Iscriviti alla newsletter



Registrati alla newsletter (giornaliera o settimanale):
Ricevi aggiornamenti sulla malattia, gli eventi e le proposte dell'associazione. Il tuo indirizzo email è usato solo per gestire il servizio, non sarà mai ceduto ad altri.


Scienziati coreani riconfermano la validità della perdita di odorato come segno di Alzheimer

La disfunzione olfattiva, o perdita parziale dell'olfatto, è uno dei primi sintomi del morbo di Alzheimer (MA). Anche se sappiamo che l'accumulo della proteina amiloide-beta (Aβ) tossica nel cervello guida la progressione del MA, il suo coinvolgimento con i neuroni sensoriali olfattivi finora non era ancora chiaro.


Dei ricercatori coreani hanno ora scavato più a fondo nei meccanismi molecolari alla base della disfunzione olfattiva valutando cambiamenti comportamentali, fisiologici e anatomici in un topo modello del MA. Questi risultati potrebbero aiutare a rivelare obiettivi terapeutici per il MA.


La perdita di odore, o disfunzione olfattiva, è un'indicazione precoce del MA e appare in circa il 90% dei pazienti. Anche se la perdita dell'odorato è un sintomo importante, i pazienti con MA sono ancora in grado di riconoscere odori specifici e non perdono completamente il senso dell'odorato; ciò suggerisce un possibile coinvolgimento specifico per regione del centro olfattivo nel cervello.


L'Aβ, una proteina tossica che si accumula nel cervello, è un fattore noto nella patogenesi del MA ed è presente anche nel sistema olfattivo che controlla il senso dell'olfatto. Tuttavia, la patologia e i meccanismi della disfunzione olfattiva specifica del MA, che coinvolgono i neuroni sensoriali olfattivi (OSN, olfactory sensory neurons) erano finora poco chiari.


Per affrontare questa lacuna, un gruppo di ricercatori del DGIST (Corea) guidato dal prof. Cheil Moon, ha studiato più a fondo per comprendere i meccanismi neuronali sottostanti la disfunzione olfattiva nel MA. Parlando di quest'ultimo studio, che è stato recentemente pubblicato su Alzheimer’s Research and Therapy, il prof. Moon afferma:

"Eravamo particolarmente interessati alla degenerazione specifica della regione dei neuroni sensoriali nel sistema olfattivo durante la progressione del MA. Nel nostro nuovo studio, abbiamo studiato l'associazione tra fisiologia e comportamento olfattivo usando un topo modello di MA, per comprendere il coinvolgimento dei neuroni olfattivi nella patogenesi della malattia".


In questo studio, i ricercatori hanno usato un topo modello mutante che esprime livelli alti di Aβ ed esibisce dei deficit del sistema nervoso che simulano la patologia del MA. Hanno testato se i topi erano in grado di localizzare con l'odore del cibo nascosto e se potevano identificare e differenziare vari odori.


Hanno scoperto che i topi con MA richiedevano un tempo molto più lungo per cercare cibo ed esibivano una disfunzione olfattiva parziale. L'hanno ulteriormente confermato fisiologicamente usando un sensore basato sul calcio: hanno scoperto che i topi erano ricettivi a certi odori, ma non potevano identificarne altri a causa di deficit neuronali in aree specifiche del sistema olfattivo.


È interessante notare che, quando hanno scavato più a fondo, hanno scoperto che la proteina Aβ era distribuita in modo non uniforme nelle varie regioni anatomiche del sistema olfattivo. Inoltre, le regioni che esprimevano livelli più elevati di Aβ erano, in effetti, le regioni che avevano una bassa attivazione di OSN e un rilevamento minore di odori. Ciò mette in evidenza il ruolo dell'accumulo di Aβ specifico per regione nella disfunzione olfattiva.


Inoltre, i ricercatori hanno identificato difetti anatomici e un minor ricambio di neuroni, indice di minore proliferazione e di un tasso più alto di mortalità dei neuroni in regioni olfattive specifiche, che comprendono l'epitelio e il bulbo olfattivo, che probabilmente contribuiscono alla perdita di odorato.


Il prof. Moon conclude citando le implicazioni a lungo termine del lavoro:

"La perdita parziale dell'olfatto può essere una potenziale strategia diagnostica per l'individuazione precoce delle persone a rischio di sviluppo di MA. I risultati del nostro studio migliorano la comprensione dell'associazione tra la progressione del MA e l'accumulo di Aβ nel sistema olfattivo, che può rivelare ulteriormente interessanti obiettivi terapeutici".

 

 

 


Fonte: Daegu Gyeongbuk Institute of Science and Technology (> English) - Traduzione di Franco Pellizzari.

Riferimenti: Gowoon Son, Seung-Jun Yoo, Shinwoo Kang, Ameer Rasheed, Da Hae Jung, Hyunjun Park, Bongki Cho, Harry Steinbusch, Keun-A Chang, Yoo-Hun Suh & Cheil Moon. Region-specific amyloid-β accumulation in the olfactory system influences olfactory sensory neuronal dysfunction in 5xFAD mice. Alzheimer's Research & Therapy, 4 Jan 2021, DOI

Copyright: Tutti i diritti di testi o marchi inclusi nell'articolo sono riservati ai rispettivi proprietari.

