare a come proteggere le persone anziane dagli insulti cognitivi dell'invecchiamento:  "Gli anziani devono mantenere la loro cognizione per rimanere indipendenti. Fino a un anziano su tre soffre di dolore cronico, quindi capire il rapporto tra dolore e declino cognitivo è un primo passo importante per trovare i modi per aiutare questa popolazione".

 

Tre cause potenziali

La ricerca, condotta in collaborazione con membri della divisione di Geriatria dell'UCSF, suggerisce tre motivi potenzialmente sovrapposti dell'associazione tra dolore cronico e demenza.

  1. Un maggiore rischio di demenza potrebbe essere causato dagli antidolorifici, come gli oppiacei, che le persone assumono in maggior numero.
  2. Potrebbe anche essere che l'esperienza del dolore in qualche modo compromette la capacità del cervello di codificare i ricordi, e compromette altre funzioni cognitive.
  3. Infine, potrebbe essere dovuto ad un altro fattore che non è stato misurato nello studio, e quindi non poteva essere analizzato. Ma anche se questo fosse il caso, ha affermato la Whitlock, i risultati rimangono clinicamente rilevanti, perché il dolore potrebbe essere usato come marcatore per aumentare il rischio di un futuro declino cognitivo anche se la base biologica dell'associazione è ancora poco chiara.

I dati che i ricercatori hanno analizzato, uno studio nazionale continuo su anziani americani chiamato Health and Retirement Study, non includevano informazioni sull'uso di oppioidi, per cui non si poteva sapere quali dei partecipanti stavano prendendo i farmaci. Anche se l'uso di oppioidi potrebbe essere la causa dei cambiamenti cognitivi che hanno osservato, ha detto la Whitlock, così potrebbe essere anche per il dolore stesso.


Ad esempio, uno studio recente su pazienti affetti da dolori cronici ha rilevato che coloro che assumevano farmaci antiinfiammatori non steroidei, come l'ibuprofene, avevano quasi lo stesso aumento del rischio di demenza di quelli che assumevano oppiacei. "Questo significa che dobbiamo considerare i potenziali effetti diretti del dolore cronico sulla cognizione", ha detto.


Le persone che soffrono di dolore cronico tendono ad avere una capacità attenzionale minore e una memoria ridotta, e la Whitlock ha affermato che, soprattutto quando il dolore è grave o induce i pazienti a ruminare [focalizzarsi sui sintomi piuttosto che sulle soluzioni della condizione], potrebbe distogliere abbastanza attenzione da interferire con il consolidamento della memoria.


Un'altra possibilità, ha detto, è che lo stress emotivo nel dolore attivi i percorsi dell'ormone dello stress che sono già stati implicati nel declino cognitivo. Se è il caso, ha detto, allora curare il dolore potrebbe effettivamente proteggere la cognizione.

 

Migliore gestione dell'impatto del dolore cronico

I medici spesso faticano a gestire il dolore dei loro pazienti, dato che le terapie attuali, oltre a essere coinvolgenti, non sempre funzionano. Ma la Whitlock ha affermato che anche i pazienti che continuano a soffrire e che sperimentano un declino cognitivo più rapido come conseguenza, possono ancora essere aiutati con dispositivi di aiuto, con terapia fisica e occupazionale o con strategie, come le tecniche di consapevolezza, mirate all'aumento dell'auto-efficacia e alla riduzione dell'impatto emozionale del dolore cronico.


"Questo è qualcosa che sento veramente che possiamo fare come medici", ha detto la Whitlock. "Fa parte della cura del paziente nel suo insieme".

 

 

 


Fonte: Laura Kurtzman in University of California San Francisco (> English text) - Traduzione di Franco Pellizzari.

Riferimenti: Elizabeth L. Whitlock, L. Grisell Diaz-Ramirez, M. Maria Glymour, W. John Boscardin, Kenneth E. Covinsky, Alexander K. Smith. Association Between Persistent Pain and Memory Decline and Dementia in a Longitudinal Cohort of Elders. JAMA Intern Med. Published online June 5, 2017. doi:10.1001/jamainternmed.2017.1622

Copyright: Tutti i diritti di eventuali testi o marchi citati nell'articolo sono riservati ai rispettivi proprietari.

Liberatoria: Questo articolo non propone terapie o diete; per qualsiasi modifica della propria cura o regime alimentare si consiglia di rivolgersi a un medico o dietologo. Il contenuto non dipende da, nè impegna l'Associazione Alzheimer onlus di Riese Pio X. I siti terzi raggiungibili da eventuali links contenuti nell'articolo e/o dagli annunci pubblicitari sono completamente estranei all'Associazione, il loro accesso e uso è a discrezione dell'utente. Liberatoria completa qui.

