Iscriviti alla newsletter



Registrati alla newsletter (giornaliera o settimanale):
Ricevi aggiornamenti sulla malattia, gli eventi e le proposte dell'associazione. Il tuo indirizzo email è usato solo per gestire il servizio, non sarà mai ceduto ad altri.


Featured

Identificazione dei primi segnali dell'Alzheimer

Un team multidisciplinare di ricerca, composto da ricercatori del progetto ARAMIS, dell'INSERM e del Cegedim, ha appena pubblicato su The Lancet Digital Health i risultati di uno studio su un grande database, per identificare i fattori di rischio della demenza da morbo di Alzheimer (MA). La cosa che distingue questo studio è che si basa sull'analisi di file medici di circa 80.000 pazienti in Francia e nel Regno Unito, che sono seguiti da medici di base.

 

In profondità nelle grandi basi di dati medici

Quali sono i fattori di rischio, 15 anni prima che appaiano i sintomi iniziali del MA? Questa è una domanda chiave per gli specialisti di questa malattia neurodegenerativa, conosciuta per impiegare molti anni per essere clinicamente rilevabile. Fino ad ora, le risposte a questa domanda erano essenzialmente frammentate, basate su approcci di fattori di rischio specifici.


Stanley Durrleman, condirettore del progetto Aramis, del Brian Institute (ICM), e associato congiuntamente al centro INRIA di Parigi, all'Università Sorbonne, al CNRS e all'INSERM, spiega:

"Al contrario, il nostro studio si distingue per la vasta quantità di dati medici analizzati e per il fatto che è stato eseguito sui dati raccolti da due paesi (Francia e Regno Unito), fatto piuttosto raro.

"Inoltre, la ricerca è stata effettuata non sulla base di ipotesi predefinite, ma su 123 associazioni possibili, estratte dal corpo di dati medici. Essa capitalizza il doppio posizionamento del team Aramis (sia digitale che medico), che ricorre allo stesso tempo alla competenza di scienziati informatici e matematici come pure a quella di medici ed epidemiologi".

 

Analisi incrociata con l'aiuto di professionisti medici

Lo studio, guidato da Stanley Durrleman, Thomas Nedelec (ricercatore dell'ICM Brain Institute) e Carole Dufouil (responsabile di ricerca all'INSERM di Bordeaux), attinge dalle loro competenze complementari. I ricercatori sono riusciti a elaborare i dati medici anonimizzati di circa 40.000 pazienti con demenza di MA (20.214 in GB e 19.458 in Francia) e quelli di un numero equivalente ai pazienti di un gruppo di controllo che non aveva malattie neurodegenerative nello stesso periodo. I dati sono stati estratti dal database THIN (The Health Improvement Network) del gruppo Cegedim, specializzato in software professionale per campi medici.


Sono stati eseguiti test per stabilire associazioni tra una vasta gamma di diagnosi elencate nei file digitali dei pazienti e osservati fino a 15 anni prima della diagnosi e dell'insorgenza del MA. Il ricercatore Thomas Nedelec, che ha lavorato sull'argomento per due anni, afferma:

"I confronti prodotti ci hanno permesso di confermare i fattori di rischio noti, come i problemi dell'udito, e altri fattori o sintomi meno noti come la spondilosi cervicale o la costipazione, che richiederanno ulteriori studi per comprendere i meccanismi sottostanti. La domanda ora è determinare se i problemi di salute incontrati sono fattori di rischio, sintomi o segni di allarme precoce della malattia".

 

10 fattori di rischio e/o segni di pericolo precoce del MA

Le analisi statistiche dei file medici hanno permesso di produrre un elenco delle 10 patologie più comuni osservate nei pazienti che svilupperanno il MA 15 anni dopo:

  1. depressione (è in cima alla lista),
  2. ansia,
  3. livelli considerevoli di stress,
  4. perdita udito,
  5. stitichezza,
  6. spondilosi cervicale,
  7. perdita di memoria,
  8. affaticamento (e vertigini),
  9. cadute,
  10. perdita improvvisa di peso.