Liberatoria: Questo articolo non propone terapie o diete; per qualsiasi modifica della propria cura o regime alimentare si consiglia di rivolgersi a un medico o dietologo. Il contenuto non rappresenta necessariamente l'opinione dell'Associazione Alzheimer OdV di Riese Pio X ma solo quella dell'autore citato come "Fonte". I siti terzi raggiungibili da eventuali collegamenti contenuti nell'articolo e/o dagli annunci pubblicitari sono completamente estranei all'Associazione, il loro accesso e uso è a discrezione dell'utente. Liberatoria completa qui.

Nota: L'articolo potrebbe riferire risultati di ricerche mediche, psicologiche, scientifiche o sportive che riflettono lo stato delle conoscenze raggiunte fino alla data della loro pubblicazione.


 

Notizie da non perdere

Capire l'origine dell'Alzheimer, cercare una cura

30.05.2018 | Ricerche

Dopo un decennio di lavoro, un team guidato dal dott. Gilbert Bernier, ricercatore di Hô...

L'esercizio fisico dà benefici cognitivi ai pazienti di Alzheimer

29.06.2015 | Ricerche

Nel primo studio di questo tipo mai effettuato, dei ricercatori danesi hanno dimostrato che l'ese...

Cerca il tuo sonno ideale: troppo e troppo poco legati al declino cognitivo

28.10.2021 | Ricerche

Come tante altre cose buone della vita, il sonno fa meglio se è moderato. Uno studio plu...

Scoperto il punto esatto del cervello dove nasce l'Alzheimer: non è l…

17.02.2016 | Ricerche

Una regione cruciale ma vulnerabile del cervello sembra essere il primo posto colpito da...

Nessuna cura per l'Alzheimer nel corso della mia vita

26.04.2019 | Esperienze & Opinioni

La Biogen ha annunciato di recente che sta abbandonando l'aducanumab, il suo farmaco in ...

L'Alzheimer inizia all'interno delle cellule nervose?

25.08.2021 | Ricerche

Uno studio sperimentale eseguito alla Lund University in Svezia ha rivelato che la prote...

Nuovo farmaco previene le placche amiloidi, un segno specifico di Alzheimer

8.03.2021 | Ricerche

Le placche di amiloide sono caratteristiche patologiche del morbo di Alzheimer (MA): son...

Scoperto perché l'APOE4 favorisce l'Alzheimer e come neutralizzarlo

10.04.2018 | Ricerche

Usando cellule di cervello umano, scienziati dei Gladstone Institutes hanno scoperto la ...

Stimolazione dell'onda cerebrale può migliorare i sintomi di Alzheimer

15.03.2019 | Ricerche

Esponendo i topi a una combinazione unica di luce e suono, i neuroscienziati del Massach...

Identificata nuova forma di Alzheimer ad esordio molto precoce

16.06.2020 | Ricerche

Ricercatori della Mayo Clinic hanno definito una forma di morbo di Alzheimer (MA) che co...

Le cellule immunitarie sono un alleato, non un nemico, nella lotta all'Al…

30.01.2015 | Ricerche

L'amiloide-beta è una proteina appiccicosa che si aggrega e forma picco...

L'impatto del sonno su cognizione, memoria e demenza

2.03.2023 | Ricerche

Riduci i disturbi del sonno per aiutare a prevenire il deterioramento del pensiero.

"Ci...

Il Protocollo Bredesen: si può invertire la perdita di memoria dell'Alzhe…

16.06.2016 | Annunci & info

I risultati della risonanza magnetica quantitativa e i test neuropsicologici hanno dimostrato dei...

LipiDiDiet trova effetti ampi e duraturi da intervento nutrizionale all'i…

9.11.2020 | Ricerche

Attualmente non esiste una cura nota per la demenza, e le terapie farmacologiche esisten...

Aumentano le evidenze di origini alternative delle placche di Alzheimer

13.06.2022 | Ricerche

I risultati di uno studio potrebbero spiegare perché i farmaci progettati per rimuovere i depositi d...

Ecco perché alcune persone con marcatori cerebrali di Alzheimer non hanno deme…

17.08.2018 | Ricerche

Un nuovo studio condotto all'Università del Texas di Galveston ha scoperto perché alcune...

Scoperto un fattore importante che contribuisce all'Alzheimer

22.08.2022 | Ricerche

Una ricerca guidata dai dott. Yuhai Zhao e Walter Lukiw della Luisiana State University ...

Effetti della carenza di colina sulla salute neurologica e dell'intero si…

23.01.2023 | Ricerche

Assorbire colina a sufficienza dall'alimentazione è cruciale per proteggere il corpo e il cervello d...

Perché dimentichiamo? Nuova teoria propone che 'dimenticare' è in re…

17.01.2022 | Ricerche

Mentre viviamo creiamo innumerevoli ricordi, ma molti di questi li dimentichiamo. Come m...

Rivelato nuovo percorso che contribuisce all'Alzheimer ... oppure al canc…

21.09.2014 | Ricerche

Ricercatori del campus di Jacksonville della Mayo Clinic hanno scoperto...

Logo AARAssociazione Alzheimer OdV
Via Schiavonesca 13
31039 Riese Pio X° (TV)

We use cookies

We use cookies on our website. Some of them are essential for the operation of the site, while others help us to improve this site and the user experience (tracking cookies). You can decide for yourself whether you want to allow cookies or not. Please note that if you reject them, you may not be able to use all the functionalities of the site.