Iscriviti alla newsletter



Registrati alla newsletter (giornaliera o settimanale):
Ricevi aggiornamenti sulla malattia, gli eventi e le proposte dell'associazione. Il tuo indirizzo email è usato solo per gestire il servizio, non sarà mai ceduto ad altri.


Scoperta fatta alla Sapienza di Roma può aiutare la diagnosi precoce dell'Alzheimer?

Alzheimer's PresenilinFonte: National Institute on Aging

Degli scienziati hanno rilevato che un comportamento genetico trascurato finora potrebbe potenzialmente portare ad un nuovo modo di diagnosticare il morbo di Alzheimer (MA) in modo precoce.


Le scoperte di un team di ricerca internazionale, pubblicate sulla rivista Epigenetics, fatte sui topi e confermate su campioni umani, suggeriscono che il gene presenilina1 (PSEN1) deve essere monitorato come 'biomarcatore' per vedere quali scatenanti ambientali (come stile di vita e nutrizione) possono influenzare le funzioni cerebrali e la neurodegenerazione, e/o per vedere come il corpo risponde a un trattamento della malattia.


Lo studio, guidato dal professor Andrea Fuso dell'Università La Sapienza di Roma, è il primo a osservare che la metilazione del gene PSEN1 è una caratteristica comune del MA. (Metilazione è il cambiamento dell'attività del DNA di un gene, ma non della sequenza effettiva del DNA). I risultati dello studio sembrano indicare che il PSEN1, che era già noto per comportarsi in modo diverso nelle persone con MA, può essere stato ignorato dalle ricerche precedenti a causa dei metodi utilizzati per indagare la metilazione del DNA.


Le limitazioni del confrontare i risultati di topi modello con quelli degli esseri umani includono fasi diverse di sviluppo e neurodegenerazione dei topi rispetto a quelle dell'invecchiamento umano. In questo studio, il gruppo nota che i campioni di sangue e di cervello sono stati ottenuti da soggetti diversi. Essi suggeriscono che studi futuri analizzino il DNA degli stessi individui, e in una coorte più ampia, per convalidare questo biomarcatore potenziale.


Tuttavia, il professor Fuso afferma che i nuovi risultati offrono “una nuova ed entusiasmante area di indagine. Abbiamo rilevato un segno precoce della malattia in una modifica del DNA, o marcatore epigenetico, che è stato finora trascurato, e che potrebbe anche fornire un punto di partenza per lo sviluppo di nuove terapie, come pure una diagnosi precoce”.


In tutto il mondo, quasi 50 milioni di persone hanno il MA o una demenza correlata. Eppure, solo 1 persona ogni 4 con MA ha avuto la diagnosi. Prima può essere rilevato il MA, maggiori sono le possibilità di usare un trattamento per ritardare l'insorgenza della demenza grave.


Le alterazioni epigenetiche ai geni, indotte da fattori ambientali come stile di vita e alimentazione, possono influenzare le funzioni cerebrali e le neurodegenerazioni. Le evidenze ottenute da modelli animali dicono che le modifiche nella regolazione del gene PSEN1 sono associate alla patologia di tipo MA, ma solo pochi studi hanno indagato le modifiche del DNA del gene nell'uomo.


Per questo studio, gli autori hanno analizzato i modelli di modificazione del DNA che influenzano l'espressione del gene PSEN1 durante lo sviluppo del cervello e durante la progressione del MA nei topi. Hanno controllato i risultati negli esseri umani attraverso l'analisi post-mortem del tessuto cerebrale umano di malati di MA e di bambini e adolescenti prenatali e postnatali. Per vedere se le modifiche alla metilazione del DNA possono essere rilevate nel sangue umano, hanno analizzato campioni di sangue di 20 pazienti con MA ad esordio tardivo, confrontandoli con i risultati di 20 controlli sani.


Nei topi di entrambi i sessi inclini al MA, hanno scoperto che il gene PSEN1 era sovra-espresso. Solo nei topi femmina adulti, questo sovra-espressione è stata associata con una minore metilazione del DNA. L'esame del tessuto cerebrale umano post mortem ha visto una sovra-regolazione del gene PSEN1 nei pazienti di MA. In entrambi i sessi, c'è stata una significativa correlazione inversa tra il grado di espressione genica e la metilazione del DNA.


Il fatto che non siano state trovate differenze specifiche per sesso nei tessuti umani potrebbe essere a causa delle dimensioni relativamente piccole del campione.

“Per i ricercatori che lavorano per capire meglio il MA e per sviluppare nuove terapie, sarebbero estremamente interessanti le differenze tra i sessi nei cambiamenti del DNA”, spiega il professor Fuso.


L'analisi dei campioni di sangue ha rilevato una metilazione più bassa del DNA legata al PSEN1 nei pazienti con MA rispetto ai controlli. La differenza era significativa, anche se non così grande come nei campioni di cervello. Poiché una metilazione inferiore era rilevabile nel sangue, e si è associata con una maggiore espressione di PSEN1, potrebbe offrire un nuovo modo di diagnosticare presto il MA, e in modo meno invasivo del campionamento del tessuto cerebrale.


Il professor Fuso conclude che:

“I nostri risultati offrono una nuova ed entusiasmante area di indagine, implementando i metodi che abbiamo usato per studiare la metilazione del DNA, così da non perdere quei cambiamenti. Se si confermerà che [questi ultimi] sono causali, i nostri risultati potrebbero fornire un punto di partenza per lo sviluppo di terapie epigenetiche“.

 

 

 


Fonte: Taylor & Francis Group (> English text) - Traduzione di Franco Pellizzari.

