Iscriviti alla newsletter



Registrati alla newsletter (giornaliera o settimanale):
Ricevi aggiornamenti sulla malattia, gli eventi e le proposte dell'associazione. Il tuo indirizzo email è usato solo per gestire il servizio, non sarà mai ceduto ad altri.


L'esercizio di resistenza, non quello di forza, ha effetti anti-invecchiamento

Ricercatori hanno scoperto che l'esercizio di resistenza, come la corsa, il nuoto, lo sci di fondo e il ciclismo, ti aiuta ad invecchiare meglio rispetto all'esercizio di forza, che prevede l'allenamento per la forza con i pesi.


In uno studio pubblicato ieri sull'European Heart Journal [1], dei ricercatori in Germania hanno esaminato gli effetti di tre tipi di esercizio (resistenza, allenamento ad intervalli ad alta intensità e allenamento di forza) sul modo in cui invecchiano le cellule del corpo umano e hanno scoperto che l'esercizio di resistenza e quello ad alta intensità rallentano o addirittura invertono l'invecchiamento cellulare, ma che l'allenamento di forza non lo fa.


Il nostro DNA è organizzato in cromosomi in tutte le cellule del nostro corpo. Alla fine di ciascun cromosoma c'è una sequenza ripetitiva di DNA, chiamata telomero, che blocca il cromosoma e protegge le sue estremità dal deterioramento. Invecchiando, i telomeri si accorciano e questo è un importante meccanismo molecolare dell'invecchiamento, che alla fine porta alla morte cellulare quando i telomeri non sono più in grado di proteggere il DNA cromosomico.


Il processo di accorciamento dei telomeri è regolato da diverse proteine. Tra queste c'è l'enzima telomerasi che è in grado di contrastare il processo di accorciamento e può persino aggiungere lunghezza ai telomeri.


I ricercatori guidati dal professor Ulrich Laufs, dell'Università di Lipsia in Germania, hanno arruolato 266 giovani volontari sani ma in precedenza inattivi, e li hanno assegnati a caso per 6 mesi a uno tra i seguenti gruppi:

  1. allenamento di resistenza (corsa continua),
  2. allenamento di resistenza ad alta intensità ad intervalli (riscaldamento, seguito da 4 periodi di corsa ad alta intensità alternati a una corsa più lenta, e un ultimo raffreddamento di corsa più lenta),
  3. allenamento di forza (su 8 macchine per estensione del dorso, addominali, pulldown, vogatore seduto, piegatura ed estensione della gamba da seduti, pressione pettorale da seduti e pressione della gamba da sdraiati),
  4. stile di vita immutato (il gruppo di controllo).

I partecipanti che sono stati randomizzati alle tre forme di esercizio hanno intrapreso 3 sessioni di 45 minuti alla settimana, e un totale di 124 di loro hanno completato lo studio. I ricercatori hanno analizzato la lunghezza dei telomeri e l'attività della telomerasi nei globuli bianchi nel sangue prelevato ai volontari all'inizio dello studio, e 2/7 giorni dopo l'ultima sessione di esercizio, 6 mesi dopo.


Il prof. Laufs ha dichiarato:

"La nostra scoperta principale è che, rispetto all'inizio dello studio e al gruppo di controllo, nei volontari che hanno praticato gli esercizi di resistenza e quelli di alta intensità, sono aumentate l'attività della telomerasi e la lunghezza dei telomeri, entrambi fattori importanti per l'invecchiamento cellulare, la capacità rigenerativa e quindi, l'invecchiamento sano. È interessante notare che l'allenamento di forza non ha generato questi effetti".


L'attività della telomerasi è aumentata da due a tre volte e la lunghezza dei telomeri è aumentata significativamente nei gruppi di allenamento di resistenza e ad alta intensità rispetto ai gruppi di forza e di controllo. Il prof. Laufs:

"Lo studio identifica un meccanismo attraverso il quale l'allenamento di resistenza - ma non quelo di forza - migliora l'invecchiamento in buona salute. Potrebbe aiutare a progettare studi futuri su questo importante argomento usando la lunghezza dei telomeri come indicatore di "età biologica" in studi di intervento futuri".


Il co-autore dello studio, dott. Christian Werner, dell'Università di Saarland in Germania, ha dichiarato:

"Lo studio ha diverse implicazioni: i nostri dati supportano le attuali linee guida della Società Europea di Cardiologia che l'esercizio di forza dovrebbe essere complementare a quello di resistenza piuttosto che un sostituto. I dati identificano l'attività della telomerasi e la lunghezza dei telomeri come modi sensibili per misurare a livello cellulare gli effetti di diverse forme di esercizio. L'uso di queste misurazioni per guidare le raccomandazioni di allenamento per gli individui può migliorare sia l'aderenza che l'efficacia dei programmi di allenamento fisico nella prevenzione delle malattie cardiovascolari".


