Iscriviti alla newsletter



Registrati alla newsletter (giornaliera o settimanale):
Ricevi aggiornamenti sulla malattia, gli eventi e le proposte dell'associazione. Il tuo indirizzo email è usato solo per gestire il servizio, non sarà mai ceduto ad altri.


Prevenzione della demenza: non c'è molto che ha dimostrato di funzionare

A chiunque sia consapevole che gli sforzi per sviluppare i trattamenti farmacologici per l'Alzheimer hanno incontrato un fallimento dopo l'altro e pertanto ha deciso che la prevenzione è l'unica speranza, un gruppo di esperti americani ha mandato ieri un messaggio che fa riflettere: non contare troppo su di essa.


Dall'attività fisica, all'evitare la pressione alta, alla stimolazione del cervello, una commissione di 17 membri riunita dalle Accademie Nazionali delle Scienze ha concluso che nessun intervento è "sostenuto da prove molto forti". Al contrario, alcuni studi di alta qualità hanno scoperto che un intervento o l'altro funziona, ma altri studi altrettanto rigorosi hanno trovato che non lo può fare.


I tre interventi preventivi sui quali si è concentrato il rapporto erano la formazione cognitiva, il controllo della pressione sanguigna e l'attività fisica.

  1. Formazione cognitiva
    Le evidenze per i programmi volti a stimolare il ragionamento, la soluzione dei problemi, la memoria e la velocità di elaborazione comprendono studi randomizzati che hanno riferito benefici dall'allenamento del cervello, ma la relazione definisce tali prove "a forza bassa o moderata". Un problema: sembrava che ci fossero benefici per due anni, ma non dopo 5 o 10. I risultati di altri studi randomizzati sono stati ancora più equivoci. Ci sono anche dati provenienti da studi meno rigorosi, portando la commissione a concludere che l'allenamento cerebrale (computer o non) può ritardare o rallentare il declino cognitivo legato all'età, ma non l'Alzheimer.

  2. Controllo della pressione sanguigna
    La prova che questo possa aiutare è ancora più debole. Per la maggior parte non è basata su prove randomizzate e controllate, ma il comitato ha deciso che ci sono prove "sufficienti" da altri tipi di studi, come pure dalla comprensione del funzionamento del cervello, per concludere che la gestione dell'ipertensione (in particolare dai 35 ai 65 anni) può impedire, ritardare, o rallentare l'Alzheimer, e quindi va incluso nei messaggi di salute pubblica. Ma non ci sono buone prove sul modo migliore per ridurre la pressione; di tutti i tipi di farmaci che lo fanno, i bloccanti del recettore dell'angiotensina sembrano essere i migliori per la cognizione, per ragioni sconosciute.

  3. Attività fisica
    Le evidenze per questo intervento sono in linea con quelle per la pressione sanguigna: "le evidenze sono insufficienti per concludere che l'aumento dell'attività fisica" impedisce o rallenta l'Alzheimer. Studi sperimentali randomizzati hanno mostrato vantaggi solo qualche volta, anche se ci sono alcune prove da altri tipi di studi che dimostrano che l'esercizio ritarda o rallenta il declino cognitivo legato all'età (ma non l'Alzheimer).

"Anche se le sperimentazioni cliniche non hanno sostenuto definitivamente i tre interventi", ha dichiarato Alan Leshner, presidente della commissione e CEO emerito dell'American Association for the Advancement of Science, "le prove sono abbastanza forti da suggerire che il pubblico dovrebbe almeno avere accesso a questi risultati per aiutare a informare le sue decisioni".

 

Servono strategie di prevenzione

La conclusione deludente arriva sulla scia di una revisione pubblicata del mese scorso dei 105 composti sperimentali anti-Alzheimer in sviluppo. Ha concluso che le loro prospettive immediate sono talmente scadenti da essere improbabile che gli Stati Uniti riescano a raggiungere l'obiettivo di avere una terapia "significativa" per Alzheimer entro il 2025. Ciò rende più che mai necessario avere strategie di prevenzione.


Alcuni esperti esterni al comitato hanno dichiarato che ha posto l'asticella troppo in alto. Henry Mahncke, amministratore delegato della società di stimolazione cerebrale Posit Science, ha criticato la commissione per aver considerato insieme tutti i tipi di formazione cognitiva. Ciò ha diluito i risultati che mostrano che il tipo che influisce sulla neuroplasticità, la capacità del cervello di cambiare struttura e funzione, "funziona costantemente", mentre altre forme hanno "risultati scadenti o misti".


L'Alzheimer's Association ha dichiarato di restare sui suoi "10 modi per amare il cervello" e ridurre il rischio di demenza, che comprendono l'attività fisica, l'apprendimento permanente, la salute del cuore e un sonno adeguato. "Nessuno promette che questo impedisca Alzheimer", ha detto il portavoce Niles Frantz, "ma pensiamo che ci siano prove sufficienti per dire che possono ridurre il rischio". A differenza del comitato, ha detto, "crediamo che valga la pena parlare pubblicamente di queste cose ".


La neurobiologia della demenza suggerisce che "un approccio multiforme [alla prevenzione] può essere più efficace", osserva la relazione. Ma è diabolicamente complicato fare prove controllate randomizzate su più di un intervento alla volta.


Tuttavia, come abbiamo appreso, alla Conferenza Internazionale dell'Alzheimer's Association a Londra in luglio, sarà introdotto uno studio di intervento su larga scala sullo stile di vita degli Stati Uniti, per prevenire il declino cognitivo e la demenza. Si prevede che sarà modellato some lo studio finlandese che ha scoperto che un approccio a «lavabo di cucina» - alimentazione sana, stimolazione cerebrale, esercizio e gestione del diabete e rischio cardiovascolare - rallenta il declino cognitivo.