"L'epidemiologa Carole Dufouil e il neurologo Stéphane Epelbaum hanno contribuito a convalidare la metodologia e l'interpretazione di queste associazioni statistiche", spiega Stanley Durrelman. "C'è bisogno di più affinamento, ma sono già una fonte preziosa di informazioni per i professionisti medici e coloro che lavorano nella prevenzione, che potrebbero sforzarsi di agire su questi fattori di rischio non appena saranno identificati, nella speranza di prevenire la malattia".


Thomas Nedelec concorda e spera di "moltiplicare ed espandere queste analisi per capire lo slancio della malattia". L'obiettivo è identificare il prima possibile i segnali di allarme e i fattori di rischio e ritardare quindi l'insorgenza della malattia.


"Alcuni ricercatori credono, ad esempio, che equipaggiare un paziente che soffre di perdita di udito con un apparecchio acustico potrebbe, in alcuni casi, ritardare l'insorgenza di una forma di demenza in quel paziente"
, sottolinea Thomas Nedelec. "La perdita di udito comporta meno contatti e quindi meno stimolazione del cervello, il che significa che i neuroni sono a rischio di scomparire più velocemente di quanto dovrebbero".

 

Ulteriore esplorazione

Questo è solo l'inizio e diversi progetti scientifici sono già all'ordine del giorno per migliorare i risultati. Il primo consiste nell'ampliare e diversificare il corpo dei dati studiati. Una sovvenzione del Programma Congiunto Europeo - Ricerca sulle Malattia Neurodegenerative consentirà ai ricercatori di Aramis di aggiungere i dati della Svezia e dell'Australia, espandendo così le loro analisi a oltre 26 milioni di elementi di dati sulla storia medica.


Questi dati consentiranno loro di ampliare la ricerca anche ad altre malattie degenerative (SLA, Parkinson, sclerosi multipla, ecc.), puntando a "identificare la base comune di queste patologie e le specificità associate ad ognuna", come spiega Stanley Durrleman.


Infine, i ricercatori sperano di studiare come, a lungo termine, questi risultati potrebbero migliorare l'identificazione precoce dei pazienti. Per cominciare, Cegedim notificherà automaticamente i medici di base a usare il suo software se un paziente presenta molti dei fattori di rischio identificati e suggerirà un trattamento appropriato. I dati freschi raccolti in questo quadro affineranno i mezzi per identificare i soggetti a rischio, un prerequisito vitale nell'attuazione di strategie di prevenzione efficaci.

 

 

 


Fonte: Institut du Cerveau - Paris Brain Institute (> English) - Traduzione di Franco Pellizzari.

Riferimenti: Thomas Nedelec, Baptiste Couvy-Duchesne, Fleur Monnet, Timothy Daly, Manon Ansart, Laurène Gantzer, Béranger Lekens, Stéphane Epelbaum, Carole Dufouil, Stanley Durrleman. Identifying health conditions associated with Alzheimer's disease up to 15 years before diagnosis: an agnostic study of French and British health records. Lancet Digital Health, 1 Mar 2022, DOI

Copyright: Tutti i diritti di testi o marchi inclusi nell'articolo sono riservati ai rispettivi proprietari.

Liberatoria: Questo articolo non propone terapie o diete; per qualsiasi modifica della propria cura o regime alimentare si consiglia di rivolgersi a un medico o dietologo. Il contenuto non rappresenta necessariamente l'opinione dell'Associazione Alzheimer OdV di Riese Pio X ma solo quella dell'autore citato come "Fonte". I siti terzi raggiungibili da eventuali collegamenti contenuti nell'articolo e/o dagli annunci pubblicitari sono completamente estranei all'Associazione, il loro accesso e uso è a discrezione dell'utente. Liberatoria completa qui.

Nota: L'articolo potrebbe riferire risultati di ricerche mediche, psicologiche, scientifiche o sportive che riflettono lo stato delle conoscenze raggiunte fino alla data della loro pubblicazione.


 

Notizie da non perdere

Nuovo sensore nel cervello offre risposte all'Alzheimer

12.03.2021 | Ricerche

Scienziati della Università della Virginia (UVA) hanno sviluppato uno strumento per moni...

IFITM3: la proteina all'origine della formazione di placche nell'Alz…

4.09.2020 | Ricerche

Il morbo di Alzheimer (MA) è una malattia neurodegenerativa caratterizzata dall'accumulo...