Ricerche precedenti hanno dimostrato che i telomeri più lunghi e l'aumento dell'attività della telomerasi sono associati all'invecchiamento in buona salute. Tuttavia, questo è il primo studio prospettico, randomizzato e controllato sugli effetti di diverse forme di esercizio su queste due misurazioni dell'invecchiamento cellulare.

Il prof. Laufs ha dichiarato:

"L'esercizio fisico è ampiamente raccomandato. Tuttavia, gli studi prospettici di addestramento controllato e randomizzato sono molto rari perché richiedono un grande sforzo e non ci sono fonti di finanziamento dall'industria. Il numero di partecipanti al nostro studio può sembrare piccolo rispetto ai grandi studi sui farmaci, tuttavia, per quanto a nostra conoscenza, questo è il più grande studio randomizzato che confronta le modalità di allenamento ben definite con un gruppo di controllo e con una lunga durata di sei mesi. Speriamo che il nostro progetto stimoli ulteriori studi di conferma in questo campo".


Un possibile meccanismo che potrebbe spiegare perché l'allenamento di resistenza e quello ad alta intensità possono aumentare la lunghezza dei telomeri e l'attività della telomerasi è che questi tipi di esercizio influenzano i livelli di ossido nitrico nei vasi sanguigni, contribuendo ai cambiamenti nelle cellule. Il dott. Werner ha affermato:

"Da un punto di vista evolutivo, l'allenamento di resistenza e quello di resistenza ad alta intensità possono simulare di più il viaggio e il comportamento lotta-o-fuggi vantaggiosi dei nostri antenati, rispetto all'allenamento di forza".


I limiti dello studio includono il fatto che il numero di partecipanti è piccolo, anche se rappresenta lo studio più ampio prospettico e randomizzato; e le attività quotidiane dei partecipanti al di fuori delle sessioni di allenamento potrebbero aver incluso elementi delle altre forme di esercizio, ma questo sarebbe vero probabilmente in tutti i gruppi, incluso il gruppo di controllo.


In un editoriale di accompagnamento [2] il professor Konstantinos Stellos e il professor Ioakim Spyridopoulos, dell'Università di Newcastle e dell'Ospedale Freeman di Newcastle Upon Tyne (GB), che non erano coinvolti nella ricerca, scrivono che finora non ci sono prove che il ruolo della telomerasi nel mantenere la lunghezza dei telomeri sia implicata nell'insorgenza di malattie cardiovascolari, tranne forse per l'insufficienza cardiaca.


Sembra piuttosto che un'accelerazione dell'accorciamento dei telomeri possa essere un segno di aumento dello stress ossidativo e di un turnover più alto delle cellule, in coincidenza con un'attività diminuita della telomerasi. Tuttavia, la telomerasi porta a un aumento dell'ossido nitrico, a una diminuzione dello stress ossidativo, a un ridotto danno al DNA delle cellule e alla riduzione della morte cellulare, che sono tutti importanti per ritardare l'intasamento delle arterie con depositi di grasso.


Essi concludono che i risultati dello studio del dott. Werner e del prof Laufs "sottolineano chiaramente il vantaggio dell'allenamento aerobico di resistenza rispetto all'allenamento di forza nell'invecchiamento cardiovascolare".

 

 

 


Fonte: European Society of Cardiology (> English text) - Traduzione di Franco Pellizzari.

Riferimenti:

  1. Christian Werner et al. Differential effects of endurance, interval and resistance training on telomerase activity and telomere length in a randomized, controlled study. European Heart Journal. doi: 10.1093/eurheartj/ehy585
  2. Konstantinos Stellos and Ioakim Spyridopoulos. Exercise, telomerase activity and cardiovascular disease prevention. European Heart Journal. doi: 10.1093/eurheartj/ehy707

Copyright: Tutti i diritti di eventuali testi o marchi citati nell'articolo sono riservati ai rispettivi proprietari.

Liberatoria: Questo articolo non propone terapie o diete; per qualsiasi modifica della propria cura o regime alimentare si consiglia di rivolgersi a un medico o dietologo. Il contenuto non rappresenta necessariamente l'opinione dell'Associazione Alzheimer onlus di Riese Pio X ma solo quella dell'autore citato come "Fonte". I siti terzi raggiungibili da eventuali collegamenti contenuti nell'articolo e/o dagli annunci pubblicitari sono completamente estranei all'Associazione, il loro accesso e uso è a discrezione dell'utente. Liberatoria completa qui.