Riferimenti: Noemi Monti, Rosaria A. Cavallaro, Andrea Stoccoro, Vincenzina Nicolia, Sigfrido Scarpa, Gabor G. Kovacs, Maria Teresa Fiorenza, Marco Lucarelli, Eleonora Aronica, Isidre Ferrer, Fabio Coppedè, Aron M. Troen, Andrea Fuso. CpG and non-CpG Presenilin1 methylation pattern in course of neurodevelopment and neurodegeneration is associated with gene expression in human and murine brain. Epigenetics, 2020, DOI

Copyright: Tutti i diritti di eventuali testi o marchi citati nell'articolo sono riservati ai rispettivi proprietari.

Liberatoria: Questo articolo non propone terapie o diete; per qualsiasi modifica della propria cura o regime alimentare si consiglia di rivolgersi a un medico o dietologo. Il contenuto non rappresenta necessariamente l'opinione dell'Associazione Alzheimer onlus di Riese Pio X ma solo quella dell'autore citato come "Fonte". I siti terzi raggiungibili da eventuali collegamenti contenuti nell'articolo e/o dagli annunci pubblicitari sono completamente estranei all'Associazione, il loro accesso e uso è a discrezione dell'utente. Liberatoria completa qui.

Nota: L'articolo potrebbe riferire risultati di ricerche mediche, psicologiche, scientifiche o sportive che riflettono lo stato delle conoscenze raggiunte fino alla data della loro pubblicazione.


 

Notizie da non perdere

Meccanismo neuroprotettivo alterato dai geni di rischio dell'Alzheimer

11.01.2022 | Ricerche

Il cervello ha un meccanismo naturale di protezione contro il morbo di Alzheimer (MA), e...

Microglia: ‘cellule immunitarie’ che proteggono il cervello dalle malattie, ma…

28.05.2020 | Esperienze & Opinioni

Sappiamo che il sistema immunitario del corpo è importante per tenere tutto sotto controllo e per...

Il girovita può predire il rischio di demenza?

6.11.2019 | Ricerche

Il primo studio di coorte su larga scala di questo tipo ha esaminato il legame tra il girovita in...

A 18 come a 80 anni, lo stile di vita è più importante dell'età per il ri…

22.07.2022 | Ricerche

Gli individui senza fattori di rischio per la demenza, come fumo, diabete o perdita dell...

Paesi asiatici assistono gli anziani in modo diverso: ecco cosa possiamo impar…

28.10.2020 | Esperienze & Opinioni

A differenza dei paesi occidentali, le culture tradizionali asiatiche mettono un forte a...

La lunga strada verso la demenza inizia con piccoli 'semi' di aggreg…

20.11.2020 | Ricerche

Il morbo di Alzheimer (MA) si sviluppa nel corso di decenni. Inizia con una reazione a c...

Variante della proteina che causa l'Alzheimer protegge dalla malattia

15.02.2021 | Ricerche

Le scoperte di un nuovo studio sul morbo di Alzheimer (MA), guidato da ricercatori dell...

Capire l'origine dell'Alzheimer, cercare una cura

30.05.2018 | Ricerche

Dopo un decennio di lavoro, un team guidato dal dott. Gilbert Bernier, ricercatore di Hô...

Pensaci: tenere attivo il cervello può ritardare l'Alzheimer di 5 anni

21.07.2021 | Ricerche

Mantenere il cervello attivo in vecchiaia è sempre stata un'idea intelligente, ma un nuo...

Proteine grumose induriscono i capillari del cervello: nuovo fattore di rischi…

11.09.2020 | Ricerche

I depositi di una proteina chiamata 'Medin', che è presente in quasi tutti gli anziani, ...

Rivelato nuovo percorso che contribuisce all'Alzheimer ... oppure al canc…

21.09.2014 | Ricerche

Ricercatori del campus di Jacksonville della Mayo Clinic hanno scoperto...

Le cellule immunitarie sono un alleato, non un nemico, nella lotta all'Al…

30.01.2015 | Ricerche

L'amiloide-beta è una proteina appiccicosa che si aggrega e forma picco...

'Tau, disfunzione sinaptica e lesioni neuroassonali si associano di più c…

26.05.2020 | Ricerche

Il morbo di Alzheimer (MA) comporta il deperimento caratteristico di alcune regioni del ...

Scoperta nuova causa di Alzheimer e di demenza vascolare

21.09.2023 | Ricerche

Uno studio evidenzia la degenerazione delle microglia nel cervello causata dalla tossicità del ferro...

Ricercatori del MIT recuperano con la luce i ricordi 'persi'

29.05.2015 | Ricerche

I ricordi che sono stati "persi" a causa di un'amnesia possono essere richiamati attivando le cel...

Stimolazione dell'onda cerebrale può migliorare i sintomi di Alzheimer

15.03.2019 | Ricerche

Esponendo i topi a una combinazione unica di luce e suono, i neuroscienziati del Massach...

Svolta per l'Alzheimer? Confermato collegamento genetico con i disturbi i…

26.07.2022 | Ricerche

Uno studio eseguito in Australia alla Edith Cowan University (ECU) ha confermato il legame tra Alzhe...

LATE: demenza con sintomi simili all'Alzheimer ma con cause diverse

3.05.2019 | Ricerche

È stato definito un disturbo cerebrale che imita i sintomi del morbo di Alzheimer (MA), ...

Ecco perché alcune persone con marcatori cerebrali di Alzheimer non hanno deme…

17.08.2018 | Ricerche

Un nuovo studio condotto all'Università del Texas di Galveston ha scoperto perché alcune...

Perché il diabete tipo 2 è un rischio importante per lo sviluppo dell'Alz…

24.03.2022 | Ricerche

Uno studio dell'Università di Osaka suggerisce un possibile meccanismo che collega il diabete all'Al...

Logo AARAssociazione Alzheimer OdV
Via Schiavonesca 13
31039 Riese Pio X° (TV)