Nota: L'articolo potrebbe riferire risultati di ricerche mediche, psicologiche, scientifiche o sportive che riflettono lo stato delle conoscenze raggiunte fino alla data della loro pubblicazione.


 

Notizie da non perdere

Nuovo farmaco previene le placche amiloidi, un segno specifico di Alzheimer

8.03.2021 | Ricerche

Le placche di amiloide sono caratteristiche patologiche del morbo di Alzheimer (MA): son...

Il cammino può invertire l'invecchiamento del cervello?

2.09.2021 | Esperienze & Opinioni

Il cervello è costituito principalmente da due tipi di sostanze: materia grigia e bianca...

Studio rafforza il legame tra vaccino contro l'herpes zoster e minore ris…

10.04.2025 | Ricerche

La nuova analisi di un programma di vaccinazione in Galles ha scoperto che il vaccino contro l'he...

Nuovo metodo di selezione farmaci spiega perché quelli di Alzheimer falliscono…

31.01.2022 | Ricerche

Analizzando i meccanismi di malattia nei neuroni umani, dei ricercatori dell'Università del...

Immergersi nella natura: gioia, meraviglia ... e salute mentale

10.05.2023 | Esperienze & Opinioni

La primavera è il momento perfetto per indugiare sulle opportunità.

La primavera è un m...

L'Alzheimer è in realtà un disturbo del sonno? Cosa sappiamo del legame t…

28.02.2020 | Esperienze & Opinioni

Il morbo di Alzheimer (MA) è una forma di demenza che insorge quando c'è un accumulo di ...

Età degli organi biologici prevede il rischio di malattia con decenni di antic…

11.03.2025 | Ricerche

I nostri organi invecchiano a ritmi diversi e un esame del sangue che determina quanto ciascuno è...

Curare l'Alzheimer: singolo proiettile magico o sparo di doppietta?

20.03.2025 | Esperienze & Opinioni

Perché i ricercatori stanno ancora annaspando nella ricerca di una cura per quella che è...

Falsi miti: perché le persone sono così pessimiste sulla vecchiaia?

4.06.2020 | Esperienze & Opinioni

Non smettiamo di giocare perché invecchiamo, ma invecchiamo perché smettiamo di giocare ...

Variante della proteina che causa l'Alzheimer protegge dalla malattia

15.02.2021 | Ricerche

Le scoperte di un nuovo studio sul morbo di Alzheimer (MA), guidato da ricercatori dell...

L'invecchiamento è guidato da geni sbilanciati

21.12.2022 | Ricerche

Il meccanismo appena scoperto è presente in vari tipi di animali, compresi gli esseri umani.

'Scioccante': dopo un danno, i neuroni si auto-riparano ripartendo d…

17.04.2020 | Ricerche

Quando le cellule cerebrali adulte sono ferite, ritornano ad uno stato embrionale, secon...

Proteine grumose induriscono i capillari del cervello: nuovo fattore di rischi…

11.09.2020 | Ricerche

I depositi di una proteina chiamata 'Medin', che è presente in quasi tutti gli anziani, ...

Scoperto perché l'APOE4 favorisce l'Alzheimer e come neutralizzarlo

10.04.2018 | Ricerche

Usando cellule di cervello umano, scienziati dei Gladstone Institutes hanno scoperto la ...

Nuova terapia che distrugge i grovigli di tau si dimostra promettente

30.09.2024 | Ricerche

Degli scienziati hanno sviluppato potenziali terapie che rimuovono selettivamente le proteine ​​t...

Dott. Perlmutter: Sì, l'Alzheimer può essere invertito!

6.12.2018 | Ricerche

Sono spesso citato affermare che non esiste un approccio farmaceutico che abbia un'effic...

Microglia: ‘cellule immunitarie’ che proteggono il cervello dalle malattie, ma…

28.05.2020 | Esperienze & Opinioni

Sappiamo che il sistema immunitario del corpo è importante per tenere tutto sotto controllo e per...

È lo scopo o il piacere la chiave della felicità mentre invecchiamo?

19.11.2021 | Esperienze & Opinioni

I benefici di avere un senso di scopo nella vita sono davvero incredibili. Le persone co...

Perché dimentichiamo? Nuova teoria propone che 'dimenticare' è in re…

17.01.2022 | Ricerche

Mentre viviamo creiamo innumerevoli ricordi, ma molti di questi li dimentichiamo. Come m...

Immagini mai viste prima delle prime fasi dell'Alzheimer

14.03.2017 | Ricerche

I ricercatori dell'Università di Lund in Svezia, hanno utilizzato il sincrotrone MAX IV ...

Logo AARAssociazione Alzheimer OdV
Via Schiavonesca 13
31039 Riese Pio X° (TV)