 

 

 


Fonte: Sharon Begley in STAT (> English text) - Traduzione di Franco Pellizzari.

Copyright: Tutti i diritti di eventuali testi o marchi citati nell'articolo sono riservati ai rispettivi proprietari.

Liberatoria: Questo articolo non propone terapie o diete; per qualsiasi modifica della propria cura o regime alimentare si consiglia di rivolgersi a un medico o dietologo. Il contenuto non dipende da, nè impegna l'Associazione Alzheimer onlus di Riese Pio X. I siti terzi raggiungibili da eventuali links contenuti nell'articolo e/o dagli annunci pubblicitari sono completamente estranei all'Associazione, il loro accesso e uso è a discrezione dell'utente. Liberatoria completa qui.

Nota: L'articolo potrebbe riferire risultati di ricerche mediche, psicologiche, scientifiche o sportive che riflettono lo stato delle conoscenze raggiunte fino alla data della loro pubblicazione.


 

Notizie da non perdere

Capire l'origine dell'Alzheimer, cercare una cura

30.05.2018 | Ricerche

Dopo un decennio di lavoro, un team guidato dal dott. Gilbert Bernier, ricercatore di Hô...

Qualità della vita peggiora quando l'Alzheimer è complicato dal cancro

28.04.2023 | Esperienze & Opinioni

Che considerazioni si possono fare per una persona con Alzheimer che riceve anche la diagnosi di can...

Trovato legame tra amiloide-beta e tau: è ora possibile una cura per l'Al…

27.04.2015 | Ricerche

Dei ricercatori hanno assodato come sono collegate delle proteine che hanno un ruolo chiave nell...

Il 'Big Bang' dell'Alzheimer: focus sulla tau mortale che cambi…

11.07.2018 | Ricerche

Degli scienziati hanno scoperto un "Big Bang" del morbo di Alzheimer (MA) - il punto pre...

Puoi distinguere il delirium dalla demenza? È solo questione di tempi

17.06.2021 | Esperienze & Opinioni

Quante volte hai sentito qualcuno esclamare "Tu deliri!" o "Sei un demente!", nell'incre...

Paesi asiatici assistono gli anziani in modo diverso: ecco cosa possiamo impar…

28.10.2020 | Esperienze & Opinioni

A differenza dei paesi occidentali, le culture tradizionali asiatiche mettono un forte a...

Identificazione dei primi segnali dell'Alzheimer

7.03.2022 | Ricerche

Un team multidisciplinare di ricerca, composto da ricercatori del progetto ARAMIS, dell...

Studio rivela dove vengono memorizzati i frammenti di memoria

22.07.2022 | Ricerche

Un momento indimenticabile in un ristorante può non essere esclusivamente il cibo. Gli o...

Il ruolo sorprendente delle cellule immunitarie del cervello

21.12.2020 | Ricerche

Una parte importante del sistema immunitario del cervello, le cellule chiamate microglia...

Allenamento con i pesi protegge il cervello delle persone anziane dalla demenz…

15.04.2025 | Ricerche

Uno studio, condotto presso l'Università di Stato di Campinas (Brasile), ha scoperto che dopo sei...

Identificata nuova forma di Alzheimer ad esordio molto precoce

16.06.2020 | Ricerche

Ricercatori della Mayo Clinic hanno definito una forma di morbo di Alzheimer (MA) che co...

LipiDiDiet trova effetti ampi e duraturi da intervento nutrizionale all'i…

9.11.2020 | Ricerche

Attualmente non esiste una cura nota per la demenza, e le terapie farmacologiche esisten...

Microglia: ‘cellule immunitarie’ che proteggono il cervello dalle malattie, ma…

28.05.2020 | Esperienze & Opinioni

Sappiamo che il sistema immunitario del corpo è importante per tenere tutto sotto controllo e per...

IFITM3: la proteina all'origine della formazione di placche nell'Alz…

4.09.2020 | Ricerche

Il morbo di Alzheimer (MA) è una malattia neurodegenerativa caratterizzata dall'accumulo...

Le donne possono vivere meglio con una dieta migliore

22.07.2022 | Ricerche

Mangiare frutta e verdura di colori più brillanti può aiutare i problemi di salute delle donne.

...

Livelli di ossigeno nel sangue potrebbero spiegare perché la perdita di memori…

9.06.2021 | Ricerche

Per la prima volta al mondo, scienziati dell'Università del Sussex hanno registrato i li...

Chiarito il meccanismo che porta all'Alzheimer e come fermarlo

30.08.2017 | Ricerche

Nel cervello delle persone con Alzheimer ci sono depositi anomali di proteine ​​amiloide-beta e ​...

Orienteering: un modo per addestrare il cervello e contrastare il declino cogn…

27.01.2023 | Ricerche

Lo sport dell'orienteering (orientamento), che attinge dall'atletica, dalle capacità di ...

Lavati i denti, posticipa l'Alzheimer: legame diretto tra gengivite e mal…

4.06.2019 | Ricerche

Dei ricercatori hanno stabilito che la malattia gengivale (gengivite) ha un ruolo decisi...

'Evitare l'Alzheimer potrebbe essere più facile di quanto pensi'…

16.11.2018 | Esperienze & Opinioni

Hai l'insulino-resistenza? Se non lo sai, non sei sola/o. Questa è forse la domanda più ...

Logo AARAssociazione Alzheimer OdV
Via Schiavonesca 13
31039 Riese Pio X° (TV)

Seguici su

 
enfrdeites

We use cookies

We use cookies on our website. Some of them are essential for the operation of the site, while others help us to improve this site and the user experience (tracking cookies). You can decide for yourself whether you want to allow cookies or not. Please note that if you reject them, you may not be able to use all the functionalities of the site.