Nota: L'articolo potrebbe riferire risultati di ricerche mediche, psicologiche, scientifiche o sportive che riflettono lo stato delle conoscenze raggiunte fino alla data della loro pubblicazione.


 

Notizie da non perdere

Capire l'origine dell'Alzheimer, cercare una cura

30.05.2018 | Ricerche

Dopo un decennio di lavoro, un team guidato dal dott. Gilbert Bernier, ricercatore di Hô...

Scoperta importante sull'Alzheimer: neuroni che inducono rumore 'cop…

11.06.2020 | Ricerche

I neuroni che sono responsabili di nuove esperienze interferiscono con i segnali dei neu...

Variante della proteina che causa l'Alzheimer protegge dalla malattia

15.02.2021 | Ricerche

Le scoperte di un nuovo studio sul morbo di Alzheimer (MA), guidato da ricercatori dell...

Qualità della vita peggiora quando l'Alzheimer è complicato dal cancro

28.04.2023 | Esperienze & Opinioni

Che considerazioni si possono fare per una persona con Alzheimer che riceve anche la diagnosi di can...

Alzheimer e le sue proteine: bisogna essere in due per ballare il tango

21.04.2016 | Ricerche

Per anni, i neuroscienziati si sono chiesti come fanno le due proteine ​​anomale amiloid...

Il Protocollo Bredesen: si può invertire la perdita di memoria dell'Alzhe…

16.06.2016 | Annunci & info

I risultati della risonanza magnetica quantitativa e i test neuropsicologici hanno dimostrato dei...

Aumentano le evidenze di origini alternative delle placche di Alzheimer

13.06.2022 | Ricerche

I risultati di uno studio potrebbero spiegare perché i farmaci progettati per rimuovere i depositi d...

Il caregiving non fa male alla salute come si pensava, dice uno studio

11.04.2019 | Ricerche

Per decenni, gli studi nelle riviste di ricerca e la stampa popolare hanno riferito che ...

Scoperto perché l'APOE4 favorisce l'Alzheimer e come neutralizzarlo

10.04.2018 | Ricerche

Usando cellule di cervello umano, scienziati dei Gladstone Institutes hanno scoperto la ...

Laser a infrarossi distrugge le placche di amiloide nell'Alzheimer

7.08.2020 | Ricerche

L'aggregazione di proteine ​​in strutture chiamate 'placche amiloidi' è una caratteristi...

Scoperta inaspettata: proteine infiammatorie possono rallentare il declino cog…

5.07.2021 | Ricerche

Finora la ricerca aveva collegato l'infiammazione al morbo di Alzheimer (MA), però scien...

Pressione bassa potrebbe essere uno dei colpevoli della demenza

2.10.2019 | Esperienze & Opinioni

Invecchiando, le persone spesso hanno un declino della funzione cerebrale e spesso si pr...

Flusso del fluido cerebrale può essere manipolato dalla stimolazione sensorial…

11.04.2023 | Ricerche

Ricercatori della Boston University, negli Stati Uniti, riferiscono che il flusso di liq...

Relazioni personali ricche migliorano il funzionamento del cervello

22.06.2020 | Ricerche

Come interagiscono gli individui, come si percepiscono uno con l'altro, e i pensieri e i...

LATE: demenza con sintomi simili all'Alzheimer ma con cause diverse

3.05.2019 | Ricerche

È stato definito un disturbo cerebrale che imita i sintomi del morbo di Alzheimer (MA), ...

Ricercatori del MIT recuperano con la luce i ricordi 'persi'

29.05.2015 | Ricerche

I ricordi che sono stati "persi" a causa di un'amnesia possono essere richiamati attivando le cel...

Menopausa precoce e terapia ormonale ritardata alzano il rischio di Alzheimer

17.04.2023 | Ricerche

Le donne hanno più probabilità degli uomini di sviluppare il morbo di Alzheimer (MA), e ...

Scoperta ulteriore 'barriera' anatomica che difende e monitora il ce…

11.01.2023 | Ricerche

Dalla complessità delle reti neurali, alle funzioni e strutture biologiche di base, il c...

'Scioccante': dopo un danno, i neuroni si auto-riparano ripartendo d…

17.04.2020 | Ricerche

Quando le cellule cerebrali adulte sono ferite, ritornano ad uno stato embrionale, secon...

Le cellule immunitarie sono un alleato, non un nemico, nella lotta all'Al…

30.01.2015 | Ricerche

L'amiloide-beta è una proteina appiccicosa che si aggrega e forma picco...

Logo AARAssociazione Alzheimer OdV
Via Schiavonesca 13
31039 Riese Pio X° (TV)