Alzheimer, Parkinson e Huntington condividono una caratteristica cruciale

26.05.2017 | Ricerche

Uno studio eseguito alla Loyola University di Chicago ha scoperto che delle proteine ​​a...

Menopausa precoce e terapia ormonale ritardata alzano il rischio di Alzheimer

17.04.2023 | Ricerche

Le donne hanno più probabilità degli uomini di sviluppare il morbo di Alzheimer (MA), e ...

Meccanismo neuroprotettivo alterato dai geni di rischio dell'Alzheimer

11.01.2022 | Ricerche

Il cervello ha un meccanismo naturale di protezione contro il morbo di Alzheimer (MA), e...

Flusso del fluido cerebrale può essere manipolato dalla stimolazione sensorial…

11.04.2023 | Ricerche

Ricercatori della Boston University, negli Stati Uniti, riferiscono che il flusso di liq...

Studio dimostra il ruolo dei batteri intestinali nelle neurodegenerazioni

7.10.2016 | Ricerche

L'Alzheimer (AD), il Parkinson (PD) e la sclerosi laterale amiotrofica (SLA) sono tutte ...

Diagnosi di Alzheimer: prenditi del tempo per elaborarla, poi vai avanti con m…

4.12.2023 | Esperienze & Opinioni

Come posso accettare la diagnosi di Alzheimer?

Nathaniel Branden, compianto psicoterape...

Svolta per l'Alzheimer? Confermato collegamento genetico con i disturbi i…

26.07.2022 | Ricerche

Uno studio eseguito in Australia alla Edith Cowan University (ECU) ha confermato il legame tra Alzhe...

Il sonno resetta i neuroni per i nuovi ricordi del giorno dopo

11.09.2024 | Ricerche

Tutti sanno che una buona notte di sonno ripristina l'energia di una persona; ora un nuo...

I ricordi perduti potrebbero essere ripristinati: speranza per l'Alzheime…

21.12.2014 | Ricerche

Una nuova ricerca effettuata alla University of California di ...

Dott. Perlmutter: Sì, l'Alzheimer può essere invertito!

6.12.2018 | Ricerche

Sono spesso citato affermare che non esiste un approccio farmaceutico che abbia un'effic...

Rete nascosta di enzimi responsabile della perdita di sinapsi nell'Alzhei…

8.12.2020 | Ricerche

Un nuovo studio sul morbo di Alzheimer (MA) eseguito da scienziati dello Scripps Researc...

I dieci fattori legati a un aumento del rischio di Alzheimer

27.07.2020 | Esperienze & Opinioni

Anche se non c'è ancora alcuna cura, i ricercatori stanno continuando a migliorare la co...

Il ruolo sorprendente delle cellule immunitarie del cervello

21.12.2020 | Ricerche

Una parte importante del sistema immunitario del cervello, le cellule chiamate microglia...

Pensaci: tenere attivo il cervello può ritardare l'Alzheimer di 5 anni

21.07.2021 | Ricerche

Mantenere il cervello attivo in vecchiaia è sempre stata un'idea intelligente, ma un nuo...

Fruttosio prodotto nel cervello può essere un meccanismo che guida l'Alzh…

29.09.2020 | Ricerche

Una nuova ricerca rilasciata dalla University of Colorado propone che il morbo di Alzhei...

Perché la tua visione può prevedere la demenza 12 anni prima della diagnosi

24.04.2024 | Ricerche

 

Gli occhi possono rivelare molto sulla salute del nostro cervello: in effetti, i p...

Un singolo trattamento genera nuovi neuroni, elimina neurodegenerazione nei to…

1.07.2020 | Ricerche

Xiang-Dong Fu PhD, non è mai stato così entusiasta di qualcosa in tutta la sua carriera...

Cibo per pensare: come la dieta influenza il cervello per tutta la vita

7.10.2024 | Esperienze & Opinioni

Una quantità di ricerche mostra che ciò che mangiamo influenza la capacità del corpo di ...

Logo AARAssociazione Alzheimer OdV
Via Schiavonesca 13
31039 Riese Pio X° (TV)